Lente d'ingrandimento
lunedì 24 ottobre 2011 - 13:32
di Simona Ragusa
E’ un Novara ferito quello che fa ritorno da Udine.
Maltrattato. Sì, maltrattato e sbeffeggiato. E se mi permettete, ci aggiungo che ben ci sta.
A vedere la prima mezz’ora giocata al “Friuli”, tutti noi abbiamo accarezzato il sogno di tornare a casa con le tasche piene. Perché la squadra messa in campo da Tesser ha subito espresso un gioco ordinato, bello da vedere: con Rigoni, Pinardi e Porcari che s’intendono a meraviglia, con Morimoto, unica punta, a creare grande movimento, con geometrie che mettono in difficoltà i primi della classe, che per una buona mezz’ora sembrano più impegnati a tamponare le iniziative degli azzurri che a costruire in fase offensiva.
E’ proprio bello da vedere il Novara dei primi trenta minuti, ma ha un grande difetto: non morde. Ringhia a centrocampo, si spinge con convinzione fino al limite dell’area, ma poi gli manca la convinzione necessaria per capitalizzare le buone occasioni che crea. Mancanza di cattiveria, di malizia e forse, anche, un po’ di autostima. Questo Novara non ha dimenticato come si gioca. Basta guardare Porcari, che si esprime con la stessa intensità di sempre. Basta osservare Rigoni, con i suoi guizzi e le sue giocate deliziose. Quando dopo 4’ di gioco, assisti ad una combinazione disegnata in maniera perfetta da Pesce, Pinardi e Porcari (e la conclusione sfortunata di quest’ultimo), che ubriaca letteralmente i padroni di casa, ti viene da pensare che questo Novara non deve temere rivali, neppure la capolista. Perché il calcio, in fondo, è fatto di episodi e, senza nulla togliere all’Udinese, meritatamente in cima alla classifica, le tre reti bianconere confermano questa verità. Il primo gol ci vede completamente paralizzati in difesa e immediatamente puniti da Di Natale. In occasione del secondo è la testa di Domizzi a colpire la sfera, ma è la buona sorte a spedirgliela alle spalle di Fontana, mentre il terzo gol è il capolavoro di un extraterrestre, Di Natale appunto.
E il Novara, nel frattempo? Nel frattempo ha corso, si è mosso con ordine, scavalcando in alcune occasioni il compatto centrocampo avversario, ma non ha mai impensierito realmente Handanovic. Gli è mancata incisività in occasione dell’ultimo tocco. Gli è mancata quella convinzione necessaria a penetrare la difesa a tre schierata da Guidolin, prontamente supportata dai centrocampisti quando la situazione lo richiedeva. Gli è mancata quella cattiveria in fase difensiva, troppo statica al momento di tirare fuori le unghie.
Questo Novara difetta di autostima, di consapevolezza delle proprie forze. Se siamo lì, a lottare nella massima serie, al fianco di tutte le altre, è perché ce lo siamo meritato. E’ perché ce lo siamo conquistato. Scacciamo, quindi, ogni timore ed ogni eventuale complesso d’inferiorità. Due anni fa eravamo in Lega Pro ed oggi siamo in serie A: un'impresa che mica tutti sono in grado di compiere.
Per vincere non basta giocare bene: occorre segnare. E poiché nessun avversario ti spiana la strada che va dritta al gol, ti indica la via o ti stende il tappeto rosso, noi quella via dobbiamo conquistarcela, perché ne siamo capaci. Con il cuore e con i denti. Ringhiando e mordendo. Basta ritrovare la consapevolezza. |