Riflessioni sulla “Tessera del Tifoso”
lunedì 20 giugno 2011 - 21:45
di Luca Armilli
Si è appena conclusa una stagione calcistica che per noi novaresi rimarrà per sempre impressa nella nostra mente ed incisa nei nostri cuori. Ma a campionato finito, mi sembra giusto stilare un bilancio sulla tanto discussa “Tessera del Tifoso”, argomento che ha infiammato tutti i tifosi italiani la scorsa Estate, fin da subito maggiormente contrari al nuovo regolamento imposto.
Una breve riflessione di premessa per capire le motivazioni che hanno spinto il ministro Roberto Maroni ad intraprendere questa decisione.
Il Calcio, come tutti sappiamo, vive esclusivamente grazie ai tifosi. Senza di loro le società non trarrebbero nessun beneficio economico, i ricavi da marketing ed i biglietti sarebbero un lontano ricordo e gli sponsor, di conseguenza, non troverebbero più la convenienza ad investire soldi. Di conseguenza le società calcistiche non troverebbero più i fondi necessari per l’acquisto dei giocatori, per il loro mantenimento e tutte le altre spese relative. Pare dunque necessario, per salvaguardare il calcio, “coccolare” i tifosi, considerati la linfa vitale necessaria per il proseguimento di tutti i campionati nazionali.
Dopo la morte dell’Ispettore capo di Polizia Filippo Raciti, il Governo ha adottato una serie di manovre strategiche per cercare di allontanare la violenza dagli stadi ed agevolare il resto di tifosi. Come? Con l’obbligo dei tornelli per esempio, con l’istallazione di telecamere fuori e dentro gli impianti. Ma non per ultimo con l’obbligo, al momento dell’abbonamento, della “Tessera del Tifoso”.
Per tantissimi, questa tessera, è parsa fin da subito insensata; infatti l’Italia è l’unica Nazione ad aver da anni l’obbligo del biglietto nominale. La domanda di molti è stata: “a cosa può servire l’obbligo della tessera, se l’obiettivo di segnalare tutti i presenti all’impianto sportivo è già esistente da anni” ?
Ora arriviamo al “pratico”, a quello che tutti noi abbiamo vissuto in questa stagione e visto con i nostri occhi.
Da sempre la tifoseria avversaria viene sistemata nel settore riservato agli ospiti, separato ovviamente dai tifosi locali. Quest’anno, per la prima volta, è stato vietato l’ingresso in questi settore ai non possessori della “Tessera del Tifoso”. Il risultato? La condivisione dello stesso settore da parte di due tifoserie opposte... Spesso ha vinto il buon senso, altre volte invece i disordini sono scoppiati in maniera violenta, come per Brindisi-Avellino, Salernitana-Paganese, Lecce-Brescia, Piacenza-Varese e molte altre.
Il calo di spettatori nella stagione 2010-2011 è un dato di fatto. Noi novaresi, abituati a guardare con curiosità il settore ospiti, abbiamo dovuto tristemente costatare che, tranne i play-off, solamente le vicine Torino e Varese sono riuscite a riempirlo. Per le restanti tifoserie… si vedeva molta più gente quando eravamo in serie C! Ma è un dato scontato, basta pensare che la media spettatori di quest’anno in serie A è stata di neanche 25.000 spettatori. Mette tristezza leggere che nel campionato 1984/85 la media Nazionale di serie A era di 38.871 presenze!!
La serie B inglese ha una media spettatori di 16.659, quella italiana di 4.500 presenze!
La gente si definisce “stufa” delle fatiche per prendere un biglietto, delle partite a porte aperte, a porte chiuse, quelle semi-aperte, quelle con la vendita solo a chi è residente in Provincia, quelle con il divieto fuori della Regione, ecc. ecc.
Il ministro Maroni dichiara che gli incidenti sono in diminuzione, senza ricordarsi che erano anni che certe tensioni tra tifoserie sugli spalti non le vedevamo (chi era presente a Torino all’andata ricorderà bene…).
Ma soprattutto, come si fa a definire un successo, una strategia per avvicinare i tifosi agli stadi, quando il risultato è stato l'esatto contrario? Ok, gli incidenti sono diminuiti, ma è come se per combattere chi non paga i biglietti del pullman, si facesse passare a tutti la voglia di prenderlo.
Alla fine è vero, il totale di multe fatte sarà inferiore all’anno precedente. Ma ne sarà valsa davvero la pena??
Luca Armilli |