L'editoriale Azzurro
lunedì 17 dicembre 2018 - 21:39
di Massimo Barbero
Pablo, ad appena due giorni dalla firma sul contratto, ha già “segnato il primo gol” della sua terza avventura in azzurro. Sono stati sufficienti infatti il suo ingaggio e la sua presenza in tribuna per riportare un po’ di ottimismo e positività in un ambiente dall’umore sprofondato ai minimi storici dopo la rimonta della Lucchese.
Di solito (non è una regola, ma molto spesso succede così) quando si pensa positivo anche le cose ti girano per il meglio. E ieri ci è girato tutto bene, come non ci succedeva da tempo immemorabile.
Questo Novara-Olbia è durato talmente poco che l’apertura va doverosamente riservata all’evento della settimana: il ritorno di Gonzalez appunto, a due anni e mezzo dall’ultimo 4-0 casalingo (al Modena) che portava il suo sigillo finale.
Per onestà intellettuale sono andato a rileggermi quel che avevo scritto nella tormentata estate 2016 (nei giorni del trasferimento dell’argentino all’Alessandria) e non cambio una virgola degli “editoriali” dell’epoca.
Era un’operazione dolorosa, impopolare, ma che avrebbe potuto avere un senso se i soldi “risparmiati” fossero stati impiegati in sostituti almeno parzialmente all’altezza, in grado di garantirci una continuità in serie B.
Alla luce del rendimento dei vari Sansone, Maniero, Macheda e compagnia briscola… si è rivelata invece un flop da tutti i punti di vista. Anche quello meramente economico.
Sul piano affettivo però devo correggere la rotta. Pablo non è “soltanto” un giocatore molto legato al Novara come avevo sempre saputo. Mi sono reso conto in questi anni che è qualcosa di più, molto di più. È un professionista che, pur svolgendo il suo compito in maniera impeccabile anche altrove, non si è mai tolto la maglia azzurra che indossava sotto la casacca di appartenenza.
L’ha conservata addosso, nella buona e nella cattiva sorte, senza mai perdere la speranza di tornare a sfoggiarla un giorno, nel “suo” stadio.
Sta nascendo un Novara di “bandiere azzurre”: Pablo e forse Buba sul campo, Morganti e Rigoni in società, Ludi e Gattuso con compiti di natura tecnica. Sono loro gli Uomini che ci potranno garantire un futuro ora che l’attuale proprietà sta vivendo un periodo di naturale distacco dopo una dozzina di anni in prima linea.
Ripartiamo ancora dai capitali della famiglia De Salvo (e come potremmo farne a meno?) ma soprattutto da Uomini Azzurri. Uomini che, tra qualche inevitabile momento di sofferenza sportiva, ci hanno regalato gioie impagabili e soprattutto una fedeltà alla causa che non è mai più venuta meno, una volta scoperto il magico mondo del Novara.
Non sono nati con la casacca azzurra addosso (fatta eccezione per Paolo… che ha un esempio fulgido in famiglia) ma una volta che l’hanno indossata non se la sono più tolta. E non vorrebbero togliersela mai più.Chi ama il Novara non dimentica chi per il Novara ha dato tutto.
Ho sofferto nel vedere gente girarsi dal rettilineo a contestare Ludi qualche domenica fa… come se fosse un ds qualunque… giunto da chissà dove. Quel giorno ho temuto davvero che stessimo per disperdere per sempre la nostra identità. Il genuino moto di affetto popolare che ha accompagnato la notizia del ritorno di Pablo mi fa invece sperare che non tutto sia andato disperso.
Un po’ di quel cuore azzurro che batteva ovunque in città la sera della promozione in A batte ancora in tanti tifosi che aspettano solo una scintilla per tornare ad entusiasmarsi, a vivere la passione da stadio come ai bei tempi…
Torniamo a Novara-Olbia. Sul 2-0, per un attimo, ho temuto di rivivere la beffa vissuta contro la Lucchese la scorsa settimana. Di fronte alla prevedibile reazione dei sardi la nostra squadra mi sembrava molle nei contrasti, impaurita.
E’ stata questione di un istante (con salvataggio decisivo ad un passo della nostra porta) poi le urla di Guidetti dalla panchina ci hanno restituito un Novara equilibrato, convinto, in grado di giocarsela almeno alla pari in mezzo al campo, con gli uomini giusti al posto giusto.Davanti invece non c’era proprio storia. I movimenti dei nostri tre uomini d’attacco hanno messo in grossa difficoltà un Olbia che ha schierato alcuni difensori francamente imbarazzanti. Nico Schiavi sembra l’uomo adatto per fare da collegamento tra centrocampo ed attacco, per creare superiorità numerica e non lasciare Cacia ed Eusepi abbandonati al loro destino ed ad assistente sbandieratori incalliti, come era successo in passato, specialmente in alcune gare casalinghe.
La partita è virtualmente finita sul 3-0. Quel rigore ha rappresentato una mazzata troppo grossa per un Olbia che non è più rientrata in partita. Nell’archiviare una vittoria così netta (e con 9 reti realizzate nelle ultime 3 sfide al “Piola”) è umanissimo avere dei rimpianti per le 3 gare interne nelle quali non siamo stati capaci di segnare nemmeno un gol. Sarebbe bastato così poco…
Dal dopo Gozzano in poi però la nostra squadra obiettivamente sembra in crescita. Da allora ha vinto “solo” 2 partite su 6, ma ha sempre fatto almeno qualcosa in più degli avversari. Nell’ultimo ciclo di gare soltanto il Pisa, in Tim Cup, ci ha creato qualche apprensione nel contesto però di un confronto con diversi cambiamenti, da una parte e dall’altra.
Tra le cosiddette “ripescabili”, il Siena è quella che è partita peggio ed anche quella che ora però sta facendo vedere le cose migliori. Siena e Pisa, dunque, rappresentano due test probanti ed estremamente attendibili per capire se siamo davvero, finalmente, sulla strada giusta...
Non è mai troppo tardi per aggiustare una stagione, l’importante è crederci… Forza Novara sempre!!!
Ps: quando ho cominciato a seguire il calcio Felice Pulici purtroppo non era più il nostro portiere, ma una figurina della Lazio da cercare e conservare con cura. L’ho rivisto a Novarello, cinque anni fa, in una mattinata indimenticabile con Boniperti e Pastorin. Nel momento della tristezza rivolgo una preghiera al cielo ed un pensiero ai famigliari che quella volta l’avevano accompagnato nella “sua” Novara per un evento a cui evidentemente teneva tanto. Lazio-Novara del 12 gennaio sarà più che mai la partita dedicata al “suo” ricordo.
Massimo Barbero
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