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domenica 24 luglio 2016 - 11:23
di Massimo Barbero

Quando mercoledì, più o meno all’ora di cena, Danny Faranna mi ha telefonato per dirmi che Pablo era molto vicino all’Alessandria ho provato la stessa sensazione di smarrimento di tanti anni prima, allorchè in una sera di fine luglio, dopo un tira e molla durato più di un mese, il Telegiornale di Altitalia aveva annunciato il passaggio di Marzella all’Amatori Vercelli. Ero un ragazzino dodicenne malato di sport e d’azzurro e scoppiai a piangere per sfogare la tensione accumulata. Mi ero forse già abituato all’idea di perdere “Pino-gol” (a Novara soltanto in prestito) ma non sopportavo di vederlo indossare la maglia dei nostri grandi rivali gialloverdi. Perché così al dispiacere di non averlo più nella nostra squadra si univa quello di non poter più fare il tifo per lui, o quantomeno di riuscire ad ammirare le sue prodezze con ragionevole distacco.

Vercelli vinse quel campionato, ma il presidente Domenicale pagò carissimo lo sforzo fatto per ingaggiare il più forte del giocatore del panorama italiano (ed all’epoca certamente uno dei migliori a livello mondiale) al termine di un’asta economicamente sanguinosa per le casse del Maglificio. Cinque anni dopo i cugini gialloverdi erano in A2 e da quel momento non hanno più conquistato un solo titolo italiano. L’Hockey Novara del contestato (durante quell’estate) Ubezio ha messo in fila altri 11 scudetti in meno di vent’anni, prima di abbandonarsi ad un doloroso declino. Insomma già nel 1985 e nel contesto di uno sport comunque minore, cuore, emotività e gestione societaria non andavano di pari passo.

Quello che penso sulla cessione di Pablo l’ho scritto nel sofferto (e discusso) “editoriale” della scorsa settimana e non voglio annoiarvi con inutili ripetizioni. Pablo è sostituibile sul piano tecnico (non facilmente sostituibile, ma sostituibile) non su quello affettivo, almeno per il momento. Perché rappresenta l’emblema di anni bellissimi per il Novara Calcio, fatti di emozioni che noi quarantenni (e trentenni) non avevamo mai provato. Il fatto che sia passato ad una rivale di tanti derby vicini e lontani accentua la ferita. Ma la società ha tutto il diritto-dovere di compiere un’operazione del genere se la ritiene funzionale ai propri programmi e progetti a breve e/o medio termine. Chi avrà la pazienza di leggere, tra un paio di giorni, il mio amarcord dell’estate 1996 potrà cogliere la differenza tra l’avere una proprietà ed un presidente disposti ad investire nel tempo come ha fatto in questi dieci anni la famiglia De Salvo e l’essere rappresentati da una dirigenza umorale che passa in soli due mesi dai fuochi d’artificio della festa promozione ad un ritiro senza allenatore.

Certo, dalla cessione di Pablo il Novara ne esce indebolito, è ovvio. Ma il mercato non finisce stasera. Soltanto al 31 agosto potremo dare un primo giudizio attendibile sul valore di questa rosa. Ribadisco per l’ennesima volta che un anno fa di questi tempi (24 luglio) non avevamo ancora in organico Faraoni, Troest, Poli, Dell’Orco, Viola, Casarini e Galabinov, tutti ingaggiati ad agosto. Senza dimenticare Da Costa per noi “oggetto misterioso” per un infortunio al ginocchio fin quasi alle porte del debutto in campionato. Che stagione sarebbe stata senza di loro?

Onestamente però la questione Pablo andava gestita in maniera diversa dal Novara Calcio. Se la cessione dell’argentino era davvero una priorità (come ci è parso di capire negli ultimi dieci giorni quando si è scatenata una sorta di asta tra diverse pretendenti) forse non andava trascinata fin dentro il ritiro nei giorni in cui si forma il nuovo gruppo e dovrebbe lievitare l’entusiasmo popolare. Se è invece è stata solo una possibilità che è maturata cammin facendo, magari proprio all’indomani dell’arrivo di Sansone, probabilmente andava graduata con maggior discrezione, senza far trapelare troppe voci all’esterno che rendevano da una settimana a questa parte il rapporto con il giocatore comunque difficilmente recuperabile. In un caso o nell’altro, una volta scoppiato il polverone, il Novara (nelle persone di Massimo De Salvo e/o Domenico Teti) aveva (ed ha) il dovere di spiegare quest’operazione e, adesso, soprattutto i suoi riflessi sul proseguo della campagna acquisti azzurra. In un epoca in cui tutti parlano, scrivono, sentenziano, pontificano e/o accusano, il silenzio ben difficilmente paga perché finisce con il sembrare che la ragione ce l’abbia chi la spara più grossa o semplicemente urla più forte.

Pablo lascia Novarello con il rimpianto di non aver mai vestito la maglia azzurra in serie A. L’avrebbe meritato più di chiunque altro perché la A ce l’ha regalata una volta e con lui l’abbiamo sfiorata altre due, ma il calcio è bello nella sua crudeltà anche per queste cose, trasferimenti compresi. Il vero dispiacere è quello che un’autentica storia d’amore (reciproco e ricambiato) sia finita parlando e scrivendo, per dovere di cronaca s’intende, non di gol, prodezze e dolci ricordi, ma di ingaggi, buonuscite, denari.

Purtroppo l’amato pallone ci sta scoppiando in mano. Lo dimostrano i recentissimi casi di Pavia e Como (iscritto per la Figc, ma fallito ieri per il Tribunale Ordinario), due realtà che prima delle felice era De Salvo erano più o meno sul nostro stesso piano. Lo conferma un calciomercato schizzofrenico nel quale il Manchester United ricompra a 100 e passa milioni di euro un giocatore che nel 2012 si era fatto sfuggire gratis. E la Juve impiega quasi tutto quel capitale per un attaccante che ha soltanto due anni in meno del nostro… Gonzalez.

Tornando a Lui, il rammarico maggiore è che la vicenda Pablo abbia finito con l’intaccare un po’ il periodo più bello dell’anno, quello in cui di solito si parla e si scrive solo di calcio, senza l’ansia del risultato che di solito deforma i giudizi di molti.

In queste due settimane la questione Pablo ci ha talmente assorbito che abbiamo smesso di chiederci come sarà la nuova squadra. Ed invece io sono curioso di sapere chi arriverà a rinforzare una batteria di centrali che l’anno scorso dopo la partenza di Poli è andata spesso in difficoltà (ricordate i play off di Pescara quando mancava anche Troest?). Non è riproponibile la mera riproposizione degli uomini che abbiamo avuto da gennaio in poi (con Beye al posto di Ludi) tenuto conto che a disposizione non abbiamo nemmeno più Dell’Orco che, fino all’infortunio di aprile, è risultato forse il miglior centrale sinistro del girone di ritorno. Mi chiedo se funzionerà l’equazione Kupisz-Faragò. Paolino nello schieramento di Baroni è stato il nostro uomo chiave. Kupisz, purtroppo fermo in questi giorni, riuscirà ad esserlo in maniera altrettanto convincente nello scacchiere di Boscaglia che certamente lo conosce bene e pretende dai propri esterni compiti sicuramente diversi? E Bolzoni e Viola come stanno adesso? Davanti si punta sul rilancio di Lanzafame e/o Galabinov nella speranza che Boscaglia sappia motivarli nella maniera giusta eliminando le troppe pause della passata stagione o si andrà a cercare qualche uomo di spicco? Sansone riuscirà ad essere determinante come lo è stato spesso in serie B nelle ultime stagioni? E dove giocherà nel 4-2-3-1 di Boscaglia: a sinistra o alla Pablo? Ed ancora: chi dei tanti giovani arrivati è già pronto anche caratterialmente per non patire il salto in cadetteria? Per finire: la partenza di Pablo potrebbe aprire la strada ad un ritorno a quel 4-3-3 (o se preferite Albero di Natale) che la presenza dell’attaccante di Tandil rendeva sconsigliabile. Tutti quesiti stimolanti a cui solo il campo potrà dare una risposta sincera. Ragion per cui non è più il tempo per farsi venire il mal di testa parlando di cifre, bilanci o cose simili e nemmeno per farsi travolgere da una pur comprensibile nostalgia, ma è il momento di tornare all’aria aperta per gustarsi qualche amichevole. A cominciare da quella di oggi contro il San Mauro di un certo… Lapadula… fratello dell’attaccante passato (nel giro di un po’ di anni) dalla Pro Vercelli al Milan.

Tornando alla questione che più ci fa soffrire… mi sforzo di vederci un lato positivo. Il Novara degli ultimi anni ci ha abituato a fare le cose migliori quando deve, per una ragione o per l’altra, risalire la china controvento. Per lo scandalo scommesse, per una penalizzazione, per il mancato ripescaggio o le polemiche Rosso-Gazzetta che esplodevano giusto un anno fa, proprio di questi tempi. L’ultima volta che siamo partiti a quota 0 in classifica, con alle spalle un ambiente compatto e sereno nonché con i favori del pronostico quantomeno per un posto nei play off… sapete tutti come è andata a finire… Stavolta c’era il rischio… di vivere un’estate del genere… con la pancia piena per il bel campionato dell’anno scorso… e gasati da un colpo come quello dell’ingaggio di Sansone. Invece chissà che la vicenda Pablo e le idee contrapposte che ha scatenato non sia destinata a dare a tutto l’ambiente (dalla società ai tifosi passando ovviamente per i giocatori) quell’adrenalina giusta per vivere questa stagione con lo spirito che richiede la serie B… un campionato nel quale… chi si ferma anche per un istante è perduto, talvolta per sempre… Grazie Pablo per averci regalato la serie B ed anche qualcosa di più in passato…

Ma anche e proprio per rispetto di tutti i gladiatori azzurri che dal 2003 in poi hanno ridato dignità sportiva alla nostra magica maglia azzurra, bando ai magoni… e non smettiamo di gustarci la possibilità di sventolare, con orgoglio ed entusiasmo, i vessilli più cari negli stadi di una categoria comunque di primo piano e per troppi anni sognata e rimpianta…  Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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