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domenica 19 giugno 2016 - 08:05
di Massimo Barbero

Uno degli errori più evidenti che abbiamo commesso nell’estate 2013 è stato quello di pensare che bastasse riempire le caselline rimaste vuote per ricreare il Novara della “remuntada”. Cioè che fosse sufficiente mettere un Potouridis al posto di Crescenzi, un Katidis al posto di Bruno Fernandes ed un Comi al posto di Seferovic per riproporre il 4-3-3 della seconda parte della stagione precedente senza particolari scossoni. Al di là del valore tecnico dei nuovi interpreti (certamente inferiore a quello dei loro predecessori) non poteva funzionare perché le caratteristiche dei nuovi arrivi erano differenti. Esattamente come il 4-3-1-2 di Tesser non poteva reggere (e difatti non aveva retto, almeno agli stessi livelli) privo della sapiente interpretazione tattica di Simone Motta eccellente trequartista e della sopraffina qualità di Marco Rigoni delizioso interno sinistro.

Non esiste la formula perfetta in assoluto. Quella più adatta alla rosa che si ha a disposizione la si trova solo cammin facendo, dopo una serie di tentativi, molto spesso a stagione inoltrata. Il 4-3-1-2 tesseriano, poi rivelatosi straordinariamente vincente anche in categoria superiore, debuttò soltanto il 25 ottobre in casa con il Perugia dopo che il Komandante aveva tentato diverse altre strade (ricordate i fischi alla fine del primo tempo di Lumezzane?). Aglietti si era presentato con qualcosa del genere contro Livorno e Modena salvo poi virare sul 4-3-3 a partire dal match dell’Immacolata contro il supponente Padova di Pea. La “conversione” di Baroni dal vituperato 4-3-3 al gratificante 4-2-3-1 (ma molto spesso 4-4-1-1) inaugurato a Vercelli il 10 ottobre è storia recente e non vale nemmeno la pena di ripercorrerla.

Ho letto da più parti che siccome Boscaglia attua il 4-2-3-1 come Baroni non ci saranno grandi stravolgimenti nello schieramento. In realtà questa è una soluzione che il tecnico siciliano ha adottato a Brescia in forza delle caratteristiche degli uomini che la società gli aveva messo a disposizione. Il suo Trapani invece ci aveva affrontato con un 4-4-2 molto più classico. Ma non è questo il punto. Il 4-2-3-1 di Boscaglia non sarebbe comunque copia del 4-2-3-1 di Baroni perché ogni allenatore pretende cose diverse dai propri giocatori. Kupisz ed Embalo, per fare un esempio, non erano dediti alla fase di sacrificio come toccava ai loro omologhi Faragò e Corazza. Prima di smetterla di dare i numeri… voglio aggiungere ancora una cosa. Qualche giorno fa mi è arrivato un simpatico sms da parte dell’Aedo delle “gaudenzine” che, giocando sulle parole ma non solo, mi proponeva un bel “albero di natale” da adottare nella “boscaglia”… Lì per lì l’idea mi aveva onestamente stuzzicato: quante squadre di B potrebbero contare su di un centrocampo a tre con interpreti del calibro di Bolzoni, Casarini e Viola? Già, ma che differenza ci sarebbe tra questo 4-3-2-1 (per i pochi non ferrati appunto definita schema ad “albero di Natale”) ed il tanto vituperato 4-3-3 baroniamo di fine estate? Vedete che alla fine stiamo a disquisire sul nulla… perché la differenza la fanno comunque gli uomini ed il loro modo di stare in campo...?

Credo che nel completare la propria rosa il Novara debba ripercorrere la scansione temporale della passata stagione rivelatasi poi molto efficace. Una prima scrematura di uomini era stata compiuta ancor prima del raduno. Inutile andare in ritiro con 40 uomini, con il Baclet o lo Jidayi di turno inevitabilmente di passaggio. Chi ha le valigie pronte si alleni a parte, solo così il tecnico può valutare davvero il potenziale degli uomini a propria disposizione. Meglio completare il roster con dei “Primavera”, patrimonio della società, ben coscienti di quello che sarà il proprio ruolo durante la stagione (con la speranza che magari il Faragò di turno come nell’estate 2012). Dopo Ferragosto (e l’auspicabile turno di Tim Cup contro la formazione di A) Teti e Boscaglia potranno fare le valutazioni più opportune, riempiendo le caselline vuote e lasciando via libera ai giocatori che non rientrassero nel progetto. Sempre tenendo in considerazione che nell’agosto 2015 Faraoni, Poli e Dell’Orco erano arrivati anche grazie ad una congiuntura temporale particolare. Il campionato di B doveva ancora cominciare (per il rinvio determinato dal caso Catania) mentre le prime due giornate di serie A avevano generato i primi “scontenti”, ovvero giocatori disposti ad essere ceduti anche in categoria inferiore perché avevano già colto di avere spazio ridottissimo nelle proprie società di appartenenza. Quest’anno, salvo sorprese, i due campionati maggiori inizieranno ad una sola settimana di distanza l’uno dall’altro. Vedremo infine se il “contingentamento” delle rose delle formazioni di serie A cambierà effettivamente la situazione.

Da Boscaglia mi aspetto innanzitutto una cosa: che mi faccia capire le reali potenzialità di Manconi e Vicari. A quasi tre anni dal loro meritato esordio in prima squadra non ho ancora compreso quanto valgano e dove possano arrivare. Se Faragò ha avuto un percorso di crescita lineare (compresa la fase di difficoltà in Lega Pro quando le attese su di lui erano giocoforza cresciute) per i due ragazzi lanciati in serie B da Calori i progressi si sono sostanzialmente fermati alla primavera 2014 quando erano stati tra i migliori in una stagione disgraziata. Il quarto anno tra i “grandi” dev’essere per loro quello del salto di qualità, proprio come lo è stato per Faragò. Ovviamente perché ciò accada occorre anche la giusta dose di fiducia nei loro confronti da parte di società e staff tecnico. Nulla avviene per caso.

Se Vicari dimostrasse di essere in grado di riprendersi la maglia da titolare sin dai primi giorni di ritiro (a fianco di Troest con Mantovani a far da chioccia e con almeno un giovane alle spalle) il Novara si ritroverebbe con uno dei problemi principali del mercato in divenire già risolto in partenza, con le proprie forze. Altrimenti quello di individuare un centrale all’altezza sarà uno dei compiti principali del mercato di Teti. L’altra priorità è quella di scovare un attaccante in grado di farci fare il salto di qualità. Non sarà semplice perché non si parte da zero, ma dalla base di tre uomini di nostra proprietà che nella passata stagione sono andati in doppia cifra. Prima di cambiarli bisogna essere certi di aver trovato di meglio, altrimenti si finirà inevitabilmente col rimpiangerli.

Per il resto quanto a centrocampisti centrali, al momento, con Bolzoni, Buzzegoli, Casarini e Viola siamo coperti in abbondanza. Da rivoluzionare certamente la  batteria di esterni, sempre tenendo in considerazione le esigenze di Boscaglia.

Se la cessione (dolorosa) di Faragò rientra nella logica delle cose, io credo che il Novara debba investire ancora su Dickmann perché il suo processo di maturazione è appena agli inizi. Lorenzo ha la testa, le qualità e la personalità per crescere ulteriormente. L’impatto con la serie B (ed un ruolo non semplice da svolgere) è stato molto positivo. Per contro, spulciando la rosa potenziale, postata dall’impeccabile “Giovanni X” nei giorni scorsi, dico che Adorjan e Schiavi devono giocare. Se non qui altrove, ma è indispensabile che possano avere modo di mettere in mostra le loro qualità.

Basta… per questa settimana vi ho già annoiato abbastanza… attendiamo altre novità concrete prima di commentare e lasciamo agire con tranquillità chi ha già dimostrato coi fatti di saper operare bene…  Buon lavoro dunque a Mds, Teti e Boscaglia ed ovviamente… Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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