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domenica 05 giugno 2016 - 07:29
di Massimo Barbero

Garufo-Troest-Bergamelli-Garofalo… Non sto dando segni di squilibrio per i primi giorni da “astinenza da stadio”, questa è solo la difesa con cui Baroni ha affrontato la trasferta di Udine in Coppa Italia a Ferragosto, a tre settimane dal via del campionato. In panchina c’erano Dickmann, Vicari, Ludi e Beye. In tribuna un Freddi ormai sul piede di partenza. All’epoca mai avremmo immaginato che, ancor prima del debutto col Latina, sarebbero arrivati altri tre innesti a rivoluzionare l’assetto base della nostra retroguardia.

Ed invece Baroni a settembre ha costruito le prime certezze proprio sulla solidità di un quartetto difensivo tutto nuovo. All’esordio in campionato, senza lo squalificato Troest, schieravamo Faraoni-Poli-Ludi-Garofalo (poi Dell’Orco). Dalla settimana successiva Faraoni-Troest-Poli-Dell’Orco. Si allenavano assieme da pochi giorni e pareva invece che si conoscessero da sempre per la puntualità con cui gli esterni andavano a scalare in caso di necessità. Quando Troest è rientrato dall’infortunio (a Terni) ed ha potuto recuperare la condizione persa in tre settimane di stop (costola rotta a Crotone, grazie Ros!) Baroni si è ritrovato per le mani una retroguardia solidissima, quasi impenetrabile, su cui far poggiare le fondamenta per la costruzione del resto della squadra.

Il centrocampo a tre delle prime giornate invece ha avuto interpreti quasi sempre diversi: Signori-Viola-Pesce con il Latina; Faragò-Viola-Signori a Crotone; Faragò-Viola-Pesce con l’Entella; Faragò-Buzzegoli-Signori ad Avellino; Faragò-Buzzegoli-Pesce con il Como; Casarini-Viola-Signori a Terni. Molta varietà anche per gli esterni d’attacco proposti nel tridente che ruotava sempre su Galabinov punta centrale fissa: Gonzalez e Corazza contro Latina e Crotone; Manconi e Corazza contro l’Entella eppoi ancora contro il Como; Manconi e Rodriguez ad Avellino; Gonzalez e Rodriguez a Terni.

Il 4-2-3-1 varato a Vercelli ha permesso sin da subito di sfruttare al meglio le qualità di Viola che con a fianco un elemento del calibro di Casarini (in quel momento in condizioni eccellenti) diventava più libero di sfruttare senza assilli tutte le proprie qualità tecniche in fase di impostazione. Il rilancio di Evacuo ha posto un’alternativa importante di fronte a Galabinov che nelle prime giornate aveva alternato prestazioni eccellenti ad altre un po’ indisponenti.

Ma è sette giorni dopo contro il Cagliari che Baroni ha attuato la vera rivoluzione che l’ha portato a plasmare il Novara tipo, praticamente irresistibile in autunno. Senza Signori (squalificato) e Pesce (infortunato) ha riproposto Faragò piazzandolo però sulla fascia destra con Gonzalez (che a Vercelli aveva giocato ancora laterale) di nuovo al centro, libero di agire alle spalle della punta centrale. Un 4-2-3-1 molto spesso simile ad un 4-4-1-1 con due esterni di centrocampo tanto atipici quanto efficaci nell’inserirsi quali Faragò e Corazza. Un meccanismo quasi perfetto con l’unica incognita data dall’avere poche alternative in certi ruoli chiave (anche perché la rosa era stata immaginata e costruita per giocare con il 4-3-3). Per otto undicesimi avevamo chi potesse sostituire il titolare senza creare troppi scompensi: Da Costa (Tozzo), Faraoni (Dickmann), i centrali (Vicari o Ludi), Viola (Buzzegoli), Gonzalez (uno tra Corazza, Manconi o Rodriguez), Corazza (Rodriguez). Senza dimenticare Evacuo-Galabinov praticamente intercambiabili tra loro. Certo, schierando i giocatori indicati tra parentesi quasi sempre avremmo perso qualcosa, ma comunque rimanendo competitivi e mantenendo un’identità tattica ben precisa. Ci mancavano invece un vice Faragò, un vice Casarini ed anche un vice Dell’Orco, alla luce dei ripetuti infortuni che hanno colpito Garofalo minandone anche la condizione di base.

Non a caso dopo una serie di tutte vittorie (a parte la beffa finale di Bari) abbiamo avvertito i primi scricchiolii a metà novembre quando Dell’Orco e Casarini si sono dovuti fermare per dei guai fisici. E soprattutto a Modena, subito dopo Natale, quando mancavano tutti assieme, Faragò, Casarini, Dell’Orco e (per scelta tecnica) anche il tanto vituperato (da qualcuno) Corazza. E come se non bastasse sullo 0-0 era uscito per infortunio pure Poli, quasi ad anticiparci le maggiori sofferenze che avrebbe vissuto nel girone di ritorno la nostra retroguardia.

Già, Poli… La partenza del centrale  di proprietà del Carpi ci ha tolto una bella fetta delle certezze difensive d’autunno. Le due assenze per squalifica di Troest nella seconda parte di stagione sono coincise con due partite di costante affanno per la retroguardia azzurra contro Bari (in casa in una gara dominata, ma persa) e Pescara (trasferta play off). Vicari a gennaio-febbraio ha dato la sensazione di patire il fatto di sentirsi “sotto esame” e Mantovani, dopo un inizio incoraggiante, non è stato all’altezza della situazione. Persino Da Costa ha smesso di fare miracoli in serie (nel ritorno ricordo solo le superparate decisive di Como e Trapani). E così abbiamo perso di colpo la certezza granitica di poter costruire i nostri risultati su di una retroguardia quasi insuperabile.

Scrivevo a gennaio, in pieno mercato: “E allora come si rinforza un simile Novara? Vien naturale dire prendendo un laterale offensivo più forte di Corazza e Rodriguez come il prestito di Manconi suggerisce. Certo la strada maestra è quella, ma l’equazione non è così semplice…”. Eh già, era tutt’altro che facile scovare un esterno che corresse quanto Corazza, coprisse quanto Corazza, s’inserisse con la facilità di Corazza, ma non sbagliasse i gol che Corazza ha fallito sottoporta per quasi tutta la stagione. Forse un’equazione quasi impossibile da risolvere che ci siamo trascinati per tutto il campionato. Credo però che la scelta più discutibile fatta nel mercato di riparazione sia stata quella di prendere sia Lanzafame che Nadarevic. Numericamente sono partiti due esterni e ne sono arrivati altri due, ma l’attesa che accompagnava i due nuovi innesti era certamente superiore a quella per Manconi e Rodriguez, con tutto il rispetto. Mi spiego meglio. Se punti su un elemento come Lanzafame devi credere in lui, insistere, dargli anche la possibilità di sbagliare qualche partita, farlo sentire comunque importante in una precisa collocazione tattica. Lo stesso discorso vale per Nadarevic, un altro elemento nel pieno di una carriera vissuta a corrente alternata e quasi mai all’altezza dei propri mezzi tecnici. Invece non c’era spazio per tutti. Il nostro momento di maggiore “impasse” è coinciso proprio con le settimane in cui pareva inevitabile che, per ovvie ragioni, a giocare fosse uno dei due esterni appena ingaggiati (Lanzafame o Nadarevic appunto) con Corazza relegato a vice Gonzalez o a terza scelta nel ruolo in cui prima era titolare. Dopo l’1-1 con la Pro Vercelli Baroni aveva detto in conferenza stampa, suscitando le immancabili ironie di qualcuno: “Oggi ho ritrovato la mia squadra…”. Aveva semplicemente ritrovato il “suo” Corazza, imprescindibile esterno nello schieramento del mister toscano. Non a caso i brevi momenti di vena realizzativa di Simone (2 gol consecutivi a dicembre contro Lanciano e Perugia eppoi 3 reti in 4 gare tra febbraio e marzo) sono coincisi con gli unici momenti della stagione in cui il Novara è stato davvero cinico nel capitalizzare le occasioni avute. Prendete ancora l’ultima gara giocata da Lanzafame a Pescara. E’ stato bravissimo, di gran lunga il migliore in campo dei nostri. Era giusto puntare sulla sua voglia di riscatto dopo la sconfitta del “Piola” anche perché non c’era più nulla da proteggere. Ma senza Corazza in campo il Novara ha sofferto tantissimo in una zona di campo dove i trequartisti di Oddo hanno fatto tutto quello che volevano.

Scrivevo sempre a gennaio: “Detto a sufficienza dell’esterno offensivo (che serve, a patto di non dimenticare con troppa fretta chi ci ha garantito 40 punti in 21 gare) se dovessi cercar altre due alternative per questa squadra… mi riaggancerei al discorso iniziale… per andare a scovare validi ricambi a Dell’Orco e Casarini…”. Non sono arrivati. Per fortuna l’ex del Bologna ha retto, finendo anche in crescendo dopo una naturale flessione invernale. I problemi maggiori a centrocampo li abbiamo avuti quand’è mancato Faragò (con Dickmann unica alternativa efficace). Sulla corsia sinistra invece abbiamo sofferto tantissimo. Basti pensare che dal 3 aprile in poi (giorno dell’infortunio di Dell’Orco con la Salernitana) poi abbiamo schierato in quella posizione Dickmann, Garofalo e Mantovani e lo stesso Dell’Orco recuperato in tutta fretta, senza mai riuscire a risolvere davvero il problema e/o ad uscire dall’equivoco della classica coperta corta.

E’ semplicistico ripetere che le squadre di Baroni calano sempre nel girone di ritorno. In realtà abbiamo chiuso la lunga stagione in condizioni di forma più che buone (come il Pescara un anno fa) tenuto conto che negli ultimi due mesi abbiamo avuto praticamente gli uomini contati. E forse non è nemmeno appropriato dire che l’acquisto di una punta a gennaio avrebbe fatto la differenza perché abbiamo comunque avuto tre giocatori d’attacco capaci d’andare in doppia cifra. Quale delle punte che si sono mosse durante il mercato invernale di B è risultata determinante? La flessione azzurra affonda, secondo me, nelle considerazioni svolte qualche riga sopra. Alla lunga Baroni non ha più potuto schierare il Novara che aveva assemblato strada facendo, dopo un’estate ed un settembre di esperimenti, perché gli sono venuti meno gli uomini per farlo. L’infortunio di Faraoni e la pubalgia che ha bloccato Viola hanno fatto il resto e qui si tratta di vera “sfiga” perché non potevamo certo permetterci di tenere in panchina elementi più forti dei già affidabilissimi Dickmann e Buzzegoli.

Sapete come la penso sulla conferma di Baroni e non sto a ripetermi. Spero che questa lunga disamina tecnica, condivisibile o meno, abbia aggiunto interessanti spunti di riflessione ulteriore per analizzare correttamente cosa ha funzionato e cosa no nella stagione appena conclusa. L’importante ora è essere convinti nelle scelte che verranno prese per impostare la prossima stagione, qualunque esse siano… Alla lunga la coerenza paga sempre nel calcio e le ultime due stagioni ce l’hanno ribadito. Buon lavoro a chi dovere… e Buona domenica a tutti i cuori azzurri… Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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