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giovedė 02 giugno 2016 - 09:08
di Massimo Barbero

E’ finita... Ed a guardarla adesso usando la testa al posto del cuore era quasi inevitabile che fosse così. Siamo arrivati allo sprint con un organico ridotto. Da inizio aprile in poi abbiamo perso in sequenza, seppur a spizzichi e bocconi, Dell’Orco, Garofalo, Viola. Ed ovviamente in maniera definitiva Faraoni. Senza dimenticare la “sparizione” di Nadarevic, il fatto che Bolzoni non fosse ancora pronto per giocare una partita “vera” e la squalifica di Troest a Pescara. Troppe defezioni, tutte assieme, per affrontare al meglio un minitorneo massacrante come i play off. In queste settimane altri giocatori sono stati stati costretti ad andare in campo anche menomati per sostituire gli assenti. Pensavamo, speravamo, ci illudevamo che la grande impresa di Bari ci restituisse energie insperate fino al traguardo, ma purtroppo non è stato così. Il Pescara ha sofferto molto ad inizio primavera quando aveva molteplici defezioni, ma si è presentato ai play off con gli uomini chiave in perfetta forma. Recuperare tutti in tempo utile per le semifinali è l’anticamera del successo della formazione di Oddo. Un po’ come era successo per noi in occasione delle promozioni del 2003 e del 2011 entrambe giunte dopo una netta flessione primaverile.

Il verdetto della doppia semifinale non lascia spazio a dubbi. Ha vinto la squadra migliore, forse la più forte del lotto play off in questo momento. Di certo una formazione più spettacolare del pur encomiabile Trapani di Cosmi che ha passato il turno soprattutto imbrigliando lo Spezia.

La partita di ieri non è durata nemmeno due minuti ed è inutile adesso soffermarvisi. Il tempo di annotare un altro gol di Lapadula ed il sogno di lottare fino al 90’ per la finale era praticamente già svanito. I nostri sono stati bravi a reagire nella ripresa e per questo avrebbero meritato (assieme ai 70 coraggiosi in curva) lo “zuccherino” di un 2-2 o di un 3-3, ma per il passaggio del turno non c’è mai stata storia. Il Novara ha costruito gran parte delle proprie fortune sulla difesa meno battuta del campionato e ieri di quella retroguardia solidissima d’autunno (Faraoni-Troest-Poli-Dell’Orco o Garofalo) in campo c’era solo il ricordo. A marzo all’ “Adriatico” avevamo imbrigliato Lapadula e compagni grazie ai sincronismi perfetti di un quartetto arretrato quasi impeccabile. Stavolta in difesa avevamo quattro giocatori schierati per la prima volta assieme che hanno fatto terribile fatica di fronte ad un Pescara in condizioni psicofisiche eccellenti.

Un grazie lo meritano comunque tutti i calciatori azzurri che ci hanno restituito il piacere di girare gli stadi di serie B a testa alta. E’ stato bello rincorrere per tutta la penisola una squadra capace di vincere e convincere contro qualsiasi avversario.

Il sogno è finito, anzi il sogno deve proseguire. Ed allora la conferma di Teti per la stagione 2016-17 appare un presupposto imprescindibile per continuare (e magari migliorare) il cammino cominciato sulle macerie dell’era Giaretta-Faccioli-Cattani-Larini. Ai tempi di Achilli, Mastagni e Resta, quando in società apparivano anche figure poco credibili… avevo fatto mio un motto: “Finchè là dentro c’è Sergione Borgo io rimango tranquillo…”. Dopo di lui questa fiducia illimitata, al di là delle contingenze del momento, se la sono meritata sul campo solo Pasquale Sensibile e Domenico Teti. Sono stato piuttosto critico sulle scelte operate nello scorso mercato di gennaio (anche se nel finale di stagione Lanzafame ha confermato qualità che potevano essere sfruttate di più anche a marzo-aprile), ma nel complesso il lavoro di Teti in questo biennio ha dato riscontri eccellenti . L’estate scorsa ha scovato Da Costa, Faraoni, Poli, Dell’Orco, Viola… giocatori in cerca di rilancio (tranne Dell’Orco che è giovanissimo) che a Natale erano di nuovo pezzi pregiati del mercato. Di Teti ho apprezzato soprattutto la capacità di leggere nella maniera corretta anche le curve più insidiose della stagione con Toscano in panchina quando c’era il rischio di farsi travolgere dall’emotività.

E nel valutare positivamente il lavoro di Teti non si può fare a meno di apprezzare anche quello di Baroni. Abbiamo avuto la miglior difesa della regular season ed una squadra capace di presentarsi in quasi tutte le partite più volte davanti al portiere avversario. A quel punto metterla dentro era compito degli attaccanti… mica di chi stava in panchina. E vogliamo parlare dell’esplosione di Faragò e dell’inserimento graduale e progressivo di Dickmann? Davvero Baroni non ha alcun merito in questo?

Certo, non tutto è andato alla perfezione nel girone di ritorno… altrimenti non ci sarebbe stata quella flessione che ci ha fatto precipitare dal terzo ad un ottavo posto riconquistato in extremis… Ma anche in questo senso Teti e Baroni sono i più indicati per comprendere che cosa non abbia funzionato appieno nella seconda parte di stagione e di conseguenza valutare la reale competitività di questa rosa. E già perché il problema principale adesso è proprio questo: capire se abbiamo un Novara da 40 punti (come quelli fatti sul campo nel girone d’andata) o da 27 punti (come quelli messi assieme nel girone di ritorno). Non basta la sola partenza di Poli (rientrato alla base quando già eravamo reduci da 3 sconfitte consecutive) a spiegare un gap di 13 punti di differenza. Di certo Teti e Baroni faranno tesoro anche degli eventuali errori commessi quest’anno stando bene attenti a non ripeterli. Lo dimostra la loro carriera, finora in continuo progresso.

Proprio il miracolo Crotone dove Ursino fa il ds dal lontano 1995 ci insegna che la continuità è un valore anche e soprattutto nel calcio schizzofrenico dell’era Zamparini. I rossoblu ed il Trapani di Cosmi sono ripartiti da una salvezza conquistata all’ultima giornata l’anno passato. Il Pescara è tornato all’assalto ancora più convinto dopo un’annata anonima (con Marino-Cosmi) ed una finale play off persa in maniera beffarda già con Oddo.  Gli errori devono essere tappe in un percorso di crescita non l’occasione per rivoltare tutto ogni volta.

Dunque il mio auspicio è conferma congiunta per Teti e Baroni per dare una continuità che ci manca dal biennio Sensibile-Tesser (forse con il buon Pasquale al timone anche nell’anno della A le cose sarebbero state diverse…). Credo che il discorso valga all’inverso anche per tutti coloro (da Teti a Baroni ai calciatori azzurri più richiesti sul mercato) che sono stati lanciati (o rilanciati) dall’annata appena conclusa. Novara ed il Novara rappresentano un ambiente calcistico ideale per lavorare. Prima di lasciarlo bisogna pensarci non una, ma dieci volte.

L’importante, in un senso o nell’altro, è avere idee e progetti ben delineati per difenderli con convinzione anche di fronte ai primi temporali autunnali, come è successo nel 2014 dopo Sassari ed ad ottobre scorso dopo Terni. Ed essere altrettanto limpidi e diretti nei messaggi con una tifoseria che sotto il diluvio del “Piola” ha mostrato il proprio volto migliore: unita e compatta a sostegno della squadra, fino alla fine.

Dunque Buon Lavoro al presidente De Salvo, al direttore Teti ed a tutti coloro che operano a Novarello per una società azzurra sempre viva ed attenta che sfoci in una squadra ancora competitiva. Noi invece un po’ di ferie “da stadio” ce le prendiamo sin da subito… Staccare per qualche settimana è la cosa migliore per ripresentarci ad agosto più compatti e carichi che mai a gridare… Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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