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sabato 21 maggio 2016 - 08:25
di Massimo Barbero

Di tutte le partite giocate da Ludi con la maglia del Novara ne ho saltate solo 2, esattamente 2: quella di Grosseto nel posticipo del marzo 2007… e quella dello scorso settembre a Crotone quando a risolvere è stata la prima inzuccata dell’allora sconosciuto Budimir. Chi non comprende quello che ha rappresentato “Charly” per noi in questi 10 anni non può dire di conoscere davvero a fondo questo Novara. Non è solo il difensore che da titolare ci ha portato in serie A nel 2011 (ed ancora alla semifinale play off nel 2013). Da Cantalupo in poi è l’uomo spogliatoio, il motore pensante della navicella azzurra, un esempio per ragazzi giovani, ma anche per compagni più famosi ed affermati. Quando al “Braglia” nel 2014 il suo ginocchio ha fatto crack per quella maledetta torsione... l’ultimo Novara di Aglietti ha smesso di avere un’anima, un’identità, un cuore. Due anni dopo, un altro Novara-Modena gli ha concesso la meritata “standing ovation”. Nel frattempo siamo tornati a casa, in serie B, da protagonisti. Anche grazie all’impegno silenzioso ed umile di un ragazzo straordinario che ha trasferito ad Evacuo e compagni un po’ di quella magia del Novara dell’era Tesser.

Ma non è ancora il momento dei saluti e del commiato… Ci sono i play off da giocare. E Charly sarà importante ancora una volta. Dentro e fuori dal campo.

Ludi ed il Novara meritavano una serata come quella di ieri. Una notte di festa vera nella quale mi piace pensare che anche qualche “occasionale” si sia innamorato della magica atmosfera del “Piola” che quando è così gremito di gente diventa un catino azzurro dal fascino innegabile.

Sono contento in maniera particolare per mister Baroni. Avrebbe ragione da vendere quando sostiene che una stagione non si valuta dai 90 minuti finali. Se ieri l’Entella avesse vinto a Crotone il valore oggettivo del campionato azzurro non sarebbe cambiato. Però per le statistiche e gli osservatori frettolosi il mister sarebbe rimasto quello che fallisce i play off per tre anni di fila (come se il Lanciano fosse una squadra partita per vincere il campionato… o il Pescara senza Lapadula fosse davvero una schiacciasassi…).

Ad inizio stagione avevo una sola riserva sul tecnico giunto dall’Abruzzo. La storia che le sue squadre crollano dal punto di vista fisico nel girone di ritorno non poteva che essere una baggianata. Nei play off di un anno fa il Pescara era la più in forma del lotto e Oddo in cinque giorni non aveva avuto certo il tempo di rifare la preparazione daccapo. Temevo invece che certi finali in calando (con annesse polemiche al momento del distacco) fossero la conseguenza di rapporti un po’ logorati all’interno dello spogliatoio. Come se la squadra alla lunga non seguisse più un allenatore abituato a far bene soprattutto con giovani umili ed  affamati. L’andamento di questo campionato invece mi fa capire che si trattava di paure del tutto infondate. Anche ieri ho visto un Novara compatto e determinatissimo a caccia dell’obiettivo. L’uomo simbolo della partita col Modena, secondo me, è Felice Evacuo per la voglia e la determinazione che ci ha messo dal primo all’ultimo minuto. Eppure recentemente aveva giocato poco, almeno dall’inizio. Avrebbe potuto avere delle ragioni per rientrare tra gli scontenti. Sul campo però ha trascinato i compagni a caccia di una vittoria da regalare al mister.

Difficile giudicare la prestazione di ieri. Tutto è cambiato nel giro di pochi secondi dopo quel rigore-espulsione di Gozzi. Con una zavorra simile sulle spalle la formazione di Bergodi forse ha fatto il massimo. E’ rimasta aggrappata alla partita, senza commettere l’errore di gettarsi in un assalto all’arma bianca che avrebbe forse esaltato il nostro contropiede già nei primissimi minuti. I gialloblu sono stati in corsa fino al raddoppio di Galabinov. Aspettavano un episodio favorevole che per fortuna nostra non è mai arrivato.

Anche il Novara però ha giocato una gara giudiziosa. Sull’1-0 per noi, con un uomo in più, era fondamentale non urtare troppo le corde nervose di un avversario quasi disperato. C’era il rischio di imbattersi in altri cartellini che avrebbero potuto riequilibrare la parità numerica o, nella migliore delle ipotesi, costarci squalifiche pesanti in vista della trasferta play off.

Certo, specialmente nella prima parte del secondo tempo abbiamo concesso un po’ troppo abbassandoci oltre il dovuto. Però in quel frangente Baroni è stato bravo ad azzeccare la mossa giusta. Un Galabinov fresco (e motivato) poteva diventare devastante contro una squadra stanca ed allungata. Un po’ come era successo nel finale della sfida con l’Ascoli. E’ così è stato. In questo campionato Andrey è risultato molto spesso determinante proprio entrando a gara in corso (come succedeva ad Evacuo d’inverno) quando gli spazi aumentano e può sfruttare la sua irresistibile progressione. Avrebbe dovuto giocare di più? Può essere. Io credo invece che anche il dualismo (nel senso buono del termine) Evacuo-Galabinov sia stato gestito nella maniera migliore dal tecnico. In fondo abbiamo concluso il campionato con tre attaccanti in doppia cifra come non era mai accaduto nelle nostre precedenti esperienze in serie B. Non abbiamo segnato poco (il Crotone ha realizzato appena 4 reti in più) ma abbiamo distribuito male i nostri gol (tanti 4-0, ma anche troppe sconfitte per 1-0).

Nel complesso non meritavamo di stare fuori da questi play off. Quando Evacuo ha trasformato il rigore ho pensato “mannaggia abbiamo segnato troppo presto… l’Entella ha tutto il tempo di impostare una partita all’attacco”. Invece il Crotone ha onorato la sua meritatissima promozione con una partita che gli fa onore. La flessione nel girone di ritorno ci è costata comunque la peggior posizione del lotto. Il nostro campionato è girato nelle 3 partite ravvicinate contro Bari, Brescia e Salernitana. Senza esagerare, avremmo potuto conseguire benissimo 7 punti ed invece ne abbiamo raccolti 2 soltanto. Ci eravamo tirati fuori dal nostro periodo nero (che tutte le squadre hanno avuto, Crotone escluso) battendo in rapida sequenza Cagliari, Vicenza e Pescara anche con un pizzico di fortuna, ma quando avremmo potuto prendere davvero il largo nella volata per il terzo posto ci siamo impantanati da soli. Troppi errori sottoporta (e punti persi nel finale nelle due gare casalinghe sopra citate) che hanno minato tutte le nostre certezze. Ma il finale ci ripaga ampiamente di qualche amarezza passeggera. Solo una squadra viva avrebbe saputo reagire dopo la botta incassata a Cesena in un confronto tanto complicato come quello con il Modena (per le motivazioni dell’avversario).

Ed ora andiamo a Bari, a giocarcela. In un certo senso, al di là del valore dell’avversario e dell’impatto ambientale, siamo chiamati ad affrontare la partita peggiore per le nostre caratteristiche. Quella che ci vede obbligati a cercare la vittoria perché se arrivassimo ancora pari al 120’ saremmo eliminati. Però il passato recente insegna che questo tipo di gare riservano delle insidie per chi le affronta in casa e rimane sospeso tra l’idea di accontentarsi dell’obiettivo minimo ed il desiderio di spingere in avanti per cercare di accontentare il proprio pubblico e scongiurare l’agonia dei supplementari. Non a caso nei 4 precedenti (da quando si applica il regolamento attuale) per ben 3 volte ha vinto la peggio piazzata in classifica. E non è da trascurare nemmeno il fatto che il Bari (specialmente quello di Camplone) nel corso del campionato sia stata una delle squadre che ci hanno sofferto di più, al di là dei risultati finali. E’ vero, ai play off è comunque un'altra storia, ma traccia di qualcosa di quello che accaduto nella regular season rimane sempre.

Dopo aver letto le dichiarazioni di Paparesta ed il pezzo del celebre inviato bergamasco del quotidiano rosa (che recrimina sui rigori non dati al Modena e sul coro dei ragazzini in Tribuna) già m’immagino che atmosfera troveremo a Bari. Di colpo si sono ribaltati i ruoli… D’un tratto i “piangina” sono diventati gli altri… In realtà questa serie B ha mostrato un livello arbitrale modesto con errori spesso talmente evidenti da far emergere la probabile buonafede. Molto peggio coloro che indirizzano la gara in maniera silenziosa, magari lavandosi la coscienza con un “rosso” rifilato agli avversari nel finale… prima di un recupero brevissimo… come i Pairetto ed i Nasca di turno.

Sono ancora un po’ intontito dopo una notte in cui ho dormito poco tanta era l’adrenalina accumulata in quei 90 minuti da vivere su 3 campi… Adesso in un certo senso sogno ad aperti… e vorrei risvegliarmi il più tardi possibile… magari proprio il 10 giugno… Forza Novara sempre!!!

Pps: il “caso Lanciano” mi ricorda molto la vicenda della nostra mancata riammissione nell’estate 2014. Una battaglia legale vinta che scatena la reazione di chi combatte il diritto sportivo con l’arroganza del potere. Se non ci fosse stata la Salernitana di mezzo…. avrebbero usato la stessa celerità nel depositare le motivazione, adire il Collegio di Garanzia del Coni, sospendere i play out? In Italia tutti rispettiamo le sentenze. Salvo quelle che decidono quello che non ci fa comodo accettare. Vero presidente Abodi? Non posso che augurare di cuore agli appassionati delle due squadre che a scegliere il nome della terza retrocessa sia solo e soltanto il campo…

Massimo Barbero

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