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martedì 02 febbraio 2016 - 12:09
25 gennaio 2014: Novara-Avellino 2-1

“A leggere i nomi delle due squadre non dovrebbe esserci proprio partita…” così aveva sentenziato un notissimo supertifoso alla vigilia della trasferta di Avellino, scorrendo le formazioni sulla “Gazzetta”, nell’atrio della stazione di Novara…

Cinque mesi dopo di cotanto, sfrontato, ottimismo collettivo non era rimasto neanche il ricordo. 16 punti in classifica ci dividevano dalla compagine di Rastelli che tallonava la coppia di testa Palermo-Empoli. La ripresa del campionato di B però riserva sempre delle sorprese e su questa convinzione si basavano gran parte delle incognite del match del “Piola”. Ad onor del vero noi eravamo già più rodati dei biancoverdi, avendo recuperato il match di Varese la domenica prima, all’ora di pranzo, su di un campo ancora inzuppatissimo d’acqua.

Prima del match con l’Avellino avevamo concluso già 3 operazioni di mercato importanti (a conti fatti le uniche significative di quella sessione) con gli innesti di Sansovini (che aveva già debuttato a Varese), Crescenzi e Lambrughi. Salviato e Bastrini sedevano ancora in panchina, per l’ultima volta, prima di essere girati a Pescara e Cagliari.  La nostra classifica non è ancora terribile. Siamo a 21 punti, in piena zona play out, ma Modena e Ternana sono appena sopra. Ed il Bari sconta una penalità dietro l’altra e sembra destinato al fallimento. Insomma tutto può ancora succedere…

Splende il sole su Novara nella settimana di San Gaudenzio. La mattina del match con l’Avellino io e Danny ci diamo appuntamento davanti al “Dal Lago” verso le 12 per andare insieme a pranzo nel nuovo locale di “Demo” Morselli, sotto la sede di Radio Onda, a Cameriano.  Il menù è ricco ed abbondante: paniscia a volontà con salumi e vino. Ma io mi tengo volutamente in disparte dai vassoi e dalle caraffe per non esagerare. Da radiocronista ero attento a non bere alcool ed a non mangiare troppo perché sapevo che avrei pagato dazio durante la lunga diretta. La compagnia è simpatica e piacevole e mi rimanda alle trasferte dell’era Notaristefano quando talvolta viaggiavo sul pullman di “Tradizione”. Ho un po’ di nostalgia di quella avventura a San Benedetto in giornata, partendo dal gelo per arrivare al sole e tornare al gelo appena dopo mezzanotte, dopo un viaggio reso brevissimo dalla gioia per la vittoria targata Bertani.

Sta di fatto che poco dopo le 14 raggiungiamo la cabina radio e decidiamo di spostarci di qualche metro, in quella più ampia che negli anni d’oro era utilizzata da Mediaset e Dahlia tv. Le mie condizioni post pranzo sono buone, quelle di Danny quantomeno più che accettabili.

Calori ha abbandonato il 3-5-2 delle prime settimane per passare ad un 4-3-3 che dovrebbe esaltare le qualità di Sansovini, in attesa di recuperare il miglior Gonzalez ed un Rubino ai box per infortunio. Davanti a Kosicky giocano Crescenzi a destra, Perticone e Ludi in mezzo e Lambrughi a sinistra. A centrocampo si tenta l’ennesimo esperimento per rilanciare Rigoni provato stavolta come regista “alla Pirlo”. In quella posizione aveva incantato l’estate precedente in amichevole contro il Catania quando però i ritmi erano ben diversi. Per fare questo Buzzegoli si adatta a fare l’interno destro con Faragò dalla parte opposta. Il tridente è composto da Gonzalez, Sansovini e Lazzari. Nel complesso schieriamo ben 7 uomini nuovi rispetto alla sconcertante partita casalinga con il Bari che ci aveva guastato il Capodanno.

Nelle file dell’Avellino c’è Zappacosta che all’andata ci aveva fatto ammattire. E davanti un Galabinov che segna a ripetizione. In panchina siede quel Soncin che ritroveremo quale trascinatore del Pavia solo qualche mese dopo. Ma questo è un incubo che sembra ancora lontanissimo in un “Piola” con oltre 5000 spettatori e quasi 2000 paganti. Si vedono tante sciarpe biancoverdi. E non solo in curva per un bel colpo d’occhio complessivo. Il Novara attacca sotto la “Nord” e parte benino, ma le occasioni migliori arrivano solo su palla inattiva. Lazzari e Perticone sprecano di testa altrettante opportunità. Per il resto la manovra della squadra di Calori è un lungo “tiki-taka” senza alcuna verticalizzazione. Come accade spesso in questi casi l’Avellino fa gol alla prima occasione: Kosicky inaugura un girone di ritorno pieno di incertezze con uscita sin troppo coraggiosa. La sfera arriva a Galabinov che con il nostro portiere ancora fuori dai pali inquadra la porta con una conclusione di precisione mirabile. Lo svantaggio rende ancora più stucchevole il “giropalla” degli azzurri e si arriva all’intervallo con il morale sotto i tacchi. Un mese prima contro l’Empoli avevo detto alla fine del primo tempo a Danny che mi guardava perplesso: “Soltanto Tesser può ancora salvare questa squadra…”. Non ero sconcertato dallo 0-1 contro un avversario ben più forte, ma dal modo in cui Mori si fosse scansato regolarmente ogni volta che era stato puntato dall’ex compagno Tavano…

Stavolta il pessimismo è diffuso e la terza sconfitta casalinga consecutiva pare dietro l’angolo. Come contro l’Empoli il primo ad entrare è Vicari che rimpiazza un Ludi acciaccato. Ma adesso il Novara ha una marcia in più sulla destra grazie all’innesto di Crescenzi. Il ragazzo della Roma sembra persin più forte di come ce lo ricordassimo nel campionato precedente. Corre come un indemoniato sulla fascia creando le uniche situazioni di superiorità numerica per i padroni di casa.

Nel primo quarto d’ora Lazzari spreca tre occasioni “alla Lazzari”. Ovvero con conclusioni apparentemente svogliate che ricordano, per l’atteggiamento e l’esecuzione, quel colpo di testa che poteva valere la A al Pescara lo scorso giugno. Per fortuna il pareggio arriva lo stesso ed in maniera quasi identica al gol ospite: Terraciano esce “alla Kosicky” e Rigoni, con innegabile classe, infila la porta quasi sguarnita. Marco mostra una maglietta bianca con una scritta difficilmente leggibile dall’alto: il gol è per il figlio Alessandro che l’indomani avrebbe compiuto gli anni.

Il nostro portiere ci fa correre un altro brivido con un’uscita quantomeno avventata su Castaldo.  Poi è solo e soltanto Novara perché i cambi indirizzano la gara a nostro favore. Rastelli, già privo di Peccarisi, maledice il destino che sottrae toglie altri due difensori entrambi infortunati: dapprima Izzo, quindi Pisacane a cui il “Piola” porta decisamente male. Non l’aiuta la scelta di rinunciare a Galabinov per Ciano che priva l’Avellino di un vero e proprio punto di riferimento offensivo. Calori capisce che si può vincere la partita e cambia gli esterni offensivi. Manconi sostituisce un abulico Gonzalez e manda in cortocircuito i difensori campani. Poi entra anche Lepiller al posto di Lazzari. Il gol partita arriva al 41’: Manconi vola in alto a prendere una palla impossibile che Sansovini rincorre in posizione defilata e trasforma nel diagonale della vittoria. La nostra radiocronaca diventa un incredibile crescendo di urla. In casa Avellino saltano i nervi e Decarli stende in malo modo Manconi che gli era andato via per l’ennesima volta: rosso diretto! E meriterebbe la doccia anticipata pure Castaldo che commette un brutto fallo su Vicari che porta Baracani a prolungare il recupero. Per fortuna i ragazzi della nostra “cantera” rientrano in campo per il finale che giochiamo in superiorità numerica, senza correre rischi.

Negli spogliatoi Carlo Accornero ricorda la magia della settimana di San Gaudenzio… I giocatori azzurri dedicano la vittoria al grande Lorenzo De Mani che ha appena perso lo zio, ma non ha voluto lasciarli soli nemmeno per un attimo. Sansovini invece rivolge un pensiero a nonno Filippo, scomparso da pochi giorni, dopo una lunga malattia.

Mi aspetta ancora una serata lunga, molto lunga. Il mio grande amico Bicio compie 40 anni e si festeggia sino a  notte inoltrata. L’indomani preparo un “editoriale” comunque abbastanza “lucido”. Scrivo “non cambierei il nostro Sansovini con Galabinov” ed a parità di età e di condizioni fisiche oggi resto ancora di quell’idea… Ed ahimè aggiungo, per sconfiggere quella sindrome da “remuntada” che non ci fa capire davvero cosa stiamo rischiando… “Ora il pericolo maggiore è pensare che il peggio sia alle spalle e che grazie all’innesto dei tre nuovi arrivi il ritorno sia inevitabilmente in discesa. Non è così, ci sarà da soffrire perché i punti persi per strada non ritornano. E quella di ieri è stata una partita un po’ particolare, come lo sono sempre le gare giocate dopo una lunga sosta…”. Purtroppo i fatti mi daranno terribilmente ragione, anche al di là delle mie razionali cautele… Dal mercato mi aspetto “solo un centrocampista di rottura (convinto di voler vestire la maglia del Novara però)”. Invece (oltre agli inutili Golubovic e Radakovic) arriverà un Laner con il broncio e le ginocchia quantomeno fragili…

Massimo Barbero

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