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di Massimo Barbero

Mai delle (non) parole furono più chiare. La società azzurra ha ufficializzato la non conferma di Toscano con un lungo silenzio… 
Dal “rompete le righe” di due settimane fa ad oggi non ricordo una sola manifestazione di stima nei confronti del tecnico calabrese. Fosse anche un semplice “Toscano ha un altro anno di contratto e ad oggi è il nostro allenatore”. 
Nulla di tutto questo. Non bisogna essere dei maghi (o dei beneinformati) per cogliere che il divorzio si è consumato. Per carità, tutto può ancora accadere. Ma a questo punto qualsiasi epilogo differente da quello appena ipotizzato apparirebbe deleterio per il Novara. Ed anche per lo stesso Toscano che non merita certo una conferma strappata per i capelli.

Ed allora permettetemi di dilungarmi in un approfondito attestato di stima (e di affetto) nei confronti di chi ci ha ridato la serie B in poco più di 10 mesi. Non mi soffermerò sul Toscano uomo. Da una parte perché le mie frequentazioni non sono mai andate oltre le interviste del dopogara e non mi piace scrivere banalità. Dall’altra perché i tratti del tecnico calabrese si appalesano all’evidenza, anche a fronte di una conoscenza superficiale: grande lavoratore, è una persona semplice, estremamente disponibile e rispettosa nei confronti di chi si trova di fronte. 

Anche verso quei giornalisti che non l’hanno apprezzato in quest’anno di militanza novarese. In tribuna stampa al “Piola” nell’intervallo avvertivo quasi sempre un senso di solitudine. Ero uno dei pochi non iscritti al partito degli “anti-Toscano” ad oltranza. Tra questi (i non iscritti ovviamente) figuravano i “semprepresenti” Faranna e Foti. 
E con loro De Luca e Massara che avevano colmato qualche forfait esterno con la frequentazione praticamente quotidiana di allenamenti ed interviste. 

Guarda caso chi seguiva assiduamente il cammino dell’ex tecnico della Ternana era dalla sua parte. Gli altri si li limitavano a sorprendersi che la “corazzata azzurra” non fosse già sul 3-0 all’intervallo di ogni gara. Il paradosso è stato raggiunto nella settimana della penalizzazione. C’era qualcuno che osava sostenere: “8 punti in meno? Ma questa squadra avrebbe dovuto vincere con almeno 10 lunghezze su tutte le avversarie!!!” Il calcio però non è la pallavolo in cui (quasi) tutti i risultati sono scontati ed il più forte vince (quasi) sempre. Che fine ha fatto il Pisa, la “corazzata” per eccellenza della scorsa estate? Ed il Lecce? Persino la favola del girone “materasso” è svanita di fronte ai verdetti di play off e Supercoppa.

Quasi tutti gli allenatori avversari avevano alimentato questo “giochino” sin dalle dichiarazioni pregara. Era molto comodo dipingere il Novara come una “corazzata” per riversare tutta la pressione, già dalla vigilia, addosso a Toscano e i suoi. Così una sconfitta sarebbe diventata un evento normale, un pareggio un’impresa, una vittoria addirittura un trionfo da tramandare ai posteri. Era un modo per caricare ambiente e giocatori che poteva risultare proficuo soprattutto in casa. 

Il mister azzurro si è consegnato a questo copione per un mese e mezzo di campionato. Lui faceva la partita contro avversari schierati sistematicamente dietro la linea della palla (ricordate il “vero” Monza di Pea al debutto?) gli altri si chiudevano nella speranza di sfruttare prima o poi gli errori altrui. Chi ci aveva affrontato a viso aperto aveva rimediato sonore mazzate. Vedi il Pavia di Maspero (6 gol regolari segnati di cui 4 convalidati) o anche l’Alessandria graziata dai nostri errori di mira al “Moccagatta” e dal rosso di Miglietta. 

Da metà ottobre in poi l’antifona è cambiata. Addio allo sterile tridente per schierare un centrocampista di sostanza in più. Siamo diventati meno belli, ma sempre più solidi ed estremamente concreti. A costo di far sbadigliare il pubblico sull’1-0 per noi al “Piola” quando gli altri non accennavano ad avanzare. In casa (Lumezzane e Monza a parte) abbiamo preso tiri in porta con il contagocce. Ed anche in trasferta abbiamo iniziato a rischiare sempre meno. Ed a Bolzano (un’altra serata di grandi critiche nei confronti del mister) la squadra ha preso la consapevolezza di poter giocare persino con il 4-2-4 che è stata la nostra arma in più del finale di stagione. Gli avversari si logoravano per contenerci già nella prima ora di gioco e quando per loro la spia della riserva si accendeva… piazzavamo il terzo eppoi il quarto attaccante… senza mai perdere gli equilibri indispensabili per rimanere comunque, fino alla fine, in partita. Un’eccellente condizione atletica ci ha permesso di reggere un modulo molto offensivo, senza rischi particolari.

Toscano nelle interviste, prima e dopo la gara, ripeteva spesso il vocabolo “pazienza”. “Dovremo avere pazienza…” “Siamo stati bravi ad avere pazienza…” E’ stata questa la qualità determinante che ha saputo trasmettere ai suoi giocatori ed in un certo senso a tutto l’ambiente. In una conferenza stampa di inizio primavera (quando il Bassano sembrava già fuorigioco) il mister azzurro aveva detto che il primato avrebbe premiato la squadra capace di assorbire meglio anche gli eventi negativi che sarebbero capitati da quel momento in poi. L’unica a reggere sotto quest’aspetto è stata la compagine di Asta che ha saputo riemergere dalla sconfitta casalinga contro di noi (con Nolè e Maistrello kappao) ancora più convinta e determinata di prima. Il Pavia ha sprecato troppe energie mentali nella polemica Arezzo ed in una battaglia (anche mediatica) anti-Novara che ha fatto dimenticare a Maspero che la sua squadra non vinceva in trasferta da febbraio. Le certezze dell’Alessandria sono crollate di colpo: è bastato il rocambolesco gol a tempo scaduto dell’Albinoleffe per mandare in tilt i grigi che da quel momento hanno battuto solo una Pro Patria presto ridotta in dieci.

Il Novara, invece, ha saputo reggere e reagire a mazzate che avrebbero steso chiunque. Anche nei momenti difficili in campo non è mai venuta meno la “pazienza” tanto invocata da Toscano. Ripenso alle gare casalinghe che non riuscivamo a sbloccare o alle trasferte di Bolzano o Pordenone quand’eravamo sotto all’intervallo. Sarebbe bastato toppare anche una sola partita di queste per rovinare tutto. Sarebbe stato sufficiente anche solo perdere la testa per un istante (chessò per un cartellino rosso) per buttare tutto a mare. “Vincere e sperare” è sempre stato il motto degli azzurri in un campionato affrontato in salita, quasi sempre costretti ad inseguire. In una situazione del genere sarebbe stato quasi naturale buttarsi ogni volta all’assalto. Il Novara non l’ha mai fatto e la continuità di risultati almeno dal 19 ottobre in poi ha dato ampiamente ragione a Toscano. E la “pazienza” è presto diventata la virtù di un intero ambiente che ha reagito con grande maturità anche allo sconcertante -8 che precedeva la gara interna con la Giana. “Vincere e sperare” era il compito di chi andava in campo; “tifare e sperare” era il compito di chi stava fuori e tutti hanno fatto sempre appieno il proprio dovere. Anche e soprattutto nei giorni più delicati. A fischiare sullo 0-0 in casa… erano rimasti quelli che non contano… gli occasionali… o i destinatari di biglietto gratis… Il popolo azzurro è sempre stato dalla parte della squadra. E del suo tecnico.

Purtroppo nel calcio attuale il rapporto società-allenatore appare molto più effimero che non nel recente passato. Anche quando le cose vanno bene c’è qualcosa che inevitabilmente si logora ed è meglio fermarsi un attimo prima piuttosto che dopo. Ancelotti ha vinto quasi ovunque, ma dopo il Milan si è sempre trattenuto pochissimo nei club (di livello assoluto) in cui è stato. Scendendo gradualmente a livelli più umani… prendete il divorzio Juve-Conte o quello, recentissimo, Empoli-Sarri. Esperienze tipo Torresani a Pavia o Foscarini a Cittadella appaiono delle mosche bianche (e comunque sono finite male) in un mondo frenetico che consuma le certezze in un batter di ciglia. La stabilità ed i progetti di una società contano decisamente di più della passione per un tecnico, giocoforza passeggera (vedi l’effimera gloria di Aglietti da noi).

Dunque niente piagnistei “pro Toscano”, tantomeno da parte di gente che fino ad un mese fa lo criticava. Ma un grosso grazie ad un uomo serio ed ad un allenatore capace di vincere campionati in serie.

Scrivevo ancora scioccato per la mazzata del – 8 Ai giocatori azzurri dico una cosa: se in una maniera o nell’altra riuscirete comunque a vincere questo campionato dopo tutto quello che è successo… resterete per sempre nella storia del Novara Calcio come la squadra con più palle di tutte le altre… e la vostra impresa rimarrà scolpita nella memoria degli appassionati di ogni latitudine…

E’ SUCCESSO! E quel che valeva per i giocatori azzurri va moltiplicato all’ennesima potenza per il loro Condottiero… Grazie di tutto Mister! E come si conviene tra gente di sport… Arrivederci!!! Ed ovviamente Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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