Così si uccide una passione
mercoledì 15 aprile 2015 - 17:56
C'era una volta Novara-Reggina 2-2...
C’era una volta Novara-Reggina 2-2 una delle partite più drammatiche, esaltanti, crudeli ed affascinanti… che la mia memoria da stadio possa ricordare… Oggi Novara-Reggina è finita 8-12… tanti sono i punti di penalizzazione inflitti alle due squadre.
Per i calabresi in tutto sono 16… non ricordo una società italiana che ne abbia ricevuti altrettanti, per mere irregolarità amministrative, in un solo campionato. Nell’intera stagione passata il Siena di Mezzaroma ne ha avuti 8 (come noi oggi in un colpo solo) il Bari fallito a stagione in corso 4.
Il Parma di Ghirardi e Manenti… gioca con la zavorra di 3 punti di handicap (di cui 1 per ritardi nei pagamenti del passato inverno). Bastano queste cifre per non dover andare oltre nell’esaminare l’odierna pronuncia del Tribunale Federale Nazionale… Senza commento ulteriore…
Scrivevo la sera del 18 agosto dopo la beffa della mancata riammissione in B, in barba alla pronuncia del Coni di una settimana prima: “In ogni caso restituiteci la cosa più bella che ci avete tolto: il piacere di andare allo stadio ed in trasferta con gli amici ed in allegria per assistere ad uno spettacolo a volte divertente, a volte deludente, ma sempre credibile. Oggi il calcio italiano non è più credibile e non certo per colpa nostra…”.
Oggi sto male. Anche fisicamente. Come allora, più di allora. Ho fatto chilometri e sacrifici per seguire il Novara anche in questo campionato, ricacciandomi in gola i magoni di un anno travagliato, attratto ancora dal sogno di quell’abbraccio liberatorio con i fratelli azzurri… tanto agognato l’estate scorsa… e negatoci quando pareva il momento di stappare lo spumante per il pericolo scampato…
Ed invece un altro campionato è stato (finora) deciso dalla Cassazione (piuttosto che dai gol di Evacuo, Soncin, Marconi o Pietribiasi) come potrete leggere (se ne avrete la voglia) in questo passaggio che vi riporto fedelmente e che richiama proprio una recente pronuncia della Suprema Corte:
-La Corte Federale d’Appello a Sezioni Unite, con C.U. 23/15 ha disposto l’accoglimento del ricorso limitatamente alla parte in cui viene contestata la decisione impugnata in relazione anche alla inammissibilità degli atti di deferimento presupposti, con conseguente integrale riforma della decisione impugnata e annullamento delle sanzioni irrogate, affermando, inter alia. -di essersi già espressa, in precedenti decisioni, sulla “astratta equiparabilità” degli “incentivi all’esodo” agli emolumenti; che tale ritenuta astratta equiparabilità non può tuttavia prescindere “da un accertamento in concreto e caso per caso” delle singole posizioni contestate al fine di determinare se tali incentivi all’esodo hanno ad oggetto la rinuncia esplicita di emolumenti maturati nel corso del rapporto di lavoro; -che la definitiva e formale rinuncia, nelle forme previste dal nostro Ordinamento da parte di ciascun lavoratore agli emolumenti contraddice ogni ipotesi di doverosità in capo alla Società ed esclude che al mancato pagamento da parte della medesima, possa essere ricondotta qualsivoglia conseguenza sia sul piano strettamente laburistico/contrattuale come pure su quello disciplinare” sportivo.
Sulla base di tali statuizioni pare doversi ritenere l’irrilevanza, quanto meno sul piano disciplinare, della condotta della Società che non provveda al versamento di incentivi all’esodo riferibili, in via esclusiva, a rinunce espresse di emolumenti non percepiti da suoi tesserati. Pare altresì doversi ritenere confermato l’orientamento della Corte Suprema secondo il quale “Le somme corrisposte dal datore di lavoro, in aggiunta alle spettanze di fine rapporto, come incentivo alle dimissioni anticipate del dipendente (cosiddetti incentivi all’esodo) non hanno natura liberale né eccezionale, ma costituiscono reddito di lavoro dipendente, essendo predeterminate al fine di sollecitare e remunerare, mediante una vera e propria controprestazione, il consenso del lavoratore alla risoluzione anticipata del rapporto” (Cass. Civ. n. 17986/13 e n. 14821/07).
Basta così, non vi voglio annoiare oltre, fedele alla linea che ho seguito dalla serataccia di Como ad oggi. In questi 3 giorni mi è parso di rivivere quella settimana di agosto della scorsa estate quando alle indiscrezioni (tutte positive) ed alle ragioni della logica sportiva e del diritto si accompagnava l’angoscia per un verdetto che non arrivava mai. L’attesa e gli slittamenti rappresentavano l’anticamera dell’inculata. Proprio come adesso. E le parole di Macalli in nostra difesa di ieri sera apparivano il mesto presagio… di un’altra bottiglia di champagne da mandare presto in frantumi…
Vado, però, a riprendere una frase che avevo scritto lo scorso 18 agosto (poi parzialmente ritrattata, cliccate qui per leggere l’intero articolo http://www.forzanovara.net/index.php?id=7242) al presidente Massimo De Salvo: "Violento però il mio essere avvocato per chiedere (è una mia opinione personalissima) al presidente De Salvo di dare una lezione indimenticabile a questi “arrogantelli da due soldi” che governano il calcio italiano: abbandonando le aule dei tribunali per rivolgere tutte le energie sul campo. Rinforzando a dovere la squadra con l’intento di risalire in B il prima possibile. Ed augurandoci di trovare ancora… Abodi, il Cittadella e magari la Juve Stabia (o la squadra riammessa al termine di questa lunga porcheria) perchè quel giorno avremo tanti conti in sospeso da regolare."
Ecco in questa “kafkiana” situazione la proprietà azzurra è vittima e colpevole. Vittima di un’evidente congiura (credetemi, stavolta non è un’espressione esagerata) da parte della Federcalcio che non vedeva l’ora di farcela pagare in maniera persino sfrontata per la battaglia legale della scorsa estate. E colpevole però di avere prestato il fianco con dei cavilli probabilmente evitabili (lo so che e’ sempre facile parlare quando non si devono investire cifre comunque importanti…) a chi non aspettava altro che un pretesto per punirci con gli interessi.
L’appello per Massimo De Salvo è quello dello scorso agosto: di ridarci un Novara simile a quello che ha costruito dal 2006 in poi, almeno nelle prime stagioni di assestamento ed ascesa: un Novara solido, serio, credibile, possibilmente competitivo sul campo, ma soprattutto finalmente lontano da quei tribunali sportivi che francamente ormai ci disgustano. E’ questa l’unica rivincita possibile nei confronti dei “signorotti” del palazzo che ci hanno rifilato l’ennesimo colpo basso. Ed anche a fronte delle inevitabili critiche (alcune equilibrate, altre meno) che inevitabilmente pioveranno sul presidente azzurro dopo questo pomeriggio nerissimo. Massimo De Salvo rimane comunque per me, al momento, l’unica speranza a cui aggrapparmi per credere ancora nel calcio e in un Novara Calcio a certi livelli.
Chi è soltanto vittima di questa situazione è una squadra azzurra (Teti e Toscano ed il suo staff compresi) che ci ha restituito il piacere di andare allo stadio dopo un anno terribile e che ora vede i propri sforzi vanificati, quasi per intero, da una vicenda assurda. Forza Ragazzi continuate a giocare per vincere come avete sempre fatto… i conti li faremo alla fine! Ed in ogni caso per voi saranno soltanto applausi!!!
Chi è soltanto vittima di questa situazione è il popolo azzurro… Mi riferisco a coloro che si sono abbonati la scorsa estate in un momento di grande sofferenza dopo la retrocessione… ed a coloro che si sono sobbarcati tanti chilometri per esporre i nostri vessilli in ogni angolo d’Italia… Ci rimane una grande, orgogliosa, consolazione che i troll di altre latitudini non possono vantare: di non avere mai avuto regali o sconti da questo calcio di Moggiopoli (prima) e di Lotitopoli (ora) con cui non abbiamo mai avuto nulla da spartire… Tutto quello che abbiamo ottenuto ce lo siamo meritati ampiamente…e qualche volta ci è stato pure strappato il dovuto… Comunque vada… potremo in ogni caso esporre le nostre bandiere con immutato orgoglio… Forza Novara sempre!!!
Massimo Barbero |