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domenica 05 aprile 2015 - 12:58
1 novembre 1992: Mantova-Novara 4-1

Santino, Santino non basta più il pulmino…” Il coro  lo intona Umberto Cassina dalla posizione abituale dei distinti all’uscita dal campo di Santino Tarantola dopo un facile 4-1 (in rimonta) al Tempio che ci ha proiettato in testa alla classifica alla settima giornata di campionato. Il “pulmino” è quello della Sparta Novara che Tarantola ha messo a disposizione dei tifosi azzurri per le trasferte del Novara che quasi sempre coincidono con match interni dei bianchi.

Dopo tanti anni bui (2 salvezze all’ultima giornata ed una retrocessione in Interregionale in mezzo ad un altro paio di anonimi campionati di C2) sta tornando l’entusiasmo. Dopo 7 turni la truppa di Del Neri è ancora imbattuta. Ha faticato in casa (0-0 con Ospitaletto e Fiorenzuola) ma si è dimostrata spietata in trasferta (vittorie a Varese e Casale inframezzate dalla doppia rimonta di Pavia).

Sono 500 i supporters azzurri che si mettono in viaggio in direzione Mantova nella piovosa domenica di Ognissanti. Era dal 1984 che non facevamo registrare un esodo così numeroso verso la città cara a Virgilio. Allora avevo ascoltato la radiocronaca palpitante di Gianni Milanesi che si sforzava di raccontare un match concluso nella nebbia più fitta. Stavolta i miei 20 anni appena compiuti mi permettono di debuttare finalmente al “Martelli”, seppur viaggiando con la più rassicurante comitiva del “Forza Azzurri”.

Il Mantova in quelle stagioni spendeva sempre tanto, molto spesso senza raggiungere risultati pari alle aspettative estive. Anche le due recenti promozioni in C1 (1986 e 1988) erano giunte dopo lunghi periodi di crisi e travaglio, sanati da una bella rimonta finale. Vittorie però costruite su basi d’argilla, puntualmente vanificate da una retrocessione quasi sempre immediata.

Il nuovo presidente Grigolo si era messo in testa di fare le cose in grande. Nel 1991-92 tanti nomi di lusso erano valsi solo un quarto posto a ben sei lunghezze dalla zona promozione. Per il nuovo tentativo sono state precettate due “bandiere” biancorosse quali Gustavo Giagnoni (reduce dal saliscendi con la Cremonese) ed Ugo Tomeazzi (che ci aveva già “purgato” alla guida del Carpi).

Il viaggio d’andata scorre veloce. Il 3-3 tra Mantova ed Oltrepò  della domenica precedente in terra virgiliana ci fa immaginare che il Novara in contropiede punirà in maniera inesorabile una corazzata dagli automatismi non ancora registrati. Ai tempi il “Forza Azzurri” (non lo dico per pura piaggeria famigliare…) organizzava le cose per bene e così eccoci a mezzogiorno in un ristorante prenotato da tempo e pronto a servire in tempi rapidi una nutrita comitiva che deve andare allo stadio per il calcio d’inizio fissato alle canoniche 14.30. Qui comincia il Cassina show. Entra ed urla: “Ho una moglie mantovana a casa in fin di vita… che ha un ultimo desiderio: mangiare dei tortelli di zucca”. Siccome la versione non è davvero credibile, nel giro di qualche minuto ritratta: “Ho a casa una moglie mantovana che sta per partorire… ed ha la voglia di tortelli di zucca”. Di lì a poco gli consegnano un contenitore pieno di tortelli da recapitare alla fortunata signora Cassina…

Raggiungiamo lo stadio verso le 2 quando i miei tradizionali compagni di tifo Paolo De Luca ed Enea Marchesini sono già intrisi d’acqua e non mi accolgono esattamente con una manifestazione d’affetto. Io sono stato al caldo a mangiare… e loro sotto la pioggia con al massimo un panino nello stomaco… Ogni portata che declamo è l’occasione per uno scappellotto carico d’invidia…

In realtà delle specialità culinarie non me ne frega proprio nulla. Sono teso, tesissimo come lo può essere un ventenne che sogna la C1 già da dieci anni. Malgrado il maltempo il “Martelli” è gremito da almeno 5 mila persone vocianti. Anche la nostra curva comunque fa la sua bella figura.

Il Mantova schiera alcuni nomi importanti: il portiere Boschin, ex Bologna, il terzino Marsan e l’attaccante Cozzella che ha segnato spesso anche in serie B. Con loro ci sono elementi di categoria: Benfari che ci ha fatto impazzire a Prato ed Aguzzoli, regista del Carpi di Tomeazzi. Nel Novara c’è una defezione importante: manca Schillaci uscito dolorante nella ripresa contro il Tempio. Gianfranco aveva costruito con Obbedio un asse di sinistra formidabile ed è un uomo di grande carisma. Le sue assenze ci costeranno parecchio durante quell’autunno-inverno. Al suo posto viene adattato Riviezzi, ma non è la stessa cosa. Gli altri ci sono tutti: Pozzati tra i pali, Moro laterale, Paladin e Dianda centrali, Ponti ed Armanetti interni di centrocampo con Caponi a destra ed Obbedio a sinistra; Folli e Balesini di punta. E’ una squadra quasi completamente nuova rispetto a quella della fallimentare stagione precedente, ma Del Neri ha creato sin da subito un collettivo affidabile. E Tarantola ha trasmesso presto a giocatori ed ambiente il suo proverbiale carattere.

Sotto una pioggia del genere lo 0-0 in casa nostra risulterebbe quasi inevitabile perché il terreno di Viale Kennedy non sarebbe altro che un pantano impraticabile. Il fondo del “Martelli”, invece, regge bene e la speranza di un salutare (per noi) nulla di fatto dura pochi secondi: i biancorossi sfondano sulla sinistra e Cozzella insacca di testa sotto la Curva Te che può esplodere dopo nemmeno un minuto di gioco. Questo Novara però ha sette vite o almeno così sembra. Già al quarto d’ora gli azzurri pareggiano il conto: su azione d’angolo Boschin perde il pallone e Folli depone nel sacco sguarnito. I padroni di casa protestano (invano) per una carica mentre Beppe corre sotto la torcida azzurra festante. E’ il quinto centro del nostro attaccante che l’anno precedente aveva segnato solo 3 reti in tutto il campionato.

Il Mantova però è oggettivamente più forte di noi e riprende presto in mano le redini dell’incontro. Poco prima della mezzora Pozzati non trattiene una punizione di Gori dalla distanza e Nervo (quello che giocherà nel Bologna) sigla il 2-1. Al 37’ le cose precipitano perché si fa male abbastanza gravemente Riviezzi. Del Neri in panchina si guarda intorno e lancia il giovanissimo Stellini, al debutto in prima squadra. Cristian farà una grande carriera che lo porterà a giocare a lungo in B ed in A, ma non ha l’esperienza per entrare in corsa in una gara tanto difficile. E rischia seriamente di bruciarsi in quel pomeriggio mantovano. Un po’ come accadde a Trapani nello scorso campionato quando all’Aeroporto “Birgi” molti inveivano nei confronti di Aglietti perché aveva osato lanciare un certo Vicari… anziché adattare Marianini difensore… L’arbitro Tombolini ci mette del suo. Il fischietto marchigiano appare condizionato dalle proteste locali sul gol di Folli ed allo scadere concede un rigore un po’ generoso al Mantova per un presunto fallo di Paladin. Dal dischetto Cozzella non perdona e fa 3-1. 

Nell’intervallo il mio morale è già sotto i tacchi. Siamo afflitti dalla “sindrome di Ravenna”, ovvero dalla paura che una sola sconfitta possa far crollare tutte le nostre certezze come è accaduto un anno prima dopo il 3-1 al “Benelli”, con Nicolini in panchina.

Ci sarebbe ancora un tempo… ma le speranze del secondo 3-3 consecutivo al “Martelli” naufragano già al 2’ quando Cozzella firma la propria tripletta personale per un 4-1 senza ulteriori discussioni. Entra anche Vitalone, ma la partita è proprio finita. Ed a peggiorare le cose c’è il cartellino giallo di Moro che verrà squalificato in vista della gara di Trento per la quale si annuncia già il problema di una difesa da inventare. A dare spettacolo è il pubblico. La nostra curva non smette di cantare per tutto il secondo tempo malgrado il 4-1 sul groppone. C’è qualcuno che sfida la pioggia battente a torso nudo. E c’è il Marione che comanda la scena strizzando ripetutamente dalla rabbia accumulata il cappello ormai inzuppato d’acqua. La partita sul campo è finita. Ed allora ne cominciamo un'altra (vocale) con il pubblico di Mantova che non comprende perché i tifosi ospiti abbiano ancora così tanta voglia di gridare. Quando Pozzati ci evita il 5-1 neutralizzando un altro rigore questa volta calciato da Benfari… Barbero senior capisce l’antifona ed invita gli occupanti del proprio pullman a radunarsi in fretta per partire in anticipo. Anche dei tifosi di casa escono prima. Qualcuno si spinge fin sotto la nostra curva, qualche altro ci aspetta fuori.

Il pullman del “Forza Azzurri” però lascia il “Martelli” senza conseguenze. Il viaggio di ritorno è lungo, mesto e silenzioso. Accanto a me c’è il fotografo Frattesi che studia le immagini più belle da utilizzare al giornale. Il silenzio è rotto dalla radiolina di papà Massara che ascolta le interviste delle partite di serie A. C’è anche una tv portatile che diffonde qualche immagine di “90° minuto”, ma non ho proprio voglia di vedere altro calcio. Arrivati sulla tangenziale di Milano è il “socio” Rizzotti a salire sul proscenio con una serie di invettive nei confronti dell’universo femminile che gli ha riservato qualche recente delusione. Passeri fa da apparente moderatore, ma in realtà lo punzecchia ad arte per prolungare lo spettacolo che ci aiuta a far sembrare meno lunga la strada verso casa.

Davanti al “Bar Novara” le comitive si ricompongono e c’è “Vladi” che regala sprazzi di cabaret puro raccontando il suo dialogo surreale con l’autista del pullman della Sparta non abituato a certe atmosfere: “Scappa, ci tirano i sassi…” “Ragazzi smettetela…” “Non siamo noi, sono i sassi che arrivano da fuori… scappa!!!” “Ragazzi basta!!!” E giù vetri in frantumi… fino alla richiesta da parte di un passeggero di po’ di nastro isolante per contenere i danni che suscita la replica sconsolata del conducente, finalmente consapevole di quello che è appena accaduto: “E’ il giorno più brutto della mia vita…”.

La mia domenica di patimenti però non è ancora terminata. A casa ci attende la mamma che ha saltato la trasferta per una brutta tosse ed è inc… nera… perché sospetta che ci siamo fermati anche a cazzeggiare al “Bar Novara” (tutto vero) facendo tardi per la cena. E soprattutto ritardando  l’imperdibile Rosario del 1 Novembre che recitiamo a casa dei nonni… sotto gli occhi del Fox terrier che ci guarda più perplesso del solito… L’indomani al mitico “Bar Wallys” mando a quel paese un vecchietto che davanti alle immancabili carte ed al bicchierino di vino nero mi prende per i fondelli: “Vedrai che domenica prossima il Novara migliora. A Trento ne prendete solo tre…”. 

Massimo Barbero

 

 

 

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