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mercoledì 04 febbraio 2015 - 07:00
25 gennaio 1998: Novara-Pro Patria 2-2

Per quasi tutti i calciofili Fabio Paratici è il direttore sportivo della Juventus, l’uomo che siede spesso a fianco di Marotta in tribuna. Per me è soprattutto il giocatore che trasformò una domenica di cacca in una domenica almeno passabile, scatenando una mia esultanza in tribuna stampa degna del miglior “Danny” Faranna…

Lo so che non farà piacere a chi quella rosa l’ha costruita con grandi sacrifici, ma ritengo il Novara ’97-98 la squadra più scarsa che abbiamo mai avuto. Certamente più scarsa di quella che è retrocessa col Pontedera. Ma anche più scarsa di quelle che si sono salvate soltanto ai play out.  Non a caso lo scaltro Jacomuzzi aveva rifiutato il “bagno di folla” durante la presentazione quando Paolo Molina l’aveva invitato al microfono a far capolino sul campo, quale artefice della campagna acquisti estiva (pur non rivestendo alcun ruolo ufficiale). A fine agosto eravamo proprio scarsi. Poi gli innesti di Davide Corti e Saviozzi avevano decisamente migliorato le cose, ma il livello medio della rosa era davvero allarmante.

Basti pensare che per vedere il primo gol in casa… avevamo dovuto attendere  il 16 novembre quando Giordano aveva infranto (contro il Mestre) un tabù che durava da oltre 720 minuti (!!!) dalla punizione di Pani all’Alessandria nella terzultima giornata del campionato di C1. Mi ricordo ancora la sfrenata corsa in campo di Fabrizio La Rocca ad abbracciare il suo attaccante. Il bis l’aveva messo a segno lo stesso Giordano un mese più tardi, contro l’Ospitaletto, subito dopo aver fatto pace con il mister. In tutto 2 gol in casa in tutto un girone d’andata chiuso con soli 16 punti. Lo 0-2 con l’Albinese nella nebbia era costato la panchina a Giampaolo Chierico (artefice della promozione del Brescello solo tre anni prima).

La società aveva tentato invano di convincere Frosio a tornare a Novara. Poi aveva fatto la scelta migliore: Luigino Vallongo, specialista in salvezze quasi impossibili (ricordate la Juve Domo che collezionava 0-0 in serie?). Per il resto c’era poco da inventarsi. Il mercato di gennaio ancora non c’era. Si poteva ricorrere agli svincolati (o all’escamotage della risoluzione di contratto) ma non c’erano grandi possibilità economiche, malgrado gli sforzi personali di dirigenti (quasi tutti appassionati novaresi) encomiabili.

A Vallongo bastano pochi allenamenti per rendersi conto della situazione: “Sono davvero deboli, ma non posso dirlo… se no è peggio” avrebbe confidato agli amici più intimi. E così professa ottimismo e fiducia davanti alla stampa ed ai giocatori. Il debutto è tutt’altro che soft, a Varese contro la capolista: il nostro “catenaccio” dura un tempo, fino al gol decisivo di Possanzini ad inizio ripresa. Nel finale Max Pani sciupa incredibilmente l’occasione del pareggio.

E così si arriva al debutto casalingo con una Pro Patria in piena corsa per il primato. Alla vigilia sono triste e cupo come raramente mi è capitato prima di una partita del Novara. Fino ad allora avevo sempre vissuto “il sabato del villaggio” con un ottimismo quasi mai pienamente giustificato dalle reali prospettive. La gioia di vedere dal vivo una partita degli azzurri era comunque superiore alla preoccupazione di una sconfitta che difficilmente (prima di giocare) ritenevo possibile o probabile. Stavolta è diverso… i miei 25 anni… mi hanno dato quel pizzico di maturità che vale tanta, legittima, preoccupazione. “Non fare così… vedrai che riescono ad aggiustare la stagione” mi rincuora mio padre a tavola. Mi risollevo e lo guardo rinfrancato, con tutta la fiducia che si ripone a 25 anni sulle convinzioni di un papà (allora lo chiamavo “Presidente” quale Presidente del “Forza Azzurri”) per giunta supertifoso. E’ solo un lampo perché mi accorgo presto che me l’ha detto solo per tirarmi un po’ su di morale… e nemmeno lui ci crede più di tanto…

Era stato brutto tornare dopo un solo anno negli stadi che avevamo salutato (convinti che fosse per sempre) nel maggio 1996. E’ la stessa sensazione che abbiamo provato e proviamo in questa stagione nel toccare di nuovo i luoghi di cinque anni prima. Con una differenza, però. Nell’attuale campionato abbiamo una squadra molto competitiva che di frequente le suona alle rivali storiche. Allora ci ripresentavamo nei campi quasi sempre teatro di conquista solo due stagioni prima… a mendicare, nel migliore dei casi, uno 0-0, tra gli inevitabili sfottò avversari.

Il confronto con la Pro Patria, poi, era particolarmente impietoso. Avevamo lasciato lo “Speroni” festanti nel maggio 1996 per farci mesto ritorno meno di 16 mesi dopo con una squadra (la nostra ovviamente) incapace di fare un tiro in porta in tutti i novanta minuti ed infilata in contropiede su corner a proprio favore. La presenza di Abbate sulla scrivania del club di Busto Arsizio accendeva un po’ di ulteriore “pepe” (come avverrà con la Valenzana in seguito) per il codazzo di amici (rigorosamente novaresi e dichiaratamente tifosi azzurri) trascinati sugli spalti di Busto Arsizio al seguito dell’abile ds cresciuto nella Sparta di Tarantola.

Comunque si gioca in una grigia domenica di gennaio. Per me è cominciata male perché di prima mattina ho visto inforcare il grande Alberto Tomba (all’ultimo anno di carriera) nella prima manche dello slalom di Kitzbuhel.
Vallongo ha operato qualche accorgimento tattico che dovrebbe portare la squadra a giocare maggiormente sulle fasce. A destra si è spostato Nicolini che non è più il giocatore-rivelazione dell’anno prima in C1. Una mossa che consente a Paratici di agire in mezzo in un ruolo, in tandem con Saviozzi, che si rivelerà perfetto per la caratteristiche dell’ex del Fiorenzuola. Dietro il futuro braccio destro di Sonetti schiera tre difensori puri: con Morotti e Consonni c’è Flavio Chiti, non proprio un esterno di spinta. Le velleità offensive degli azzurri sono affidate all’esperto tandem Giordano-Pani. La Pro Patria ha tra i pali Luca Righi che da lì a qualche anno diventerà per noi l’eroe di Fiorenzuola. In difesa ci sono elementi che indosseranno per diverse stagioni la maglia a strisce orizzontali: Dato, Tubaldo, Bandirali. Con loro c’è Casabianca, reduce dal triennio dolce-amaro con il Novara. Davanti con l’ex vercellese Provenzano agisce Lunini che si era messo in luce nell’Hellas Verona. L’allenatore è Carlo Garavaglia… quello che farà “zero vittorie zero” con il Novara di Achilli… malgrado in rosa avesse gente del calibro di Righi, Polenghi, Notari, Colombini, Brizzi, Braiati…

Nel primo tempo gli azzurri giocano bloccati, preoccupati soprattutto di contenere l’avversario. Ciò non basta ad evitare la capitolazione che arriva ancor prima della mezzora. Su punizione di Lunini la retroguardia lascia Bandirali tutto solo e per Ghizzardi (che da novembre sostituisce l’infortunato Gandini) non c’è scampo. Finora ogniqualvolta abbiamo preso gol in casa poi abbiamo regolarmente perso. Come faremo ad evitare l’ennesimo kappao contro una squadra forte ed organizzata?

La rete ha però l’effetto di svegliare gli azzurri che ormai non hanno più nulla da perdere. In sole due settimane Vallongo è riuscito ad infondere grinta e personalità ad una squadra abulica. Nessuno ha la bacchetta magica, ma finalmente si gioca sulle fasce proponendo un calcio semplice e lineare. Entra anche il talentuoso Bonetto al posto dell’anonimo Galli per dare più spinta sulla sinistra. Il pareggio è meritato, ma arriva in maniera rocambolesca. Sul cross di Nicolini dalla destra Righi si scontra con Casabianca e Giordano (3 gol su 3 al “Piola”) può insaccare a porta vuota. Il seguito è spiacevole. Mentre noi esultiamo, gli avversari recriminano perché Casabianca è a terra dolorante. Giordano sullo slancio non avrebbe mai potuto rendersene conto. E nessuno avrebbe da protestare (non era fallo) se non fosse che il centrale della nostra promozione in C1 deve uscire in barella per un grave infortunio. Chi scrive non ha mai avuto troppa simpatia personale per Beppe Casabianca (grande giocatore, ma poco gradevole in qualche sua uscita) ma in questo caso il dispiacere di vederlo kappao accomuna gli sportivi delle due città rivali. 
In tribuna qualcuno esagera ed i fischi diventano gesti dell’ombrello nei confronti dei novaresi solo sei minuti dopo quando Provenzano s’invola sulla sinistra, scarta Consonni e Chiti e batte Ghizzardi in diagonale riportando in vantaggio gli ospiti.

Sembra proprio finita… sprofondo nel mio sconforto nel banchetto della tribuna stampa… per non rispondere alle provocazioni. Tra i più arrabbiati nei dintorni c’è il dottor Mossini, qualificato professionista che alla domenica è solo un grande cuore azzurro. Con una sconfitta saremmo ultimi da soli perché la Solbiatese sta vincendo con la Biellese di Bacchin. Vallongo tenta il doppio cambio: Chiti lascia il posto a Lagati (da non confondere con Elia Legati) che ha già siglato un insperato gol del pari a Voghera. Corti rimpiazza un esausto Nicolini. La compagine di Garavaglia arretra sin troppo…  e sull’ultimo calcio d’angolo… accade l’incredibile… c’è una corta respinta ed un tiro dal limite… vedo la palla insaccarsi sotto la traversa ad un passo dalla “Nord”… e non capisco più nulla GOOOOOOOOOOOOOOOOOLLL.

Mi alzo in piedi ed urlo come un pazzo sfogando tutta la frustrazione repressa in quel terribile quarto d’ora… Non avevo mai gridato così in tribuna stampa e mi chiedevo se si potesse fare… Soltanto al momento di ricompormi domando… “Ma chi ha segnato???” Paratici, Fabio, Paratici… 
E’ la partita che segna lo spartiacque nella sua esperienza in azzurro. Si trasforma in uno dei leader sul campo di una squadra adesso pronta a lottare in ogni occasione, consapevole dei propri limiti, ma anche dei possibili margini di miglioramento. Da quel pomeriggio Paratici diverrà uno dei miei piccoli grandi idoli. La stagione in azzurro lo proietterà verso una bella avventura a Palermo, seppure in serie C. Lo rivedrò a Novara nell’autunno successivo sostando un oretta con lui davanti all’antistadio. E’ un ragazzo semplice e simpatico. Ed un po’ mi ha fatto dispiacere quando al “Piola”, da dirigente ormai affermato della Juve, non ha risposto al mio “Ciao”. Non poteva ovviamente ricordarsi di me… ma quel Paratici che avevo conosciuto avrebbe risposto con un “Ciao” altrettanto naturale al saluto di una faccia per quanto logicamente non nota.

Subito dopo la rete, Cavuoti di Vasto si porta il fischietto alla bocca… 2-2… un punticino che serve a farci agganciare Ospitaletto e Cremapergo… con noi all’ultimo posto a quota 17. Un brodino caldo che ci cambia l’annata. La domenica successiva vinceremo a Mantova sempre con un gol all’ultimo minuto. Ed il Novara “brutto anatroccolo” ci regalerà la gioia di una salvezza alla penultima giornata vincendo, ancora all’ultimo minuto e su autogol, lo scontro diretto con la Pro Vercelli…

Massimo Barbero

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