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martedì 04 novembre 2014 - 14:26
5 giugno 2005: Novara-Como 0-0

Nella nostra storia recente c’è un altro 0-0 che ci ha fatto esultare… Era domenica 5 giugno 2005 e festeggiavamo una salvezza nei play out incredibilmente sofferta. Al termine di una stagione molto simile a quella  passata. Fatta eccezione per il lieto fine, purtroppo.
 

Il campionato 2004-05 era cominciato con ben altre prospettive. Avevamo una rosa competitiva e con diverse alternative di qualità. Alla squadra che nella stagione precedente si era salvata matematicamente solo all’ultima giornata (dopo un brutto finale pieno di infortuni e polemiche) avevamo aggiunto, tanto per fare un nome, un certo Raffaele Rubino, di ritorno da Torino. Il problema però era che “Raffa”, per sua stessa ammissione, non aveva accettato di buon grado il declassamento. E quando a gennaio ha finalmente ottenuto di essere ceduto (dopo una valanga di gol decisivi segnati a fine autunno) molti ex “cuori azzurri” hanno invocato lo stesso destino. E così sono partiti, di colpo, per le felicità delle casse sociali, anche Polenghi, Cioffi, Carlet ed il mai utilizzato Serao. Elementi non sostituiti in maniera adeguata. Fatta eccezione per l’innesto dell’oggetto misterioso Martinetti, il “brutto anatroccolo” (arrivato per un malinteso al telefono) che nessuno voleva.

Un Osvaldo Jaconi che avuto un pessimo impatto con la realtà novarese ha fatto il resto: spogliatoio spaccato, tantissimi infortuni (alcuni gravissimi, ad esempio per Brizzi e Ciuffetelli), inspiegabile ostracismo all’unico talento giunto nell’assurdo mercato di gennaio, lo sconosciuto Daniele Martinetti.
 

Un mese prima dei play out, ad inizio maggio, in pochi avrebbero creduto nel lieto fine di questa storia. Malgrado uno strepitoso Franzese il Novara era stato preso a pallonate dal Como al “Sinigaglia”. E sette giorni più tardi si era arreso senza lottare al “Piola” di fronte ad una Sangiovannese già tranquilla. E con un Martinetti incredibilmente in panchina per tutti i 90 minuti in una sfida che poteva significare salvezza diretta.

Un kappao che aveva indotto Resta a fare finalmente la cosa giusta, anche su imbeccata della voce popolare del muro di “Forzanovara”. Via Jaconi, ormai ai ferri corti con quasi tutta la squadra. E riecco al timone Sergio Borgo alla faccia dei “signorsi” che circondavano il Presidente in tribuna d’onore e che gli avevano suggerito a gennaio di fare il contrario, per riappropriarsi della fetta di gloria perduta.

La salvezza di Como rappresenta uno dei capolavori più belli del “Sergione”. In pochi giorni è riuscito a ridare fiducia a squadra ed ambiente. A rimettere assieme i cocci di una stagione piena di errori per restituirci un Novara almeno competitivo malgrado non ci fossero più Rubino, Polenghi, Cioffi, Carlet e Serao (ceduti) oltre a Brizzi e Ciuffetelli (infortunati). Se ci fosse stato un personaggio dal carisma del “Sergione” all’interno della società azzurra anche la scorsa primavera ora non saremmo di nuovo in Lega Pro.
 

Ma sarebbe ingiusto non riconoscere i meriti del tecnico che ha guidato la squadra in quei drammatici play out: il grande “Jack” Gattuso, già alla guida della “Berretti”, che contro il “suo” Como quasi 10 anni fa aveva già esibito quelle doti di saggezza tattica ed umana che gli hanno permesso di ottenere risultati eccellenti con il nostro settore giovanile.
 

Borgo e Gattuso hanno ripreso in mano la squadra nel pomeriggio di martedì 10 maggio, a play out ormai matematici. In poche settimane hanno rimesso assieme una truppa unita e combattiva. Ricordo le parole del Direttore dopo il primo allenamento: “Martinetti è davvero forte… E quel Caccavale è un po’ strano. L’ho visto fare una partita straordinaria a La Spezia. Ma ha delle pause inspiegabili. E quando abbozzo i miei discorsi nello spogliatoio mi guarda un po’ stranito…”.
 

Il successo per 2-1 a Pistoia non porta benefici in classifica. Ma è un risultato che trasmette ottimismo ad un ambiente depresso. Un po’ come il 2-1 di Sesto San Giovanni alla vigilia dei play out di Fiorenzuola. Nel ritorno, nel girone reso dispari dal reinserimento del Como., abbiamo fatto 18 punti in 18 partite… una miseria…
 

Il sabato mattina alla vigilia della partita di Como mi fermo nel piazzale dello stadio e trovo, con mirabile sorpresa, dei ragazzi di nuovo uniti, motivati, convinti di potercela fare. L’esatto contrario di quello che ho scorto a Novarello lo scorso giugno, nella domenica del “dopo Bari”. Le parole di Liendo (persona estremamente intelligente) rappresentano la testimonianza più fedele di quello che sta succedendo nello spogliatoio: “Ci voglio essere, devo recuperare almeno per la partita di ritorno. Probabilmente non andrò in campo, ma posso essere utile lo stesso, anche negli allenamenti. E’ stata una stagione terribile. Mi spiace per mister Venturini che aveva grande fiducia in me. Non posso dire altrettanto di Jaconi… Ma ora ce la possiamo fare, ce la dobbiamo fare…”.
 

Sento questi play out in maniera fortissima. Somatizzo in maniera incredibile le stagioni più tribolate del Novara (è accaduto anche la scorsa primavera). Le sofferenze calcistiche diventano malessere personale. Non riesco ad accettare l’ipotesi di dover tornare in C2 dopo sole due stagioni, di vedere gettato alle ortiche così il trionfo della stagione culminata con i play off con il Sudtirol. Eppoi voglio troppo bene al Sergione… la sua (ennesima) vittoria sarebbe un po’ anche la vittoria di chi come me lo ha sempre difeso…

Quel sabato mattina, a poche ore dal match d’andata, rappresenta un  raggio di sole rigenerante per il mio umore. Che diventa sereno completo 24 ore dopo quando espugniamo Como con il memorabile rigore di Palombo a tempo scaduto. Ricordo bene quella radiocronaca tra mille affanni e la compagnia di Jacopo Foradini, in macchina ed allo stadio. E’ quasi fatta.

E’ quasi fatta, ma non è ancora fatta. E non farcela dopo il 2-1 di Como sarebbe un dispiacere insopportabile. I play out, ancor più dei play off, hanno un meccanismo psicologico perverso e crudele. Chi si sente ormai nel baratro può liberare finalmente tutte le proprie energie mentali e compiere rimonte (o frammenti di rimonte) incredibili. Anche il Novara ormai rassegnato dello scorso giugno ha avuto una fiammata improvvisa nella gara di ritorno. Adesso è il Como a non avere più nulla da perdere. Mammano che ci si avvicina alla domenica del ritorno la tensione sale. Vado a seguire l’allenamento del giovedì (era il 2 giugno) e le impressioni positive trovano ulteriore conferma da quel che si vede sul campo. Anche chi non ha giocato e non gioca da un po’ (Dosi ad esempio) appare carico e motivato. C’è persino abbondanza per Gattuso, almeno dalla cintola in su. Dietro no perché non c’è nemmeno Caccavale. Borgo ha fiutato qualcosa che non andava alla vigilia della gara d’andata e l’ha spedito in tribuna. L’indomani si è ripresentato con il suo procuratore a protestare e Borgo l’ha rimandato a casa. Un gruppo si (ri)costruisce anche così.
 

Il sabato pomeriggio torno al “Piola” per ritirare l’accredito ed attingere un po’ di notizie per il pezzo di presentazione su “Tutto sport” (allora non c’erano le conferenze stampa) che devo scrivere in sostituzione di Guido Ferraro. Adesso sono tesissimo e chi mi conosce lo comprende bene. 

Ar
riva il momento della partita. Mi siedo al “Piola”, ovviamente con microfono in mano, accanto al tifosissimo Angelo Negrini e all’avvocato Antoniazzi per cui lavoravo in settimana nel tempo libero… da partite. Gattuso conferma l’undici che ha sbancato il “Sinigaglia”. Davanti a Franzese partono Morganti, Lamma, Lorenzini e Colombini. Paolino darà tutto per un’ora, poi verrà avvicendato da Cusaro, come all’andata. La coppia centrale è davvero inedita. Lamma non era sceso in campo nemmeno una volta prima dell’avvento di Borgo che l’aveva convinto… con parole sue… a dimenticare acciacchi di sorta per dare il finalmente il contributo alla causa. Al suo fianco gioca Lorenzini che è già il jolly che dà garanzie un po’ ovunque. Anche il centrocampo a 4 è particolare. Sulla sinistra agisce Cantone, il “Fabio Grosso” (ricordate la sgroppata allo scadere contro l’Australia?) della gara d’andata. Sulla destra c’è Simonluca Agazzone adattato a fare l’esterno. La coppia di interni Monza-Braiati invece è collaudata, per Aldo si tratta della sua ultima maglia azzurra dopo tre anni positivi. Davanti gioca il duo Martinetti-Pinamonte, una coppia complementare che Jaconi non ha praticamente mai impiegato assieme.

Il Como dovrebbe fare due gol per ribaltare la situazione. Se ne dovesse segnare uno… sarebbero dolori… perché verremmo presi da una paura tremenda… I lariani fanno la partita, noi restiamo chiusi, concedendo pochissimo. Nel finale di primo tempo arriva il sussulto che tutti attendiamo. Lamma parte, palla al piede, dalla propria area di rigore, affetta il campo con una cavalcata entusiasmante alla Beckenbauer e serve il liberissimo Martinetti che si fa rimpallare la conclusione da Gori. “Martinettiiii Martinettiiii Nooooooo!!!”” urlo in radio, in preda allo sconforto. Si va al riposo sullo 0-0. Bisogna resistere per altri 45 minuti ed è fatta. Nell’intervallo scambio qualche parola con il collega della radio di Como e ne ammiro la serena compostezza. L’ho sentito raccontare il gol promozione della finale play off con il Livorno all’ultimo minuto dei supplementari con la stessa calma che esibisce adesso, ad un passo dall’abisso.

N
ella ripresa il copione non cambia. Il Como attacca, il Novara non rischia nulla. Esce Cantone ed entra Puccinelli, reduce da una squalifica rimediata per un inopinato “rosso” con la Sangiovannese. L’esperienza di Luca serve moltissimo in questo frangente. Poco dopo ecco in campo Cusaro, come da copione. Boldini ha un parco giocatori non disprezzabile. Ci sono Santacroce e Parolo, presto nel giro della Nazionale. L’attacco però non è formidabile e quel Fummo che ci ha fatto 2 gol in campionato è solo una meteora. La compagine ospite molla gli ormeggi solo nel quarto d’ora finale quando si getta in avanti senza ritegno. C’è lavoro anche per Franzese che deve compiere almeno un paio di interventi. Per contro noi sprechiamo dei contropiedi incredibili. C’è tanto nervosismo in campo. Cusaro e Russo litigano per una rimessa laterale e vengono espulsi entrambi. In pieno recupero Pedotti perde la testa e stronca Braiati con un fallo da dietro che gli costa il rosso diretto. 
 

Il finale è radiofonicamente grottesco… Sull’ultima rimessa di Franzese mi preparo l’urlo di liberazione che trattengo nella gola da mesi… Conto i secondi in diretta… e quando l’arbitro fischia vengo preceduto da un passante di Como (nell’era post Preziosi c’era tanta gente strana in tribuna) che urla “merdaaaaaaa” (o “vaffanculooooo”???) al microfono e si allontana soddisfatto, malgrado la retrocessione. E’ una scena surreale. Vorrei inseguirlo, ma non posso… E nessuno di coloro che sono accanto a me si accorge di nulla… perché sono tutti impegnati ad esultare, a fare festa. Riesco solo a mimare un serie C (e forse a fargli un gesto poco educato) sotto lo sguardo imbarazzato di un poliziotto. 

La curva invoca a lungo Sergio Borgo, il grande eroe di questa salvezza. Dall’altra parte “Jack” Gattuso, da signore vero, va a consolare i suoi ex tifosi. Di lì a poco sarà il nuovo allenatore del Como costretto a ripartire dalla serie D. Negli spogliatoi Resta gela i facili entusiasmi rivelando che per il futuro non ci sono certezze. Borgo verrà incredibilmente messo ancora da parte nell’estate di Vatta, Cabrini e dei troppi equivoci…. 

Da tempo ho deciso e comunicato che quella sarebbe stata la mia ultima domenica a “Tribuna”. Ma è una lunghissima domenica perché Cortese mi saluta molto presto: “Non c’è stata partita. Scrivi tutto tu… tanto non c’è niente da dire”. Sarà, ma per me, invece, è l’ultimo capitolo di un piccolo capolavoro sportivo costruito a partire dal pomeriggio dell’avvento di Borgo e Gattuso. Si può essere felici anche dopo uno 0-0 casalingo… Ed esattamente 6 anni più tardi… impazziremo di gioia per un 2-2 interno riacciuffato verso le 11 di sera, quando ormai nessuno ci sperava più…

Massimo Barbero

 

 

 

 

 

 

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