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domenica 02 novembre 2014 - 10:07
a firma di Massimo Barbero

Tutto è bene quel che finisce bene ed il nostro 3-1 di Meda, nella giornata dei pareggi delle grandi (aspettando Como e Monza) rappresenta una bella boccata d’ossigeno. Se però vogliamo andare al di là del mero risultato finale… la prestazione di ieri non è stata poi molto diversa da quella, tanto criticata, di Busto Arsizio a settembre. Allora, pur giocando in maniera confusa, nella ripresa avevamo sbagliato l’impossibile sottoporta. Stavolta siamo riusciti a sbloccarla con un tiro di Pesce, insidioso, ma non irresistibile. Il Renate, più solido ed organizzato dei “tigrotti”, non ha dalla sua un Baclet, ovvero un uomo (tra troppe pause) comunque capace di estrarre dei colpi in grado di cambiare il volto di una partita.
Ha ragione chi scrive che mai come ieri ci siamo resi davvero conto di essere ripiombati in serie C. Al momento di imboccare la superstrada per Meda mi è tornato di colpo in mente quel periodo (gennaio-maggio 2012) quando per noi andare a San Siro era diventata una piacevole abitudine. Ricordo, più di vent’anni fa, la contestazione di uno storico capo tifoso dell’hockey che, catapultato ad Ospitaletto, urlava: “Due settimane fa abbiamo perso a Fiorenzuola dove hanno solo la tribunetta e qualche gradino di fronte. Qui è un po’ più grande, ma abbiamo perso lo stesso…”. In realtà in campo si va 11 contro 11 e le strutture contano poco se non si affronta con la giusta umiltà una squadra che è figlia di una società seria ed organizzata quale è il Renate. Per questo una bella fetta di questo successo è dei supporters azzurri che sono calati a Meda senza presunzioni di sorta ed hanno fatto un tifo infernale, anche nei momenti meno brillanti della gara. Abbiamo giocato in casa… ed il gesto mimato da Spampatti dopo il gol “non vi sento…” è figlio dell’invidia di un attaccante che sa di non poter avere, per ora, la spinta di un pubblico del genere. Verrebbe da chiedersi se abbia senso investire in squadre come il Renate (o il Sassuolo e per adesso il Giana Erminio…) che non hanno nemmeno uno stadio “di casa”, ma questo discorso ci porterebbe davvero troppo lontano…
Il match di ieri non è semplice da analizzare. Dopo qualche fiammata iniziale del Renate il Novara sembrava avere la gara in cassaforte già dopo un quarto d’ora. Il gol di Corazza era l’emblema di una superiorità imbarazzante dei nostri attaccanti rispetto ai difensori di casa. Da applausi l’azione (costruita per intero dai nostri giovani) che al quarto d’ora ha costretto Cincilla ad un intervento non semplice sulla conclusione di Schiavi. Ed invece… come a Busto… abbiamo incassato il gol del pareggio quando eravamo padroni del match. Il “liscio” di Freddi è stato l’anticamera di una serie di errori culminati nella “papera” di Tozzo (la prima stagionale) sulla conclusione di Spampatti. Se andiamo a rivedere il film delle nostre gare in trasferta abbiamo preso troppi gol del genere (vedi in particolare Busto e Sassari). Senza scomodare il Novara di Tesser o quello di Frosio… non ricordo una formazione di vertice in Lega Pro… (ripensate al Cesena di Bisoli, allo Spezia di Soda o allo stesso Grosseto, aiutatissimo, di Cuccureddu) vittima di così tanti errori della propria retroguardia. I campionati si vincono partendo dalla solidità della difesa. Su questa si costruiscono le affermazioni “pesanti” grazie alle giocate dei bomber che fanno la differenza. E’ inammissibile passare subito in vantaggio fuori casa e buttare via tutto, non per una prodezza avversaria, ma per una dormita nostra. E badate bene… qui non si tratta di reti incassate per un atteggiamento “avanti tutta” alla Zeman (o alla Maspero), tutt’altro. I gol presi sono quasi sempre il frutto di clamorosi errori individuali.
Il pareggio del Renate ha tolto tranquillità alla squadra e spavalderia ai nostri giovani che erano partiti benissimo. Schiavi è apparso condizionato dalle due occasioni non concretizzate (non direi fallite) e Dickmann un po’ frenato dal cartellino. Si è confermato invece su livelli elevati Bianchi che ha pressato alto gli avversari per tutta la gara, rubando un’infinità di palloni.
Si vedeva che eravamo superiori ai pur ben organizzati nerazzurri, ma la nostra supremazia cozzava contro una serie di imprecisioni che limitavano la nostra manovra. Gavazzi è stato molto ingenuo in occasione del secondo cartellino giallo. Era appena stato ammonito ed è incappato in un fallo pericoloso ed inutile in una zona del campo ininfluente.
La superiorità numerica non si è vista nel quarto d’ora iniziale della ripresa anche perché Pietropaolo, condizionato dalle strumentali proteste dei brianzoli, nel dubbio fischiava sempre contro di noi. Ci stavano innervosendo perché non riuscivamo a combinare molto. Servivano esperienza e qualità e Toscano (Napoli) ha fatto le scelte giuste inserendo Garofalo e Gonzalez, due elementi già in predicato di partire titolari, in grado di fare la differenza.
La partita l’ha vinta Simone Pesce, ovvero uno degli azzurri meno brillanti sino al quarto d’ora della ripresa. Ha ritrovato il gol con una conclusione dal limite ed ha fornito a Pablo il pallone della tranquillità. In un pomeriggio in cui avevano in campo una squadra nuovissima e tanti ragazzi del vivaio sono risultati determinanti, alla fine, due elementi della “vecchia guardia”.
Il 3-5-2 di Toscano (anche se ieri sull’1-1 siamo tornati per un po’ al 3-4-3) ci ha fruttato 3 vittorie ed 1 pareggio larghissimo (per le occasioni sciupate) contro il Bassano. La differenza, rispetto al primo mese di campionato, non l’ha fatta tanto il modulo (comunque efficace) quanto l’intraprendenza e la spavalderia con cui i nuovi innesti (dal vivaio) hanno interpretato il nuovo schieramento tattico. Se rientreranno giocatori di maggiore esperienza in mezzo al campo potremo progredire in termini di qualità e maturità. Ma non dovremo mai perdere il piglio sbarazzino con cui gli elementi meno conosciuti della rosa hanno affrontato queste partite. I benefici si vedono soprattutto davanti dove Evacuo è efficacissimo se può contare su un compagno di reparto più a vicino a lui di quanto non si vedesse nell’attacco a tre. Felice non è solo l’uomo gol che eravamo abituati a conoscere leggendo i tabellini delle altre gare. E’ determinante nel mandare in gol i compagni di reparto e Corazza ed Evacuo (e spero presto anche Gustavo e Manconi) ne sanno qualcosa.
Ed ora pensiamo al Como, al primo vero big match stagionale. Dal confronto con la squadra di Colella capiremo qualcosa in più circa il nostro valore. Si gioca di domenica (alle 14.30) al “Piola” contro un avversario di spessore e blasone. Dunque sarà importante avere una bella cornice di pubblico in una sfida che profuma di ben altre categorie… Gli “aficionados” ci sono e ci saranno sempre… Ora aspettiamo anche qualche “deluso” della passata stagione… per uno stadio il più possibile caldo e gremito… Forza Novara sempre! 

Massimo Barbero

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