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martedė 14 ottobre 2014 - 18:45
22 marzo 2009: Venezia-Novara 3-1

Le serie negative sono fatte apposta per essere infrante… Allo stadio di Venezia finora ho conosciuto solo sconfitte, tutte per giunta decisamente amare.
Ma raramente ho passato una domenica da stadio brutta come quella del 22 marzo 2009 che Vi vado a raccontare, per esorcizzare i fantasmi.

Ho scoperto il “Penzo” in un pomeriggio di inizio novembre 2006. Almeno quella fu una battuta d’arresto “dolce”, quasi “annunciata” dalla sorprendente serie positiva cominciata con Sacchetti, dopo tre stop iniziali.
Erano i giorni del passaggio societario alla famiglia De Salvo, ma  il Venezia era obiettivamente più forte. Finì 2-0 con gol in apertura di Collauto dopo assalto iniziale veneto e raddoppio di Moro su rigore. In mezzo una colossale occasione fallita da Espinal, sulla traccia di quelle capitate a Corazza sabato scorso.


Molto più amaro l’1-0 della festa di Ognissanti (quanti Santi devono essere stati evocati dal settore ospite quel giorno!) di un anno più tardi. La rete decisiva giunse quasi a tempo scaduto, a seguito di una carambola su punizione, con Micillo non immune da colpe. Sullo 0-0 era stato misteriosamente annullato un gol al Novara per un fallo che nemmeno i difensori di casa si sarebbero mai sognati di invocare.

Memore di cotanti trascorsi, mi ero preparato per bene per la partita del 22 marzo. Innanzitutto niente Zio Camillo… un parente di mamma che abita in Veneto, dolce, gentile e superappassionato di sport… ma che al seguito del Novara aveva collezionato solo sconfitte (buon ultima quella di Ferrara, con gol decisivo convalidato malgrado un netto fallo di mano).

Poi ero andato il giorno prima in Stazione per acquistare i biglietti per il treno Mestre-Venezia Santa Lucia onde evitare la solita coda in Laguna. Avvicinandosi alla biglietteria, però, ecco il primo presagio negativo. Mi ferma il barista sotto i portici, tifosissimo azzurro, per dirmi: “La gente qui non sopporta più le tue radiocronache. Stanno pensando addirittura ad una raccolta di firme per farti smettere. Sai, mi è sembrato giusto avvertirti…” Ben gentile! 

Un altro segnale non confortante era giunto in settimana dal Casms (si scrive così?) che aveva vietato a sorpresa la trasferta ai tifosi azzurri, mi pare di ricordare per alcuni episodi accaduti durante la sfida con la Pro Patria… Dunque niente novaresi in Laguna… Col senno di poi mi verrebbe da dire… fortunati voi!

Al di là di questo, i pensieri della domenica sono tutti positivi. Il Novara di Notaristefano sembra aver passato la classica crisi invernale. Il bel successo sulla Pro Patria ad un passo dal fallimento (ma fortissima sul campo) ci ha permesso di riagganciare la zona play off. Siamo convinti di fare un solo boccone di un Venezia in cattive acque ed alle prese con i guai societari che lo porteranno alla cancellazione.

Il viaggio scorre sereno fino a Mestre dove troviamo un comodo posto per parcheggiare. L’auto di mio padre (che pochi mesi dopo verrà rubata in quel di Giovinazzo) è gremita perché ci sono anche Alessandro e Manuela ad abbassare sensibilmente l’età media. Alessandro avrà il compito di aggiornare in tempo reale l’amico Mavillo Gheller, ai box per un infortunio ed alle prese con un battesimo o comunione.

Tutto va benissimo fino al calcio d’inizio. E’ una giornata di sole già primaverile. La postazione è comoda e confortevole anche se la vetrata impedisce qualsivoglia effetto sonoro e sembra di raccontare la partita dal divano di casa. Non c’è una linea telefonica ed allora mi collego con il cellulare. La qualità non sarà eccezionale, ma meglio che niente… anche se i supporters da divano avranno da ridire. Sono inizialmente carico come lo ero sempre nelle partite vietate ai tifosi azzurri… in cui sapevo di essere uno dei pochi collegamenti tra la partita e la nostra città, seguito per una volta anche da coloro che non mancano mai e non solo dai criticoni da tastiera. Con me c’è solo l’affascinante Francesca Giusti che assiste in silenzio a partita e racconto.

In campo ci sono tanti protagonisti del nostro doppio salto di categoria: Centurioni, Ludi, Porcari, Evola, Rubino e Bertani dalla nostra parte e Drascek dall’altra. Non può esserci Shala perché il suo trasferimento al Venezia non è stato considerato valido in quanto il giocatore era già reduce da due tesseramenti in quella stessa stagione. Riprenderà a giocare, proprio in maglia azzurra, solo nel settembre successivo contro il Monza. Da noi c’è Legati che dalla scorsa estate è passato al Venezia (ma domenica prossima non ci sarà per squalifica).

La partita pare senza storia. Michele Serena rintana i propri giocatori a ridosso della propria area. Il Venezia ha qualche anziano di nome (vedi Paolino Poggi) ancora volenteroso e tanti giovani promesse che rimarranno tali. Il Novara è superiore, ma fatica ad essere incisivo contro un avversario tutto rintanato all’indietro. E’ un lungo ed improduttivo “torello”. Finalmente alziamo il ritmo nel quarto d’ora finale ed a pochi secondi dall’intervallo un difensore di casa salva sulla linea una girata di Rubino che pareva già destinata in fondo al sacco. “Rubinoooooooooo” l’urlo mi si strozza in gola…

“Ce la faremo?” mi chiede Francesca nell’intervallo che sa bene che dobbiamo puntare a vincere, solo a vincere per non perdere contatto con le altre. Le rispondo con un cauto ottimismo ragionato. Le cose sembrano mettersi bene ad inizio ripresa: è l’8 quando Sinigaglia scarta il portiere Aprea che lo atterra in piena area di rigore. “Aprea dev’essere espulso!!! Deve essere espulso!!!” urlo alla radio, ma Zanichelli non se la sente di infierire: penalty e cartellino giallo per il numero uno di casa. Poco male perché Sinigaglia fa centro dal dischetto e la gara pare davvero in discesa.

Ed invece qui comincia un’altra partita. Il Venezia capisce di non avere più nulla da perdere e si getta in avanti. Il Novara sbanda, quasi sorpreso dalla reazione dell’avversario. C’è una traversa per parte. Per noi la colpisce Bertani con un colpo di testa su angolo dalla sinistra. Ma il pallino ce l’hanno loro. E pareggiano meritatamente attorno alla mezzora, sugli sviluppi di un corner, con una palombella di Cardinali dal limite. Cardinali è uno svincolato, tesserato dopo il mercato di gennaio che se ne andrà poche settimane più tardi, in coincidenza con il terremoto in Abruzzo che colpisce le zone dove abitano i suoi cari.

L’1-1 non serve a nessuno. Tantomeno al Novara che inserisce un Gallo convalescente, all’ultima gara della sua carriera (mi pare) per provare a vincere. Entra anche Matteassi che non trova spazio nell’ambizioso 4-3-3 di Notaristefano che ha perso da tempo il proprio smalto. Ed invece proprio allo scadere è il Venezia a guadagnare una punizione dal limite. La calcia ancora Cardinale, la sfera incoccia sulla barriera e spiazza Micillo che si era buttato sulla traiettoria del tiro. In cabina non sono più solo, adesso c’è qualcuno che urla. Il pubblico di casa comincia a credere in una vittoria che pareva un’utopia solo pochi minuti prima e trascina i suoi verso il contropiede del 3-1 che rende questa sconfitta un’autentica disfatta. 

E’ un kappao che ha conseguenze pesantissime su morale ed ambiente. Con il senno di poi sarebbe bastato portare a casa comodamente il pareggino… per non giocare il successivo Novara-Cesena già in un clima di contestazione. Ma questi sono discorsi che si possono fare solo dopo…

Negli spogliatoi lo sguardo basso di Notaristefano nelle interviste mi fa capire che siamo davvero a fine corsa. Le altre hanno vinto tutte e nessuno immagina che in B alla fine ci salirà il Padova che è ancora alle nostre spalle in classifica.

Il peggio (per me) deve ancora venire. Il tragitto in vaporetto è più amaro del solito perché ci sono alcuni tifosi del Venezia (ubriachissimi) che fanno i bulli (dieci contro uno) con Pippo Porcari che rientra da solo con la tuta azzurra addosso. Non lo toccano, lo insultano di rado, ma è una scena fastidiosissima, che si trascina fino alla Stazione. Pippo è impeccabile perché non si muove nemmeno e non li guarda neanche negli occhi. Si limita ad osservare il cellulare, come se non ci fossero.

Ripartiamo da Mestre sognando soltanto il rientro a casa. Ricevo la solita serie di telefonate. Enea per “Tribuna”, Pdl per il “Corriere” e l’immancabile Danny Faranna che sfoga con me la sua delusione. Anche gli sms di Molina sono meno propositivi del solito. 

Verso le 20.30 siamo appena dopo Verona e qui comincia l’incubo. Inizia una coda incredibile perché l’autostrada diventa ad una sola corsia proprio in prossimità del Lago di Garda. Durante tutto il posticipo Napoli-Milan (un noioso 0-0 con gol annullato ai partenopei) viaggiamo a passo uomo. Rientriamo a casa verso mezzanotte, stanchi, delusi e talmente arrabbiati da non avere nemmeno voglia di fermarci presso un autogrill. Mi addormento a fatica per l’amarezza sportiva. E ripenso a chi avrebbe in mente una raccolta di firme per chiedermi di smettere… e mi vien sinceramente voglia di andare a firmare a mia volta per non passare altre domeniche del genere… Calzerebbe a pennello il titolo di un film di Al Pacino “Quel pomeriggio di un giorno da cani…”.  Ed invece sono solo le ultime tappe di un lungo purgatorio durato (per me) quasi trent’anni… il Paradiso calcistico è dietro l’angolo…

Massimo Barbero



 

 

 

 

 

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