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Mi ricordo quella volta...
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lunedė 08 settembre 2014 - 17:14
23 Dicembre 1998: Alessandria-Novara 0-1

E’ cominciato il mio trentatreesimo campionato al seguito del Novara (non conto le sporadiche apparizioni allo stadio prima di compiere 10 anni). E’ il momento di tirare fuori qualcosa dall’album dei ricordi. “Mi ricordo quella volta…” ogni settimana ripercorrerà un precedente per me speciale, vissuto, da tifoso o da giornalista, comunque con il cuore azzurro che batteva forte.

C’era una volta un calcio diverso, senza anticipi o posticipi. In serie C si giocava la domenica alle 14.30 (o alle 15, o alle 16) punto e basta. I turni infrasettimanali erano un’autentica rarità, quasi sempre coincidenti con giornate festive. 

Verso la fine degli anni novanta la Lega di C (c’era già Macalli…) aveva introdotto la prassi di una giornata di campionato da disputare il 23 dicembre. Un piccolo “incubo” in caso di trasferte discretamente lontane (vedi Prato 1999) perché il rischio di rimanere imbottigliati in autostrade intasatissime (vedi Prato 1999) era molto alto. Nel 1998-99 la sorte ci aveva dato una bella mano, riservandoci per mercoledì 23 dicembre uno dei viaggi più agevoli di un girone che ci avrebbe portato più volte in Toscana: destinazione Alessandria!

Chi mi conosce sa che il 1998-99 (divido gli anni per stagioni calcistiche e non secondo il calendario solare) è stato l’anno più bello della mia vita e non certo per motivi sportivi. Lo è stato perché all’epoca svolgevo il Servizio Civile a Pella, nell’angolo più incantevole della nostra provincia. Un posto dove ho lasciato un pezzo del mio cuore.

Da tempo avevo in testa questo 23 dicembre. A Pella avevo un orario “lavorativo” molto flessibile, ma non volevo correre il rischio di dover rimanere a liberare un tombino all’ora della partenza per Alessandria. Dunque ero stato chiaro con tutti: non me ne frega nulla di licenze, ministeriali, Natale, Capodanno. Voglio semplicemente stare a casa il 23 dicembre!

Una richiesta che non incontrò alcuna obiezione da parte di colleghi e superiori visto che il mio contributo nello svolgere lavori meramente manuali era praticamente nullo e finanche dannoso. Dunque, eccomi tranquillo a casa il 23 dicembre, in attesa di partire per Alessandria.

Arrivo a “Tribuna” all’orario fissato e scopro la prima sorpresa della giornata: per un intoppo improvviso (il giornale sarebbe uscito eccezionalmente al giovedì) saremmo dovuti andare a fare un salto in tipografia dalle parti di Cavaglià. Di per sé non sarebbe un problema… ma, ahinoi, una volta espletata l’inattesa incombenza, sbagliamo ad imboccare il raccordo in Autostrada, allungando il percorso di una mezzoretta buona.

Cortese pigia il piede sull’acceleratore, ma arriviamo al “Moccagatta” non prima delle 14.40 ritirando gli accrediti in una biglietteria ormai deserta. Entriamo e… con grande sorpresa notiamo che la partita non è nemmeno iniziata. Le due squadre sono al centro del campo… in attesa del fischio d’inizio ed (apparentemente) del nostro arrivo. 

Che cosa è successo? Lo scopriamo di lì a poco… Nel riscaldamento si è infortunato il portiere del Novara Bianchessi. Così gli azzurri sono stati costretti a sostituirlo, a distinte già fatte, con Perrone a cui è stato lasciato il tempo per un efficace riscaldamento. Ciò spiega l’insolito ritardo nell’iniziare il match.

Facciamo un passo per inquadrare quell’Alessandria-Novara. Siamo all’inizio del periodo più buio della nostra storia (tre play out consecutivi per evitare la D…) ma ancora non lo sappiamo. In estate è stata costruita una squadra che, sulla carta, dovrebbe farci dimenticare le sofferenze della stagione precedente, ma che sul campo farà persin peggio di quella abilmente traghettata alla salvezza dalle sapienti mani di Vallongo. A settembre il Novara di Tedino gioca bene e vince. Ad ottobre continua a giocare bene, ma pareggia soltanto. A novembre pareggia ancora, ma senza più nemmeno giocare bene. Ad inizio dicembre l’equivoco si risolve del tutto: perdiamo giocando pure male. L’1-1 casalingo con la Pro Vercelli di tre giorni prima era servito a frenare una caduta verticale che pareva inarrestabile. Per contro l’Alessandria è una squadra esperta ed ambiziosa che però non ha ancora smaltito le scorie dell’inattesa retrocessione (dalla C1 alla C2) dell’anno precedente.

Due parole su Roberto Perrone, titolare per caso in quel freddo pomeriggio alessandrino. Perrone è un novarese che sino al 1998 ha giocato ovunque tranne che nella squadra della sua città. E’ un estremo difensore di grande talento, specialmente tra i pali, che alterna giornate eccezionali a pause fatali per quel ruolo. Nel 1992 aveva parato l’impossibile in un Legnano-Novara disputato sul “neutro” di Busto Arsizio. Nell’estate 1998 Gozio e gli altri dirigenti lo riportano a casa, affidandogli la maglia numero 1 della squadra azzurra. Perrone però non ha la piena fiducia di mister Tedino che vorrebbe un estremo difensore dalle caratteristiche diverse per la sua ambiziosa zona. E così dopo gli errori in Coppa ed a La Spezia viene ingaggiato lo svincolato Bianchessi (ex Lumezzane) che diventa il nuovo titolare.

Il destino offre ora a Perrone una chance importante per riscattarsi. Anche perché l’Alessandria parte forte e domina per una mezzora buona. Al 34’ accade l’impensabile. Il Novara passa in vantaggio con un gol spettacolare del suo numero 10 (di fatto una punta) Vincenzo Garofalo che controlla bene, elude l’intervento del difensore Lizzani ed insacca dal limite dell’area.

Nella ripresa l’assalto dei grigi è ancora più veemente. Entra anche Ferdinando Gasparini (ve lo ricordate nel Novara di Zoratti?) a dare manforte ai suoi. Ma gli uomini di Tedino stavolta hanno un Perrone in più. Il portiere di Pernate para tutto. Ma nulla potrebbe al quarto d’ora della ripresa quando si presenta dal dischetto Romairone, vercellese d’adozione, per tirare un sacrosanto calcio di rigore. Il centravanti di casa spiazza l’estremo difensore ospite, ma sbaglia incredibilmente la mira… Si resta sullo 0-1 e Perrone è ancora decisivo con altri interventi spettacolari. Fuori Garofalo e dentro “Paolino” Morganti per una squadra ancora più coperta. Nel finale il Novara esce comunque dal guscio e legittima il successo con alcuni contropiedi non finalizzati di un soffio. I tre punti mancavano dai primi di ottobre, giorno del successo per 2-1 a Biella.

Si va negli spogliatoi per gustarsi la rabbia di patron Amisano che sbotta: “Abbiamo perso con la squadra più scarsa del campionato…”. 

Tutto finito? Macchè! Nella zona interviste si presenta un Perrone scurissimo in volto. I meritati complimenti e le prime domande non servono a rasserenarlo. Cerca un giornalista che gli ha dato un brutto voto in pagella a settembre e che purtroppo non è tra noi. Gli spieghiamo che è in Ospedale perché è stato molto male pochi giorni prima. Lui se ne esce con un frase del tipo “Gli sta bene, sono contento!!!” che fa sbottare di rabbia, per una volta uniti, colleghi novaresi ed alessandrini. In pochi secondi Perrone è riuscito a rovinare anche la sua più bella giornata in azzurro… Qualche anno dopo tornerà al “Moccagatta” per difendere la porta dei grigi in Eccellenza.

Lo spiacevole episodio però non intacca la mia gioia. Non vincevamo ad Alessandria dal 1978… ed il fatto di esserci riusciti con una bella dose di fortuna… ci rende ancora più orgogliosi dell’impresa.

L’indomani sono di nuovo a Pella a ramazzare le strade con comprensibile lentezza. L’euforia per la vittoria ben si sposa con la serenità prenatalizia. Delizio il mio capo Elvio con un coro mutuato da quello degli interisti: “Il Garofalooo ce l’abbiamo noi…”. Il collega obiettore (né tifoso azzurro, né calciofilo) mi segue divertito nell’esercizio canoro. 

Al “Circolo” ci imbattiamo nella solita dietrologia novarese, stavolta trapiantata sul Lago… “Tanto so per certo che non vogliono salire” mi rivela un signore seduto davanti ad un quotidiano… Macchè salire!!! Con quella squadra e quella società fu già un’impresa rimanere in C2… 

Sono passati quasi 16 anni… ne abbiamo viste di cotte e di crude, in ogni categoria… Si torna a giocare di mercoledì ad Alessandria… ed un Garofalo in rosa ce l’abbiamo ancora noi!!!  

Massimo Barbero

 

 

 

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