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lunedė 25 agosto 2014 - 13:34
di Massimo Barbero

La “Gazzetta dello Sport” è storicamente il quotidiano sportivo più venduto in Italia… Vi scrivono giornalisti di livello assoluto, seri e preparati, che hanno maturato esperienze professionali di gran lunga superiori a chi, come il sottoscritto, ha collaborato, seppure in maniera dignitosa, quasi esclusivamente in ambito locale. Lo stesso fatto di riuscire ad anticipare le decisioni altrui è un grosso merito che riconosco ai colleghi di Via Solferino che, per contro, non hanno certamente apprezzato i miei precedenti scritti sulla vicenda Serie B.

L’incipit è doveroso, per rispetto della verità e del lavoro altrui. Ma su queste basi assolutamente solide… poggia, secondo la mia personale intepretazione, un equivoco che ritengo debba essere posto alla luce del sole. 

Da un po’ di anni a questa parte la “Gazzetta della Sport” gioca a pallone con le pronunce dei tribunali della giustizia sportiva che ormai decidono la composizione delle squadre di calcio più della legge del campo. Intendo dire che si scrive dell’argomento (obiettivamente non semplice da trattare) un po’ con il taglio da giornalista sportivo, un po’ con il taglio da avvocato ed un po’ con la presunzione da giudicante. Ne scaturisce un mix non sempre comprensibile all’esterno e soprattutto distante da quella verità oggettiva che i pur meritevoli cronisti di vicende giudiziariosportive vorrebbero perseguire. Anche perché gli spazi forzatamente ridotti di una o anche più pagine di giornale mal si conciliano con la completezza di informazione che la situazione imporrebbe.

Tutti ricorderanno che la Gazzetta dello Sport del 29 luglio ha scritto che il primo ricorso del Novara al Coni era stato presentato fuori termine. Tutti ricorderanno che la Gazzetta dello Sport dal 12 al 17 agosto ci ha sempre ribadito che la squadra da riammettere, in ossequio all’Ordinanza del Coni, fosse proprio il Novara. 


Ad almeno un articolista della rosea (che mi ha scritto sulla posta privata di Facebook pur non figurando tra i miei contatti) non è andato giù il mio articolo su “Forzanovara.net” di giovedì 21 in cui riepilogavo i criteri di ripescaggio/riammissione SEMPRE usati dal 1985-86 in poi.

Ebbene in quella circostanza mi limitavo a giocare a pallone… ed apposta avevo scritto: “Preciso che userò le espressioni ripescaggio/riammissione nell’accezione popolare (nel senso di società ripresa dal campionato inferiore) senza alcun tecnicismo”. semplicemente ricordando agli appassionati che nei 7 casi in cui era successo qualcosa di simile a quello che (purtroppo) è capitato al Siena quest’estate si era sempre andati a riprendere la migliore delle retrocesse in B e mai una non promossa dalla C… Mi pare un criterio (sportivo) inattaccabile…


Vogliamo giocare, invece, a fare gli avvocati? Ed allora giochiamo fino in fondo a fare gli avvocati… anche perché persino tra il “popolino” che legge ci può esserci qualcuno che mastica qualcosa di diritto e le brutte figure sono dietro l’angolo…


Nell’Ordinanza del Coni dell’11 agosto si legge espressamente che: “non ritenendo l’Alta Corte che si verta nella materia di ripescaggio, disciplinato dal C.U. n. 171/A del 27 maggio 2014” ed ancora che: “il successivo C.U. n. 171/A stabilisce criteri e procedure ai soli fini del procedimento di ripescaggio fino a 20 squadre e non anche oltre detto numero”.

Sono parole che pesavano (e pesano) come un macigno sulla testa della Federcalcio al momento di scegliere la ventiduesima squadra di B. Come ha potuto la Figc ignorare questi passaggi fondamentali riproponendo pedissequamente i criteri dello sconfessato C.U. 171/A?

E’ questa la domanda a cui, in termini di diritto, non riesco a darmi, da diversi giorni, una risposta diversa da quella di una Figc meramente sprezzante dell’ordine del Coni.

La spiegazione “ma i criteri sono sempre stati quelli senza che sia mai mossa foglia…” può avere un riscontro (seppur discutibile) in termini di buonsenso, ma non certo nell’ottica di una decisione a rigore di legge.

E la risposta “la Federcalcio non aveva altri criteri su cui basarsi” è contraddetta dalla prassi anche più recente. Prendiamo il caso Lecce-Vicenza quando pure la compagine veneta non aveva patito alcun danno sportivo (a differenza del Novara superato in classifica da un Siena incapace di onorare i propri impegni economici) dall’illecito dei pugliesi perché le due società nel 2010-11 militavano in campionati diversi. La stessa Federcalcio nel pomeriggio del 23 agosto 2012 aveva annunciato sul proprio sito ufficiale: “Il Vicenza ripescato in Serie B, il Lecce riparte dalla Lega Pro”. Allora era stato o non era stato un ripescaggio? Eppure non erano stati applicati i criteri del ripescaggio oggi trasfusi nel C.U. 171/A…

Ed il caso Parma-Torino per l’Europa League dello scorso maggio? Perché dopo il diniego della Licenza Uefa ai ducali per scegliere la squadra da mandare in coppa non stati applicati i criteri di cui al C.U. 171/A (o quelli di asseriti comunicati fotocopia emanati nelle stagioni precedenti) ed invece si è invece provveduto a promuovere il Toro guardando unicamente la classifica? Semplicemente perché le norme non lo prevedevano. Esattamente come l’Ordinanza del Collegio di Garanzia del Coni imponeva adesso di non utilizzare il C.U. 171/A per scegliere la ventiduesima squadra con cui integrare l’organico.

E’ vero che l’organo di Giustizia del Coni ha lasciato la Figc libera di scegliere: “alla stregua dei criteri e principi che la FIGC riterrà di determinare” ma nell’interpretare questo punto non si può sganciare questa frase da quella immediatamente successiva “in applicazione del principio che il Collegio ha affermato” eppoi riportata ancor più chiaramente nella decisione in cui si ordina che il campionato di B venga: “integrato sulla base dei principi sopra indicati”. Quasi sono questi principi secondo l’Alta Corte? Mi pare elementare: che non si tratta di un ripescaggio e dunque non si possono utilizzare i criteri di cui al C.U. 171/A: E’ questo l’unico (ma grosso) paletto che il Coni ha messo davanti alla Figc e che invece la Figc ha colpevolmente o volutamente ignorato.

Dunque, spogliata del C.U. 171/A, alla Figc non sarebbe rimasto altro che integrare l’organico applicando il criterio residuale della classifica sempre utilizzato in casi apparentemente “non regolamentati” come questo. Vedi i precedenti in B da me richiamati giovedì scorso, vedi il caso Parma-Torino del 2014, vedi il caso Lecce-Vicenza del 2012. Conoscete un parametro più oggettivo (e sportivamente credibile) di quello della classifica dello scorso campionato? Anche perché a ricorrere al Coni era stato il Novara e solo il Novara e ben difficilmente altre società avrebbero avuto titoli per impugnare l’eventuale integrazione d’organico degli azzurri fatta dal Consiglio Federale ai sensi della decisione del Collegio della Garanzia sollecitata dal solo Novara.


Scrive la Gazzetta di domenica in merito ai ripescaggi in B del 2008 e 2010: “il Cesena e il Verona non contestarono i criteri, ma il fatto che entrambe le ripescate sarebbero state non in linea con i parametri finanziari”. E come avrebbero potuto contestare i criteri? Sarebbe stato certamente un punto a loro svantaggio perché sul campo il Cesena nel 2007-08 aveva raccolto 4 punti in meno dell’Avellino poi riportato in B ed il Verona 2009-10 militava in Lega Pro….

Concordo con la Gazzetta dello Sport, invece, su un passaggio di fondamentale importanza: “Le regole andranno riscritte”. E se le regole verranno riscritte per merito dell’iniziativa del Novara Calcio e dell’avvocato Di Cintio… questo sarà comunque un punto a favore della società azzurra, certamente più matura e responsabile di un mondo che, invece, rifiuta di crescere perché gli manca il semplice coraggio di ammettere i propri errori. 

Massimo Barbero

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