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domenica 22 giugno 2014 - 10:28
consueto appuntamento a cura di Massimo Barbero

Lo so, siamo in ritardo. Ma era inevitabile fosse così. Siamo stati virtualmente “condannati” alla Lega Pro soltanto da due settimane (lo 0-2 interno del 6 giugno ha rappresentato lo spartiacque quasi definitivo) e dovremo misurarci con società che sanno di essere iscritte a questo campionato almeno da febbraio o marzo (visto il  blocco delle retrocessioni).

Sinceramente però preferisco una decisione ponderata e difesa da difficoltà di ogni genere che non scelte istintive come quelle maturate nella notte che ha fatto seguito alla sconfitta nell’andata dei play out. Non possiamo permetterci di “cannare” un altro direttore sportivo. Dal suo nome deve partire la rinascita, una svolta epocale rispetto ad una stagione in cui il potenziale tecnico ha reso in maniera incredibilmente distante dal proprio valore (costo) economico.

L’ottimo “Depa” ha ricordato le date “salienti” che hanno anticipato l’annata epocale del nostro ritorno in B (anche l’impresa serie A è stata quasi la logica conseguenza di un lavoro tanto ben fatto). Sensibile si è insediato ufficialmente a Novarello nei primi giorni di maggio (la sua nomina però era effettiva già da qualche settimana ed è stata annunciata quando il verdetto del campo è diventato matematico) ma l’arrivo di Tesser è stato perfezionato soltanto il 10 giugno. In quel mese abbondante a lungo era parso che il prescelto per la panchina azzurra fosse l’emergente Madonna, al timone dell’Albinoleffe. Per fortuna (visti i risultati) le cose sono andate diversamente ed è arrivato il “Komandante”. Non vince chi sceglie prima, ma chi sceglie meglio. La scorsa estate di questi tempi avevamo già quasi tutti i tasselli al loro posto. Siamo partiti per il ritiro con la rosa già fatta (a fine agosto sono arrivati solo giocatori poi impiegati solo saltuariamente quali Josipovic, Genevier, Martinez, Tomasig e Iemmello) ed un’identità tattica come non ci capitava da tempo… avete visto come è andata... Dunque non è importante che ci siano novità a pioggia prima della fine dì giugno. La cosa che conta davvero è che dietro le quinte patron De Salvo stia lavorando con la stessa determinazione mostrata nell’intervista rilasciata a poche ore dalla gara di Varese. C’è molto da cambiare, dentro e fuori dal campo e bisogna farlo sbagliando il meno possibile.

Sensibile ha costruito la squadra del doppio salto innanzitutto scegliendo nella maniera migliore gli uomini (ancor prima che i giocatori) da confermare. Lo ricordo presenza fissa a Novarello nei giorni del suo insediamento. Seguiva tutti gli ultimi allenamenti di una stagione ormai compromessa, annusava ogni particolare dell’ambiente e soprattutto di una squadra che si era sciolta nel ritorno dopo un buon girone d’andata, lavorava incessantemente per ridare fiducia ad una piazza disillusa.

In quelle settimane ha preso scelte dolorose come la rinuncia a tre bandiere azzurre (Brizzi, Morganti e Lorenzini) che avrebbero meritato quanto e più degli altri di vestire la maglia del Novara con il loro nome appiccicato addosso. Ha ceduto elementi che avevano ancora “appeal” per la categoria quali Sinigaglia, Matteassi, Maggiolini e lo stesso Brichetto.

E’ ripartito da un’ossatura già solida con uno zoccolo duro di elementi di sicuro affidamento quali Gheller-Centurioni-Ludi-Tombesi in difesa, Porcari-Evola in mezzo al campo, Bertani-Rubino in avanti. E così sono bastati l’allenatore giusto, un paio di innesti di lusso per la prima divisione (Motta e Rigoni che comunque già militavano nella categoria), un centrale difensivo sconosciuto ai più (Lisuzzo) ed un paio di scommesse vinte (Ujkani e Gonzalez) per sbaragliare la concorrenza. Non tutte le scelte sono state azzeccate:  Juliano non era l’elemento adatto per far fare il salto di qualità al nostro centrocampo, Ledesma era più bello da vedere che utile, Ventola non si sarebbe rivelato determinante nemmeno in C, le tante giovani promesse arrivate (Cossentino, Bigeschi, gli sfortunati Morandi e Zagari) per una ragione o per l’altra non hanno mai sfondato. Ma partendo da una base siffatta potevamo permetterci persino qualche errorino. Tanto il tempo di qualche aggiustamento in corsa c’era: come l’innesto di Shala che ha disputato un girone d’andata in C di altissimo livello. O gli arrivi a gennaio di Gemiti e Drascek, importantissimi anche in proiezione serie B.

Stavolta il quadro è decisamente meno confortante. La stagione appena conclusa ci direbbe che c’è davvero poco da salvare, almeno a livello di prima squadra. Il nuovo direttore sportivo dovrà comprendere in pochissimo tempo se qualcuno dei “senatori” ha l’umiltà di riproporsi in serie C con l’agonismo ed il temperamento che impone una categoria che non perdona nulla. Dovrà tagliare le teste in esubero che rappresentano una zavorra importante nei progetti futuri del Novara Calcio. Mentre quasi tutte le altre possono pensare alla campagna acquisti, per noi la priorità è data dalle cessioni. E’ impensabile immaginare di affrontare una stagione di Lega Pro con ancora sul groppone contratti operosissimi di gente che non fa più la differenza sul campo. Tutto questo il direttore sportivo in divenire lo dovrà fare in simbiosi con l’allenatore da scegliere che dovrà sposare tutte le scelte, nel bene o nel male, senza rimpianti o alibi precostituiti di sorta. 

Per contro, nel contempo, bisognerà lavorare per non disperdere l’innegabile patrimonio che ci deriva dal settore giovanile. Rispetto a cinque anni fa non abbiamo bisogno di andare a cercare troppi “Primavera” altrove perché la nostra “Primavera” ha reso alla pari di quella di Milan o Juventus, tanto per fare due esempi.

L’ottimismo mi porta a sognare un Novara subito pronto a tornare in serie B. La ragione mi induce, invece, a ritenere che sarà difficilissimo essere competitivi (per il primo posto) sin da settembre. L’esempio del Lecce è illuminante. I salentini il doppio salto all’indietro l’hanno fatto per ragioni che nulla avevano a che vedere con il rendimento della squadra di Cosmi che aveva conteso la salvezza al Genoa di Palacio fino all’ultima giornata. Due anni dopo sono ancora in Lega Pro dopo l’amarezza di altrettante finali perse. Perché in qualsiasi categoria vincere è tremendamente difficile.

Ci sono due strade possibili da percorrere adesso e solo patron De Salvo può comprendere quella che è davvero proficua e realizzabile. La prima, quella che tutti vorremmo, vede un Novara proiettato a fare tutti gli sforzi possibili per cercare di risalire in B in non più di due stagioni (programmare il salto in un solo campionato sarebbe un azzardo difficile e pericoloso). L’altra, meno ambiziosa, impone di ripartire con una base di giovani. Per poi tornare a pensare in grande tra due-tre stagioni quando sarà finito l’effetto deleterio dei troppi pluriennali e ci sarà di nuovo una base tecnica ed umana utile per ripartire. L’importante è la chiarezza. All’interno ed all’esterno della società azzurra. Quella che troppo spesso è mancata negli anni successivi alla sbornia della promozione in serie A… Forza Novara sempre!!!


Massimo Barbero

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