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Massimo De Salvo riprovaci!
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lunedì 16 giugno 2014 - 07:52
di Massimo Barbero

Chi scrive ha la pessima abitudine di non cambiare facilmente idea. Continuo a ritenere Massimo De Salvo il miglior presidente (e proprietario) attualmente possibile per il Novara Calcio.

E dunque perché siamo retrocessi? Dov’è finita la “società modello” esaltata anche da Gramellini sulla prima pagina de “La Stampa” persino prima della promozione in A?

Per cercare di capirlo voglio partire da un pezzo che avevo scritto nell’estate 2011, ancora ebbro di gioia per il doppio salto di categoria. In quel luglio di euforia collettiva avevo provato ad analizzare razionalmente qual era stata la svolta che aveva finalmente trasformato il Novara Calcio, al di là dei capitali investiti dalla proprietà subentrata a Resta nell’autunno 2006.

Ed invece basta rileggere la storia del recente del Novara Calcio per trovare la soluzione ad un’equazione che è meno complicata di quanto si possa pensare. Al di là delle simpatie di ciascuno, prima del 2001 il Novara non aveva mai avuto (da tempo immemorabile) un Sergio Borgo, nel senso di un direttore sportivo/generale che avesse pieni poteri per costruire la squadra, per impostare un discorso tecnico nel corso degli anni, a prescindere dalle alterne fortune del momento.
Non lo erano stati Morselli e Bacchin, figure apprezzate per la loro serietà, ma provenienti da altri ambiti specifici (Bacchin, ad esempio si è sempre sentito soprattutto allenatore). Non lo poteva essere Abbate che ha lavorato troppo poco (appena 6 mesi) per essere giudicato. 
Le squadre erano il frutto di compromessi tra i suggerimenti dei vari dirigenti e la volontà dell’allenatore di turno (ricordate il Novara/Pordenone di Fedele o il Novara/Olbia di Colomba?). Un vero e proprio referente unico mancava dall’era Tarantola, proprietario, ma anche responsabile tecnico. A fine stagione era difficile capire chi e cosa non avesse funzionato. Spesso venivano scaricati giocatori che altrove avrebbero reso tantissimo. Con il risultato di disperdere ingenti capitali conferiti, scoraggiare soci, disamorare il pubblico, allontanare possibili nuovi sponsor e/o finanziatori.
Borgo, invece, ha potuto finalmente impostare un discorso tecnico (ed umano) in piena autonomia. Il suo programma ha retto alla delusione dell’eliminazione con la Pro Patria ed agli umori balzani di Di Chiara e dei Mastagni nella folle estate 2002. Non a caso, pochi mesi dopo, anche la Banca Popolare di Novara aveva scelto di affiancare un’avventura che non era più il frutto di scelte istintive e passeggere (con conseguente spreco di capitali e credibilità) ma di un percorso mirato, non per forza vincente, ma comunque razionale.
Il Novara non era più il brutto anatroccolo che buttava i soldi dalla finestra e faticava a tenere il passo dell’Ospitaletto o del Crevalcore emergente. Era tornata ad essere la squadra di riferimento nel panorama del Piemonte extra Torino.
Abbiamo rischiato di sprofondare nuovamente nel 2005 quando la società è ricaduta negli antichi vizi, almeno per qualche mese: Borgo allontanato per ben due volte per lasciar spazio ad operatori di mercato e referenti improvvisati, dirigenti che volevano dire la loro nella campagna acquisti: “prendiamo quello perché è il nipote di un mio amico, al figlio di quell’altro non si può dir di no”. Per fortuna Resta è tornato in tempo sui propri passi, richiamando Borgo ed il peggio è stato scongiurato.
Era un Novara dalle potenzialità economiche ancora oscillanti. Gli entusiasmi dei dirigenti duravano qualche mese poi: “Mollo tutto, la città è fredda non ha senso restare…”. Presunti finanziatori esterni (cordate?) si materializzavano con la stessa rapidità con cui si volatilizzavano al momento dei primi esborsi…

Resta, però, già nel 2006 aveva varato un serio programma di austerity: un budget fisso per impostare un discorso tecnico negli anni, sfruttando le qualità di un Borgo abilissimo nello scovare i Ludi dimenticati per l’Italia.

Alle porte, invece, c’era la rivoluzione De Salvo. Vien da ritenere che l’attuale proprietà ben difficilmente avrebbe scelto di investire nel Novara confuso e sprecone che navigava sul fondo della C2 di qualche anno prima. Ma che sia invece stata attratta da una società ad un passo dal grande calcio, con i conti a posto e senza la zavorra di una gestione immediata troppo onerosa.

Massimo De Salvo si è calato in questa realtà con straordinaria intelligenza. Aveva il peso ed il carisma per mettersi a giocare a fare il presidente, scegliendo quello o quell’altro giocatore. Invece ha sempre dato carta bianca al direttore di turno, evitando l’errore più classico del Novara anni ‘80-‘90. Poi ha dato, sin da subito, quel senso di stabilità che prima era sempre mancato. Gli investimenti nelle strutture (Novarello in primis) erano il segnale più tangibile che la sua avventura non sarebbe durata il tempo di un raggio di sole. Ci siamo finalmente liberati da quella “sindrome da abbandono” di cui soffrivamo almeno dall’estate 1996, quella dell’addio di Armani.

Per tutto quanto ho scritto finora, guardando al futuro, l’apporto di Pederzoli (e del suo staff) sarà determinante, nel bene o nel male. Il Novara ha bisogno di un direttore sportivo stabile nel corso degli anni. Un po’ come lo è Sartori per il Chievo. Perché certi progetti di crescita possono essere coltivati solo lavorando con continuità
." 

Purtroppo da allora è successo l’esatto contrario di quello che avevo auspicato. La brutta esperienza Pederzoli ha evidentemente convinto la proprietà che sarebbe stato pericoloso mettersi totalmente nelle mani di un altro direttore sportivo.  E’ cominciato un walzer di ds passeggeri, più o meno giovani. E così il Novara ha ripreso a fare squadre che sono il compromesso tra la volontà di diverse persone con risultati mediocri.

Avete visto che triste scaricabarile è cominciato dopo lo 0-2 interno nei play out? Aglietti ha dato la colpa alla campagna acquisti, Larini ha detto che lui non ha fatto mercato. E con chi ce la prendiamo? Con Giaretta che è andato via a giugno? Con Cattani che è arrivato a luglio e si è dimesso a novembre? O con Faccioli che, fino a prova contraria, avrebbe un ruolo ben distante da quello di referente tecnico? Lo stesso Calori potrebbe facilmente sostenere che a Novara in fondo è rimasto solo due mesi e mezzo…

Riuscireste ad immaginare un Borgo o un Sensibile capaci di “scaricare” responsabilità dopo un kappao? Io onestamente no. Ricordo bene “Sergione” ringraziare pubblicamente la squadra dopo la sconfitta con la Spal che segnava la fine di un era. Ed altrettanto rammento che Pasquale negli ultimi mesi a Novara parlava solo e soltanto per dire cose significative: dopo lo 0-0 contro il Sassuolo ad un pubblico che già mugugnava, dopo il furto arbitrale di Vicenza, dopo la brutta sconfitta di Bergamo in casa dell’Albinoleffe ed ancora dopo il 3-0 di Crotone quando alla vigilia aveva già comunicato alla squadra che ne sarebbe andato, in qualunque caso.

Una formazione azzurra già composta da qualche viziato di troppo e da tanti giovani con scarsa personalità ha dato la sensazione di una barca lasciata da sola in mezzo al mare. Aglietti, Calori e Larini rispondevano alle nostre interviste come fossero degli osservatori interessati e nulla più… come se quel Novara non gli appartenesse fino in fondo…

Con un Borgo o un Sensibile al fianco dell’allenatore di turno questa rosa non sarebbe retrocessa, nonostante i suoi difetti evidenti.

Per fare un esempio, Foscarini a Cittadella può lavorare bene da anni anche perché ha le spalle coperte da Marchetti. Nelle situazioni interne ed esterne. Se l’arbitro ignora un probabile rigore per i veneti allo scadere, Marchetti scatta in piedi e fa il diavolo a quattro.  Marchetti si fa espellere, ma subito il direttore di gara concede una punizione dubbia dal limite per i suoi dalla quale scaturisce un 2-2 (ricordate?) di fondamentale importanza… Se a Novara Candussio non fischia un penalty solare su Lambrughi… non c’è nessuno pronto a reagire… e le polemiche in sala stampa servono a poco.

Pensavamo tutti che la personalità di Aglietti bastasse per colmare questa lacuna ed in effetti l’anno scorso era stato così. Ma in questo campionato il carattere dell’allenatore toscano (apparso incredibilmente rassegnato sin da aprile) si è rivelato un pericoloso boomerang.

Massimo De Salvo
deve ripartire evitando innanzitutto di ripetere questi errori. Un’annata nera non cancella il progetto. Zamparini è retrocesso un anno fa anche per una serie di sciocchezze assortite… ma dov’era il Palermo prima di lui? E che mi dite di Cairo? Non poteva nemmeno più avvicinarsi allo stadio granata nel 2011… Eppure ha costruito il Toro più forte degli ultimi 25 anni, senza zavorrare il club del fardello economico dell’era Borsano.

La promozione in A del 2011 è stata il frutto anche e soprattutto di un’impresa sportiva regalataci da Tesser, Sensibile e da un gruppo che obiettivamente è andato al di sopra delle proprie possibilità. Esattamente come questa retrocessione la dobbiamo in maniera assolutamente prevalente ai primattori andati in campo ed in panchina. Al netto di questi due eccessi… la proprietà De Salvo ha dimostrato di essere in grado di garantirci in pianta stabile dei campionati di B dignitosi. Conoscete qualche imprenditore che riuscirebbe ad assicurarci qualcosa di meglio?

Se fossimo retrocessi un anno fa… avremmo potuto validamente sostenere che l’opera di riduzione dei costi dopo la “sbornia” della serie A era stata fatta in maniera troppo drastica. Che ci si era liberati dei vari Paci, Gemiti, Porcari, Rigoni, etc senza trovare sostituti all’altezza.

Ma nel 2013 siamo arrivati quinti in serie B (meglio che nel campionato della fatal Catanzaro). Ed in estate abbiamo tenuto tutti i giocatori di cui la tifoseria invocava la conferma: Gonzalez, Rigoni e Lazzari innanzitutto. Senza dimenticare Buzzegoli, Pesce, Perticone, Lepiller… E lo stesso Aglietti che molti di noi 12 mesi or sono non avrebbero cambiato con il già dimenticato Tesser. La campagna acquisti estiva si è rivelata disastrosa… ma a luglio… chi non avrebbe creduto in Salviato o Comi? Dunque la retrocessione è soprattutto di questi signori che non hanno reso complessivamente nemmeno al 70% delle loro potenzialità.

Il Novara che retrocede perché De Salvo non investe più è una favola smentita dai fatti. Questa squadra si qualificherebbe tranquillamente nella zona play off della classifica dei costi del campionato di B appena concluso. Per fare un esempio concreto l’Avellino che ci ha sempre sopravanzato in classifica aveva soltanto due elementi sopra il tetto dei 100 mila euro di ingaggio annui.

Per questo chiedo a Massimo De Salvo di rilanciare. Se lo farà,  il tempo sarà dalla sua parte come lo è stato dopo i mugugni che hanno accompagnato i primi due anni e mezzo della sua gestione quando tutti invidiavano Padova e Cremonese che compravano Muzzi o Morfeo invece di puntare sul centravanti dell’Ivrea.

L’Empoli società modello… dopo la prima apparizione in A è sprofondata in C1 in sole due stagioni… per poi riorganizzarsi e ritornare in pianta stabile ad occupare un posto tra A e B. Il Sassuolo, con la Mapei alle spalle, ha evitato i play out nel 2011 solo grazie al fatto che la Reggina nell’ultima gara di campionato ha potuto schierare le riserve…

A Massimo De Salvo dico solo di non cercare o non pretendere il consenso popolare. Di questi tempi i presidenti di calcio nella classifica dello scarso gradimento si piazzano alle spalle solo dei politici. La gente vuole soltanto vincere e talvolta gli non basta neppure quello. E’ lo specchio dei nostri tempi marchiati dalla crisi e scanditi dalle idee in libertà sul web.

Dunque le decisioni devono essere ponderate, credibili e portate avanti con coraggio nel tempo anche a dispetto di qualche risultato negativo di troppo. Non servono rivoluzioni che durano lo spazio di un mattino e che verranno sconfessate alle prime difficoltà. Questo era il Novara che ha centrato due promozioni consecutive (dopo due-tre anni di doveroso assestamento). E’ questo il Novara che vogliamo tornare a vedere…  Non mi pernetto di fare dei nomi. Sensibile (per noi) era praticamente uno sconosciuto quando è arrivato a Novara e Tesser era già considerato dal popolo del web solo un collezionista di esoneri. L’importante è che le scelte di queste ore siano meditate e chiare. E che ad esserne convinto sia soprattutto chi le prende… il resto sarà una conseguenza.. Si riparte daccapo… con tante ferite.. ma anche con grande voglia di rivincita… 

Massimo riprovaci!!!

Massimo Barbero

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