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Le partite che ci hanno fatto innamorare…
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martedì 04 giugno 2013 - 19:47
di Massimo Barbero

Con la fine della stagione agonistica “Storie di ex” va in vacanza e ricomincia “Le partite che ci hanno fatto innamorare…” un revival degli incontri che ci hanno fatto battere il cuore, che hanno cementato la nostra passione di tifosi, con emozioni più o meno positive, ma comunque foriere di ricordi indelebili.

Espiamo le ultime gocce di quel pizzico di delusione che abbiamo ancora addosso dopo Empoli… ricordando un’altra eliminazione in semifinale, ben più amara ed umiliante. Correva l’anno 1995 e da 14 campionati non riuscivamo a tornare in C1. L’ultima promozione era datata 1970…
Facciamo un passo indietro. Ritorniamo all’estate precedente quando in Viale Kennedy plana finalmente l’elicottero del petroliere Armani, l’unico uomo in grado (per carisma ancor più che per capitali) di farci uscire da un buio che appare infinito. Con Bossetti e Montipò nasce la società più forte di sempre, era attuale esclusa, ovviamente.

Tutti pensano che venga finalmente allestita una squadra in grado di uccidere i fantasmi ed il campionato ed in effetti i capitali spesi sono quantomeno da promozione diretta. La scelta dell’allenatore però non si rivela felice. Oddio, la carriera che poi ha premiato Franco Colomba suggerirebbe il contrario. Da allora ha quasi sempre allenato in A ed in B; per lui dovrebbe essere un gioco da ragazzi vincere la C2 con una società forte alle spalle. Ed invece Colomba nell’anno di Novara tradisce tutti i propri limiti. E’ un tecnico che gioca sempre di conserva. E lo fa anche nella scelta dei propri uomini.  Si porta da Olbia una bella fetta della squadra che, partita senza ambizioni, ha chiuso il proprio campionato al quarto posto. Arrivano il grande Biagianti, Comiti, Fabiani, la meteora Frattin, l’acerbo Molino ed il ruvido Sottana. Alcuni di loro vengono pagati per ben più del loro effettivo valore per la felicità delle casse dei sardi. Nasce così un “Novarolbia” che può contare anche su un portiere di carisma come Bini, su un centrale di grande valore come Casabianca, su una bandiera come Armanetti, su un bomber di categoria superiore come Borgobello e (per fortuna) sull’orgoglio e sulle qualità dei novaresi Giannini, Guatteo e Testa.

Malgrado le innegabili qualità è un “Novarolbia” nello spirito e nel modulo tattico estremamente prudente. Non a caso perde pochissimo in trasferta (solo 3 volte come il Brescello capolista) ma vince in casa appena 7 volte (appena 1 in più del Pavia condannato ai play out), 2 delle quali sul neutro di Vercelli. E’ una squadra che si esprime bene quando può agire in contropiede e negli spazi. Una situazione tattica che però quel Novara incontra di rado. Ma l’errore strategico più clamoroso viene commesso in occasione dei neonati play off. Allora i gol in trasferta valevano il doppio e giocare fuori casa per lo 0-0 era estremamente pericoloso. Ed invece nell’andata di Saronno Colomba vara un undici sulla carta pieno di punte e mezze punte (Giannini-Armanetti-Borgobello-Ferretti-Guatteo) ma di fatto solo preoccupato di contenere l’avversario che aveva chiuso la regular season alla grande. E’ il Saronno di Preziosi appena ripescato in C2 che vanta giocatori di livello assoluto come Asta e Taldo, ancora sconosciuti al grande pubblico. Al “Comunale” di Via Biffi i tifosi del Novara sono in netta maggioranza, ma sul campo il nulla di fatto fotografa benissimo l’andamento della gara.

Eppure basta guardare il regolamento per rendersi conto che il Novara si è infilato in un vicolo cieco. Con un altro 0-0 in casa la squadra di Colomba sarebbe in finale. Ma stavolta i gol i trasferta valgono doppio per gli “amaretti”. E così non è semplice scegliere l’atteggiamento da tenere: partire d’assalto per accontentare uno stadio gremito ben sapendo che anche un 1-0 non cambierebbe di molto le cose (con un gol incassato saremmo comunque fuori) o cercare di difendere ad oltranza questo benedetto 0-0? Sugli spalti ci sono oltre 5 mila paganti per un incasso che sfiora i 100 milioni di lire. La società ha varato un premio promozione di 600 milioni. Colomba stavolta getta la maschera e vara un Novara prudentissimo anche negli uomini: fuori Giannini dentro Venturi per una cerniera che dovrebbe essere impenetrabile. Basta un errore però per far crollare l’intero castello. E l’errore, puntuale, arriva attorno alla mezzora: in mezzo si registra un buco clamoroso quanto inspiegabile… Bini è strepitoso sulla prima conclusione di Cattaneo, ma nulla può sulla ribattuta a colpo sicuro di Mondoni. Che chissà perché ha la bella idea di andare ad esultare sotto la Curva Nord stracolma, in segno di dileggio… 

La frittata è fatta; servono due gol per passare il turno. Una rimonta del genere era riuscita in stagione solo a Crema alla terza di campionato e francamente con un po’ di fortuna (autogol di Piantoni e bolide dalla distanza di Biagianti). A gennaio il Saronno era passato in vantaggio al “Marmo” al 19’ e non l’avevamo più ripreso. Però nei play off tutto può cambiare nel giro di un secondo. E l’episodio della possibile svolta arriva allo scadere del primo tempo. Biagianti si guadagna una punizione dal limite e soprattutto l’espulsione di Pozzi. Ferretti completa l’opera con la palombella del pareggio. Adesso la situazione è persin più favorevole che all’inizio. Ora l’obiettivo è chiaro: c’è un tempo davanti per segnare un gol contro un avversario in dieci. In questo frangente emergono però tutti i limiti del “Novarolbia” che va puntualmente in affanno quando è il momento di fare gioco. Dalla panchina Colomba non trova valide alternative tattiche per una gara diversissima da quella immaginata. L’assalto comincia ad inizio ripresa, ma ad avere l’occasione del match point sono gli “amaretti”. Bini vola a neutralizzare il rigore concesso dall’ineffabile Cardella di Torre del Greco e calciato da Cattaneo. Sembra un altro segno del destino. Anche perché nell’aria si sente che prima o poi verrà fischiato un penalty anche per noi. Puntualmente il tiro dal dischetto arriva ad un quarto d’ora dalla fine. Se lo procura Molino, scaltro a sfruttare queste situazioni. Sul pallone ci va l’uomo più esperto, Ferretti, con trascorsi in A nel Pescara di Galeone, ma la sua conclusione sotto la Nord è incredibilmente debole e centrale e Spinelli si salva senza grandi affanni. Lo choc collettivo è grande e la squadra non ha altre vere occasioni per vincere. Altrochè serie A… la frustrazione per aver perso un altro campionato vinto dal Brescello e dal Saronno di turno (un anno prima erano state Crevalcore ed Ospitaletto) è grande. Il mitico Paolino che scende dai gradoni della curva stracolmo di bandiere e striscioni (sacramentando con tutti coloro che l’hanno lasciato solo al momento di ritirare i vessilli) è l’immagine più emblematica dell’ennesimo sogno spezzato. Ed invece il paradiso è appena dietro l’angolo. Quando il Novara perde una semifinale play off puntualmente sale l’anno successivo…

Massimo Barbero

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