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Storie di ex...Stefano Civeriati
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mercoledė 04 aprile 2012 - 20:46
di Massimo Barbero

C’è un altro allenatore che a Novara, una decina di anni fa, fatte le debite proporzioni di seguito, categoria e risultati, ha riscosso un consenso popolare almeno paragonabile a quello che accompagna, da oltre due anni, il Komandante Tesser. Stiamo parlando di Stefano Civeriati, il “condottiero” di quelli che per noi restano gli “Eroi di Fiorenzuola”. 
Facciamo un passo indietro per i più giovani. Stefano Civeriati era un fantasista dotato di una classe immensa che, come calciatore, non ha ottenuto quanto il suo talento avrebbe meritato, soprattutto per colpa di seri guai fisici. E’ giunto a Novara ancora giovanissimo come consigliere (eppoi direttore sportivo) della gestione Achilli. Quando il contestato patron milanese gli ha affidato la guida tecnica della squadra (era il novembre 2000) in molti hanno storto il naso pensando si trattasse di una soluzione di comodo, non in grado di rianimare una squadra in profonda crisi. Invece non solo il “Cive” era stato capace di centrare la salvezza, ma aveva conquistato i tifosi azzurri che ancor oggi lo ricordano come un beniamino con il suo carisma e la sua professionalità. A distanza di oltre dieci anni Stefano ripensa con grande piacere a quei giorni tribolati ed intensi: “Per me l’esperienza di Novara rimane un ricordo bellissimo. Salvare una squadra in quella situazione fu come vincere un campionato. Abbandonare il calcio professionistico sarebbe stata una cosa indecorosa per una città così importante”. Era l’estate del 2001 e il sito “Forzanovara” gestito dall’instancabile Magretti era già il punto di riferimento principale dei tifosi azzurri. Che si mobilitarono per la riconferma del “Cive”, riproposto a furor di popolo. Malgrado la società avesse già contattato Galderisi per la sua successione: “E’ una cosa che mi ha fatto molto, molto piacere. Vuol dire che la gente aveva riconosciuto il lavoro fatto…”. Da Garavaglia aveva ereditato una situazione di classifica quasi disperata. Con il contorno di una società in difficoltà, esposta a vicende strane, come quella dell’arrivo dei bolognesi: “Ad inizio dicembre avevamo 4 punti e nessuno credeva nella nostra salvezza. Siamo stati bravi a chiuderci nel nostro spogliatoio ed a pensare solo a noi stessi. I miei giocatori hanno realizzato un’autentica impresa. L’arrivo di Borgo è stato determinante. Ed anche Achilli è stato bravo a passar la mano al momento giusto”. Civeriati ha saputo trasformare giocatori che ancora non sapevano di poter meritare palcoscenici ben più elevati che non quella modesta C2. Stiamo parlando di ragazzi come Polenghi, Notari, Colombini e Braiati che con lui hanno cominciato a scrollarsi di dosso le paure giovanili: “Mi ricordo quando sono entrato nello spogliatoio. Quella squadra era abituata a giocare con cinque difensori. Ed io ho annunciato: “Si passa alla difesa a tre…”. Mi guardavano tutti perplessi. In particolare Gattuso che era uno degli elementi più esperti e che sento tuttora. Gli dissi: “quando comincerai ad allenare… capirai il senso di quello che sto facendo”. La verità è che un tecnico deve sapere anche “bleffare” con i propri giocatori per trasmettere la fiducia in loro stessi. Sono ancora convinto che se non avessimo perso la partita in casa con il Sassuolo ci saremmo salvati senza passare dai play out. Invece sbagliai quella gara schierando un modulo troppo offensivo. Errori di gioventù…”.  Tra le soddisfazioni di Civeriati c’è quella di avere “battezzato” un attaccante che ha segnato in tutte le categorie con la maglia del Novara. Stiamo parlando, ovviamente, di Raffaele Rubino: “L’ho portato io a Novara. E ricordo lo scetticismo. A quelli che mi obiettavano che non aveva mai fatto gol tra i professionisti rispondevo: “ne riparleremo…”. Ancora adesso sento Lele molto spesso. Ha regalato la maglia a mio figlio che è un suo grande tifoso…”. L’avventura di Civeriati a Novara è terminata nel gennaio 2002. Dopo un girone d’andata caratterizzato da tante ingiustizie arbitrali. Si aveva la sensazione (come poi nei giorni del tandem Gattuso-Greco) che gli arbitri non tollerassero il fatto che il “Cive” non avesse ancora il patentino per allenare in C (il tecnico a referto era Carlo Della Corna, subentrato ad Antonio Varallo): “E’ vero, il palazzo  non gradiva… Io e Borgo ci siamo resi conto che la cosa non poteva proseguire. Anche perché quella squadra non meritava di venire penalizzata così. Non a caso un anno dopo ha raggiunto la C1 che è stata la base per costruire l’attuale grande ciclo”. Il popolo azzurro non ha mai smesso di sognare un ritorno a casa di Civeriati, magari sotto qualche altra veste. Nell’autunno 2008 si era vociferato di contatti concreti: “E’ vero, si era parlato di un incarico come capo degli osservatori. Un compito che poi ho svolto per il Genoa, per qualche stagione, prima di tornare ad allenare”. Visti i risultati ottenuti con il vivaio del “Grifone”, chissà che l’opportunità non possa riproporsi. Gli uomini di talento come Civeriati hanno un intuito particolare nel riconoscere, prima degli altri, un ragazzino di classe. E i trascorsi in trincea negli anni difficili per i vessilli azzurri lo innalzano, ancor oggi, ad uno dei simboli della rinascita. Ma torniamo al presente che per noi si chiama Novara-Genoa: “La squadra di Tesser deve preparare ogni gara come fosse una finale. Bisogna andare in campo sempre per vincere, senza fare calcoli. I rossoblu hanno qualche problema in difesa ed il Novara ha le qualità per sfruttare quest’aspetto”. Chiudiamo con i saluti che nel cuore di molti tifosi azzurri vengono sentiti solo come un “arrivederci”: “Torno a Novara sempre molto volentieri perché quell’esperienza la porto ancora nel mio cuore. Sono stati due anni molto belli e sono ancora legatissimo alla gente che ho conosciuto in quelle stagioni”.

Massimo Barbero

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