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giovedì 25 febbraio 2021 - 08:09
12 dicembre 2007: Novara-Pro Sesto 2-2

Niente paura, niente paura… ci pensa Rubino… mi han detto così”. Il motivetto del “Liga” riadattato da “Depa” sul “muro” mi risuona nelle orecchie la mattina di mercoledì 12 dicembre 2007 mentre sbrigo le mie commissioni disturbato da una tensione crescente. Oggigiorno i mercoledì allo stadio sono diventati quasi una consuetudine. All’epoca non era così. Non c’erano quasi mai turni infrasettimanali ed erano le domeniche a scandire lo scorrere (regolare) delle 34 giornate.

Quel Novara-Pro Sesto si sarebbe giocato di mercoledì in quanto occorreva recuperare il turno non andato in scena la settimana successiva alla morte di Gabriele Sandri. Avremmo dovuto sfidare i sestesi di lunedì sera davanti alle telecamere di Raisport, ma il calcio era stato fermato un’altra volta, a pochi mesi dalla morte dell’ispettore Raciti.

Dopo una sola settimana avevamo ricominciato a fatica. Con altri divieti, senza i tifosi ospiti, con la nostra curva in silenzio per solidarietà con gli avversari impossibilitati a venire.

Noi avevamo ripreso con due pareggi esterni sicuramente accettabili (a Foggia ed a Sassuolo) inframezzati da un 1-0 interno al pericolante Verona. Ora abbiamo due gare casalinghe contro Pro Sesto e Pro Patria. E’ l’occasione giusta per riagganciare la zona play off e finalmente svoltare.

Questo Novara gioca con addosso la pressione del “partito degli antiBorgo” che non vedono l’ora che le cose vadano male per scaricare tutte le colpe sul Sergione che non è più l’idolo indiscusso di un paio di anni prima. Oggi avremo un nemico in più. Non basta la Pro Sesto, dovremo vedercela anche con tal La Rocca di Ercolano che tre anni prima ce ne ha combinate di tutti i colori in un assurdo Pisa-Novara giocato tra i lacrimogeni e le cariche della polizia.

Mi reco allo stadio con largo anticipo e saluto l’avvocato Stefano Allegra che davanti alla tribuna si gode il sole di una giornata che sembra d’inizio autunno. Discepoli schiera il rientrante Brichetto tra i pali, Morganti e Gheller sulle fasce Ciuffetelli-Ludi coppia centrale, Matteassi e Chiappara sulle corsie esterne con in mezzo Gallo supportato da Lorenzini. Davanti con un Rubino al top della forma troviamo Sinigaglia.

Dopo pochi minuti dall’inizio arriva in Tribuna Marco Foti con un bambino che scambio erroneamente per il figlio Emanuele. Che sia un pomeriggio di sofferenze per il Novara lo si capisce già in apertura quando Brichetto deve uscire al limite dell’area ad anticipare il solissimo Musetti. Al 10’ il patatrac sembra cosa fatta: Ciuffetelli tocca all’indietro per Brichetto, ma finisce col sorprenderlo, la palla carambola sul palo con il portiere azzurro che deve anticipare con un tackle Musetti. Al 16’ si rivede finalmente il Novara, Matteassi va al tiro dal limite, Moreau si salva in due tempi. Due minuti dopo gli azzurri vanno vicinissimi al vantaggio: Sinigaglia scambia con Rubino e spara una gran botta in corsa che si stampa sul palo. Poco dopo Rubino viene agganciato in area da Preite, ma l’arbitro lascia incredibilmente correre. Nel finale di tempo però esce nuovamente la Pro Sesto. Al 35’ Brichetto salva con il corpo su Laner (sì proprio quel Laner) che calcia da posizione defilata. Nel miglior momento degli ospiti il Novara passa. Al 42’ Gallo apre per Bresciani (subentrato all’infortunato Chiappara) che pesca Rubino, il bomber controlla all’altezza del dischetto di rigore e spara in porta senza lasciare scampo a Moreau. Sulle ali dell’entusiasmo la squadra azzurra potrebbe raddoppiare in pieno recupero: falcata di Rubino in contropiede ed assist per Sinigaglia che calcia alto in corsa.

La Pro Sesto riprende ad attaccare ad inizio ripresa e trova subito il pari. Al 5’ c’è un calcio d’angolo di Mendil dalla sinistra Gregori insacca staccando sul primo palo. L’1-1 però dura poco. Calcio di punizione dalla distanza di Gheller, Moreau non trattiene e Matteassi fa centro da pochi passi. Nemmeno il secondo vantaggio azzurro riporta la gara sui binari sperati. Al 15’ Brichetto devia in corner una punizione di Mendil. Si è rifatto male Ciuffetelli, al suo posto entra Brizzi che fa scalare Lorenzini a centrale difensivo. Accanto a Max c’è Coletto che ha preso il posto di un Gallo non ancora al top della forma. Alla mezzora c’è il secondo episodio più che sospetto in area della Pro: Bresciani va al cross dalla sinistra, Rubino fa la torre e Lambrughi palleggia in piena area con la mano, l’arbitro lascia proseguire. Da questo momento in poi è una sequela di occasioni per gli ospiti. Al 32’ Bosifer serve Mendil e Brichetto si salva in due tempi. Al 40’ Fracassetti in diagonale conclude di poco a lato. All’ultimo dei cinque minuti di recupero arriva la beffa. L’arbitro ignora un clamoroso fallo su Rubino in mezzo al campo, la Pro riparte e guadagna una rimessa laterale avanzata ad arte. Fracassetti pesca Mendil, il primo colpo di testa è respinto da Brichetto, ma sul secondo tentativo il numero 10 ospite fa centro. Prima di andare a casa c’è ancora tempo per l’ultima prodezza di La Rocca che ignora un altro affossamento in area di Gregori ai danni di Rubino.

Dopo la partita ho la pessima idea di tornare in ufficio. Pessima perché finisco col litigare con tutti. Con un signore giapponese che mi dice: “che hai da guardarmi?”. Con la mia collega Federica che mi ripete che non ha senso prendermela per una partita di calcio.

Mi sfogo in tarda serata scrivendo l’editoriale:

Apro con due considerazioni. Sul piano del gioco la Pro Sesto ha meritato il pareggio. Quel che brucia è che non l’ha ottenuto grazie alle prodezze di Musetti e Mendil o quant’altri... L’ha ottenuto soprattutto grazie alle decisioni del signor La Rocca di Ercolano, persecutorio fino a sembrare in malafede nei nostri confronti.

Non abbiamo giocato bene e questo è innegabile. Altrettanto innegabile è che un arbitraggio più sereno ci avrebbe permesso di chiudere anzitempo la gara. Quell’ultimo fallo non fischiato a Rubino a 30 secondi dalla fine grida vendetta. Come i due (tre?) rigori non concessi nell’arco nella gara ed i fischi a senso unico nel concitato finale”. 

Come ho fatto molte altre volte (attirandomi anche delle antipatie) non riesco a tralasciare il discorso tifoseria...

“Ed ora il discorso tifo. Ognuno è libero di gridare o meno, di venire allo stadio oppure no, non sta certo a me sindacare. Il dato oggettivo è che questo “Piola” silenzioso (nonostante 1800 persone in un pomeriggio lavorativo) penalizza la squadra, fa sentire gli arbitri padroni del mondo. E’ come giocare a porte chiuse con l’aggravante che si sentono i fischi di qualche spettatore o le urla di qualche isolato tifoso avversario. Il pubblico conta, eccome se conta. Avete presente lo scorso campionato del Catania. Quanti punti ha fatto nel ritorno quando giocava le partite casalinghe in stadi vuoti e lontani?

Voi direte, ma Sassuolo e Cittadella mica hanno una rumorosa torcida alle loro spalle… Vero. Però hanno il loro seguito di appassionati, non numerosi, ma sempre quelli. Sono abituati a giocare in un certo ambiente. Da noi è come se mancasse qualcosa, se d’improvviso avessero tolto il sonoro.

Non credo che non tifando allo stadio si faccia un dispetto alla Melandri ad Osservatori, prefetti e questure. Temo che alla fine si faccia un dispetto al Novara. Ed indirettamente a noi stessi. E non mi rivolgo solo agli ultras o ai ragazzi della curva. Il tifo lo si può fare in qualsiasi parte dello stadio. Nel 1964 (io non c’ero, sia chiaro…) la nascita del Club Fedelissimi fu decisiva nello spingere la squadra di Molina verso la promozione in B. Nel 1986 sorse il Club Forza Azzurri ed i distinti diventarono una “torcida” fino a coinvolgere la curva e tutto lo stadio… Come si suol dire… avanti c’è posto…”

Finita? Macchè! Di giovedì pomeriggio arriva la notizia della sanzione di 10 mila euro di multa per “cori di discriminazione razziale” che mi costringe a tornare sulla tastiera:

Egregio signor La Rocca, spettabile Commissario di campo, mi rivolgo a Voi in maniera deferente come si conviene al rispetto dei rispettivi ruoli.

La discriminazione razziale è una cosa seria. Non è un’espressione qualsiasi che va messa a caso in un referto usato come arma per punire una società di calcio che non vi sta troppo simpatica.
Discriminazione razziale è non volere che Omolade vesta la maglia della propria squadra del cuore perché ha la pelle scura. Discriminazione razziale è fischiare un giocatore avversario qualsiasi cosa faccia solo per le proprie origini. Io a Novara (fortunatamente) non ho mai visto né sentito cose di questo tipo. Fischiare un (forte) giocatore avversario di colore che si comporta male in un’azione specifica (non dà la mano a chi gliela offre in segno di scusa) non è razzismo. Lo si fischia come si fischierebbe Preite o Lambrughi…. Razzismo sarebbe non fischiare il giocatore medesimo proprio nel timore che un fischio sarebbe interpretato come un segnale di razzismo…
”.

Massimo Barbero

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