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giovedì 14 gennaio 2021 - 20:51
29 maggio 2005: Como-Novara 1-2

All’epoca eravamo abituati a giocare i play out. Ne avevamo disputati (e vinti) 3 consecutivi tra il 1999 ed il 2001. Anche stavolta la classifica ci assegnava il vantaggio del ritorno in casa, ma i pronostici erano tutt’altro che favorevoli visto il 2-0 incassato al “Sinigaglia” soltanto quattro settimane prima.

In quelle quattro settimane però era cambiato il mondo in casa Novara. Dopo la sconfitta interna con la Sangiovannese di Sarri era tornato Sergio Borgo. E con lui la convinzione di potercela fare. Il ritorno di Sergione era stato accompagnato da un cambio in panchina: via Jaconi che non aveva mai legato con piazza e squadra e panchina affidata a “Jack” Gattuso promosso dalla formazione “Berretti”. Era arrivata anche una vittoria: a Pistoia. Un 2-1 assolutamente inutile per la classifica, ma sufficiente a farci capire che era stata imboccata la strada giusta.

Quel campionato era stato una lunga battaglia per noi. Al mercato di gennaio avevamo perso Rubino, Polenghi, Carlet, Cioffi e Serao. E nel corso della primavera si erano infortunati gravemente Ciuffetelli e Brizzi. Il duo Borgo-Gattuso avrebbe dovuto portarci alla salvezza con i soldati superstiti. Il Direttore si era ripresentato in uno spogliatoio che l’attendeva in silenzio pronunciando le seguenti parole: “Vedo che qui non è cambiato nulla da quando me ne sono andato. La fidanzata di… (nome di un calciatore) continua a fare le p… a tutti”. Un modo estremamente efficace di rompere il ghiaccio di fronte ad una truppa smarrita.
Fa caldo, terribilmente caldo in quel week end di fine maggio a Novara. L’estate sembra arrivata in anticipo ed accentua la tensione per una doppia sfida senza appello per noi. Si inseguono le voci di cordate, ribaltoni societari, ma la realtà è quella di un Novara impantanato nelle solite difficoltà appena mascherate da un Resta imprenditore più presente dei suoi immediati predecessori.

Il sabato mattina mi reco all’Antistadio ed incrocio i giocatori che hanno terminato l’allenamento e si apprestano a partire per il ritiro. Da due settimane si viaggia ad una velocità diversa in Viale Kennedy. Si sorride, si scherza, c’è tanta voglia di fare. C’è Cusaro che mi fa sentire uno della squadra: “Parti con noi Massimo?” C’è Liendo che smania di recuperare: “Spero di esserci per il ritorno. Anche se non gioco dall’inizio voglio dare il mio contributo…”. Poche battute, ma occhi determinati che mi fanno capire che ce la faremo. Avverto le stesse sensazioni che avevo avuto assistendo ad un allenamento nella settimana prima dei play out di Fiorenzuola.

Ovviamente non parto con loro. Resto a casa a vivere in ansia ogni goccia del week end fino alla birra con Gin Tonic alla mitica “Soms” dei fratelli Zingrillo. Per il breve viaggio a Como ho scelto con cura il mio compagno di viaggio. Ci andrò con Jacopo Foradini che condivide con me la stessa smisurata ammirazione per Sergione Borgo.

Partiamo con largo anticipo perché so che nei pressi dello stadio avrò grosse difficoltà a trovare un parcheggio. Durante il viaggio io e Jacopo condividiamo molte idee sulla stagione del Novara Calcio. Ci siamo infilati in un grosso guaio per la smania di qualcuno di far la guerra a Sergio Borgo. Se il ds avesse avuto pieni poteri di operare sin dall’estate precedente oggi probabilmente saremmo in vacanza. O forse (chi può dirlo?) addirittura ai play off. Con Jacopo siamo entrati in sintonia sin da una serata organizzata da Beppe Vaccarone per realizzare il “Fedelissimo on line”. Abbiamo deciso di far uscire comunque il giornalino anche se il Novara giocava in trasferta. Un modo come un altro per far sentire la vicinanza alla squadra in un momento molto delicato della stagione Infilo la mia “Polo” ancora abbastanza nuova in una strada trafficata, ma spazio per parcheggiare ce n’è.

Non c’è una linea telefonica. La radiocronaca dovrò farla con un cellulare attaccato a delle cuffie e ad un microfono. Un’attrezzatura che conservo con cura maniacale nella mia camera.
All’arrivo delle formazioni abbiamo tutti quanti un sobbalzo. Non c’è Caccavale il difensore centrale acquistato a mercato finito dalla società di Pippo Resta. Il suo posto è preso da Lamma che sinora ha giocato solo nell’inutile gara di Pistoia. Il rendimento di Caccavale è sin qui indecifrabile: ha alternato prestazioni impeccabili a topiche anche clamorose. In particolare nel precedente in campionato a Como aveva commesso errori vistosi in fase di disimpegno. Come mai è stato escluso? Borgo evidentemente ha visto qualcosa che non gli è piaciuto nella preparazione della gara ed ha esternato le proprie perplessità a Gattuso che l’ha escluso dalla formazione titolare.

Giochiamo con un 4-4-2 semplice ed essenziale. Davanti a Franzese troviamo Morganti esterno destro, Lamma e Lorenzini coppia centrale Colombini esterno di sinistra. Il centrocampo è molto particolare perché il laterale destro lo fa Agazzone e sulla fascia sinistra gioca Cantone con un’insolita maglia numero 11. Collaudata invece la coppia centrale Monza-Braiati. Davanti Pinamonte e Martinetti giocano finalmente in tandem. Ecco qui sta il punto: Jaconi non aveva mai avuto il coraggio di schierare Pinamonte e Martinetti in coppia ritenendoli non complementari. Si era deciso ad impiegare Martinetti solo a seguito dell’infortunio di Pinamonte e dopo aver sperimentato invano improbabili soluzioni alternative (Damiano e Guntri). E quando Pinamonte era tornato a disposizione aveva lasciato fuori spesso Martinetti, non sfruttando le potenzialità di un giocatore dalle qualità sopra la media. Era accaduto ad esempio nella gara interna contro la Sangiovannese che avrebbe determinato l’esonero di Jaconi. Sarebbe bastato vincere quel giorno per scongiurare l’incubo play out.

Gattuso sa leggere al meglio la situazione: Martinetti e Pinamonte possono anzi debbono giocare in coppia perché sono gli uomini più in forma del nostro reparto avanzato. Ed insieme possono coesistere perché Lorenzo sa essere molto generoso e smistare una serie di palloni per la punta che gli gioca accanto.

Il Como è passato da terribili difficoltà societarie dopo l’abbandono di Preziosi. Ora si vocifera che il patron del Genoa sia pronto a tornare al timone per evitare il fallimento e per questo non possa assolutamente permettersi di retrocedere. Di lì a poco  comincerà un’estate terribile per il “re dei giocattoli” coinvolto nella brutta storia della “combine” Genoa-Venezia che valeva la A. Ma questa è un’altra storia. Quello che ci interessa è che oggi abbiamo di fronte un avversario per nulla rassegnato e che può contare su alcune individualità di spicco quali Santacroce, Parolo (sì proprio quello della Lazio) e quel Fummo che ci ha segnato due gol il 1 maggio.

La prima mezzora è ad appannaggio del Novara che gioca un calcio semplice, palla a terra e crea buone azioni in serie. Da una di queste scaturisce il vantaggio: Pinamonte dà per Martinetti che gira in porta il pallone dell’1-0. La mia esultanza non passa inosservata in tribuna dove comincio ad essere preso di mira come radiocronista ospite. Ma in questo frangente sono galvanizzato, vedo la salvezza a portata di mano ed il tono della mia radiocronaca è alto. Al duplice fischio del signor Pierpaoli di Firenze che sancisce l’intervallo mi concedo una battuta “Qualcuno più famoso di me ora direbbe che l’arbitro manda tutti a bere un the caldo, ma visto il clima non mi sembra proprio il caso…”. Non abbiamo ancora introdotto le radiocronache a più voci, ma di tanto in tanto faccio intervenire Jacopo per riprendere un po’ fiato.

Nel secondo tempo la musica è decisamente diversa. Boldini manda in campo Graziano al posto di Rosso e la pressione dei locali che attaccano sotto la nostra curva cresce vistosamente sin dalle battute iniziali. Entra Cusaro al posto di Morganti per preservare meglio la fascia destra, ma continuiamo a soffrire. Fino ad incassare il pareggio su calcio di rigore trasformato da Pedotti ad un quarto d’ora dalla fine. Il mio gesticolare viene notato in tribuna e gli spettatori cominciano a beccarmi. E’ il momento decisivo. Dobbiamo resistere e portare a casa un 1-1 che ci varrebbe la possibilità di giocare per due risultati su tre al ritorno. Se prendiamo gol adesso tutto il castello costruito in tre settimane di lavoro crolla e ci ritroviamo di nuovo negli abissi. Si soffre ed anche la mia cronaca si fa spezzettata. Però resistiamo, resistiamo sino ai minuti di recupero quando accade il miracolo azzurro: Cantone se ne va sulla sinistra, sembra un’azione di alleggerimento ed invece il nostro esterno supera un uomo poi un secondo che prova a trattenerlo per la maglia. Alfio resiste anche alla trattenuta ed entra in area dove viene atterrato da tergo. E’ rigore, rigore per noi all’ultimo secondo di recupero. Un anno dopo rivivremo una scena del genere ai Mondiali di Germania con la progressione di Grosso contro l’Australia. Per fortuna è entrato Palombo e può cominciare il “mantra”: “Palombo contro Gori, Palombo contro Gori, Palombo contro Gori…”. Il nostro Totti non perdona e spiazza il portiere di casa sotto la curva lariana da cui piove qualche oggetto. E’ estasi pura perché in quell’istante Pierpaoli fischia per tre volte la fine. Mi ero ripromesso di non alzare le braccia e così faccio esultando solo a voce per non far alterare i vicini di posto.

Negli spogliatoi dobbiamo sorbirci la filippica di un amministratore delegato del Como che si lamenta per l’operato arbitrale, ma il rigore per noi era netto tanto che nessuno ha avuto il coraggio di protestare in campo. Renato Ambiel gli fa presente le condizioni in cui abbiamo dovuto lavorare (senza corrente ed ovviamente senza presa per collegarci in internet) ma lui replica stizzito dicendo che quelle non sono cose di sua competenza.

Io e Jacopo riprendiamo la macchina felici. I caroselli juventini sull’autostrada ci fanno credere che i tifosi bianconeri festeggino la retrocessione della Fiorentina ed invece i viola si sono salvati all’ultima giornata. Ora dobbiamo però pensare solo a noi, al ritorno. Due gol di vantaggio sembrano tanti, ma possono svanire in un istante e dunque dobbiamo rimanere concentrati per un’altra settimana…

Massimo Barbero
 

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