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3 dicembre 1995: Novara-Olbia 1-0

A cavallo degli anni ottanta-novanta le partite di C2 con le squadre sarde rappresentavano spesso uno scoglio quasi insuperabile per noi. Sono tantissimi i ricordi di match giocati sempre all’attacco contro avversari chiusi in difesa ed implacabili in contropiede, parzialmente agevolati da un terreno dello stadio di Viale Kennedy di frequente in condizioni pietose.

Come ha scritto l’amico Gianfranco Capra, nell’estate del 1994 avevamo provato a portare a Novara un pezzo di Olbia senza raggiungere l’obiettivo sperato rappresentato dall’agognata C1. Un anno dopo di quell’Olbia era rimasto a Novara il solo Biagianti, indomito guerriero della mediana.

Sbaglia chi, idealizzando il passato, immagina che quella del campionato ’95-96 sia stata una cavalcata verso il trionfo, scevra da difficoltà o polemiche. Chi ha vissuto “in trincea” quegli anni ricorda benissimo le critiche rivolte alla società (ed alimentate dalle dichiarazioni dello stesso tecnico “Ciapina” Ferrario) rea di non averci comprato una punta in grado di garantirci un bel numero di gol al mercato di novembre. Eppure avevamo in rosa Borgobello, Guatteo (entrambi in doppia cifra nella stagione precedente) ed un certo Simone Inzaghi. Senza dimenticare Pellegrini, Schiavon ed un esterno dalle qualità di Luca Coti. Al mercato eravamo andati a cercare un ariete d’area di rigore e siamo tornati con… Roberto Cau, elemento tanto talentuoso quanto distante dalle caratteristiche di un attaccante di peso.

Sta di fatto che era bastata la sconfitta di Crema, la prima sconfitta in campionato (gol di Vincenzo Garofalo che poi vestirà l’azzurro) per determinare l’esonero di Morselli, ds che a Novara non ha mai legato con la piazza. La sosta non aveva avuto altro effetto che quello di trascinare i mugugni lungo 15 giorni che passarono lentissimi, appena allietati dal successo-qualificazione di Coppa ad Alessandria (i grigi militavano in C1).

In realtà non è che sbagliassimo tutti quei gol a partita perché ci mancasse un attaccante di valore. Sbagliavamo così tanto perché sentivamo il peso di una C1 da raggiungere a tutti i costi dopo 14 anni di tentativi falliti. Non a caso la rimonta è cominciata proprio quando (con 11 punti di distacco dal Lumezzane) eravamo tutti convinti che non ci fosse più nulla da fare.

Già il sabato sera della vigilia sono teso perché so che mettendo assieme il fattore “avversario squadra sarda che si deve salvare” con quello “partita da vincere a tutti i costi se no saranno fischi” domani faremo una gran fatica… Non aiuta a rasserenarmi il malore (per fortuna passeggero) che colpisce il mio fox terrier a pelo ruvido, il Pippone che io ho soprannominato affettuosamente il “Biagiantone” (senza che vi fosse un reale motivo che lo legasse al leader della nostra mediana). Durante la serata con il Biondo, la Confa, Nano, Fedele e Lara spiaccico poche parole con la testa già rivolta al fischio d’inizio dell’indomani.

Ai tempi andavo in Curva Nord, non distante dalla parte più calda del tifo. Eravamo una bella compagnia, uniti dal fantacalcio e dalla passione azzurra sotto il nome dello “Zoo Novara”. Butto lì un po’ di nomi alla rinfusa: Caporale, mio socio al “Fantacalcio”, Pdl, Enea, qualche volta Biolk, il Marione, il Bestielli, Lillo e la Monica, Silvia, uno Stefano tornato con accento bergamasco, qualche volta il Bufalo ed il Dario con tanto di radiolina per i risultati della serie A.

Sugli spalti ci sono 1197 paganti (contro il Lumezzane un mese e mezzo prima ce n’erano più di 3700) l’ambiente è un po’ moscio e “Tutto il calcio” la fa da padrone nel quasi silenzio della curva. Siamo secondi in classifica perché la sconfitta del “Voltini” ci è costata il sorpasso da parte del Lumezzane.

Ferrario schiera Rollandi tra i pali, Venturi e Turato terzini, Scotti e Casabianca coppia centrale. In mediana c’è Biagianti con al suo fianco il neo acquisto Panisson, Coti fa l’esterno e Schiavon il regista, le punte sono Borgobello ed Inzaghi. Nell’Olbia ritroviamo il nostro ex Molino ed il novarese Sergio Galeazzi. L’allenatore è Luigino Vallongo che due anni dopo chiameremo al capezzale di un Novara agonizzante. Oggi certi pensieri nemmeno ci sfiorano: abbiamo in testa solo il primo posto. Il Novara parte bene e dà l’illusione che sia una partita facile. Al 7’ Panisson crossa per Borgobello che viene atterrato da dietro, la palla arriva ad Inzaghino che fa centro. Gol o rigore? Nessuna delle due: fuorigioco. L’arbitro dapprima convalida, poi dà retta al guardalinee ed annulla. Dalla curva si capisce poco eppoi è troppo presto per arrabbiarsi. Anche perché il Novara che attacca sotto la Nord ci dà l’illusione di poter passare da un momento all’altro: Coti crossa per Borgobello che gira debolmente tra le braccia di Falcioni.

Ma l’Olbia non sta a guardare e dobbiamo trattenere il fiato quando il pallone viaggia nell’area di rigore opposta come al 28’ con Bolognesi che liscia da due passi all’esito di una mischia e. Poco dopo su combinazione Venturi-Coti Borgobello tenta l’acrobazia: un numero per i fotografi, ma il pallone non lo prende. S’infortuna Panisson e si sprecano le battute sul suo cognome che, togliendo una s e trascinando una c, può rievocare un popolarissimo primo piatto novarese. Il suo posto è preso da Di Muri. Al 36’ Biagianti ruba palla e manda in porta Borgobello con un corridoio formidabile, il centravanti azzurro si fa ipnotizzare dall’uscita di Falcioni.

Il secondo tempo è meno bello. E siccome il Novara attacca sotto l’altra curva abbiamo la sensazione che giochi ancora peggio di quanto non faccia realmente. Il primo pericolo lo porta l’Olbia con Bolognesi che tenta un tiro al volo ben assorbito da Rollandi. Poco prima del quarto d’ora Cellardo paga l’ennesimo fallo lasciando i suoi in dieci per somma di ammonizioni.

E’ qui siamo a tutti gli effetti nel cortocircuito: la partita da vincere diventa ancora di più partita da vincere adesso che abbiamo un uomo in più di loro. Il problema è che il calcio non è matematica. Il Novara sente terribilmente la pressione e comincia a giocare maluccio. La squadra non ha più la brillantezza delle prime settimane di campionato e Vallongo è un maestro nella conquista di quegli 0-0 che pure adesso valgono meno nell’era dei tre punti a vittoria. Dagli spalti si leva qualche fischio mentre anche noi cominciamo a distrarci con i risultati del fantacalcio. Entrano Pedretti al posto di Venturi (con Turato che torna  a destra) e Guatteo al posto di Inzaghi, ma il doppio cambio non basta a dare la scossa. Lo 0-0 sembra inevitabile e con esso un’altra terribile delusione. Ma la differenza tra l’avere un Borgobello in squadra al posto di un centravanti mediocre è che se hai un Borgobello in squadra sai che lui ti può risolvere la partita in qualsiasi momento. E così accade a 7 minuti dalla fine: Massimo riceve palla da Schiavon, dribbla tre avversari in area e spara un gran tiro sotto la traversa. E’ soltanto il primo centro stagionale per l’attaccante che ha saltato una fetta di stagione per infortunio, ma è un centro da tre punti.

Il mio umore cambia improvvisamente di colpo, salto in piedi ad esultare pregustando una domenica sera di gioia. Non me la rovina nemmeno Di Muri che in pieno recupero va a prendersi un cartellino rosso evitabile per una polemica con un avversario che fa un po’ di scena. Anche perché un’altra bella notizia arriva da Solbiate Arno: il Lumezzane ha perso ed un sofferto 1-0 basta per il risorpasso in classifica. Rimarrà questa la nostra ultima domenica da soli in testa prima di lasciare al Lumezzane lo scettro che soffieremo ai bresciani proprio alla terzultima giornata di campionato.

Che tempi, che emozioni!!!

Massimo Barbero

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