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domenica 09 agosto 2020 - 18:24
di Massimo Barbero

Poco più di 3 anni fa, viaggiando in macchina verso Cesena all’imbocco di una trasferta che ci avrebbe regalato gioie inimmaginabili (fortunosa vittoria salvezza di un Novara rimaneggiatissimo, esordio da protagonista di un giovanissimo Montipò con notizia via radio della promozione della Cremonese a spese dell’Alessandria) io e Paolo Molina disquisivamo di come il calcio di provincia (anche quello di B) rischiasse di ritagliarsi un ruolo sempre più di secondo piano agli occhi dei giovani appassionati.

Schiacciato tra la Champions e la serie A con partite in tv ad ogni ora ed il contorno sempre affascinante di match amatoriali da giocare comunque da protagonista. Avevamo in mente quale esempio il Novara-Brescia della domenica precedente sfilato via tra 2 mila spettatori silenziosi. Per quel Novara-Brescia avevo tribulato un po’ per far ottenere un accredito ad un bambino di 5-6 anni che alla fine si era divertito pochissimo.

Non si era entusiasmato nel tifare per un Novara bruttino, svogliato, sempre ad inseguire e alla fine puntualmente sconfitto. Non lo aveva affascinato la cornice di un “Piola” semivuoto con la curva poco motivata a rispondere a distanza ai bresciani in sciopero. Il piccolo Aldo (questo è il nome di fantasia) per volere genitoriale si era messo a tifare alla lunga per i più forti, salvo poi ripiegare sul suo pupazzetto di Dybala che mai l’avrebbe deluso e che teneva con sé anche a mò di sfida verso il padre granata,Impietoso il paragone con Domenica Sprint degli anni ottanta che diffondeva immagini di stadi di B strapieni di gente ed entusiasmo.

Ad ogni match gli spalti facevano registrare un’autentica esplosione di colore e tifo.Tutto questo per dire che ci eravamo abituati troppo in fretta alla nostra overdose di calcio da vivere, senza sosta ed in tutte le forme, dal venerdì sera al lunedì sera, allo stadio, al campo di periferia oppure davanti al piccolo schermo.Sembrava una consuetudine tanto radicata da non lasciare spazi di sorta nel corso della stagione.

A giugno Novarello era pieno di tornei, provini, piccole o grandi manifestazioni. Da metà luglio in poi riecco la preparazione estiva per la nuova stagione al via. Poi coppe e coppette fino all’inizio del campionato, dalla prima squadra alla Berretti a scendere . Ed a Natale? La Supercoppa a Doha o giù di lì, e come non bastasse un Novara -Ro.Ce al “Piola” per i superappassionati.Questo maledetto stop improvviso ha intaccato di colpo tutte le nostre certezze. La luce si è spenta all’improvviso una domenica pomeriggio di fine febbraio mentre Under 17 ed Under 16 stavano sfidando, con alterne fortune, la Pro Vercelli a Novarello in attesa del derby “vero” in cartellone la sera dopo, al di là del Sesia ed in diretta TV.

Si rinvia tutto di una settimana? Macchè ne servono almeno due. No, si ricomincia tutto a porte chiuse. No, non si ricomincia proprio…

E forse nemmeno a settembre.C’è stato un periodo, a fine aprile-primi di maggio, in cui si aveva la sensazione che Governo, Comitato Scientifico e soliti saggi provassero un piacere sottile a mischiare notizie allarmanti. “Si riapre, ma siamo subito pronti a chiudere”. “Riaprono i bar, ma i ragazzi che affollano i bar sono degli scellerati e dunque dovremo fare un passo indietro …”. “Riaprono le spiagge, ma certi affollamenti sulle spiagge non potranno che portare ad un’altra chiusura com’è successo là piuttosto che altrove”.

“Avete voluto rivedere i congiunti fuori regione? Beccatevi questa impennata di numeri di contagiati.

Lo sport? Manco a parlarne, Protocolli severissimi, spalti chiusi, controlli serrati per ciascuno. Sagge le Federazioni che hanno chiuso i campionati per tempo, non chi si ostina a studiare una formula per farli ripartire.

Nel frattempo i numeri diffusi ogni sera da Protezione Civile e Ministero della Salute sono rimasti più o meno stabili nel giro degli ultimi tre mesi post lockwdown. La differenza l’ha fa ora la voce dell’opinione pubblica che non si indigna più per chi pretende di giocare a pallone a dispetto dei i morti, ma vuol tornare a vivere, a viaggiare, ad andare al cinema ed allo stadio, a costo di correre qualche rischio (che già si corre ogni volta che va a far la spesa).

Dunque ecco il dpcm in scadenza l’11 settembre riapre almeno in parte le porte degli stadi per le amichevoli precampionato. Il successivo provvedimento governativo rappresenterà un via libera anche per la regolamentazione dell’accesso alle gare ufficiali.

Solo un brusco impennarsi della curva epidemiologica frenerebbe questo ritorno all’ottimismo, ma allo stato questa è un’ipotesi improbabile (ed ovviamente non certo auspicabile).Si torna allo stadio dunque! Un rientro differente che però permetterà di apprezzare a dovere anche lunghi pomeriggi di noia su una gradinata nebbiosa con gli amici un po’ piu’ distanti, gli steward ancora più noiosi e senza la libertà di passarsi il Verrmouth.

Non è molto. Anzì, è tantissimo se paragonato ai chiari di luna d’inizio primavera che sembravano chiuderci le porte della nostra “casa del cuore” sino al lontanissimo vaccino.Il pallosissimo calcio di giugno e luglio (tanto si sapeva che avrebbe vinto comunque la Juve e che nessuna delle nobili relegate nei bassifondi sarebbe retrocessa) lascia spazio ora ad una C destinata a regalare maggiore incertezza, tanti spunti ed un campionato tutto da vivere…

Questa Champions Ferragostana che sa un po’ di Mundialito anni ottanta (con 1 sola italiana in lizza rimasta, la più meritevole) ha rappresentato un delicato antipasto in attesa di tornare ad assaporare per intero la nostra grande passione.

Comitato Tecnico Scientifico permettendo…

Forzanovarasempre!!!

Massimo Barbero

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