Storie Azzurre
giovedė 26 marzo 2020 - 18:26
Quellaccendino dai distinti
E’ la sera del 24 aprile 1985 quando il calcio italiano riscopre il tema della “responsabilità oggettiva”.
A Madrid una biglia dagli spalti colpisce Bergomi e l’Inter confida di ribaltare il risultato nelle aule della giustizia sportiva come gli era capitato qualche anno addietro con il Borussia.
Stavolta l’abilità dell’avvocato Prisco non basta di fronte allo strapotere “politico” del Real: il 3-0 del “Bernabeu” rimarrà tale anche dopo i due gradi di giudizio.
Il preambolo è doveroso per inquadrare quello che succede una decina di giorni dopo, il 5 maggio, in Novara-Ospitaletto.
Siamo allo sprint finale. La squadra di Maroso è al secondo posto in classifica, ma è stata raggiunta da un paio di avversarie. In testa c’è proprio la formazione bresciana dell’Ospitaletto.
Un mese fa aveva più di un piede in C1, poi sono arrivate due sconfitte consecutive a far pensare che “quelli non vogliono salire”.Spieghiamo il regolamento per i giovani.
All’epoca non c’erano play off e play out. Alla fine delle 34 giornate di campionato salivano le prime due, punto e basta. Dalla terza classificata in poi solo rimpianti.Il Novara aveva puntato su un “cavallo vincente” quale “Peo” Maroso per centrare finalmente la promozione nella stagione dell’avvento del ministro Nicolazzi alla presidenza.
La squadra, dopo qualche incertezza iniziale, si era messa a correre da metà novembre in poi. Un crescendo che era durato fino alla memorabile nevicata del gennaio 1985, cominciata mentre si giocava un bellissimo Novara-Fanfulla.Da quel momento in poi gli azzurri avevano segnato il passo, specialmente in trasferta. Le vittorie casalinghe, per lo più sofferte, avevano però tenuto Balacich e compagni sempre aggrappati alla seconda posizione fino allo sprint finale.Mancano soltanto 6 giornate di campionato ed i nostri dovranno giocare per ben 4 volte in casa.
Tanto basta per continuare a nutrire un ragionevole ottimismo sulle sorti di questa lunga volata.Finora in Viale Kennedy non abbiamo mai perso in tutta la stagione e questo è certamente un punto di forza.Il 5 maggio il Novara va all’assalto dell’Ospitaletto. Bisogna vincere per risucchiare gli arancioni e tenere a bada la risalita di Trento e Virescit che giocano senza pressioni.Gli azzurri partono forte, Scienza sembra incontenibile sulla fascia. All’improvviso però, dopo 6 o 7 minuti, accade qualcosa di strano sotto i distinti, appena oltre il tunnel.
C’è un giocatore dell’Ospitaletto a terra. E’ il più esperto di tutti quanti. Si chiama Adelio Moro, dopo essere stato protagonista nell’Ascoli ha militato anche nel disgraziato Milan di Farina.
Dalla tensione in campo e fuori si intuisce quello che sta accadendo. Moro lamenta di essere stato colpito da un accendino proveniente dagli spalti, viene sostituito e corre a farsi refertare dai medici del “Maggiore”.
C’è un giallo nel giallo. Da quel lembo di distinti viene fatto sparire in fretta e furia uno striscione arancione dietro il quale si erano seduti alcuni tifosi dell’Ospitaletto. Perché fuggono? Per evitare tensioni con i tantissimi novaresi presenti? O perché l’hanno combinata grossa… ed ora vogliono svignarsela lasciando il peso della responsabilità oggettiva sul nostro capo?
Soltanto chi era presente in quel lembo di gradinate può raccontare una verità che ovviamente non pretendiamo di avere.
Sta di fatto che il clima in campo e sugli spalti cambia di colpo. Lo spettro dello 0-2 a tavolino annebbia le menti dei giocatori di casa e fa calare un gelo insolito anche sulle tribune dove si perde un po’ di voglia di tifare.
L’intervallo serve a Maroso per riordinare le idee e caricare i suoi. L’assalto riprende nuovamente rabbioso sotto una “Nord” gremita e vociante, anche se non compatta come negli anni successivi. Esce un difensore (Arrighi) per una punta (Grossi) ma si gioca una partita impari. Il direttore di gara tale Agnelli sembra aver intuito come potrebbe andare a finire e sceglie di non concedere nulla al Novara. Ci sono 2-3 episodi quantomeno sospetti in area arancione, ma l’Agnelli fischietto lascia sempre correre.
Quando Maffioletti viene affossato in maniera plateale lo stadio insorge, ovviamente invano. Si ha quasi l’impressione (ma è solo un’impressione) che il direttore di gara preferisca “evitare” una vittoria azzurra che porterebbe strascichi giudiziari difficili da gestire. Sta di fatto che la tensione è alle stelle e la frenesia non aiuta chi dovrà attaccare.
E l’Ospitaletto? Se ne sta dietro, guardingo, pronto a ripartire in contropiede. C’è un primo campanello d’allarme, con traversa colpita a Marchese battuto. Il Novara non ha la lucidità ed il realismo di accontentarsi di un pareggino in attesa di giorni migliori. E puntualmente arriva la beffa ad una decina di minuti dal termine. Stavolta il contropiede è fatale. Il gol partita lo segna Mostosi di testa, beffando un Marchese impotente di fronte all’incedere di due avversari.Ora la macchia arancione si è spostata in Tribuna dove (senza striscioni) molti si alzano in piedi ad esultare.
Le nubi oscurano il cielo mentre si alza un venticello tutt’altro che primaverile che dà proprio l’idea di un sogno sportivo che svanisce.Non c’è più tempo per nulla, né per un pareggio, né per altre speranze.
A 4 giornate dalla fine il Novara ha 2 punti da recuperare dal secondo posto. La sconfitta della domenica successiva contro il fanalino di coda Gorizia ci darà il definitivo colpo di grazia…A distanza di 35 anni ancora non sappiamo se abbiamo perso sul campo o avremmo perso comunque per colpa dell’accendino.
“Non mi è parso un episodio così grave da poter ribaltare il risultato a tavolino” aveva detto uscendo dallo stadio l’arbitro Agnelli a Renato Ambiel che aveva poi pubblicato le sue dichiarazioni su “La Stampa” dell’indomani.
Sarà stato sincero il direttore di gara?
Massimo Barbero
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