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GRAZIE MASSIMO!!!

"Non siamo venuti qui per rimanere 3 anni...”.

Queste parole, più di altre, a metà novembre 2006 lasciarono il segno nella conferenza stampa di presentazione di Massimo De Salvo, neo amministratore delegato del club, appena rilevato dal Gruppo Policlinico di Monza.

Già 3 anni di continuità societaria avrebbero rappresentato un periodo lunghissimo per una realtà come la nostra abituata a bruciare presidente ed azionisti con una velocità disarmante. E’ vero, la presidenza di Resta era durata più o meno 3 anni, ma con un mezzo una serie di disimpegni, minacce di abbandono, tentativi di partnership puntualmente abortiti alle prime scadenze con annessi ridimensionamenti.
Achilli, Croso, Mastagni ed anche l’amatissimo Armani si erano fermati in città ancora meno, al termini di cicli sportivamente più o meno felici, ma mai sereni dal punto di vista dirigenziale.

Difficilmente mancherò allo stadio. In casa, ma anche in trasferta”. A rileggere ora l’Mds pensiero dell’autunno 2006 questo proposito ha il sapore della promessa berlusconiana di 1 milione di posti di lavoro. Ma all’epoca Mds lo incontravi davvero in tutti gli stadi. A Pistoia come a Foligno, a Massa, come a Padova dove era capace di snocciolare la carriera di diversi calciatori biancoscudati dall’alto di una passione calcistica che solo chi non lo conosce può mettere in discussione.

Fuori dallo stadio i tifosi mi chiedono la serie B ed io dico: “perché non la serie A?” anche questa promessa è datata 2006, ma a pronunciarla nella medesima conferenza stampa di presentazione degli acquirenti era stato l’allora popolarissimo Borgo. Sergione ha compiuto il suo ultimo atto d’amore per la causa azzurra (e di rispetto professionale per la nuova proprietà che l’aveva gratificato con una fiducia quinquennale) immolandosi come discutibile capro espiatorio negli anni dell’inevitabile percorso di crescita di una dirigenza ancora a digiuno di calcio.
Borgo a maggio 2009 ha lasciato un Novara con elementi di affidabilità e prospettiva quali Gheller, Centurioni, Ludi, Tombesi, Porcari, Evola, Rubino, Bertani. Basi solide su cui si è innestato il capolavoro perfezionato da Sensibile.

Ecco Massimo De Salvo, forse, negli anni a venire ha trascurato proprio quest’aspetto: il fatto che la doppia promozione centrata dall’inimitabile Novara di Tesser avesse alle spalle un lavoro di programmazione e di crescita, graduale ma costante, che poi mai più è stato riproposto nei campionati successivi quando si è affidato a squadre più o meno forti, ma sempre “di passaggio”.

così si poteva passare di colpo dal fenomeno Bruno Fernandes alla “meteora” Katidis, con annessi risultati.

La serie A ve l’ho tolta e ve la devo ridare”. Non ricordo davvero se Mds abbia mai pronunciato una frase del genere che invece è diventata un “tormentone” che i tifosi puntualmente ripetevano sul “muro” nei giorni meno felici però in essa è contenuto il difetto di fondo di una gestione da un certo momento in avanti, troppo legata alla figura del Presidente e meno aperta a collaboratori di livello, alla sua altezza con cui confrontarsi e, se del caso, scontrarsi come era stato nelle stagioni dell’ascesa.

Mds è uscito vincitore anche nel terribile labirinto sportivo-giudiziario in cui si era infilato nel ‪2014- 2015‬ stagione cominciata con l’immancabile scippo di un ripescaggio che per mille stagioni ci spettava di diritto e finita con un campionato vinto in extremis, dopo una snervante lotta su due fronti, in campo e nei tribunali.
Due anni dopo le ferite di Varese (play out) eravamo di nuovo a giocarci la A con il Pescara di Lapadula e Caprari. Ma con il fardello di un bilancio non più sostenibile negli anni a venire per il gruppo.

Purtroppo l’inevitabile ridimensionamento di budget operato da quel momento (seppur con il contorno di investimenti nel settore giovanile di cui stiamo raccogliendo ancora i frutti) è coinciso con una palese flessione del feeling della piazza nei confronti della proprietà e conseguentemente della squadra a cui nessuno ha saputo porre rimedio prima dell’inizio della stagione in corso.

Un fattore che ha accentuato certe criticità, prima mascherate soprattutto da innesti di rilievo e risultati comunque eccellenti.

Credo che un primo colpo all’entusiasmo del Presidente l’abbia inferto la vicenda calcioscommesse, al di là delle successive sentenze sportive, quasi sempre di proscioglimento, nei confronti dei nostri tesserati. Il vedere coinvolta, seppur marginalmente e talvolta ingiustamente, in una vicenda tanto spiacevole una squadra così coccolata (anche dalla dirigenza) gli ha probabilmente lasciato in bocca l’amaro sapore dell’ingratitudine da parte di qualcuno a cui aveva offerto un’opportunità professionale forse irripetibile.

Probabilmente un sentimento del genere l’ha avvertito anche nell’autunno 2016 quando, dieci anni dopo il suo arrivo, i discorsi dopo le sconfitte targate Boscaglia erano tornati quelli dei primissimi giorni di più comprensibile diffidenza.

Ecco, a quel punto ci sarebbero serviti, con qualche stagione di anticipo e fatte le debite proporzioni con il peso di una categoria molto impegnativa quale la B, un Nespoli, uno Zebi ed un Banchieri in grado di ricostruire subito il feeling con la piazza, di tamponare l’emorragia di entusiasmo che ci ha portato, quasi inevitabilmente, al vicolo cieco di un tristissimo Novara-Entella.

L’era di Mds al timone del Novara Calcio non è finita quel venerdì sera e non terminerà nemmeno questo venerdì pomeriggio come verrà sancito dall’ufficiale passaggio di consegne. La sua esperienza si è idealmente chiusa in un giorno imprecisato dell’autunno 2018 quando si è reso conto che stavolta, a differenza del 2014, non sarebbe riuscito a porre immediatamente rimedio ad una retrocessione che l’aveva visto additato come principale responsabile.

Non ce l’aveva fatta nei palazzi della giustizia sportiva dove aveva visto negato un altro ripescaggio che sembrava ormai certo. E non ce l’avrebbe fatta nemmeno sul campo dove la squadra di Viali non ha mai dato la sensazione di poter lottare per il primo posto.

Il suo fare “un passo indietro” almeno agli occhi della piazza ha rappresentato allora l’ennesimo atto d’amore nei confronti del Novara Calcio (anche se certamente il meno comprensibile) per cui rappresentava ormai più un peso che uno stimolo collettivo.

L’opinionista ha il compito di sottolineare anche degli errori, il tifoso vive di emozioni. Oggi il sentimento che prevale in me è quello di estrema gratitudine per chi ha regalato tanto al “mio” Novara.

Non c’è dubbio che le cose belle fatte superino ancora di gran lunga quelle non riuscite al meglio. E rimane il dato concreto di una continuità societaria che ha davvero pochi eguali nel calcio moderno.

Il sentimento che provo a soffocare è invece quello della nostalgia per ciò che è stato, per il tempo che (ahinoi) è passato, inseguendo una sconfinata passione lungo tutto lo stivale in compagnia di Amici Veri.

Vorrei tornare con la macchina del tempo a quel novembre 2006 e rivivere tutto daccapo, vittorie e sconfitte, gioie ed altro, secondo l’altalena dello sport. Se potessi, cancellerei soltanto l’esperienza nei tribunali sportivi e non, ma questa è certamente una deformazione professionale.

Il tempo collocherà la lunga avventura della famiglia De Salvo alla guida del Novara Calcio nel posto che spetta loro di diritto, al di là degli umori del momento.

Ma, come è stato 13 anni fa per Pippo Resta, il giudizio “postumo” dipenderà molto anche dal seguito che verrà dato a quella bella storia, dalla credibilità e solidità dei compratori, ad oggi ancora poco conosciuti.

Domani si volta pagina.

Per oggi lasciatemi scrivere a carattere cubitali GRAZIE DI CUORE MASSIMO!

Ed ovviamente Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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