Il Novara degli anni 50: quando eravamo di serie “A”
martedì 08 ottobre 2019 - 16:44
di Gianfranco Capra
Una curiosità.
Il Novara calcio, dopo la guerra, tornò in serie “A” nell’aprile del 1948, guidato da un grande Silvio Piola.
Il bello di quei tempi memorabili (per chi li ha vissuti) è che non eravamo precipitati nel professionismo più estremo, con ingaggi e stipendi da favola, come si usa da molti anni.
Questa breve premessa è per raccontarvi I “lavori” che facevano i giocatori del Novara anni Cinquanta, quando certi “lussi” non erano nemmeno pensati.
Dunque:
Corghi Ivano: portiere, aveva due negozi di scarpe a Carpi
Piero Pombia: terzino, tipografia a Galliate
Rino De Togni: dipendente della “Montecatini”
Silvio Feccia: artigiano del ferro battuto a Romagnano
Gigi Molina II: titolare di una pompa di benzina
Ambrogio Baira: torrefazione caffè a Milano
Umberto Renica: titolare bar “Serenella” a Sant’Agabio
Giuseppe Mainardi: trattoria familiare a San Pietro Mosezzo
Silvio Piola: soltanto calciatore (campione del mondo 1938)
Lanfranco Alberico: agricoltura nel Vercellese
Piero Ferraris II: titoalare albergo Savoia a Vercelli (campione del mondo 1938)
Carlo Piccioni: giocatore di biliardo con grembiulino
Nel 1950, l’avvocato Celestino Sartorio, vice-presidente della Banca Popolare e anche del Novara, firmò un assegno di 600 mila lire che comprendeva gli emolumenti per la stagione di Silvio Piola, compresi stipendo, premio di ingaggio, premi di partita.
La Banca Popolare, infatti, era sponsor del Novara calcio e pagava le prestazioni esclusive del campione del mondo.
Gianfranco Capra |