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martedì 10 settembre 2019 - 16:10
10 gennaio 1999: Pontedera-Novara 3-1

Più che il racconto di una trasferta è la cronaca di una vera e propria Odissea, a sfidare una delle poche “vere” perturbazioni del mite inverno ‪1998-99‬.

E l’anno del mio servizio civile a Pella ed un’improbabile scalata verso l’acquedotto, lungo un sentiero con tanta neve non compatta, mi ha lasciato in eredità, sin da inizio settimana, un po’ mal di gola da superare assolutamente.

Non posso cedere perché, dopo la breve sosta natalizia, il Novara è atteso da un doppio impegno in campionato. Splende il sole il mercoledì pomeriggio della Befana quando gli azzurri di Tedino tornano a vincere anche al “Piola” grazie ad un colpo di testa di Morlacchi che in avvio di ripresa piega la resistenza del fanalino di coda Cremapergo, regalandoci il dolce zuccherino dei tre punti al termine di una partita di rara bruttezza.

Prima di Natale avevamo vinto anche ad Alessandria con gol partita di Garofalo, tante parate di Perrone e rigore spedito da Romairone sulla traversa.Prima di partire per Pontedera mi attendono altri tre giorni di servizio civile a Pella.

Tre giorni di sole, coccolato dal mio amico Elvio che non mi sottopone a fatiche particolari. Il sabato mattina mentre monitoro quella che chiamavamo l’Area Compostaggio (dove i pellesi potevano gettare rifiuti di dimensioni importanti ad un’ora e ad un giorno prestabilito) mi accorgo che il cielo è turbato da nubi in arrivo. Forse fa troppo freddo per nevicare, ma la temperatura è davvero al limite, un certo rischio c’è.

D’altronde siamo ai primi di gennaio, in pieno inverno.Non nevica, ma comincia a piovere quando ci mettiamo in viaggio, attorno alle 8 di domenica mattina. Verso Pontedera partiranno due auto: su una Paolo De Luca ed io, sull’altra Luciano Ponzio con Gianfranco Sosic che dovrà curare la radiocronaca per “Azzurra”.

Già, la radiocronaca! Il gruppo si scioglie molto presto perché quelli di “Azzurra” devono passare a casa di Ugo a recuperare l’attrezzatura per la diretta. Poco male, i cellullari ci aiuteranno a restare in contatto per strada. O, al massimo, a ritrovarci a Pontedera.

Noi però viviamo un grande spavento. Sul Turchino la pioggerellina che cade diventa neve. Anzi, peggio, acqua ghiacciata. Quel ghiaccio che sottovaluti perché la strada sembra comunque libera, ma che d’improvviso ti fa perdere il controllo del mezzo. C’è una galleria, una curva e subito dopo ecco due macchine di traverso per la carreggiata. Pdl è costretto ad azzardare una piccola frenata per evitarle, ma così anche la nostra auto sbanda per pochi, ma interminabili, metri. Per fortuna lui non perde mai lucidità e freddezza e così l’urto contro il guard rail è il più dolce possibile.

Senza alcuna conseguenza per noi. Ma anche senza conseguenze tangibili per l’automezzo del “Corriere”.
Dopo esserci fermati al primo autogrill a controllare i danni decidiamo che possiamo proseguire nel nostro “viaggio della speranza”. Su tutto prevale il senso del dovere, la voglia di portare comunque a termine il compito assegnato. Si diventa giornalisti anche così. Dando prova di non scoraggiarsi alle prime difficoltà. A costo di sembrare un pizzico incoscienti.

La prima preoccupazione è quella di avvertire i miei (che stanno dietro, in macchina con Cassina) del pericolo che troveranno fuori da quella stessa galleria. P

oi ci chiama Sosic, dall’altra auto: “Dovete uscire ad Altopascio”. Noi siamo ancora indietro, proviamo a raccontare quello che è successo e sentiamo solo l’eco delle lamentele di Luciano Ponzio: “Dai, schiaccia sto pedale… ho fame… Voglio andare a mangiare”.

Ad Altopascio o giù di lì diluvia. E così in tutto il percorso che ci porta finalmente a Pontedera. A pranzo però ci arriviamo per tempo. Ci sono Beppe Cortese ed Isabella Arnoldi che hanno pernottato in zona.

E c’è l’allegra compagnia di Secondino Lo Curto, allora nelle vesti di fotografo, che ribadisce con orgoglio: “A me la febbre non viene da più di dieci anni…”. Fortunato lui, io non so se resisterò alle ulteriori insidie climatiche di una domenica terribile.

Dopo aver saltato innumerevoli pozzanghere prendiamo posto in Tribuna con un certo anticipo. E qui accade un altro episodio incredibile. Il più calmo e pacato di tutti, il più tranquillo della compagnia, Gianfranco Sosic, si mette a discutere in maniera sempre più accesa con un addetto del Pontedera. Non ricordo le ragioni. Forse una questione di posto, forse un semplice malinteso in uno stadio in cui di solito si trova solo gente gentile e disponibile.

Sta di fatto che quando i più tranquilli arrivano a sbottare… può davvero succedere di tutto. E pensare che proprio a pranzo Gianfranco si era vantato di non aver mai discusso in uno stadio, almeno da quando cura le radiocronache per “Azzurra”… La situazione degenera a tal punto che i due inviati vengono minacciati di essere allontanati.
“Meglio, così ce ne andiamo a casa prima…” replica Luciano Ponzio con una risata che, forse involontariamente, smorza ogni tensione.

E la partita? Apparentemente senza grandi prospettive per un Novara dall’organico ai minimi termini, con la formazione praticamente obbligata. Il sole rigenerante della gara d’andata sembra un lontano ricordo. Aveva segnato Petrone in un “Piola” pieno d’entusiasmo per una squadra capace di mettere in mostra un calcio propositivo e divertente.In seguito i troppi errori in zona gol avrebbero incrinato le certezze di una squadra incapace di vincere. I 3-0 incassati in sequenza contro Viareggio e Mantova avevano consigliato a Tedino di schierare un Novara meno bello, ma finalmente un più concreto per allontanarsi almeno dalle zone calde della classifica.

Oggi non ci sono grandi scelte da fare. Gioca chi è disponibile. Contro il Cremapergo si sono fatti male anche Torchio e Garofalo mentre Pravatà è squalificato dopo il cartellino rosso. Ed allora in campo Perrone tra i pali, Rossi e Paolino Morganti centrali con Corti “libero”, Morlacchi e Preti sulle corsie esterne, Gissi, Guernier e Bracaloni cerniera di centrocampo con Petrone e Carbone punte.Piove a dirotto alle fatidiche 14.30, ma il campo è in buone condizioni. Ed al 10’ il vantaggio azzurro sembra cosa fatta: Carbone se ne va sulla fascia e serve il liberissimo Petrone che supera il portiere Pugliesi, ma calcia troppo debolmente consentendo a Fiorentini di salvare sulla linea. Gol sbagliato, gol subito! L’antica legge del calcio si ripropone puntuale cinque minuti più tardi quando Bacci insacca di testa il gol dell’1-0. Non è un evento episodico però. In campo da questo momento in poi c’è solo il Pontedera che domina per tutto il primo tempo grazie allo strapotere sulle fasce di Vigna e Stringardi che maramaldeggiano su di un Preti malconcio e sul generoso Morlacchi. Rossi salva un gol fatto sulla linea, Randazzo ne fallisce un paio a tu per tu con Perrone.Si arriva all’intervallo sotto di un solo gol ed ancora con una tenue speranza di aggiustarla in qualche maniera nella ripresa. Ed invece la squadra di Masi chiude i conti in nemmeno 4’.

Dapprima Fiorentini sorprende Perrone con una gran punizione dalla distanza. Poi Stringardi trasforma il rigore del 3-0.La partita è proprio finita. Si pensa solo ad un viaggio di ritorno che si annuncia drammatico perché l’acqua sul Turchino potrebbe diventare neve. L’unico a ridere ed a scherzare, con l’incoscienza dei bambini, è il figlio di Sosic che racconta agli sportivi toscani tutte le batoste incassate dal Novara negli ultimi tempi.Si rilassa anche il Pontedera che concede un po’ di spazio all’orgogliosa reazione della squadra di Tedino che inserisce Cunico, Cervato e Patrick Agazzone. Carbone accorcia le distanze ad una manciata di minuti dal termine. Poi in pieno recupero, fa addirittura 3-2, ma a cancellare subito ogni speranza c’è la bandierina alzata del guardalinee per un fuorigioco che dalla nostra posizione non possiamo davvero valutare.

Non c’è tempo per recriminare, né ne abbiamo voglia. L’importante è recuperare qualche dichiarazione al volo, finire il lavoro è ripartire il prima possibile. Ai tempi non c’erano gli uffici stampa, fermavi chi ti passava davanti ed aveva voglia di parlare, a prescindere dal risultato. Di solito litigando con gli inservienti della società di turno che (giustamente dal loro punto di vista) pretendevano di tenerti lontani dai tesserati.

Il simpatico Corti mi concede qualche battuta. Poi è la volta di Tedino. Il buon Bruno dimostra tutta la sua umanità e si rivolge a noi quasi da fratello maggiore. Ad ogni domanda risponde a metà, poi ripete più volte: “Attenti alla strada, ragazzi mi raccomando. Andate piano, per carità”.

Non è ora di partire perché non abbiamo computer e connessione internet. I pezzi vanno dettati al telefono e Pdl deve ovviamente coprire entrambe le pagine del “Corriere”. Per “Tribuna” c’era Cortese (che si è già messo in macchina e che sceglierà un titolo mutuato da un film di successo anni settanta con protagonista Al Pacino “ quel pomeriggio di un giorno da cani”) e dunque a me toccano solo gli spogliatoi. Ed anche qui c’è una piccola amarezza da vivere. Avevo affrontato questa giornata con la dolce prospettiva di dettare le interviste a Chiara, la ragazza più carina della redazione. E così quando sento dall’altro capo della cornetta “Ciao, sono Davide, detta pure a me…” mi crolla un altro pezzo di mondo addosso.

In giornate del genere anche una piccola illusione può risollevarti o farti precipitare il morale. Al di là del morale, fa un freddo cane pure in macchina. Anche perché sono lontano dall’erogatore di riscaldamento ed ho i piedi inzuppati d’acqua.Quando ci rimettiamo in moto, poco dopo le 18.30, ho ormai la convinzione che il mio lieve raffreddamento si tramuterà in vera e propria influenza. Ma a questo ci penserò l’indomani. Ora bisogna solo cercare di arrivare a casa, possibilmente senza ulteriori danni.

Piove, piove forte, diluvia. Ma sappiamo bene cosa ci toccherà subito dopo aver superato Genova. Chiama l’amico Biolk, ovviamente preoccupato e la conversazione si interrompe in maniera sinistra proprio all’imbocco dell’ultima galleria prima dell’inferno.

Adesso nevica bene, è neve copiosa. In un certo senso meglio ora con l’Autostrada imbiancata e gli automobilisti giocoforza prudenti che prima con quel ghiaccio insidioso e quasi impercettibile. Ma per Pdl che deve guidare l’auto aziendale è un lungo e lento calvario perché con una strada del genere non ci si può mai rilassare. Chiamo un amico, il “Biondo” che deve raggiungere l’indomani la Toscana per lavoro e gli anticipo le condizioni disastrose.

Lui mi liquida un po’ infastidito, come se stessi esagerando. Ma da lì a qualche ora quel tratto di A26 verrà chiuso davvero. C’è uno spazzaneve davanti che toglie via il grosso e ci fa da “safety car” impedendo ai più arditi di accelerare. Fino a Casale Monferrato quando la coltre bianca si tramuta finalmente in pioggia. L’incubo è finito.

Anzi no, perché quando arriviamo sotto casa mi accorgo di essermi seduto da ore sul cappellino ripara pioggia di Pdl che giustamente non la prende benissimo.

L’indomani piove ancora a dirotto. Alle 8 circa sono già nel mio stanzino di Pella in attesa di ricevere ordini. “ Ve la sentite di andare a pulire i tombini stamattina?” “ No, oggi proprio no”.

Elvio capisce e ci lascia dormire lì nascosti. Un bel pezzo d’Italia piange la morte di Fabrizio De Andrè che si è consumata nella notte. Noi invece al Bar abbiamo da raccontare una piccola-grande avventura che ci rimarrà impressa ancora per diverso tempo...

Massimo Barbero

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