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L'intervista a Stefano Dianda
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mercoledė 10 ottobre 2018 - 10:00
ex difensore di Carrarese e Novara

A Carrara ed a Novara fece quasi en plein! Nel 1992 Stefano Dianda riuscì a riportare i gialloazzurri in serie C1.

Nell’anno successivo, nella nostra città, l’impresa venne soltanto sfiorata: “Davvero un grosso peccato – racconta oggi l’ex difensore centrale – perché avevamo una rosa molto forte, probabilmente all’altezza di quella del Mantova e superiore al Fiorenzuola promosso. Ci fu qualche errore di gestione…”.

Andiamo con ordine. Com’era finito nella Carrarese un difensore come lui, ancora nel pieno della carriera, che dal 1987 faceva parte in pianta stabile della rosa di un Pisa abituato a fare la spola tra A e B? “Mi aveva chiamato Gigi Simoni che nella stagione precedente, subentrando alla fine sulla panchina della Carrarese, non era riuscito ad evitare la retrocessione. Ero (e sono tuttora) molto legato al mister con cui avevo vinto un paio di campionati. Accettai di scendere di categoria con la promessa che poi l’avrei seguito nelle piazze in cui sarebbe andato…”.

E fu subito C1, con un punto di vantaggio sul Montevarchi terzo classificato: “Simoni fu bravo a schierare, tutti assieme, tre mediani che non potevano star fuori. Giocavamo con una sorta di 4-3-3. Disputammo un grande campionato nel quale giocai 38 partite su 38…”.

In estate però uno dei pochi a rimanere in C2 fu proprio Stefano Dianda: “Anconetani non mi permise di andare con Simoni a Cremona. Preferì girarmi al Novara perché con Tarantola aveva un buon rapporto… Io ero contento ugualmente perché nella vostra città mi sono sempre trovato bene. Mi piaceva molto fare delle gite in montagna nei dintorni, nei lunedì liberi, con la famiglia. Mi sono proprio divertito in quella stagione da voi…”.

Ci hai suggerito un accostamento tra Anconetani e Tarantola. Avevano parecchi tratti in comune? “Certamente, sono stati dei grandi personaggi. Anconetani era simpaticissimo, viveva sempre a contatto con la squadra. Tarantola invece aveva un’attività a cui pensare, ma non ci ha mai fatto mancare il suo apporto. Saluto con affetto il figlio Francesco. Altri tempi! Adesso se qualcuno mi chiedesse chi sono i Presidenti di Inter e Milan onestamente farei fatica a rispondere…”.

Veniamo alla stagione in azzurro. Parlaci di questi errori di gestione a cui avevi accennato… “Non voglio criticare nessuno. Anche con Del Neri avevo un buon rapporto. Però ritengo abbia insistito troppo con la sua idea di 4-4-2 quando c’erano uomini con altre caratteristiche. Sarebbe bastato “staccare” un po’ Paladin per poter contare su una grande difesa con me, Moro e Schillaci. Eravamo proprio forti; c’era gente come Folli, Balesini ed Obbedio con cui ho lavorato a Lucca e tanti altri. Però eravamo ingabbiati negli schemi. Ripenso ad un estroso come Caponi o a Ponti…”.

Ricordo un tuo gol su punizione al Tempio, con palla a girare, sotto la Nord… “Esatto. Peccato che poi non me ne abbiano più fatte calciare altre… Fu un altro motivo di contrasto!

Veniamo al presente, caratterizzato dalle incertezze circa disponibilità e capienza dello “Stadio dei Marmi”. Quanto può cambiare per la Carrarese giocare davanti al proprio pubblico, con spalti gremiti? “Parecchio perché Carrara è una piazza tranquilla che però in certi momenti sa garantirti davvero un sostegno importante. In un certo senso Novara era un po’ più esigente, tutti ricordavano ancora gli anni della B o addirittura della A”.

Come vedi la partita di domenica? “Sono sincero, non seguo tantissimo la serie C. Ma la Carrarese ha giocatori importanti, d’esperienza, in grado di fare la differenza specialmente sul loro sintetico. Il Novara ovviamente non è da meno. E mi auguro sia una bella sfida. Da doppio ex faccio un grosso in bocca al lupo ad entrambe le squadre e mi auguro che a vincere sia soprattutto il calcio…”.

Come mai in questi anni, specialmente in serie C, gli attaccanti di una certa età fanno ancora la differenza? Ai tuoi tempi era difficile reggere per così tanto tempo… “Purtroppo c’è un aspetto non positivo. Non sempre i giovani che si affacciano nel nostro calcio sono già all’altezza. E questo abbassa, strada facendo, il livello di ogni categoria. Gli stranieri vanno bene se aggiungono qualità, ma molto spesso non è così. Anzi, quasi sempre, viene meno quel senso di appartenenza che è fondamentale per vivere il calcio nella maniera giusta. Quand’ero a Novara abbiamo giocato e vinto il “Torneo del Quadrilatero”. Io ci tenevo perché affrontavamo Alessandria, Casale e Pro Vercelli. Per un ragazzo che arriva dall’altra parte dell’Europa o del Mondo certe sfide non possono avere lo stesso significato…”.

Grazie Stefano, è tempo dei saluti… “Saluto con grande affetto i tifosi del Novara e li ringrazio per quanto hanno mi hanno dato quando ho vestito la maglia azzurra. Mi sono trovato davvero bene nella vostra città. Come anche a Carrara l’anno prima del resto…”.

Daniele Faranna

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