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domenica 17 giugno 2018 - 09:58
di Massimo Barbero

"Ma davvero riesci a divertirti anche in serie C? Io non ce la faccio proprio…” Questa frase me l’aveva lanciata lo “storico” Gianfranco Capra una mattina tra il 2007 ed il 2008 e quel giorno, onestamente, l’avevo guardato un po’ perplesso. Allora non conoscevo la B, non l’avevo mai vista, fatta eccezione per un lontano pomeriggio allo stadio in curva per mano a mio padre quando avevo appena 4 anni e mezzo (Novara-Spal 1-0 con gol di Toschi a retrocessione ormai certa).

L’ottavo posto in C1 nel campionato targato Cabrini rappresentava il nostro miglior risultato (poi bissato da Discepoli-Bellotto e Notaristefano in stagioni però cominciate con aspettative ben maggiori) dal 1979 in poi. Dopo 20 anni trascorsi in C2 (spesso addirittura nei bassifondi della C2) il primo campionato di C1 scandito dai gol di Pinamonte o la serie di 4 vittorie consecutive in primavera con l’Antonio Mundial in panchina mi sembravano già il “massimo della vita” da tifoso azzurro. Non osavo sperare di più perché non avevo mai vissuto niente di meglio che un campionato dignitoso nella categoria dove primeggiavano, a turno, Arezzo, Cesena, Pisa, Padova, Cremonese… oltre alle emergenti Grosseto e Sassuolo.

Oggi, dopo 2 primi posti in C, 6 stagioni in B ed 1 in A, capisco bene cosa intendesse quella mattina Gianfranco Capra quando mi diceva: “30 campionati in C… mi hanno tolto un pezzo della mia vita”.

Oggi onestamente anch’io sento “mancarmi l’aria” al pensiero di dover scrivere e parlare di Giana e Renate (con tutto il rispetto ovviamente per due realtà consolidate) invece che di Palermo o Frosinone. Oggi riesco a stimare ed ad apprezzare ancora di più l’attaccamento ai colori azzurri che ha mantenuto anche nei campionati più bui la generazione dei “Paolo Molina” (i vari Dado, Davidex, Depa, Pep… oltre al mio amico Alberto ed a tanti coetanei). Loro il Novara l’hanno conosciuto da bambini in B e l’hanno inseguito, per oltre un trentennio ad Ospitaletto piuttosto che a Lumezzane, quasi sempre con la stessa passione. Noi del 1972 e dintorni (la fetta maschile della mia classe del Liceo si ritrovava quasi compatta nei distinti allo stadio la domenica) ci siamo innamorati dei colori azzurri negli anni in cui la prospettiva iniziale era sempre quella di vincere la C2, abbiamo cominciato dal fondo per provare a risalire, è stato più semplice rimanere aggrappati alla speranza.

Ancor più facile, in un certo senso, lo è stato per quelli nati un decennio dopo, i vari Danny Faranna, Tom Costa e credo Ste Glad. Loro sono partiti dal peggio, dal buio, da Santini o Pistella centravanti…
E digerito quello (lo riconosco non è da tutti…) è stato solo un crescendo… Almeno fino alla soglia dei 30 anni quando… la loro fede sportiva era ormai impressa per sempre: una sola e soltanto quella. Nella buona e nella cattiva sorte.

Dopo qualche sporadica apparizione allo stadio da piccolissimo per seguire il papà, a farmi interessare del risultato del Novara, a 9-10 anni, sono state le radiocronache di Gianni Milanesi su “Azzurra”.
Me ne sono rimaste impresse in particolare un paio con Galbiati allenatore. Mi ricordo un match di Coppa Italia contro la Carrarese di Orrico concluso ai supplementari. Ed ancora una vittoria nel finale a Casatenovo Brianza dopo due rigori parati da Pietro Villa.
Il buon Gianni, con a fianco il semprepresente Michele Facchinetti, urlava come un pazzo… Metteva per Casatese-Novara lo stesso entusiasmo con cui qualche anno prima aveva raccontato alla radio un Catanzaro-Novara o un Novara-Lanerossi in B.
Un passione contagiosa tanto da indurmi a chiedere con sempre maggiore frequenza “Papà, posso venire anch’io allo stadio domenica?”. Era solo C2, ma la “Voce Azzurra” la faceva sembrare una Finale di Coppa del Mondo. O almeno tale appariva nella fantasia del bimbo MassimoBarbero…

Ecco questo dev’essere lo spirito che deve metterci chi si appresta ora a tornare a Gorgonzola e Meda… dopo aver vissuto (o raccontato) la vittoria di San Siro…

Credetemi, non può essere peggio. Quello che ci aspetta nella prossima stagione non può essere peggio di ciò che abbiamo vissuto nel campionato appena concluso. Negli scorsi mesi, di tanto in tanto, nella preparazione del “Fedelissimo” scorrevo le foto dello sconfinato archivio di Beppe Vaccarone e quasi tutte le immagini (anche quelle di partite di C2 in campi infangati) mi trasmettevano un’emozione più intesa rispetto a quella che accompagnava le gare appena vissute. E’ vero, tutti noi tendiamo a “mitizzare” il passato… semplicemente perché ci riporta a momenti nei quali eravamo giocoforza più giovani… ma stavolta il presente era davvero particolarmente deprimente. Abbiamo (avevamo?) perso il piacere di andare allo stadio…

L’adrenalina di vedere un Novara giocare, attaccare, creare, segnare… era diventata ansia da 1-0 da ottenere in qualsiasi maniera… pur di arrivare ai fatidici 50 punti il prima possibile e chiudere senza danni un altro capitolo. Credo che le partite casalinghe ravvicinate di inizio dicembre contro Empoli e Cremonese (quando avevamo ancora una classifica dignitosa) rappresentassero nella maniera più eloquente l’emblema di quello che la squadra aveva finito col trasmetterci: potevamo segnare solo con un gollonzo di Troest con probabile carica al portiere… o con un autogol avversario… e tanto bastava per sfangarla per un'altra settimana, per rannicchiarci in queste speranze di sopravvivenza. Il calcio è un’altra cosa, in qualsiasi categoria. Me ne sono ricordato sbirciando al tablet il quarto d’ora finale di un Fiorentina-Inter post natalizio o vedendo dal vivo un Alessandria-Siena in pieno inverno.

Dev’essere innanzitutto divertimento, energia positiva, adrenalina data dal coinvolgimento della gente per quello che succede in campo. La sconfitta fa male, ma non è la cosa peggiore. Peggio è affrontare le sfide con un atteggiamento già perdente in partenza.Attendo la nuova stagione con curiosità. Senza pericolose illusioni, ma con la speranza di vivere un avventura davvero molto diversa da quella appena conclusa. Oggi ci tocca mangiare cacca, tanta cacca… perché è quello che ci siamo meritati sul campo. Senza nemmeno il dolcificante della prospettiva di un ripescaggio (o meglio riammissione) che aveva reso più breve l’ultima estate Mondiale (2014) e che oggi popola invece i sogni di altre piazze appena precipitate dalla serie B.Quattro anni fa ci sentivamo di passaggio. Oggi ci sentiamo in C perché da serie C è stato l’approccio di Ludi e Viali nella conferenza stampa di venerdì che, via internet, ho molto apprezzato per toni e misura. La C è una brutta bestia… è quel campionato strano… che il Lecce ci ha messo 6 anni per vincere… malgrado tanti grossi nomi… ed il Catania non è ancora riuscito a domare. Se non la conosci (la C intendo…) ti ammazza.Il curriculum di Viali oggi non entusiasma di certo chi si aspettava un profilo importante (tanto valeva allora tenere Di Carlo…) ma nelle pieghe di una carriera ancora tutta da scrivere… voglio sottolineare… un paio di aspetti decisamente incoraggianti. Nel 2013-14 i destini del nuovo tecnico azzurro si sono incrociati a Piacenza con quelli di tal Venturato (subentrato a Viali poi esonerato per far posto di nuovo a Viali) che appena un paio di campionati dopo sarebbe stato chiamato a Cittadella per cominciare un nuovo grande ciclo granata. Da un punto di vista di corsi e ricorsi storici poi… l’ultima volta che abbiamo ingaggiato un allenatore ex Sudtirol… i risultati non sono stati certo malvagi… A proposito, la scelta di presentare il mister nella ricorrenza del 15 giugno (15 anni esatti dalla finale con gli altoatesini terminata ai supplementari) appare come una combinazione azzeccatissima…Siamo in C e non è certo una bella notizia.

Ma staremo più larghi. Coloro che utilizzavano il “Piola” come una passerella personale nei momenti più felici (ricordate l’autunno 2010 quando tanti “vip” si erano riscoperti di colpo grandi tifosi azzurri?) spariranno di colpo… o al massimo faranno perdere le loro tracce a fine settembre quando si accorgeranno che non saremo ancora primi con 10 punti di vantaggio... Rimarranno quelli davvero convinti, motivati. In C andare allo stadio non è più “una moda” o “un obbligo”, ma un eventualità legata alla propria fede calcistica. Ed ovviamente a quanto società e squadra sapranno offrirci in concreto.Nell’ultima stagione hanno militato in C, con differenti risultati, piazze come Alessandria, Arezzo, Livorno, Lucca, Monza, Pisa, Piacenza, Siena, Modena (per poco purtroppo…) Padova, Ravenna, Reggio Emilia, San Benedetto del Tronto, Bolzano, Trieste, Vicenza, Caserta, Cosenza, Catanzaro, Lecce, Reggio Calabria, Trapani…

Dunque ci possiamo stare anche noi, seppur con il dispiacere per quanto abbiamo appena perso. Senza avere la puzza sotto il naso e senza pericolosi complessi di superiorità. Ma anche senza dimenticare o disperdere quello che ha rappresentato il Novara Calcio nella realtà del calcio italiano negli ultimi 8-10 anni (quanti club di C possono vantare oggi due loro ex calciatori del recente passato ai Mondiali di Russia?)Dunque, tornando alla domanda iniziale… ci si può divertire anche in serie C? Sicuramente sì. A patto di avere la squadra “giusta” e di vivere anche quest’avventura con l’entusiasmo e l’orgoglio di rappresentare il Novara che sfoderava Gianni Milanesi a Casatenovo Brianza. Senza dimenticare mai che a Casatenovo Brianza, Meda o Lumezzane… sono soltanto tappe di un percorso, più o meno lungo e tortuoso, che ci riporterà un giorno a San Siro. O almeno al “Rigamonti” di Brescia… Mai smettere di crederci…

Forza Novara sempre!!!  

Massimo Barbero

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