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Figurine azzurre: Emilio Galelli
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martedė 30 gennaio 2018 - 09:49
di Massimo Barbero

L’estate 1993 è la prima nella quale il calcio italiano sembra sul punto di scoppiare. Dopo l’Arezzo (che non ha nemmeno terminato la stagione precedente) saltano numerose altre società, quasi tutte di C1.

Santino Tarantola vive con grande apprensione il suo ultimo mercato da Presidente del Novara. La mancata promozione ha accentuato una crisi societaria che esplode pubblicamente dopo la fine del campionato.

L’abile ds Angelo Sala va all’ultimo giorno di trattative con il “silenzioso” mandato di vendere tutto quello che si può… per far quadrare i conti di gestione. Il problema è che di compratori dotati di reale liquidità in giro non ce ne sono. E così va in porto una sola operazione, trilaterale: l’attaccante Guidoni esploso nella Sparta (e che tutti credevano già del Novara) passa alla Solbiatese che cede agli azzurri tale Galelli. Sembra un affare incomprensibile (Tarantola prova a giustificarlo dicendo: “Guidoni sarebbe stato il doppione di Folli”) ma in realtà era l’unico modo per rientrare un po’ degli esborsi. All’epoca la Solbiatese del ds Lele Oriali (sì, proprio quell’Oriali) era invece un club dalla buona solidità economica.

Sta di fatto che arriva tale Emilio Galelli, unico acquisto di un calciomercato anonimo. Ha quasi 25 anni, ma il meglio della sua carriera sembra già alle spalle. Risale a 3-4 stagioni prima quand’era stato capace di andare in doppia cifra in una Solbiatese giunta ad un passo dalla promozione in C1. Poi da punta si era trasformato in esterno ed il club nerazzurro l’aveva girato al Pergocrema. Ed adesso al Novara per un nuovo prestito che fa credere che la società proprietaria del cartellino non creda troppo nelle qualità del giocatore: “Prima ho avuto problemi con l’allenatore. Poi hanno preso Cambiaghi che ha le mie stesse caratteristiche” spiega il diretto interessato.

Il nostro agosto scorre via lento, con amichevoli giocate davanti ai soliti noti ed una Coppa Italia cominciata in uno stadio deserto. Il secondo Novara di Del Neri però strappa timidi applausi. Galelli è tra gli elementi più convincenti di una squadra che scopre uno Stellini già protagonista e rilancia un Guatteo vivace e pericoloso. A cantar le doti dell’unico nuovo arrivo estivo ci pensa anche l’ex Nicolini che, in attesa di debuttare in B sulla panchina del Palermo, svela in un’intervista che Galelli era uno dei suoi obiettivi quando allenava il Novara. Sarebbe passato in azzurro già nell’estate 1992 se non ci fosse stato il ribaltone societario e tecnico.

Il campionato comincia a metà settembre con il Novara che ospita il Pergocrema. E’ una vittoria sin troppo facile per noi grazie ad un 2-0 che matura ancor prima dell’intervallo. Gli ospiti non abbozzano nemmeno una reazione. Galelli è tra i migliori in campo e sulla fascia destra fa quello che vuole. La superiorità del numero 7 azzurro è talmente evidente che ci si chiede perché non punti mai verso il centro dell’area accontentandosi del solito cross dal fondo dopo aver saltato l’uomo: “è il mister che chiede a noi esterni di rimanere larghi – spiega in un’intervista per “Forza Azzurri” – al resto ci devono pensare le punte”. Del Neri lo avvicenda ad un minuto dal termine con Costa per fargli ricevere i primi, meritati, applausi dal pubblico novarese. Dall’altra parte agisce tal Gianluca Coti, ma nessuno se ne accorge. Il duello a distanza ha avuto un chiaro vincitore.

La sinfonia si ripete la settimana dopo a Castelfranco Veneto. Il Novara gioca in scioltezza con un gol di Folli imbeccato da un cross del solito Galelli. La prima mezza delusione matura la domenica dopo quando non andiamo oltre un 2-2 casalingo con l’Aosta (dopo aver rimontato due reti ai rossoneri). La magia si spezza definitivamente in quel di Cento il 3 ottobre. Galelli si infortuna a pochi minuti dall’intervallo nel giorno della prima sconfitta stagionale. Non c’è un altro giocatore che possa sostituirlo e così Del Neri manda in campo Schillaci, avanzando Cusatis nel ruolo di tornante.

Senza Galelli il Novara perde di colpo smalto e pericolosità. Colleziona altri 3 pareggi che lo allontanano terribilmente dall’alta classifica nel primo campionato dei 3 punti a vittoria che fa sembrare certe distanze troppo presto incolmabili.

Quando Emilio rientra il 7 novembre contro il Tempio, non c’è più Folli (fuori rosa per dei contrasti con la società) in mezzo all’area a raccogliere i suoi cross. E soprattutto i terreni leggeri di settembre sono ormai un lontano ricordo perché il campo dello stadio di Viale Kennedy è un autentico pantano, rovinato un autunno di piogge a ripetizione.

Il Novara continua a pareggiare (5 segni “x” di fila) fin quando contro la Solbiatese, dopo un’ora scialba, Del Neri ha il coraggio di sostituire lo spento Obbedio per inserire Vitalone a fare l’esterno con Galelli spostato a sinistra e nuovamente pericoloso. Nel finale arriva anche la vittoria con due gol di Spelta, al debutto in azzurro. Galelli viene avvicendato dopo il vantaggio per far posto a tal Camani, un giovane giunto dalla Juve che non vedremo mai più in campo.

Proviamo a ripetere l’esperimento la domenica dopo con il Cittadella, ma stavolta lo 0-0 non si sblocca. Perché la terna non si accorge di un pallone entrato in porta che ricorda il famoso gol di Muntari alla Juve. E soprattutto il direttore di gara Pittito di Vibo Valentia ignora un palese fallo in area ai danni di Galelli. Rossi, allenatore dei veneti, riconosce con sportività oggi perduta: “era proprio rigore. Per nostra fortuna l’arbitro non era ben piazzato…”.

Galelli continua a segnalarsi come uomo assist. Praticamente tutti i nostri gol su azione partono dal suo piede. A Lecco offre a Dall’Orso il pallone del pareggio. Ad Ospitaletto su cross di Schilaci fa da sponda per Spelta per l’illusione del vantaggio (finirà poi 2-1 per gli arancioni).

A Natale però il Novara è già staccato irrimediabilmente dalla zona promozione. Il recupero di Folli vale solo una sofferta vittoria contro il Legnano prima di altre due sconfitte contro Torres ed Olbia in partite piene di cartellini rossi nei nostri confronti (5 in 180 minuti!) e polemiche.

A febbraio per la squadra di Del Neri comincia così un nuovo campionato a caccia dei punti di tranquillità e di un po’ di onore. Contro il Giorgione Galelli lascia il posto a Birtig sul 4-1 per noi. Contro la Centese lo sostituisce Caponi (che deciderà l’incontro su punizione) dopo un primo tempo anonimo. Emilio è dolorante e deve fermarsi ancora per infortunio.

Lo ritroviamo soltanto a Tempio ad inizio aprile quando, dopo mezzora, subentra all’acciaccato Obbedio. Del Neri fa un ultimo tentativo di recuperare il vero Galelli e lo schiera titolare la domenica successiva contro la Vogherese quando Giampiero Armani appare per la prima volta in tribuna d’onore dopo la presentazione del giorno prima. La verve dell’ex della Solbiatese però non è più quella d’inizio stagione malgrado si giochi nuovamente sui terreni leggeri che lui predilige.

Il mister lo impiega allora come alternativa a Spelta per far rifiatare il centravanti quando, dopo circa un’ora di gioco, ha già speso molto.

Galelli ritorna titolare soltanto a Legnano in un Novara rimaneggiatissimo per le squalifiche inflitte dal terribile Vendramin dopo la partita con l’Ospitaletto resa celebre dall’invasione di campo di Paolino. Il nostro numero 7 si toglie la soddisfazione di sbloccare il risultato poco dopo la mezzora del primo tempo battendo Cuccunato con un rasoterra su sponda di Folli.L’assalto dei lilla ancora in corsa per la C1 frutta il pareggio grazie ad un calcio di rigore concesso in pieno recupero quando siamo, guarda caso, ridotti in nove per le espulsioni di Armanetti e Cusatis. E’ un 1-1 che non serve a nessuno, se non ad accentuare la nostra amarezza.

Galelli gioca la sua ultima partita in azzurro la domenica successiva sul neutro di Sesto San Giovanni contro la Torres. Finisce con un 2-2 con doppia rimonta ospite che è un po’ lo specchio di un campionato pieno di rimpianti. Per il Novara e per quel suo numero 7 che nei primi mesi di stagione aveva dato la sensazione di poter fare davvero la differenza…

Massimo Barbero

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