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lunedė 05 giugno 2017 - 20:02
3° puntata: 9 giugno 2011 Padova-Novara 0-0

La mia notte post Reggina è stata particolarmente breve ed agitata: adrenalina a mille, euforia, agitazione… E soprattutto paura che un sogno tanto bello potesse svanire da un momento all’altro. L’indomani al risveglio la sensazione che prevale è proprio questa… di inquietudine in vista della sfida con un Padova che sta viaggiando a mille. Giovedì sera non ci saranno certamente gli squalificati Morganella e Bertani, forse nemmeno Ludi. Ed in Cancelleria Gip ci pensa l’avvocato Brustia a far lievitare le mie paure: “Temo che scatti la prova televisiva anche per Motta. Per quello che ha fatto in mischia quando è stato espulso Colombo”. Non avrei la testa per scrivere e lavorare. Ed allora concentro le commissioni, vago da un ufficio all’altro trascinandomi carte ed atti. Tutti mi chiedono del Novara, della finale, della serie A del “ma vogliono salire?”. In Corso Cavour incontro l’intera famiglia Sensibile che sta facendo colazione. Pasquale mi rassicura, non sembra temere “mazzate” dal Giudice Sportivo. Piuttosto ce l’ha con un tifosissimo “storico” dei distinti che l’avrebbe attaccato pesantemente prima della partita con il Siena: “Tra dieci giorni quando sarà tutto finito… farò una conferenza stampa e parlerò anche di lui…”. La mamma prova a calmarlo con un apprensivo: “Dai Pasquale…”.

Al pomeriggio frequento un corso di formazione obbligatoria per avvocati. Sui primi smartphone in dotazione ai colleghi (oggetti per me all’epoca davvero misteriosi) arrivano notizie sempre più tranquillizzanti per… l’Atalanta. La retrocessione a tavolino degli orobici che quasi tutti davano per certa solo 24 ore prima sembra già scongiurata molto prima che cominci il processo sportivo. A risollevarmi il morale poco prima del rientro in studio giunge puntuale la telefonata di Pdl: “Sono arrivate le decisioni del Giudice Sportivo: una sola giornata per Bertani. E nessun’altra sorpresa”. Ce la possiamo giocare, ce la giocheremo. Dobbiamo solo limitare i danni a Padova, poi rientrerà Cristian… Il cliente delle 18 mi tira l’immancabile stoccata: “Adesso il Novara per forza dovrà lasciare vincere gli altri in finale…” Ci risiamo!

C’è un istante in cui colgo finalmente la bellezza del momento. E’ martedì mattina e saluto un collega di Piacenza con cui ho condiviso un udienza penale a Vigevano. Forse a lui del pallone non importa nulla… magari tifa semplicemente per una delle “strisciate”… ma poco dopo, sorseggiando un caffè al bar in piazza mentre sfoglio i giornali… penso a quanto siamo fortunati a giocarci la serie A. A Piacenza, ad esempio, sono in apprensione per i play out con l’Albinoleffe… noi abbiamo ben altri pensieri. La sera mi addormento rileggendomi i racconti di Fabio Caressa nel libro: “Andiamo a Berlino”… Comincio a scandire le pagine verso la finale con il trascorrere dei giorni che ci separano al doppio confronto con i biancoscudati. In fondo questo è il nostro Mundial, il mio Mundial. Pochi radiocronisti possono dire di aver avuto la fortuna che potrebbe capitare a me e Paolo di raccontare le promozione in A della propria squadra del cuore dopo averla seguita per tanti anni, con identica passione, anche nei bassifondi della C2.

Mi rimangono dei fotogrammi di quei giorni di attesa e di tensione: il pranzo con i due Luca con il Beck che esorcizza la paura di El Shaarawy che sta segnando a raffica: “Tutte queste aspettative su di lui potrebbero anche fargli male, in fondo è giovanissimo…” ; la telefonata di Riccardo Solfo giornalista di Padova: “Non fate scherzi domani, tocca a noi…”; l’apparizione di Paolo Favergiotti la notte prima della partita al Bar Torino quando è già passata l’una, ma nessuno di noi ha sonno nè voglia di andare a dormire.

Arriva il momento della partenza! L’equipaggio è composto da Paolo Molina (ovviamente alla guida), Danny Faranna, il sottoscritto e da Paolo De Luca, per una volta libero da impegni lavorativi ed affettivi e presente così nella trasferta più importante. Non ricordo se per motivi scaramantici o semplici esigenze famigliari… ma Paolo ha scelto di andare con la macchina del padre Mario che porta i segni evidenti di… tante battaglie. Ho qualche apprensione circa la tenuta del mezzo che invece ci conduce fino all’Euganeo quando mancano ancora quasi tre ore all’inizio della partita. C’è già tanta gente nei pressi dello stadio. Attacchiamo presto bottone con un tifoso del Padova che ci racconta la sua trasferta a Varese in treno. La frase: “tanto chi perde viene ripescato al posto dell’Atalanta” serve a farci guadagnare facili consensi. Ci dirigiamo verso un chiosco strapieno di supporters biancoscudati per ingoiare un panino ed una birra. Molina acquista una maglietta del Padova per il figlio in nome di un “rito” cominciato l’anno prima a Perugia.

Quando siamo già in coda per entrare all’Euganeo arriva la prima “coltellata” al cuore. Renato Ambiel riceve una telefonata che lo informa che tra i soggetti coinvolti nello scandalo “scommesse” ci sarebbe anche Rubino. E’ solo un’intercettazione, una chiacchiera tra scommettitori (che non porterà a nulla) ma farla uscire proprio adesso, ad un’ora dalla finale, è una vera e propria carognata.

L’Euganeo mi sembra molto diverso da come lo avevo visto le altre volte. Innanzitutto dopo un anno di frequentazione di stadi di buon livello non mi appare più così gigantesco come mi era risultato nel 2001 quando avevo fatto la prima radiocronaca (doppietta di Centofanti e palo di Pistella a porta vuota quando già aveva esultato per il gol). Stavolta però dovremo fare i conti con il fattore campo che quasi mai il Padova aveva avuto dalla sua negli altri confronti diretti. Il tabellino riporta 21.540 spettatori paganti. Davanti a noi c’è un autentica muraglia umana di gente tutta con la maglietta bianca del Padova che ripete all’infinito il coro che sta diventando il tormentone del sogno targato Dal Canto: “Padova, Padova tu sei il mio grande amore… amore… Ti seguiremo sempre, per sempre…”. L’ingresso dei tifosi azzurri in curva è accolto da bordate di fischi impressionanti. Non abbiano esaurito l’intera scorta di biglietti a disposizione, ma c’è comunque tanta gente da Novara. Ci sono anche le mie amiche Marta e Valentina che hanno lasciato lo studio Cucciatti per un evento imperdibile: “Massi siamo qui” mi scrivono mentre il mio cuore è ormai in subbuglio.

Vado a  cercare sollievo nel buffet offerto sotto la tribuna. C’è il presidente Accornero che omaggia l’elegante Barbara Carron fingendo relativo distacco: “Il nostro obiettivo era prolungare questo campionato fino all’ultima partita e l’abbiamo raggiunto. Ora ce la giochiamo…”.

Il Padova aveva iniziato la stagione con obiettivi indubbiamente superiori a quelli del Novara, ma con Calori in panchina era sempre rimasto fuori dalla zona play off. Ad un certo punto la società aveva promosso Dal Canto (tecnico della Primavera) soprattutto per chiudere dignitosamente  la stagione. Invece era cominciata una cavalcata irresistibile. Fino alla finale play off, con El Shaarawy grande trascinatore.

Parole tratte dall’editoriale del giorno dopo: “Da tre anni a questa parte il copione pare prestabilito. Il Novara è uno studente diligente che comincia l’anno scolastico molto bene… con quella naturale flessione che hanno tutti dopo un po’ di mesi di libri… Anzi, a dire il vero, la frenata di rendimento nella seconda parte del 2008-09 era stata troppo brusca... e gli azzurri si erano rassegnati, molto presto, a finire a settembre, con un bel cumulo di materie. Gli ultimi due anni, comunque, sono stati, nel complesso, impeccabili. Il Padova, invece, è uno studente un po’ sciagurato che per tre quarti d’anno non vuole saperne di mettersi in riga. Puntualmente, però, quando si arriva alla stretta finale si ridesta, si mette a studiare come un matto ed a prendere voti impensabili. Per due volte ce l’ha fatta all’ultimissima interrogazione… ma non può andare sempre bene…”. Per capirci il Padova ha acciuffato per due stagioni promozione in B e successiva salvezza in extremis. Agguantando play off e play out all’ultimo eppoi vincendoli da favorito. A Novara l’adrenalina di certe sfide (play out di Como a parte) manca invece dal salto in C1 del 2003.

Cerco continuamente analogie con quella magica avventura targata Borgo-Foschi: la flessione dopo un grande girone d’andata, il recupero lampo di Gemiti che ricorda quello di Polenghi. Ora la “gabbia” approntata su El Shaarawy mi riporta a quella predisposta su Zecchin a Bolzano quando a dare manforte al “Pole” in recupero accorreva sempre l’amico Morganti. Stavolta sul gioiellino del Genoa (che sta per passare al Milan) c’è Coubronne con Marianini pronto costantemente a raddoppiare. Il francese per me è un po’ l’uomo del destino. Chissà perché… la settimana prima di andare a Benevento… avevo sognato la sua presenza… Non a caso, forse, la promozione era arrivata soltanto la settimana dopo quando era effettivamente in campo al posto dello squalificato Gheller. Stavolta Tesser l’ha preferito a Mavillo, certamente più logoro dopo una stagione interminabile.

Ore 20.45, si comincia! Attilio si appoggia alla panchina per reggere la grande tensione, Dal Canto guarda il campo curioso: “vuoi vedere che faccio il miracolo?”. Gli azzurri indisponibili si piazzano compatti in piedi in tribuna stampa, vicino al cronista di Sky ed alla vicepresidente Carron. Tra loro c’è anche Nicola Ventola rientrato in gruppo per l’occasione.

Della partita non ricordo molto. Credo di averla seguita in trance. Ho in  mente soprattutto le ripetute telefonate di Ugo Ponzio che non riesce ad accettare l’assenza di “campo” (per la tanta gente accalcata anche intorno a noi) che impedisce di utilizzare la consueta attrezzatura. Per intervenire devo avvicinarmi all’auricolare di Paolo ed alla sua bocca… come se volessimo pomiciare. Paolo pronuncia El Shaarawy omettendo l’h  ed ad ogni tocco di palla di “El Sarawi” io provo autentici brividi. Al 4’ Cuffa calcia da fuori, Ujkani sembra sulla traiettoria, ma non arriva sulla palla che si stampa sul palo tra il boato di delusione dello stadio. Il Novara fa fatica. Pinardi è impalpabile, Motta dovrebbe fare la punta, ma arretra spesso a dare manforte ai centrocampisti lasciando Pablo troppo solo. Le uniche sortite azzurre scaturiscono da conclusioni dalla distanza di Gonzalez e Motta. A cinque minuti dal riposo viviamo il  momento che potrebbe cambiare la storia: una triangolazione permette ad El Shaarawy di liberarsi finalmente della guardia di Coubronne, lo sguardo del francese è smarrito, lo stadio si alza in piedi pregustando il vantaggio, ma la conclusione da posizione defilata dell’attaccante è assorbita senza problemi da Ujkani.

Nella ripresa le cose migliorano per un Novara che presenta Scavone al posto di Pinardi. Io mi innervosisco per le ripetute urla al microfono del presidente Cestaro. Scrivo l’indomani: “la lega B ha e pretende un’organizzazione impeccabile ed uno stile che distingue questo campionato. Anche la finale di ieri si è svolta secondo copione. Il tutto con un'eccezione… le urla ripetute del presidente Cestaro al microfono dello speaker… Il folclore va bene, ma forse stavolta si è un po’ passato il segno… le regole dovrebbero valere sempre… Per un attimo, con tutto il rispetto, è parso di essere tornato all’epoca delle trasferte a Monselice…”. 

Allungo gli occhi sul computer di Jean Paul Bonomi che ha già immaginato il finale e preparato l’attacco per il pezzo che uscirà l’indomani su “Tribuna”. Abbiamo perso 1-0 e Tesser dovrà impostare la sfida di ritorno in maniera diversa, senza più potersi permettere di giocare per il pari come ha sempre fatto in questi play off. Dal Canto però non è altrettanto tranquillo circa l’esito finale della sfida d’andata e manda in campo Di Nardo (fantasma di tante sfide passate in serie C) al posto di un fischiatissimo Ardemagni. El Shaarawy impegna Samir solo dalla distanza.

Tesser invece inserisce Drascek al posto di Marianini che ha speso molto. E Davide manda subito in porta Gonzalez con l’assist che potrebbe decidere la gara: Pablo si sbarazza dell’unico difensore davanti a sé e si presenta davanti a Cano che si è già buttato proprio dalla parte dove “El Cartero” indirizza la conclusione quando aveva ormai mezza porta libera. La grande delusione è smorzata solo dalle promettenti analogie con Reggio Calabria.

Certo che perdere adesso sarebbe proprio una beffa. Ci andiamo vicino tre minuti più tardi quando il colpo di testa di De Paula scheggia il palo con Ujkani ancora vicino al pallone. Quando Dal Canto sostituisce El Shaarawy con Rabito Jean Paul Bonomi mi tocca sulla spalla per rincuorarmi: “finisce 0-0”. E mi mostra il nuovo attacco dell’articolo che prevede ora un Padova obbligato ad espugnare il “Piola” domenica sera stavolta senza le urla del patron Cestaro dal microfono ad accompagnare l’assalto. Nel frattempo Tesser ha già inserito Gheller che entra con la grinta di chi vuol dire agli avversari: “non provateci neppure…”

In sala stampa parlano in tanti. In fondo uno 0-0 all’andata di una finale play off è un po’ come il primo turno alle elezioni. Per ora hanno vinto un po’ tutti, a decidere sarà solo il ballottaggio. Il presidente Accornero racconta del suo scambio di battute con Abodi che gli avrebbe detto: “Mi fate un sacco di complimenti per l’organizzazione di questo campionato e dopo un solo anno volete già lasciare questa categoria?”. Sensibile elogia lo staff medico: “che ha rimesso in piedi Ludi in soli quattro giorni”. Con Drascek mi spingo a ricordare i dieci anni trascorsi da quel play out di Fiorenzuola in cui lui era nostro avversario. Il cerchio sta per chiudersi. Forse. Ci distraiamo vedendo che lo steward che segue le nostre interviste è lo stesso che abbiamo conosciuto a Novara qualche mese prima contro il Torino soprannominandolo Ogbonna. “Ogbonna! Ogbonna!” urliamo come degli scolaretti in gita tra lo sguardo perplesso e sorpreso, ma in fondo divertito, del diretto interessato. E’ ormai mezzanotte (la mezzanotte del giorno del compleanno di Tesser) quando imbocchiamo l’autostrada verso Novara.

L’editoriale dell’indomani su “Forzanovara” si chiudeva così: “Non riesco a scrivere altro… Qualsiasi cosa sarebbe comunque banale, scontata ed ovvia rispetto al batticuore che ci accompagnerà fino al fischio finale di domenica sera. O tutto o niente in 90 (120) minuti… Però che bello essere arrivati a giocarci questi 90’ decisivi sul nostro terreno… e senza l’handicap di gol da rimontare… Mai come oggi… Forza Novara sempre!”

Massimo Barbero

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