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domenica 28 maggio 2017 - 10:37
di Massimo Barbero

Ai tempi dell’Università e della mia pratica forense… spesso mi aggregavo al gruppetto di persone che stazionava all’Antistadio in qualsiasi giorno dell’anno. Durante il campionato aspettando l’allenamento. In estate in attesa di notizie, regolarmente sotto qualche pianta per ripararsi dal sole cocente. A giugno e luglio il dilemma principale era l’iscrizione alla stagione successiva. Superato quello scoglio, tutto il resto sarebbe arrivato, in una maniera o nell’altra, quasi come una naturale conseguenza. Abbiamo condiviso giorni terribili temendo che da un momento all’altro fosse ufficializzata la sparizione del Novara Calcio. Con Achilli e Mastagni al timone, ma prima anche con Tarantola ed Armani alla presidenza. 

Ho soprattutto un ricordo nitido legato al sabato immediatamente successivo alla nostra promozione in C1 dopo i supplementari con l’Alto Adige. Era una mattinata di afa opprimente ed il mio umore era ai minimi storici (ovviamente non per motivi calcistici). Mi ero recato allo stadio proprio per ritemprarmi, assaporando ancora un po’ la gioia di un salto di categoria appena conquistato dopo tante sofferenze. Ed invece accanto a grandi cuori azzurri quali il Carlone e papà Massara… stazionavano gli immancabili “mai cuntent” che avevano già pronta la sentenza del momento: “Ma che ci andiamo a fare in C1 con una società così? Era meglio non salire… Anzi, adesso sarebbe il caso di rinunciare alla promozione in favore del Mantova che i mezzi invece li ha…”.

Quel giorno mi arresi definitivamente alla logica dei “mai cuntent”. Compresi che nessun risultato sportivo sarebbe stato sufficiente a sconfiggere la filosofia del pessimismo ad oltranza, strenuamente difesa dai fanatici del bicchiere mezzo vuoto. Una scelta di vita, una corazza per proteggersi dalle immancabili delusioni anche sportive con il paracadute della (modesta) consolazione postuma del “io ve l’avevo detto…”.

Nel 2003 era ancora relativamente semplice dribblare i “mai cuntent”. Bastava girare al largo dall’Antistadio, dai bar sedi di discussioni azzurre, accelerare all’uscita dal “Piola” dopo le interviste. Al limite evitare di connettersi sul muro di “Forzanovara”. Negli ultimi anni però smartphone, tablet e social hanno completamente rivoluzionato il nostro mondo.

Ed oggi i “mai cuntent” ci travolgono con la loro filosofia calcistica in ogni momento della quotidianità. Nelle prime giornate la rosa azzurra è regolarmente considerata da retrocessione diretta e quando arriva qualche risultato positivo è subito pronta l’obiezione: “il calendario finora ci ha dato una mano… vedrete cosa accadrà quando affronteremo le grandi!”. Poi la stagione prende una piega favorevole, arrivano risultati in serie… ma basta una sconfitta (magari dopo 10 partite utili consecutive come è successo quest’anno… prima dello scivolone interno contro la Ternana) per l’immancabile: “Ecco, non vogliono salire…” O peggio: “Te lo dico per certo, se la sono venduta…”. Partendo da queste basi il nono posto finale (o l’ottavo di un anno fa) è regolarmente archiviato come un mezzo disastro. “Ma come – provi a contestare – non avevi detto che questa era una squadra destinata senz’altro a retrocedere?” La replica è altrettanto scontata: “Sì, ma hai visto che concorrenza mediocre avevamo di fronte… Solo un’incapace avrebbe potuto non centrare almeno la semifinale play off quest’anno…”.

Per carità i “mai cuntent” ci sono in ogni parte della penisola, non rappresentano certo un’esclusiva tutta novarese. Basti pensare che in centro a Bari a fine marzo io e Marco Foti trovammo gente pronta a garantirci: “Stasera vincete voi… qui non vogliono salire…” Di sicuro! Un Presidente paga Colantuono, Brienza, Floro Flores e chi più ne ha più ne metta… per pregarli di arrivare rigorosamente dietro all’Entella… Però nelle piazze che portano 5-10-15-20 mila persone allo stadio… la voce dei “mai cuntent” almeno sul campo, nei momenti migliori, è travolta dal boato della passione. Qui, in un ambiente più piccolo e dispersivo, rappresenta invece un contorno estremamente fastidioso e penalizzante.

Io non ho mai assistito ad una partita della Igor Volley, né in tv né dal vivo. Ma sbirciando giornali, social, commenti vari… ne ho sempre tratto l’idea di un ambiente unito ed entusiasta anche nei momenti più difficili (vedi sconfitta casalinga in gara 5 con Casalmaggiore del 2015). Un anno fa la squadra cittadina è stata eliminata ai quarti di finale (stavolta vado davvero a memoria nel ricordare) e dopo pochi giorni tutti gli appassionati già pregustavano l’inizio della nuova stagione per l’arrivo di Piccinini e c… Invece un osservatore altrettanto distratto delle vicende del Novara Calcio… che idea ne ricava di quel che accade a Novarello e dintorni… dai commenti che si leggono abitualmente su “muri”, “forum”, “social”, “blog” ed affini?

Arrivo a bomba. Tra le accuse che vengono rivolte in questi giorni a Boscaglia la meno fondata secondo me è proprio quella di aver dato un contributo determinante nell’ammosciare l’ambiente ed allontanare la gente dagli spalti di Viale Kennedy.  Ma vi ricordate com’era il “Piola” in alcune partite del campionato  targato Baroni? Io ho in mente uno stadio freddo e silenzioso anche contro il Lanciano ad inizio dicembre quando eravamo nel nostro momento migliore. Oppure contro l’Avellino quando si sentivano solo i tifosi ospiti persino sul 4-0 per noi. E quando abbiamo affrontato il Livorno ad aprile? Solo Comi, da par suo, era riuscito a svegliarci un po’ dal torpore… Certo, dopo tre 4-1 di fila le cose erano migliorate… e contro il Trapani all’andata la gente dagli spalti aveva effettivamente trascinato la squadra alla vittoria, ma è sin troppo palese che non si può vincere sempre, tantomeno vincere sempre di goleada… Ed i bresciani calati a Novara, vocianti ed in gran numero, a novembre 2015… vi sembravano “ammosciati” dal gioco di Boscaglia? Ed il predecessore di Boscaglia non l’avevate/avevano soprannominato “camomillo” proprio per la sua irresistibile capacità nel caricare squadra ed ambiente? 

Mi spaventa sempre questa logica del “capro espiatorio” ad oltranza perché oltre a trasformarsi in un poco equilibrato “tutti contro uno” che non consente di essere sereni nei giudizi è un modo di pensare che finisce con lo sgravare pericolosamente da responsabilità gli altri protagonisti (società e calciatori per esempio). Ora l’anello debole è Boscaglia esattamente come dopo la sconfitta di Terni di un anno e mezzo fa lo era Baroni. Ed in precedenza a ruota Borgo (sì, persino di colui che ci ha trascinato fuori da infiniti anni di melma…) Pederzoli, Giaretta-Faccioli, poi solo Faccioli, Calori… e chi più ne ha più ne metta… Vi ricordate le contestazioni nell’anno della “remuntada”? Ed il “confronto” del 1 novembre 2012 a Novarello con Buzzegoli “beccato” in quanto varesino…? E lo striscione contro Faccioli e Giaretta srotolato nel corso di un Novara-Livorno? Poi sono arrivate le vittorie a raffica ed il vento è cambiato… Non prima!

Invece sarebbe semplice individuare il principale “responsabile” (sempre secondo la logica di coloro che non si accontentano per Novara di una B da centroclassifica) di questa presunta “mediocrità”. Si chiama Massimo De Salvo. Un Presidente che dal 2009 in C ci ha abituato a scegliere i calciatori migliori sul mercato. E che invece in cadetteria si “accontenta” di prestiti, svincolati, scommesse, giocatori da rilanciare. Se Teti disponesse del budget non dico del Bari, ma almeno del Carpi o del Frosinone… non avrebbe bisogno di andare a scovare i Chiosa, i Cinelli o i Lancini che non partivano titolari nelle rispettive squadre di cadetteria… per portare a termine adeguatamente la stagione. E se a Boscaglia comprassero…. Antenucci e Floccari invece di Bajde… non avrebbe verosimilmente qualche chance in più di battere il tanto acclamato Semplici che può disporre di tali attaccanti e lucrare sul loro inevitabile golletto con una tattica estremamente prudente?

Io invece non smetterò di ringraziare Massimo De Salvo. E non tanto per il “giro in giostra” in serie A che pure ci ha fatto enorme piacere. Piuttosto per la continuità garantita nel fare calcio a certi livelli dal 2006 ad oggi. Un anno abbiamo azzeccato tutto e siamo finiti addirittura in serie A… un altro anno abbiamo sbagliato tutto e siamo sprofondati in Lega Pro… ma la media (costante) è decisamente di buon livello per una realtà (anche imprenditoriale) come la nostra.

A maggio-giugno 2016 mai avrei sostituito Baroni con Boscaglia e resto un estimatore del tecnico del Benevento. Però devo riconoscere nei due confronti diretti stagionali… di non aver visto cose mirabolanti da parte sannita. E’ andato molto più vicino al pari il Novara al “Santa Colomba” di quanto non abbia saputo fare la formazione giallorossa al “Piola” dopo l’incornata vincente di Troest. Nei momenti peggiori dell’era azzurra di Boscaglia… strizzavo l’occhio a Bisoli e Gautieri. Invece il primo non è riuscito a salvare il Vicenza (è stato esonerato a metà a aprile a situazione ormai compromessa) e l’altro ha infilato un ruolino disastroso a Terni.

Dunque perché ora dovremmo cambiare Boscaglia se Boscaglia ha reso nella sua stagione azzurra almeno quanto era logico attendersi da lui, dal suo score e dal suo modo di fare calcio? Questa si chiama programmazione… e dopo un po’ di annate di più o meno grandi “ribaltoni” al termine del campionato stavolta arriviamo a fine maggio già con la certezza di direttore sportivo ed allenatore. Non vi sto a ripetere dove ci siamo spinti l’ultima volta che abbiamo confermato entrambi (Sensibile-Tesser). Piuttosto sottolineo come nelle più recenti occasioni in cui siamo ripartiti in B dal tecnico che aveva chiuso l’annata precedente abbiamo evitato l’immancabile “impasse” delle prime giornate. Nel 2012 Tesser aveva cominciato con 6 risultati utili. La stessa serie l’aveva infilata Aglietti l’anno dopo all’indomani della sconfitta iniziale ad Avellino. Certo, se pensi di poter sostituire Lisuzzo con Mori… Crescenzi con Potouridis… Bruno Fernandes con Katidis e Seferovic con Comi… a breve-medio termine i problemi emergono comunque… Ma la continuità tecnica aveva almeno scongiurato quella “partenza falsa” che ha poi scandito gli inizi di Baroni e Boscaglia che ci hanno messo un po’ di tempo a “decifrare” le reali potenzialità della rosa. 

Ci sarà certamente ancora da soffrire nel prossimo campionato… ma chi tifa Novara sa bene che la regola è questa (e l’eccezione rappresentata dall’incredibile 2010). Altrimenti basta… sintonizzarsi davanti alla tv sabato sera… scegliere una tra le due sfidanti di Cardiff e giurarle amore eterno… a buon diritto convinti di essere ripagati con trionfi e soddisfazioni… Ma le emozioni che ci dà la maglia azzurra, nel bene o nel male, sono comunque un'altra cosa… Forza Novara sempre!!!   

Ps: leggendo dagli amici di “Piceno Time” di un Ascoli protagonista di un “Picchio in Tour” (amichevoli nei dintorni con tanto di cene post partita con tifosi della provincia) mi chiedo se non fosse opportuno anche per il Novara ritardare di qualche giorno il “rompete le righe” organizzando due-tre sgambate in provincia per omaggiare i tifosi azzurri del territorio e cementare il rapporto con le società locali.

Massimo Barbero

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