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domenica 12 febbraio 2017 - 13:10
di Massimo Barbero

Ci sono partite che, nel bene o nel male, ti segnano un campionato. Facendoci rimontare da Trapani, Pisa e Cittadella ci siamo giocati una bella fetta di tranquillità. Peccato perché ieri per 70 minuti si è visto un Novara tra i più convincenti della stagione. Una squadra capace di dare continuità alle buone cose viste nelle due settimane precedenti, esaltata dalla solidità di Cinelli e Casarini in mezzo al campo nonché dalla vena e dallo spirito di sacrificio dei tre giocatori schierati là davanti che rappresentano un bel capitale su cui investire per l’immediato futuro.

Il problema è che se non si vincono gare come questa in cui si domina l’avversario per più di un’ora… è inevitabile perdere per strada anche un po’ di ottimismo. Perché al di là degli episodi contingenti (la parata di Alfonso su Troest allo scadere del primo tempo vale più di un gol!) qualche difettuccio che si ripete puntualmente c’è sempre. Il primo è legato alle reti prese su azioni da corner. Ci facciamo sorprendere anche da avversari come il Cittadella su cui, per struttura fisica, dovremmo avere la meglio almeno in area di rigore. Fateci caso… dalla Spal in poi… in casa abbiamo lasciato punti solo su azioni d’angolo altrui… L’altro limite è che a questa squadra manca sempre un po’ di sana “cazzimma” nelle situazioni chiave che spesso decidono partite equilibrate. Faccio un esempio… ieri Iunco ha viaggiato “sul filo del rasoio” sin dal cartellino giallo preso per quel gol di mano nel finale di primo tempo… Con un po’ più di mestiere non sarebbe stata impresa ardua propiziare la seconda ammonizione di un attaccante che regolarmente sbraccia, sgomita, provoca… ed il cui atteggiamento di solito non piace troppo agli arbitri, tantomeno quando gioca in trasferta. Invece il buon Antimo ieri è rimasto in campo fino alla fine, togliendosi lo sfizio di segnare il gol del pari, con tanto di scivolata d’esultanza dinanzi ai nostri distinti…

Senza troppi giri di parole, vedendo all’opera il Cittadella in Viale Kennedy ho capito perché i granata siano incappati in una tale serie di sconfitte esterne. La squadra che all’andata ci aveva dominato dall’alto di una rapidità di esecuzione praticamente inarrestabile ora ha perso per strada quasi tutta la brillantezza di fine estate. Il suo calcio è fatto di una serie di falli e fallettini guadagnati con una giusta dose di mestiere. Un atteggiamento che ovviamente paga molto di più tra le mura amiche del “Tombolato” (di fronte ad una tribuna che si alza regolarmente in piedi ad urlare per qualsiasi cosa) che non in trasferta quando il fattore campo dovrebbe essere dalla parte degli avversari. Però la classifica dice Cittadella 39 Novara 31. Insomma la squadra di Venturato il proprio dovere l’ha fatto (dallo scontro diretto dell’andata a quello del ritorno però abbiamo in pratica viaggiato con la stessa media punti dei granata) noi non ancora…

Sulla partita di ieri c’è poco da dire. Fino al ventesimo-venticinquesimo della ripresa c’è stata in campo una sola squadra: un Novara che ha avuto la sola colpa di non chiudere i conti con la sacrosanta rete del raddoppio. I granata hanno mostrato una reazione apprezzabile unicamente nel quarto d’ora finale del primo tempo allorchè pure hanno rischiato in un paio di occasioni di subire comunque la rete del 2-0. Galabinov e Macheda sono risultati determinanti nell’andare a cercarsi dei palloni in mezzo al campo dando così una mano di fondamentale importanza a Sansone nell’opera di raccordo tra centrocampo ed attacco. Quando Iori e compagni hanno provato ad avanzare un po’ il loro baricentro abbiamo cominciato ad infilarli con sempre maggiore pericolosità rubando palla in mezzo al campo ed innescando ripartenze (potenzialmente) micidiali.

Al di là dell’episodio del pareggio, la partita è cambiata allorchè Venturato ha inserito tre uomini freschi dalla panchina ed il Novara ha cominciato a pagare gli sforzi anche in fase di sacrificio degli uomini che si erano “sbattuti” di più sino a quel momento. Al posto di Boscaglia avrei scaglionato meglio le sostituzioni, inserendo almeno due giocatori prima della mezzora. Il ragionamento del mister è stato chiaro: “le cose andavano, perché cambiare?” ma era evidente che molti uomini si stavano sfiancando in un lavoro generoso e dispendioso.

Purtroppo l’1-1 ci è capitato sulla testa nel momento peggiore, quando non c’era nemmeno più il tempo di assorbire e superare la botta. Abbiamo talmente patito il contraccolpo che abbiamo rischiato persino di perdere una partita che sino a dieci minuti prima strameritavamo di vincere. I cambi tardivi e ravvicinati hanno soltanto aumentato la confusione.

Parlando dei singoli, dico che al posto del mister anch’io avrei schierato dall’inizio Kupisz nell’ottica di una gara casalinga e con la prospettiva di avere il più difensivo Chiosa sul versante opposto. Stiamo aspettando il polacco da inizio luglio. Era stato preso per fare l’esterno in un 4-2-3-1 (come nel Brescia) e certamente meritava di avere qualche chances ravvicinata nel ruolo che più gli si addice. Ora le esigenze tattiche sono leggermente diverse (perché adesso non ha la protezione di un laterale di difesa come avveniva l’anno passato) ma nel complesso sino a questo momento il giocatore del Chievo ha fatto solo intravedere le proprie potenzialità (lo scatto, la corsa, il tiro). Insomma finora si è espresso a sprazzi, ma mai con la continuità che impone un ruolo tanto delicato. Detto fuori dai denti… a Latina partirei dall’inizio con un Dickmann fresco e magari rigenerato (dal punto di vista fisico e delle motivazioni) dalle quasi tre settimane trascorse in panchina.

Chiosa invece finora ha convinto in ogni occasione, sia come centrale mancino, che come esterno sinistro. Rispetto alla partita di Salerno ha interpretato la gara con il Cittadella in maniera maggiormente propositiva, a conferma di una duttilità tattica preziosa per gli equilibri di squadra. Quando rientrerà Calderoni non è azzardato pensare di riproporlo come centrale sinistro per un asse mancina che con il Pisa (fino a quel maledetto cartellino rosso) aveva funzionato nel migliore dei modi.

Chi mi piace sempre parecchio per lo spirito che mette in campo è Federico Macheda. Ieri è stato il grande lottatore che alla fine ci è mancato tantissimo nell’ultimo quarto d’ora. Finora le sue grandi qualità sono rimaste un po’ incompiute perché spesso non riesce a concretizzare la situazioni che crea al momento dell’ultimo passaggio o dello scatto decisivo, ma è giusto investire in maniera convinta su di lui perché i margini di crescita che le sue giocate lasciano intravedere sono davvero molto ampi.

La partita di venerdì sera a Latina si annuncia assai delicata, una sorta di scontro diretto da non fallire su di un campo particolarmente caldo. Se l’affronteremo con lo spirito di Terni o Trapani (tanto per parlare di altre due squadre con l’acqua alla gola) sarà assai difficile uscire dal “Francioni” con qualcosa di buono. La trasferta in terra laziale rappresenta un bel test per la nostra “nuova” squadra cosìccome assemblata dopo l’opera “di dimagrimento” compiuta a gennaio. Se anche in terra laziale riproporremo lo spirito, la generosità e l’unità d’intenti mostrate nelle ultime tre partite di campionato allora davvero potremo dire, con ragionevole ottimismo, che persino le cessioni operate durante il mercato invernale (al di là del valore dei singoli) sono destinate a farci soffrire di meno. Se invece si dovesse rivedere il “solito” Novara da trasferta in tal caso ci sarebbe da preoccuparsi parecchio, anche in prospettiva.

Chiudo ringraziando i tifosi del “Coordinamento” e tutti coloro che hanno lavorato in maniera proficua in queste settimane (bella l’idea dei giocatori in campo con le sciarpe azzurre!) per un riavvicinamento con società, tecnico e squadra i cui effetti benefici si sono avvertiti già ieri allo stadio. Sin dall’editoriale post gara con la Spal (inizio novembre) avevo auspicato quell’incontro con il presidente De Salvo che finalmente è diventato realtà nei giorni scorsi. Non è tempo di divisioni, di muro contro muro o di chiusure assortite perché uno scambio di idee è sempre lo strumento migliore per capirsi e per crescere insieme. Era dai tempi della Lega Pro, di Sergio Borgo o del ritiro a Cantalupo… che non avvertivo come quest’anno la passione azzurra di nuovo un tesoro per pochi… Da una parte ne soffro perché vorrei vedere il “Piola” ed il nostro settore ospiti pieni come ai bei tempi… e son sincero, mi inorgogliva camminare in città e sentire tutti parlare del Novara nei giorni della promozione in A… Dall’altra so che se usciremo, tutti assieme, dalle secche di questa stagione… proveremo una gioia tutta speciale, da innamorati veri, uniti e temprati proprio dai momenti difficili, come spesso è accaduto in passato… Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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