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Figurine azzurre: Antonio Obbedio
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martedė 11 ottobre 2016 - 17:30
Storie di giocatori che hanno vestito la maglia del Novara in epoca pių o meno recente

Nell’estate del 1992 con il rientro al timone di Santino Tarantola il Novara smette di fare campagne acquisti di soli “nomi” e va finalmente a cercare calciatori veri, in parabola ascendente. In 2-3 settimane Angelo Sala e Gigi Del Neri varano una squadra azzurra tutta nuova ed estremamente competitiva. Dalla Virescit Boccaleone, che ha appena cessato la propria avventura tra i professionisti dopo lo spareggio perso con il Valdagno, arriva il ventitreenne centrocampista foggiano Antonio Obbedio, autore dell’unico gol bergamasco nella sfida senza appello per la permanenza in C2. I suoi trascorsi nelle file di Oltrepo ed appunto Virescit Boccaleone non incantano i palati più fini, ma la gente comincia a cambiare idea quando proprio Obbedio segna il primo gol ufficiale della stagione azzurra ad Alessandria in Coppa Italia.

Alto appena 1.63 per 63 chilogrammi (fonte “Panini”) si piazza sulla fascia sinistra con la maglia numero 10 sulle spalle. Con Gianfranco Schillaci forma un tandem semplicemente formidabile. Quando uno spinge, l’altro scala. E viceversa.  La loro dedizione è l’emblema di una squadra che attraversa settembre ed ottobre senza incassare sconfitte in campionato. Il popolo azzurro si innamora di questa coppia di mancini in un incredibile derby al “Natal Palli”. Il Casale spreca occasioni clamorose senza riuscire a sbloccare il risultato. Quando ad inizio ripresa rimaniamo in dieci (doppio giallo a Castiglioni) il primo kappao sembra inevitabile. Ed invece gli azzurri serrano ancor di più le fila. Si aggrappano a quel coro, ripetuto ed incessante dal nostro settore “Dai Novara olè, non mollare perché… la Legione è sempre con Te” che li accompagna. Fino al micidiale uno due firmato da Balesini e Folli con cui vinciamo una partita da tramandare ai posteri. La domenica successiva Obbedio segna la sua prima rete in serie C2 con la maglia del Novara beffando Sapochetti del Tempio con una punizione a girare dalla destra. Da 0-1 a 4-1 per una squadra in testa alla classifica come non succedeva da parecchio tempo.

Dopo il crollo di Mantova (4-1 stavolta al passivo) molti pensano che la cavalcata azzurra sia presto destinata a finire. Ed invece soltanto sette giorni dopo un Novara “incerottato” espugna anche Trento. Dopo l’1-0 di Balesini restiamo ancora in dieci (stavolta espulso Cusatis) ma in contropiede piazziamo un’altra zampata letale: Armanetti e Folli fanno da sponda per l’inserimento di Obbedio che aggira il portiere Zandonà ed insacca da posizione defilata. Obbedio sembra davvero un giocatore di altra categoria (ed in effetti lo è). Il suo sinistro è in grado di arpionare qualsiasi pallone, la sua corsa pare inesauribile.

Il Novara comincia a lasciare punti per strada con l’inizio dell’inverno. Dapprima getta alle ortiche punti in modo autolesionistico. Poi, dopo la sosta natalizia, si mette davvero a giocare maluccio. Anche Obbedio non è più quello di prima. L’impegno non è in discussione, la sufficienza la raggiunge quasi sempre, ma lo sprint d’autunno ormai è un ricordo. Il lungo infortunio di Schillaci lo priva di un valido punto di riferimento. Con il Casale in casa il 21 marzo arriva anche il momento della prima sostituzione “significativa” al termine di un primo tempo davvero opaco.

Con una serie di pareggi la truppa di Del Neri rimane comunque aggrappata alla corsa promozione (i play off ancora non c’erano) in attesa di piazzare la volata. Scattiamo soltanto il 23 maggio (forse troppo tardi) con un vistoso 4-0 all’Aosta. Il sogno prende contorni più concreti la settimana successiva quando realizziamo quattro reti anche sul campo della Centese. Obbedio firma la seconda segnatura, finalizzando una veloce azione corale a tu per tu con uno stralunato Bini. Il Novara, in campo con una strana maglia gialla prestata dai padroni di casa, sembra di un altro pianeta. Il sogno si frantuma in maniera dolorosissima per noi sette giorni dopo in Viale Kennedy con l’assurda rimonta (da 2-0 a 2-4) patita dalla Solbiatese.

Obbedio, vincolato da un altro anno di contratto, rimane anche in un Novara decisamente meno ambizioso che si scontra con una crisi societaria che lo condiziona. Del Neri lo piazza adesso spesso come regista di centrocampo di una squadra che ha un esterno interessante quale Galelli (che però si spegnerà dopo un avvio promettente). Il centrocampista di Foggia vive però un periodo di appannamento a novembre. Del Neri lo sostituisce con la Solbiatese eppoi lo lascia in panchina (per la prima volta in un anno e mezzo) la settimana successiva contro il Cittadella quando il Novara cambia marcia proprio dopo il suo ingresso. Soltanto Pittito di Vibo Valentia ed il secondo assistente non vedono un gol di “Tino” Spelta che ci darebbe la seconda vittoria consecutiva, quella (forse) della svolta.

Sta di fatto che la formazione azzurra stavolta si stacca presto dalle zone alte della classifica. Si rianima solo a marzo allorchè trovano finalmente conferma le notizie di un imminente ingresso in società di Armani e c. La rimonta fa sperare in un miracolo ed invece stavolta a farci tornare alla realtà è l’incredibile 1-1 con l’Ospitaletto nella domenica della caccia in campo all’arbitro Vendramin da parte di Paolino.

Ad Olbia il Novara di Del Neri cede idealmente il testimone a quello di Colomba. Si rivoluziona una squadra che ha centrato un terzo ed un quinto posto pur tra mille difficoltà e che invece avrebbe bisogno soltanto di qualche ritocco. Incredibilmente non c’è posto per Obbedio nel Novara che per sostituirlo ingaggia Frattin, Malaguti, Guindani, Ferretti, Fabiani, Giannini… e chi più ne ha più ne metta… Colomba porta Antonio in ritiro senza dargli una vera e propria chances di far parte del nuovo gruppo. Lascia dopo aver giocato 67 partite (66 da titolare) su 68 gare di campionato. Una continuità che avrebbe meritato valutazioni ben diverse sulla sua conferma, ma si vuole buttare (fin troppo in fretta) tutto quello che rimanda al Novara del recente passato…

Sono giorni bui per Antonio Obbedio che pensa di lasciare il calcio professionistico e di mettersi a fare il muratore, continuando a divertirsi in qualche squadra dilettantistica. Ed invece arriva la chiamata della Pro Vercelli, neopromossa in C2. Il Novara signorilmente rinuncia all’indennizzo girando il proprio miglior centrocampista ai cugini bianchi in cambio (pare) della concessione del “Robbiano” per due gare casalinghe, quando in Viale Kennedy stanno rifacendo un manto erboso messo malissimo. L’8 dicembre 1994, mentre gli azzurri di Colomba escono dalla Coppa perdendo in casa contro il Fiorenzuola, la Pro Vercelli domina la capolista Brescello nel recupero del match non disputato nella domenica dell’alluvione. La prestazione di Obbedio (migliore in campo) fa ripensare alla sconfitta degli azzurri di pochi giorni prima sul campo del paese di Peppone e Don Camillo. Anche perché alle porte c’è il derby da giocare. La Pro domina, il Novara segna (tripletta di Guatteo) e vince con un contropiede micidiale. La formazione di Caligaris però ha degli innegabili valori e con una serie di vittorie consecutive raggiunge i play off dove viene eliminata in semifinale, proprio come l’ambiziosa (e costosa) truppa di Colomba.

Obbedio rimane a Vercelli per un’altra stagione. Poi sale in C1 a giocare in quell’Alzano che ridicolizza il primo Novara di Antonelli nella domenica dell’Immacolata. I bergamaschi, con Foscarini subentrato in panchina, si salvano a Ferrara ai play out. Ed un anno dopo Obbedio spicca il volo verso la serie B dove colleziona 24 presenze con la maglia della Lucchese. Il ritorno in C2 a Messina è solo apparentemente una bocciatura perché coi siciliani centra la B in soli due anni e disputa un’altra stagione in cadetteria. L’impresa viene solo sfiorata un anno dopo con il Pisa che perde la finale play off di Bergamo con l’Albinoleffe. Ed il 9 novembre 2003 Obbedio riaffronta il Novara nella grande giornata di un altro numero 10 azzurro che ha fatto la storia: ovviamente Max Palombo che segna la doppietta che ci permette di espugnare l’“Arena Garibaldi”. La sua carriera ormai è agli sgoccioli e prosegue, per lo più, in Abruzzo dove si è trasferito: Giulianova, Igea eppoi nei dilettanti, al Cologna Paese ed infine al Chieti.

Oggi Obbedio è un affermato direttore sportivo (dal giugno scorso alla Lucchese) che vive ancora in prima linea, seppur con mansioni diverse, quella terza serie che ha onorato con prestazioni e temperamento degne di ben altri palcoscenici.   

La foto è tratta dall’archivio di Beppe Vaccarone.

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