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sabato 25 giugno 2016 - 17:46
di Massimo Barbero

C’erano una volta, in rigoroso ordine alfabetico, Barbero senior, Cassina, Margara e Varotto. Ci sono ancora ovviamente e quasi tutti ai loro posti di combattimento, ma è passata ormai una trentina d’anni da quando dominavano la scena nei distinti. Vien da chiedersi quante ne avrebbero fatte se, all’apice (anagrafico) della loro carriera da tifosi, avessero avuto la fortuna di seguire un Novara in lotta per la serie A proprio come l’attuale.

Basti pensare al casotto che combinavano con gli azzurri relegati in C2, spesso costretti soltanto a vivacchiare. Con il loro entusiasmo avevano coperto il rumore delle radioline gracchianti per il racconto delle partite di “Tutto il calcio…” e gli immancabili fischi (se non proprio insulti) al primo passaggio sbagliato da protagonisti in campo non certo all’altezza dell’ultima era alcarottiana. Erano caciaroni, talvolta invadenti, ma contagiosi nella loro passione così semplice e genuina che quasi sempre esternavano sin dalla prima amichevole in ritiro in collina con cori di benvenuto per i nuovi arrivi. Riuscirono a coinvolgere tante altre persone come, per fare qualche esempio isolato, Sergio Rondini,  Vincenzo Valentino (buon sangue non mente…) e persino molti ragazzi sulla ventina che facevano la spola tra la curva e la zona di stadio posta accanto all’ingresso degli spogliatoi. Il “Forza Azzurri” risvegliò gli altri gruppi organizzati (“Fedelissimi” ed i vecchi “Commandos” per intenderci) in una sfida interna del tifo estremamente stimolante e produttiva.

Basti pensare allo spettacolo di pubblico della stagione ’86-87, l’unica con una squadra davvero competitiva. Uno zoccolo duro rimase aggrappato al Novara ancora per un po’, poi i troppi anni bui, quasi sempre a lottare per non scivolare nei dilettanti o comunque lontani dalle primissime posizioni, finirono per logorare anche i più appassionati. Ma qualcosa di quegli anni è rimasto nel cuore di chi ha vissuto da vicino certe emozioni ed ancor oggi frequenta lo stadio “Piola”. Me ne accorgo quando rivedo, spesso anche in trasferta, la mia quasi coetanea Alessandra che allora era una ragazzina coccolata dai “grandi” del pullman. Altri tempi, senz’altro. Anche allora c’erano, a pochi chilometri di distanza da noi, le “strisciate” che si misuravano peraltro in una serie A arricchita da Maradona, Platini, Rummenigge e Zico nonchè dai più forti campioni ammirati a Mondiali ed Europei. E’ vero, la concorrenza della tv non era così forte, ma Torino e Milano erano comodamente accessibili anche con i pullman organizzati in partenza da Novara e dintorni. La differenza maggiore però è data dal fatto che ai tempi non esistevano paletti così fastidiosi per chi volesse andare allo stadio. Penso solo all’abbonamento a 30 mila lire per gli Under 18 (che si comprava fino ai 25 anni…) che ti permetteva di andare in curva quando volevi fare tifo, di piazzarti nei distinti o rettilineo quando preferivi gustarti la partita o di ripararti in tribuna quando pioveva di brutto. Oggi un’iniziativa del genere, nell’era dei biglietti nominativi e delle carte d’identità da esibire più e più volte all’ingresso, sarebbe improponibile. Però quanti ragazzi si sono innamorati del Novara proprio grazie alla possibilità di comprare a prezzo accessibile ogni anno quella tessera senza limiti?

Tutto questo preambolo per tornare al presente ed analizzare una flessione di pubblico (e di interesse in città) che nell’ultima stagione è stata innegabile, ovviamente sempre in proporzione ai lusinghieri risultati ottenuti dalla squadra. Lo zoccolo duro dei tifosi veri c’è sempre stato, anche con il Pescara sotto il diluvio. Sono mancati gli occasionali. Quelli che venivano a vedere Novara-Atalanta (circa 8300) e che ora non si scompongono per Novara-Cagliari. Quelli che hanno riempito il “Piola” nel derby prenatalizio 2012 (7611) e che ora ritengono “routine” un Novara-Pro Vercelli in serie B. Quelli pronti a fare ore di coda per un biglietto per Novara-Cremonese o Novara-Reggina e che oggi non si scomodano per un Novara-Pescara di play off con il maltempo che incombe. Quelli che hanno risposto presente per il doppio Novara-Varese con in palio la salvezza (8191 eppoi 8797 nei play out) e che adesso non si eccitano per un Novara-Modena che vale i play off. Gli occasionali non sono mai venuti. Ad inizio stagione perché non credevano nella squadra azzurra. Contro la Pro Vercelli perché si giocava di venerdì sera alle 19. In primavera perché “tanto non vogliono andare ai play off”. Con il Pescara perché le previsioni meteo erano bruttissime.

“Chisseneimporta degli occasionali” mi risponderà qualcuno di voi… Sono d’accordo, ma solo in parte. Perché tra gli “occasionali” si nascondono anche gli innamorati del domani, coloro che, una volta scoccata la scintilla, non salteranno più neanche una trasferta, come accaduto a qualche loro predecessore… E soprattutto i giovani, i Danny Faranna del futuro che dopo aver accompagnato il papà allo stadio quasi per caso… non si allontaneranno più dal Novara, nemmeno sotto tortura.

A volte ho la sensazione che i tifosi delle “strisciate” della nostra città non ci abbiano del tutto “perdonato” il salto in serie A, quasi fosse stata un’intrusione nel loro mondo esclusivo. Da quando abbiamo battuto Inter, Torino e Lazio, fermato il Napoli e comunque sfidato in partite di campionato Juventus e Milan risultiamo un po’ meno simpatici ai novaresi che, bontà loro, sono tali per residenza ma non per fede calcistica.

Dal 2012 la società azzurra ha patito poi un innegabile danno di immagine da vicende che l’hanno vista coinvolta quasi sempre senza particolari responsabilità dirette. Più che le due retrocessioni sul campo hanno influito il “calcio scommesse”, le penalizzazioni Irpef, i ripetuti processi sportivi. E persino il “caso Katidis” (ricordate che polverone?), le lettere aperte di Rosso e lo scarso feeling con alcune testate nazionali. L’anno scorso di questi tempi un quotidiano ogni giorno ripeteva che il Novara avrebbe cominciato il nuovo campionato di B con una penalizzazione di 4 punti per la vicenda Irpef… Sono circostanze che non invogliano di certo i più tiepidi ad abbonarsi o a correre al botteghino.

Ed invece il Novara è un’altra cosa. E’ il cuore azzurro che si tramanda da Morganti a Ludi eppoi a Faragò, uomini veri e ragazzi da prendere ad esempio, ancor prima che giocatori di alto livello. Sono i 6 mila tifosi azzurri che soffrono sotto la pioggia per un play off contro il Pescara, ma alla fine, inzuppati e con un po’ di innegabile magone per un sogno ormai infranto, restano sugli spalti per tributare un grande applauso ad una squadra che ha comunque dato tutto. E’ l’orgoglio di Mds che reagisce ad una retrocessione inattesa ed alle beffe di un’estate assurda trasmettendo alla squadra, tra mille difficoltà, la caparbia ostinazione nel credere fino alla fine ad una promozione che in primavera sembrava perduta.

E questo Novara Calcio ha comunque la fortuna di avere alle proprie spalle persone che si fanno in quattro ogni giorno, sacrificando tempo anche a lavoro e famiglia, per riportare il grande tifo in curva e negli altri settori, in casa ed in trasferta. Tifosi che sono soprattutto delle persone per bene che organizzano serate che hanno anche e soprattutto finalità nobili ed umanitarie, che non negano mai una mano a chi ne abbia davvero bisogno, allo stadio o altrove.

Questo è il Novara Calcio e ciò che circonda il Novara Calcio. Il messaggio positivo deve passare ogni giorno a chi ci sta attorno, in ufficio o al bar, e non conosce la realtà della nostra squadra e del nostro stadio. Col risultato magari di farsi traviare da un titolo di giornale o da proprie congetture. In questo senso dobbiamo conservare l’entusiasmo genuino dei “Forza Azzurri” anni ottanta per contagiare più gente possibile con la nostra passione.

Purtroppo i social hanno preso il posto delle chiacchiere da bar e formano le opinioni più di tutto il resto. C’è una settimana in particolare che ha segnato uno spartiacque nella nostra stagione. Era metà marzo, avevamo appena battuto il Pescara in casa sua (dopo aver sconfitto Cagliari e Vicenza in rapida sequenza) ed eravamo tornati da soli al terzo posto. Ci apprestavamo a sfidare il Bari nel nostro stadio con 5 punti (7 sul campo) di vantaggio sui “galletti” in una sfida che ci avrebbe potuto permettere di staccare la concorrenza nella volata verso i play off. Eppure su facebook ed affini… gli “antibaroniani” per convinzione assoluta non avevano smesso di diffondere il loro ad oltranza: “Con un altro allenatore saremmo al posto del Crotone…”, “per colpa sua ci siamo giocati la promozione diretta…” “con una rosa del genere dovremmo già essere in serie A”, fino all’immancabile “tanto la società non vuol salire…”. Io leggevo e mi rodevo il fegato in silenzio immaginando a chi altrove stava “facendosi il mazzo” per riportare la gente in curva ed allo stadio. E ripensando a quei caroselli azzurri di auto che venivano organizzati la domenica mattina in città per richiamare la gente a tornare allo stadio per le sfide allora determinanti contro il Sorso o il Montevarchi di turno… Come si suol dire, a volte chi ha il pane… Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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