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lunedì 30 maggio 2016 - 09:14
di Massimo Barbero

Toh, ma allora anche il Pescara di Oddo vince le partite sfruttando gli errori altrui per poi colpire in contropiede un avversario sbilanciato… Ovviamente nulla di male nè strano, ci mancherebbe altro… Vado solo dietro alla “guerra di religione tattica” che qualche collega abruzzese aveva abbozzato a fine inverno, nel momento più critico di Lapadula e compagni.

In realtà il calcio è materia ben più semplice di quello che talvolta si vorrebbe far credere. Ieri il Pescara ha meritato la vittoria perché, a differenza del Novara, ha concretizzato le palle gol avute. Proprio come era capitato nella regular season agli azzurri “catenacciari”.

In questo lunedì un po’ amaro abbiamo la consolazione di essere stati battuti da una squadra di grandi interpreti. Oddo può schierare diversi giocatori che saranno presto protagonisti anche in serie A, magari proprio nella società del presidente Sebastiani, se centrerà subito l’obiettivo massimo.

Il grande rammarico è invece che ad indirizzare il doppio confronto sia stato un erroraccio favorito dalle pozzanghere come quello commesso da Mantovani in occasione del vantaggio di Lapadula. Nel calcio in cui comandano le tv (guai a giocare all’ora dell’amichevole della Nazionale!) non c’è nemmeno il tempo di aspettare che cessi una bomba d’acqua giocoforza passeggera. Sarebbe bastata una mezzora d’attesa per permettere al sintetico del “Piola” di assorbire perfettamente tutta la pioggia caduta, consentendo anche a tutti gli spettatori in coda di entrare comodamente (ed a qualcuno nel frattempo di ripararsi dall’uragano).

Da quel momento tutto è diventato terribilmente difficile perché il Pescara ha potuto mettersi in campo a fare il Novara. Ovvero aspettarci per poi colpire con inesorabili ripartenze. Nel fraseggio palla a terra i biancocelesti sono i migliori interpreti di questo campionato di B. Quando possono praticare il loro gioco preferito negli spazi ampi diventano irresistibili.

La truppa di Baroni ha sbandato nel finale di primo tempo quando, una volta incassato lo svantaggio, è stata infilata più volte sulla corsia di destra dove eravamo in oggettiva emergenza con Dell’Orco posto di fronte ad un talento assoluto quale Caprari, supportato anche dagli sganciamenti di Zampano.

Ad inizio ripresa però il pareggio sembrava davvero nell’aria. Ci siamo andati vicini, soprattutto nei minuti immediatamente successivi all’ingresso di Lanzafame allorchè abbiamo sprecato un’infinita di colpi di testa nel cuore dell’area abruzzese.

In quel frangente, specialmente dopo l’ingresso del roccioso Bruno, il Pescara ha saputo anche soffrire non consentendo al Novara altra carta che non fosse quella della sovrapposizione con scontato cross dal fondo. Ovviamente ad un certo punto ci siamo scoperti un po’ troppo, ma era fatale che Baroni tentasse il tutto per tutto davanti al pubblico amico per cercare di riequilibrare il confronto.

A proposito di pubblico, sono orgoglioso di quello che hanno dato i 6000 novaresi che sono venuti allo stadio in un pomeriggio di fantozziano diluvio. Hanno incoraggiato gli azzurri dall’inizio alla fine per poi accettare il verdetto del campo, senza isterismi o dietrologie, felici di applaudire una squadra che ha comunque dato tutto. Novara in questo senso rappresenta un’isola felice ed un esempio positivo per tutto il calcio italiano… altrochè una piazza non all’altezza delle proprie ambizioni… (Abodi dixit). Soprattutto per la gente inzuppata sugli spalti mi spiace che non sia arrivato quel pareggio che ci avrebbe tenuto pienamente in corsa.

L’immancabile moralista di turno mi rimprovererà e ci rimprovererà per i fischi a Pasqua… ma il direttore di gara di Tivoli… è stato, al solito, irritante nelle piccole-grandi decisioni che indirizzano un match. Quel cartellino giallo inflitto al già diffidato Troest pochi secondi dopo aver graziato Verre è parso una vera e propria provocazione…

Tutti gli azzurri meritano la sufficienza per la prestazione di ieri. Qualcuno ha commesso anche degli errori vistosi e qualcun altro non è stato all’altezza delle aspettative, ma nel complesso a tutti è dovuto un grande applauso per il generoso sforzo messo in campo.

La dirigenza del Pescara merita invece i complimenti per aver creduto nel progetto Oddo anche quando le sconfitte in serie di marzo lasciavano pensare ad un repentino esonero del Campione del Mondo catapultato un anno fa dalla Primavera ai play off per la A. Se sarà promozione nella massima serie, gli abruzzesi lo dovranno in gran parte all’equilibrio mostrato nel gestire quella fase di crisi acuta di risultati. Anche questo rappresenta un esempio positivo da seguire nell’isterico mondo del calcio italiano. E pensare che una stagione che potrebbe rivelarsi trionfale è nata da un autentico flop di mercato quale l’acquisto dello strapagato Cocco. Sarebbe bastato tenersi Donnarumma per avere il miglior tridente della categoria. E’ la conferma che nel calcio gli errori di valutazione sono all’ordine del giorno ed alla fine vince chi sbaglia meno degli altri.

Purtroppo questa semifinale trascina con sé tante sinistre analogie con il doppio confronto contro l’Empoli di tre stagioni fa. Baroni sta sfidando la sua ex squadra già battuta in campionato proprio come avvenne nel 2013 con Aglietti in panchina.

Non è finita perché c’è ancora una partita da giocare, ma ovviamente a questo punto il Pescara è strafavorito. L’incognita maggiore per gli abruzzesi può essere rappresentata dall’umanissima tentazione di pensare troppo presto già al Trapani (o allo Spezia). Due gol di scarto beccati in casa propria sono tanti, ma molto spesso nel ritorno delle semifinali di B chi aveva vinto in trasferta ha corso rischi imprevisti (penso ad un Brescia-Cittadella del 2010 o al Bologna-Avellino dell’anno passato) forse proprio perché distratto da una finale ormai considerata in tasca. E’ diverso in Lega Pro perché lì c’è di solito una settimana tra una partita e l’altra per smaltire euforie pericolose. Ed è differente nei play out perché lì non ci sono altri ostacoli da affrontare prima di festeggiare la salvezza.

In fondo il Novara nella stagione che sta per concludersi ha segnato per ben 8 volte 4 reti all’avversario in una singola partita. E’ davvero fuori luogo sperare di poterlo fare anche all’ “Adriatico”, seppur contro una compagine che potrà permettersi ancora di aspettarci e ripartire? Nel turn over tra squalificati in difesa perdiamo indubbiamente centimetri ed esperienza, vista l’assenza di Troest. Ma stavolta, con il rientro di Dickmann, avremo tutti gli interpreti nel loro ruolo naturale. Vicari aveva giocato una partita di sostanza e sacrificio a Pescara nel disgraziato (per i compagni) campionato della sua esplosione. Mercoledì sera ha la possibilità di dimostrare ancora sul campo che avrebbe meritato più spazio anche in questa annata.

Ha ragione Baroni. Dobbiamo giocare una grande partita a Pescara per onorare fino alla fine una stagione al di sopra le attese. E’ questo l’imperativo principale. A quel punto se capiterà l’episodio in grado di riaprire il discorso qualificazione dovremo essere pronti a sfruttarlo.

Alla “Ciumi” invito tutti coloro che possono ad andare comunque all’ “Adriatico” mercoledì a sventolare, orgogliosi, i propri vessilli azzurri. Lo merita questa squadra che ci ha regalato emozioni e soddisfazioni forse impensabili in questo campionato. Lo meritano tutti coloro che fino alla fine ieri hanno preso l’acqua fieri di tifare per Gonzalez e compagni… Crederci per altri tre giorni e per ulteriori 90 minuti non costa davvero nulla… Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero


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