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giovedì 26 maggio 2016 - 13:00
di Massimo Barbero

Vincere a Bari non è roba da tutti giorni. Vincere a Bari una partita “secca” di play off quando ai padroni di casa sarebbe bastato il pareggio già suona di impresa. Ma vincere a Bari per ben due volte la stessa gara è qualcosa di semplicemente clamoroso che resterà per sempre scolpito nella storia azzurra. Difficilmente dimenticheremo quel rincorrersi di emozioni che ci ha regalato un “San Nicola” meno gremito di quanto lo immaginassimo. Sembrava Milan-Liverpool 2005 ed invece è diventata la nostra Italia-Germania 1970.

Io credo che quando si commentano partite del genere tecnica e tattica passino rigorosamente in secondo piano. Fino al 15’ della ripresa il Novara è stato praticamente perfetto. Ma forse non è stato da buttare nemmeno fin quando è scattato quel maledetto cortocircuito che ha portato in pochi secondi al fallo di Troest vicino al limite eppoi al mani di Dickmann in area. D’un tratto il Bari si è ritrovato in partita senza aver fatto cose particolari per rientrarvi. E subito dopo ha azzeccato anche la conclusione del pareggio con un fendente che ha sorpreso Da Costa. Per fare un paragone (anche se quel giorno soffrivo in lontananza, da casa) la rimonta del Pavia dell’anno scorso è maturata perché effettivamente, per almeno una decina di minuti abbondanti, non ci abbiamo capito proprio nulla. Ieri non è successo, non siamo mai stati in balia dell’avversario e soprattutto per questo il 3-3 bruciava tantissimo, in campo e fuori.

A quel punto c’erano tutti i presupposti per affondare di fronte ad un Bari gasato dallo scampato pericolo e dal sostegno ritrovato di un pubblico che ad inizio ripresa aveva voltato le spalle ai propri giocatori. Sarebbe stata la condanna senza appello di un Novara destinato a rimanere per sempre la grande incompiuta di questa stagione.

Invece la squadra di Baroni ha disputato due tempi supplementari di altissimo livello. Giocando con temperamento, ma anche con testa, ordine ed equilibrio, anche dopo essere rimasta in inferiorità numerica. Il 4-3 di Galabinov era stato preceduto da altre due-tre situazioni pericolose con Micai strepitoso nella tripla parata a metà della prima frazione aggiuntiva su Casarini e sullo stesso Andrey.

Nel complesso il Novara ha dimostrato di essere più forte del Bari. Per quello che si è visto nei tre confronti stagionali avrebbe suonato come una “bestemmia calcistica” (ricordate la parole di Nicola ad ottobre?) un verdetto diverso da quello scaturito dopo 133 minuti (recuperi compresi) di emozioni illimitate. Ai singoli dell’attacco biancorosso Baroni ha risposto con organizzazione, spirito di sacrificio, idee tattiche che hanno mandato in cortocircuito il dispositivo di Camplone.

Come detto in apertura, ieri si sono giocate tre partite diverse. La prima è cominciata con il primo gol di Pablo e finita idealmente quando gran parte del pubblico della Curva Sud ha abbandonato gli spalti lasciando vuota la parte centrale dell’anello superiore. Fino a quel momento eravamo stati praticamente impeccabili: corti, attenti in difesa e nelle chiusure, con esterni alti pronti a ripiegare. Ed ovviamente con un Pablo Gonzalez semplicemente strepitoso che ha vissuto la notte più bella della sua lunga avventura in azzurro. Come a marzo al “Piola” Evacuo è stato efficacissimo nel sacrificarsi per creare gli spazi all’argentino, vero e proprio incubo notturno per la difesa biancorossa.

Sullo 0-3 sembravamo padroni assoluti del campo contro un avversario in stato confusionale. E lì abbiamo commesso un peccato di leggerezza forse inconsciamente pensando che tutto sarebbe stato in discesa, che non valeva nemmeno la pena di infierire ancora su di un Bari sempre più preoccupato per la contestazione dei propri tifosi. Errore imperdonabile perché i “galletti” hanno uomini in grado di fare gol anche quando la partita in mano ce l’hanno gli avversari. E’ successo spessissimo nel corso di questa stagione, non solo contro il Novara. Dopo il 3-1 di Rosina gli uomini più giovani della nostra squadra hanno smarrito di colpo tranquillità e lucidità. Per molti dei nostri ovviamente le energie hanno cominciato a scendere sotto il livello di guardia. Eppure anche sul 3-1 siamo andati molto più vicini al poker di quanto il Bari non ci avesse fatto temere la “remuntada”. Azzeccata la mossa di inserire Galabinov che ci ha restituito grande pericolosità in avanti dove un Pablo febbricitante cominciava ad essere in riserva di forze.

La terza partita, quella dal 3-3 di Puscas in poi è la più affascinante di tutte. Quasi una leggenda da tramandare ai posteri. Non riesco a trovare commenti ed aggettivi adatti per celebrare quello che hanno saputo regalarci gli azzurri in quella mezzora abbondante da brividi.  Per anni racconteremo e ci racconteremo di quella volta che il Novara ha vinto per 4-3 a Bari… Senza entrare in dettagli tecnici che non appartengono ad una fetta di partita epica, grandi complimenti a Lanzafame per lo spunto che ha mandato in gol Galabinov. E tanti rimpianti pugliesi per non aver pigiato sull’acceleratore nemmeno dopo aver recuperato tre gol e con un uomo in più in campo.

Davanti alla Tv Oddo probabilmente gongolava pensando a quante energie stessero spendendo i prossimi avversari del Pescara (senza dimenticare la serie infinita di cartellini che potrebbe rivelarsi pesante a partire dalla sfida di ritorno). Sicuramente gli abruzzesi partono con il doppio vantaggio dato dalla miglior posizione in classifica e dal fatto di aver riposato in questa settimana per noi intensissima. Però i play off rappresentano una storia tutta particolare. Quando capovolgi una situazione che pare disperata ritrovi forze e motivazioni che possono travolgere qualsiasi avversario. Per guardare al nostro recente passato.... quattro giorni dopo la magia di Rigoni alla Reggina bastò Coubronne (che quasi mai aveva giocato in quel campionato) per fermare il temutissimo El Shaarawy. Dopo la rimonta con gli amaranto eravamo talmente carichi che avremmo battuto qualsiasi contendente, a dispetto delle assenze (in quei play off rimasero fuori, a turno, Gemiti. Ujkani, Morganella e Bertani).

Mi sono addormentato (tardi) e svegliato (presto) in una città sportivamente ferita, mai così come oggi orgoglioso del Novara che ci hanno saputo regalare anche per questa stagione, in rigoroso ordine gerarchico, Massimo De Salvo, Domenico Teti e Marco Baroni. Da tifosi azzurri non possiamo che ringraziarli all’infinito. Per tre anni ho rimpianto quella semifinale play off giocata con l’Empoli (poi protagonista in pianta stabile in serie A) chiedendomi quando mai saremmo tornati a quei livelli. Ci risiamo, ci siamo! Il momento è adesso!

La cosa più bella all’indomani di questa trasferta è regalare un po’ di quel sogno che abbiamo vissuto noi “fortunati” che eravamo a Bari anche a coloro che erano a casa a soffrire, bloccati da impegni lavorativi o personali e delle difficoltà di un viaggio logisticamente impegnativo, ma altrettanto meritevoli per aver comunque sostenuto i leoni azzurri in questa lunga rincorsa play off cominciata a settembre, tra mille sofferenze. Questa gioia all’ennesima potenza se la sono guadagnata anche loro ed è il momento di goderla tutta con una domenica allo stadio da vivere con il batticuore. Non mi interessano i quellichetantononvoglionosalire. E nemmeno i quellicheallostadiovadosoloseiltempoèbello. Oggi penso solo ai supporters azzurri autentici che ieri sera hanno vissuto un momento di adrenalina incredibile. Ai grandi numeri della piazza di Bari (ma dove erano ieri sera gli altri 25 mila di quell’indimenticabile notte di maggio 2014?) noi rispondiamo con l’attaccamento di uno zoccolo duro di superpassionati che non hanno mai mollato il Novara nemmeno nell’anno del ritorno in Lega Pro e nella settimana degli 8 punti di penalizzazione. E’ questa compattezza la nostra arma in più… che ci fa vincere anche un supplementare a Bari in dieci uomini… E che ci fa gridare ancora entusiasti Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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