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mercoledì 17 dicembre 2014 - 21:23
23 novembre 2003: Arezzo-Novara 2-1

La trasferta di Arezzo del campionato 2003-04 rappresentava uno spartiacque nel mio autunno da giornalista-tifoso-aspiranteavvocato… Avevo fissato mentalmente la data del 23 novembre come limite oltre il quale mi sarei dedicato quasi esclusivamente (complice una salutare sosta la domenica successiva) a preparare lo scritto per l’esame da avvocato.

Arezzo si poneva come un doppio spauracchio. Innanzitutto dal punto di vista logistico perché si trattava, come adesso del resto, del viaggio più lungo (Sassari a parte) di un girone che ci avrebbe portato al massimo in Romagna un paio di volte. Oddio, negli anni precedenti ero stato a Montevarchi e San Giovanni Valdarno che non sono troppo distanti dal capoluogo… Ma chissà perché Arezzo mi appariva lontanissima… Forse perché lo era stata davvero dal punto di vista calcistico negli anni in cui noi la B non ce la sognavamo nemmeno la notte… Ma su questo punto specifico torneremo dopo…

Di certo quell’Arezzo rappresentava uno spauracchio soprattutto dal punto di vista calcistico perché nelle prime 12 giornate aveva raccolto 10 vittorie, 1 pareggio ed 1 sconfitta. Sabato pomeriggio, nell’intervallo della gara con il Pordenone, un giornalista che in questa stagione recita la parte di quello che si dichiara convinto che il Novara debba vincere quantomeno 3-0 su qualsiasi campo così da avere il pretesto per criticarlo se non si esprime costantemente sui livelli auspicati… ha sentenziato “ Un pareggio ad Arezzo? Ma volete scherzare?! Se non si vince sul campo di una squadra ripescata… possono andare tutti quanti a casa…”.

Ebbene quell’Arezzo che nelle prime 12 giornate aveva raccolto 10 vittorie, 1 pareggio ed 1 sconfitta era proprio una squadra ripescata, esattamente come l’attuale guidata in maniera impeccabile da Capuano. Ripescata a fine agosto dopo il casotto messo in piedi da Gaucci, Preziosi e compagnia cantante che aveva determinato la B a 24 squadre. Ripescata dopo un desolante ultimo posto con soli 24 punti all’attivo in una stagione in cui si erano alternati di continuo 4 allenatori con in campo Alfredo Aglietti, centravanti dalle polveri ormai bagnate.

Può una squadra ripescata vincere sempre? Sono davvero così forti? Erano le frasi che ripetevo a me stesso per convincermi che il Novara avrebbe fatto risultato sul campo della capolista interrompendo una serie di successi che durava da troppo tempo. A leggerli adesso i nomi della squadra di Mario Somma mettono paura. Ma allora Abbruscato doveva ancora esplodere, Pagotto era un portiere in cerca di rilancio. Ed i vari Pasqual (quello della Fiorentina!), Passiglia, Vendrame e Vigna c’erano anche nel campionato di C1 tanto mediocre della stagione precedente… Non so chi avesse costruito in pochi giorni quell’Arezzo dei record. Sta di fatto che, al di là della grande intuizione Abbruscato, i colpi migliori erano stati gli innesti di colonne della prima Triestina di Amilcare Berti, capace di passare dalla C2 alla B in un paio di stagioni… Teodorani, Venturelli, il nostro ex Paolone Scotti. Eppoi Gelsi, all’epoca ancora un bel centrocampista…

Il Novara si presentava a quella sfida apparentemente impari quasi al completo: tra i pali Franzese al posto di un Bini mai impiegato in campionato per un grave infortunio capitato proprio alla vigilia del debutto di Ferrara. Ed al centro della difesa Serao per rimpiazzare Cioffi.

Dopo un intenso sabato ad un corso di preparazione all’esame che svolgevo a Milano… (in attesa di scoprire il Brichetto pendevo dalle labbra del Bricchetti) eccomi pronto per la partenza… sotto casa Cortese all’orario fissato. La presenza femminile (Isabella) è garanzia di inevitabile ritardo, ma si imbocca l’autostrada a buon ora. I miei innumerevoli viaggi con il direttore Cortese avevano una caratteristica ben precisa… Mai una sosta all’autogrill, per nessuna ragione al mondo…E naturalmente quasi sempre pranzo (e naturalmente cena) saltato. Come in quella grigia domenica di autunno quando arriviamo ad Arezzo davvero troppo presto per indirizzarci subito allo stadio. E’ l’occasione per scoprire un centro davvero affascinante. E di mangiare una tortina in un bar tanto per evitare il collasso… 

All’arrivo allo stadio il copione è il solito. Io entro a prendere posto il prima possibile, Beppe ed Isabella si fermano in auto per stare al caldo fino all’ultimo. Chi mi prende in giro per la mia mania di arrivare con anticipo allo stadio non conosce le esigenze radiofoniche. E’ essenziale guadagnarsi un posto decente per avere spazio, rileggersi bene le formazioni, non trovarsi uno che ti urla nelle orecchie per tutti i 90 minuti frasi più o meno piacevoli ma comunque fastidiose… In questo caso mi assegnano una linea telefonica fissa (bei tempi!!!) che rende tutto più facile. L’accoglienza è molto buona. Vengo guardato con una certa… curiosità… “Ma dov’è Novara? In provincia di Varese? No? Ah allora è sopra Torino…” In realtà la nostra città è resa invisibile dall’anonimato in cui era piombata la squadra di calcio nei venti anni precedenti… E’ un meccanismo automatico. Lanciano adesso è molto più conosciuta di quanto non lo fosse fino al 2011. E dopo i successi a spese di Inter, Parma, Udinese, e Lazio… quasi tutti hanno imparato dov’è Novara. Invece allora eravamo reduci da 20 anni di C2 interrotti da 1 solo, sofferto, campionato di C1. “Ma dove eravate finiti?” Mi chiede un giornalista locale… In effetti non ha tutti i torti, manchiamo da Arezzo dal 1975… Nel frattempo loro hanno disputato tante stagioni di B… sono falliti a campionato in corso (lasciando un posto vuoto nella C1 girone A) nel 1993 e sono già riusciti a risalire più in alto di noi.

Prendo posto, chiamo in radio (mi pare ci fosse in studio Flavio Bosetti) e quando mi assicuro che va tutto bene… mi rilasso leggendo il giornalino di casa in attesa del collegamento… Spicca un intervista al portiere Pagotto che dice qualcosa del genere: “Merito la Nazionale… e sono ancora in tempo per raggiungerla…” Buffon è avvertito! L’arbitro Ciancaleoni dà il via alle ostilità e comincia l’assedio… I padroni di casa sembrano belve uscite dalla gabbia. Il Novara arretra, sbanda. La squadra di Foschi era sensazionale in casa, ma fragile fuori dove manteneva lo stesso schieramento offensivo (una sorta di 4-2-3-1) senza conservare la medesima aggressività e adeguata mentalità offensiva. Gli azzurri (in maglia bianca) si affidano alle parate di Franzese che si esalta di fronte all’assalto amaranto. Verso il 20’ compie tre interventi ravvicinati che fanno credere che il dodicesimo di Bini sia davvero in giornata di grazia. La mia radiocronaca sofferta suscita la simpatia di un collega di casa che mi aiuta ad identificare i locali. Tutti ridono quando azzardo una battuta: “L’Arezzo vuol battere una punizione a sorpresa alla maniera di Tacchinardi…”. Lo juventino è appena finito nell’occhio del ciclone per un episodio del genere a Modena il giorno prima.

Il sogno dell’imbattibilità azzurra termina però già al 27’. Stavolta Franzese non è irreprensibile nella respinta sul tiro di Serafini e lo stesso Serafini può ribattere in rete. “Un gol rocambolesco…” commento amaramente mentre lo stadio esplode.

Ed il peggio deve ancora venire. Nel giro di 5 minuti si infortunano Carlet ed anche Palombo che aveva appena avuto la palla buona per spezzare l’egemonia toscana. Per Max si tratta di un problema al ginocchio che lo terrà fuori una quarantina di giorni, l’anticamera del grave infortunio di Pavia che ne segnerà la carriera. Entrano Pau eppoi Omolade. L’ingresso del nigeriano vivacizza finalmente l’attacco ospite. L’Arezzo rifiata e Pagotto deve salvare il risultato in un paio di occasioni a cavallo dei due tempi. Quando non ci arriva lui ci pensa Pasqual che salva sulla linea di porta un colpo di testa del solito Omolade ormai destinato in fondo al sacco.

Adesso ai punti il pareggio non sarebbe nemmeno così scandaloso come appariva nella prima mezzora. Al momento dell’assalto finale il Novara ha però finito la benzina e non ha cambi adeguati in panchina a cui aggrapparsi. Foschi inserisce il fresco Lorenzini al posto di un Monza già ammonito. L’Arezzo raddoppia alla mezzora della ripresa: Teodorani crossa dalla destra e Serafini insacca di testa.

E’ davvero finita, ma c’è ancora spazio per uno zuccherino azzurro per i tifosi novaresi sempre presenti. Il Novara batte un’infinità di corner sull’ultimo dei quali osservo in diretta: “La squadra di Foschi è avanti nel conto dei calci d’angolo… è un dato che non conta granchè, ma è anche il segnale di come il Novara non sia rimasto completamente passivo sul campo della capolista”. Nemmeno il tempo di finire la frase che il pallone è in rete. Ha segnato di testa Braiati sfruttando un’uscita non impeccabile del “nazionale” Pagotto. Qualche giornalista locale assegna la rete all’ex Pinamonte, ma l’inzuccata in mischia è stata del buon Ciccio. Nessun miracolo, è proprio finita.. 2-1 e tutti a casa…

In sala stampa mi imbatto con un ufficio stampa già molto (troppo?) moderno. Mi sgridano (e mi interrompono) ripetutamente perché intervisto i giocatori del Novara lontano dagli spazi con i pannelli degli sponsor alle spalle. Provo a spiegare invano che trasmettendo per radio…. è solo un dettaglio irrilevante… ma sono io ad essere antiquato… non loro…

Il viaggio di ritorno tra articoli da scrivere e pensieri assortiti non è poi nemmeno così lungo… Lo sarà di più la sera a “Tribuna” a chiudere pagine di calcio dilettantistico. L’esame da avvocato da sostenere (in bocca al lupo ai giovani che si stanno cimentando nella difficile prova proprio in questi giorni…) rimane una preoccupazione lontana…  In questo momento a turbarmi è soprattutto il guaio al ginocchio di Palombo ed una classifica non più così solare come due settimane prima…

Massimo Barbero


 

 

 

 

 

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