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lunedì 27 ottobre 2014 - 16:09
a firma di Massimo Barbero

Il Novara di De Salvo ha centrato uno degli obiettivi che ritengo primari per una squadra di calcio. Ancor di più di un’epoca in cui non si possono più buttare i soldi dalla finestra, tantomeno per vincere un campionato.

Scrivevo all’indomani di un Novara-Cesena del marzo 2009, con ancora nelle orecchie la contestazione di chi aveva scelto di rimanere fuori:

Il Cesena ci è superiore. Ma non soltanto sul campo, in classifica, bensì sotto un altro aspetto. Oggi i romagnoli su 20 convocati avevano all’incirca 11 giocatori cresciuti nel proprio vivaio. E’ il frutto di un lavoro serio e mirato nel tempo. Una programmazione che è superiore alle altalene dei risultati sul campo. Promozioni e retrocessioni passano in secondo piano di fronte all’opera di una società che sa crescere qualcosa di duraturo nel tempo. Si retrocede dalla B dopo un’annata incolore? Nessun problema, si richiamano i prestiti sparsi per le categorie minori e l’ossatura della squadra è fatta. Bastano l’allenatore giusto e due o tre innesti di qualità per essere nuovamente competitivi. Senza spendere le cifre “folli” di altre società, senza fare campionati al di sopra delle proprie possibilità (vedi Spezia ieri e Pro Patria oggi).

Ieri il Novara aveva in distinta 7 giocatori (su 18) provenienti dal proprio settore giovanile. E con in tribuna Faragò (squalificato) e Manconi (scelta tecnica). Ed almeno altri 4-5 ragazzi che hanno giocato nella nostra “Primavera” e che da luglio si allenano regolarmente con lo staff di Toscano. Siamo sulla strada giusta. E spero che l’inopinata retrocessione dello scorso giugno (e gli assurdi regolamenti federali) non abbiano frenato i progetti di crescita e di consolidamento di un vivaio che 10 anni fa (ed anche 5) potevamo solo sognarci. E’ bello aprire il sito ufficiale il lunedì mattina e leggere:  “Settore giovanile, vincono tutti!”

Intendiamoci, per vincere i campionati è indispensabile avere i Simone Motta o i Felice Evacuo. Sono loro che fanno la differenza, non le belle parole. E talenti come Bruno Fernandes (pronti a passare di colpo dalla Primavera alla serie A) rappresentano una piacevole eccezione,  non certo la regola. Ma se si può disporre di uno zoccolo duro di ragazzi seri, affidabili e tatticamente ed agonisticamente già pronti si può evitare di ingolfare la propria rosa (ed il proprio bilancio) dei Barusso, Parravicini o Baclet di turno. Meglio gente che corre, che ha fame, che non zavorra di costi inevitabili i progetti futuri e che, anzi, in prospettiva può diventare un ricavo. E che vivendo a Novarello almeno da qualche tempo ha acquisito un minimo di senso di appartenenza, a prescindere dal luogo di nascita o di provenienza.

La partita di ieri, malgrado le tante assenze, non è stata molto diversa dalle altre gare casalinghe a cui abbiamo assistito. Gli ingredienti sono stati i soliti: un primo tempo sin troppo soft, il cambio di marcia ad inizio ripresa, la consueta, incredibile, serie di opportunità fallite, l’innegabile ansia che ci prende sulle palle inattive avversarie, la constatazione che questa squadra non può prescindere dall’apporto di Felice Evacuo, tantomeno quando può agire in contropiede. La differenza la fanno gli episodi. Il fischio arbitrale nell’azione del gol di Lendric ci ha evitato una amarissima notte di rimpianti come quella del post Bassano.

Nel primo tempo la squadra di Rastelli ci ha messo persino più in difficoltà di quanto non avesse fatto la capolista. Dopo un quarto d’ora promettente siamo andati in affanno al primo calcio d’angolo per gli ospiti. La girata di Fischnaller, dopo un nostro pasticciato rinvio, ci ha spaventato più del dovuto. Abbiamo cominciato a sbagliare troppo esponendoci al pericoloso contropiede altoatesino. Il Sudtirol, però, non ha la qualità là davanti (e nemmeno dietro) del Bassano e così non ha sfruttato un paio di ripartenze davvero insidiose. 

Nella ripresa è stato Dickmann a darci la scossa vincente. Le partite si vincono così. Azzardando qualcosa, creando superiorità numerica, senza limitarsi a fare il compitino. Se siamo più forti sono gli avversari a dover aver paura, ad essere costretti a rinculare. Sull’1-0 e contro un avversario che tendeva a sbilanciarsi, Corazza ed Evacuo sono diventati devastanti in contropiede. Spero che le troppe palle gol fallite non finiscano con il condizionare Simone. E’ un attaccante dalle grandi potenzialità, ancora parzialmente inespresse. Deve solo rimanere tranquillo e lottare su ogni pallone. Come fa (ed ha sempre fatto) Felice che fino ad un paio di settimane fa non riusciva a trovare il gol su azione. L’uscita di Evacuo ha rappresentato lo spartiacque della gara. Da quel momento abbiamo perso l’uomo in grado di “tener su la squadra”, di recuperare anche le palle più sporche per alimentare il contropiede. Abbiamo smesso di colpo di ripartire in maniera pericolosa. Esattamente come era avvenuto dopo il capolavoro di Corazza contro la Feralpi Salò quando Evacuo ha assistito a tutta la gara dalla panchina.

Ora la classifica è decisamente meno deprimente rispetto a due settimane fa. Dopo il provvisorio 0-1 del Bassano eravamo virtualmente a -10 dalla squadra di Asta. Adesso il distacco è dimezzato ed abbiamo superato diverse formazioni che ci precedevano in classifica. Ma guai a mollare la presa. Questo è un buon Novara, ma non un Novara eccellente. Siamo una squadra che può imporsi sulle avversarie solo se non rinuncia a quell’apporto agonistico che è indispensabile per emergere in questa categoria. Se giochiamo in punta di piedi rimediamo brutte figure come quella di Sassari o quelle (parziali) fatte in anonimi primi tempi in casa.

Lo scarto, alla lunga, lo farà la nostra tenuta atletica. Per lottare per il vertice dovremo essere in grado di correre dopo la (breve) pausa invernale come impone il calcio praticato da Toscano. In Lega Pro gli allenatori sono ben più determinanti che in serie A dove quasi sempre la differenza la fanno i campioni o, quantomeno, i buoni giocatori. E l’aspetto decisivo è dato da un lavoro specifico, fisico e tecnico, che si può valutare solo con il passare dei mesi. Lo stacco tra il Novara 2009-10 e quelli appena precedenti ammirati nell’era De Salvo, secondo me, fu dato dal gran lavoro svolto da Tesser e dal suo staff che (con tutto il rispetto) era complessivamente superiore a quelli dei tecnici che l’avevano preceduto. Nell’estate-autunno 2009 molti a Novara criticavano il buon Attilio per delle scelte di formazione o per qualche sostituzione. Alcuni, soffermandosi sui suoi esoneri, lo ritenevano addirittura l’anello debole di una corazzata destinata soltanto a vincere. In realtà chi assisteva ai suoi allenamenti e chi aveva il piacere di parlare con lui per un tempo appena superiore a quello concesso in sala stampa si era ben presto reso conto del salto di qualità evidente rispetto a tanti suoi, pur lodevoli, predecessori.

Tutto questo per dire che io ritengo anche Toscano ed il suo staff “da categoria superiore”. E per questo continuo ad avere fiducia in loro anche dopo giornate come quella di ieri in cui qualche mossa del mister (la sostituzione di Evacuo in primis) non mi ha proprio convinto.

La scalata al vertice passa da partite come quelle di Meda. Sono queste le gare fondamentali. Ancor più di confronti come quelli con squadre blasonate ed ambiziose come il Como che, come si suol dire, si preparano da sole, in campo e sugli spalti. Ho letto la formazione del Renate ed onestamente (Steni a parte) non conosco di primo acchito un solo giocatore della rosa di Boldini. Ma il campo alla lunga non mente mai… e se fino alle 17.59 di ieri avevamo gli stessi punti della compagine del direttore Abbate… qualcosa vorrà pur dire… Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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