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Figurine azzurre: Fabio Scienza
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lunedì 07 maggio 2018 - 09:59
di Massimo Barbero

Con l’avvicinarsi del finale di stagione la rubrica “figurine azzurre” va in naftalina per un po’ di tempo. Prima che cali il sipario volevo parlarvi del giocatore del Novara che più ho amato. Anzi, di colui che mi ha fatto diventare tifoso di questa squadra:  Fabio Scienza da Domodossola. O meglio da Breme, Comune dov’è effettivamente nato per l’anagrafe.Dopo essersi messo in luce da giovanissimo con la maglia della Biellese (dove è rimasto malgrado due retrocessioni consecutive… cosa impensabile nel calcio di oggi) Fabio approda in azzurro nell’estate del 1982, quella degli indimenticabili Mondiali di Spagna. Tarantola lo strappa ai bianconeri dopo un lungo tira e molla, fidando sulla volontà del giocatore che ha appena compiuto vent’anni.

Si dice per una cifra attorno ai 20 milioni delle vecchie lire. Alla prima intervista di Renato Ambiel il giovane Fabio risponde così: “Io come Bruno Conti? Non scherziamo”. Qualche tifoso azzurro spera almeno di aver trovato il nuovo Gavinelli ed in un certo senso, fatte le debite proporzioni tra le diverse categorie e le differenti epoche, sarà proprio cosi…I suoi 3 gol in Coppa Italia non bastano ancora a convincermi a tornare allo stadio già per il girone di qualificazione. E’ difficile per un bambino di 10 anni rinunciare a parte di quella libertà, preziosa ed apparentemente sconfinata, delle ultime domeniche di agosto. Sogno le prodezze di Musiello, bomber che vedevo nelle figurine della Roma ed invece Papà mi ripete: “Questo Scienza è davvero bravo…”. Dal genitore calciofilo arriva però anche una brutta notizia: “Non potremo andare a vedere la prima di campionato… quel giorno c’è il battesimo di Cinzia… (la mia adorata cugina ndr).Per un colpo di culo pazzesco (allora capitava davvero di non giocare di domenica…)

Novara-Pergocrema viene anticipata al sabato a causa della concomitanza con un evento legato a Novarissima. Eccomi allora sugli spalti a gustarmi un 3-0 che matura grazie ad al vantaggio di Musiello una quarantina di secondi di gioco dopo fuga di Casotti sulla fascia e soprattutto ad una doppietta di Scienza che segna due gol ravvicinati, di rapina, a metà ripresa quando l’avversario cominciava a rendersi davvero pericoloso.Ma il colpo di fulmine, per quanto mi riguarda, scatta due settimane più tardi: contro la Vogherese. Il numero 7 azzurro è imprendibile: scarta un avversario, due, tre… lo possono fermare solo facendogli fallo. Mi convinco che questo Scienza andrà presto a giocare in serie A. E forse trascinerà con sé anche questo Novara che mi sembra una squadra imbattibile, se non altro perché in casa non perde mai. La sua statura ed il suo viso da bambino suscitano in me una naturale simpatia perché mi identifico in questo finto ragazzino che in campo fa impazzire i grandi.Contro il Pordenone, a fine novembre, segna un’altra doppietta con la quale risponde al provvisorio pareggio dell’ex Vriz. Dopo l’1-1 dei neroverdi Fabio rimette le cose a posto con dribbling e tiro secco a battere il portiere, la sua specialità.

Arriva però purtroppo anche per me il giorno di assistere alla mia prima sconfitta “dal vivo”. E’ il 28 novembre e lo stadio è pieno di gente e di tifo per il big match con la capolista Legnano. Sul 2-0 per i lilla… si aprono gli ombrelli nei distinti perché nessuno crede più nella rimonta. Ed invece Scienza accorcia subito le distanze sorprendendo il portiere avversario su punizione toccata da Luciano Masuero. Ombrelli chiusi subito dunque, ma il 2-1 per l’undici di Maroso resisterà fino alla fine.La domenica dopo soffro a casa mentre nella nebbia il Novara tenta di perforare il muro eretto dalla Rhodense. Scienza segna il gol del vantaggio sorprendendo gli ospiti su punizione battuta da Spada. Poi Musiello farà 2-0.E’ il 5 dicembre, ma per vedere un altro gol di Fabio dovremo attendere addirittura l’arrivo della primavera. Perché il “puffo ossolano” si fa male in una maledetta domenica con il Conegliano in una gara durata solo un quarto d’ora per una nebbia terribile. Il recupero affrettato per un Novara-Montebelluna il pomeriggio di San Gaudenzio porta solo ad un’allarmante ricaduta.Scienza torna a marzo inoltrato con la squadra che arranca per gli infortuni in serie. Il suo gol in apertura con il Mira è solo l’ultima illusione perché il pareggio nel finale di Gazzetta costa la panchina a Galbiati.Arriva Peppino Molina che, dopo una gravissima sconfitta a Lodi il sabato di Pasqua, riassesta la squadra che deve rincorrere il Fanfulla di Veneri. Fabio non ha più lo smalto delle prime settimane, ma procura qualche rigore che lo specialista Discepoli trasforma puntualmente. A Conegliano sigla il suo ottavo ed ultimo gol di un campionato cominciato alla grande.In estate le voci di mercato si rincorrono: “Scienza va, no Scienza resta ed arriva anche il fratello”.

Alla fine Beppe passa all’Omegna mentre Fabio rimane quale elemento trainante di un Novara che Massei dovrebbe riportare finalmente in C1.Il campionato comincia tra l’entusiasmo della gente (ed i tamburi in curva) per un 3-0 al Gorizia di Reja inaugurato da un rigore trasformato da Fabietto. Il suo secondo centro arriva quindici giorni dopo ad aprire le marcature contro la Brembillese. Dopo un inizio in media inglese, però, la squadra stenta. A Piacenza a fine ottobre rimediamo una sconfitta amara in una gara condizionata da un rigore sbagliato di piatto destro da Scienza che non sa darsi pace per l’errore.La domenica successiva con il Mestre monta già un clima di contestazione che si placa solo ad una ventina di minuti dal termine quando Fabio gira in porta il pallone del vantaggio. Pochi secondi e, dopo il pareggio arancione, cala ancora la nebbia e ricominciano i fischi con momenti di tensione nel parcheggio a fine gara.La settimana dopo un colpo di testa di Scienza rianima un Novara sotto di due reti a Pavia prima del 2-2 di Boni su rigore. La prima vittoria esterna arriva ad inizio dicembre a Biella con doppietta dell’implacabile ex in maglia azzurra. Ma la squadra non riesce a tenere il passo delle prime due e nemmeno i guizzi di Fabio bastano a risollevarla. A Gorizia firma ancora di testa il vantaggio prima dell’1-1 dal dischetto dell’ex Del Neri. La settimana successiva ci porta avanti immediatamente, sfruttando un batti e ribatti, contro il Mira che poi capovolge il risultato (1-2) scatenando la contestazione più feroce nei confronti di Tarantola che, deluso e stremato, si convince a lasciare.Di tanto in tanto il Novara di Massei sfodera ancora qualche impennata d’orgoglio che fa credere in una miracolosa rimonta.

Come contro il Mantova sconfitto per 3-1 al “ Luciano Marmo”  con doppietta di Scienza (uno dei due gol in realtà è una deviazione di stinco su botta di Brustia). Quando arriva il Pavia il 1 aprile siamo già fuori dai giochi. E’ una domenica tristissima per Fabio che ha appena perso la mamma e mentre spinge in porta il pallone del 3-0 le sue lacrime si mischiano alla pioggia battente di quel pomeriggio di nubi. Finirà con un incredibile 3-3 a punire ancora un Novara troppo discontinuo per essere competitivo.Scienza termina il campionato in crescendo. Con il Venezia sigla il provvisorio pareggio eppoi sbaglia per due volte il rigore che Boni trasformerà al terzo tentativo per il definitivo 2-2. La domenica dopo è suo il pareggio a Busto (1-1). Il campionato si chiude con un secco 3-1 al Sant’Angelo che doveva assolutamente vincere per salvarsi. Il vantaggio lo firma ancora Fabio concretizzando il contropiede successivo ad un rigore parato da Marchese. Di quella stagione c’è anche da ricordare la doppietta alla Juventus in un’amichevole (6-2 per i bianconeri il finale) giocata in uno stadio stracolmo di gente malgrado la giornata semilavorativa.Con l’avvento di Nicolazzi e Maroso nasce un Novara ancora più ambizioso che però stecca clamorosamente la prima di campionato a Montebelluna (3-0). La domenica dopo Scienza sblocca subito il risultato contro il Venezia, ma poi si fa espellere prima dell’intervallo dal fischiatissimo arbitro Ciaccio di Napoli.Quando il gioco si fa duro… da novembre in poi insomma… i gol arrivano con frequenza disarmante.

Fabio risolve (2-1) la gara casalinga con il Pordenone insaccando su velo in area di Maffioletti. Due settimane dopo segna anche il gol vittoria a Mantova seminando in maniera incredibile gli avversari che neanche con il fallo riescono a fermarlo. L’ossolano si rialza un paio di volte e a va segnare l’esaltante 2-1 per noi in un “Martelli” pieno di nebbia e di bandiere azzurre. Sulle ali dell’entusiasmo decide anche Novara-Pergocrema con un diagonale velenoso che sorprende Giaveri. La voglia di vincere di quella squadra è tutta rappresentata nel pareggio (1-1) nel recupero infrasettimanale sul campo di un Ospitaletto che non prende mai gol: Fabio fa centro alla terza respinta dopo una traversa di Grossi e salvataggio in extremis sul tentativo di Maffioletti. Quattro giorni dopo fa esplodere ancora il nostro stadio insaccando di testa sotto la “Nord” su cross di Di Marzio da sinistra per il vantaggio in una gara con il Mestre che ci proietta in testa. L’entusiasmo per le vittorie azzurre è sfrenato ed il pomeriggio dell’Epifania il campo sportivo di Rho è gremito da tifosi novaresi che esultano per la doppietta di Scienza che dovrebbe regalarci un’altra vittoria. Invece finisce soltanto 2-2 con rimonta dei locali dopo lo spettacolare raddoppio del nostro numero 7 con discesa palla al piede da un area all’altra. Il girone d’andata si chiude con un gol al Fanfulla sotto la neve. Sono ben 9 i centri nella prima parte del campionato che fanno pensare ad un ritorno in discesa.Invece il Novara si inceppa di nuovo. Il 4-1 alla Pro Vercelli ci regala uno dei pochi pomeriggi di estasi della seconda parte del campionato. Fabio sigla il vantaggio con controllo e rapida girata sotto la Sud gremita soprattutto da tifosi di casa. Nel momento più delicato Scienza tiene in vita i suoi a Mira dove segna il pari prima di colpire un clamoroso doppio palo nel finale. La domenica dopo firma di testa l’1-0 che estromette il Mantova dalla corsa promozione. Poi sbaglia l’ennesimo rigore guadagnato con una discesa irresistibile frenata alla disperata da Cesario appena dentro l’area. E’ l’ultima gioia prima di tre sconfitte consecutive che ci allontanano definitivamente dal sogno C1.A 23 anni Fabio tenta il salto di categoria e passa all’Ancona in C1. Forse troppo poco per la sua classe, ma all’epoca la volontà delle società prevaleva sugli interessi dei calciatori. Nelle Marche l’azzurro disputa un discreto campionato, ma non è più l’idolo incontrastato come a Novara. Ed il Novara sente maledettamente la sua mancanza disputando un campionato grigio, anonimo, senza squilli. Un gruppo di tifosi novaresi va a vederlo giocare a Legnano per combattere la nostalgia.Dopo un solo anno Scienza torna in azzurro con una forma di prestito (comproprietà) per la gioia di Danova. Segna subito in amichevole con la Cremonese, ma poi si fa male.

E salta tutta la Coppa Italia per un problema di tesseramento che lo fa debuttare solo alla terza di campionato contro il Montevarchi. “Scienza si, Scienza no” è inizialmente un problema per Danova che non sa chi lasciar fuori tra lui, Mazzeo e Cortesi. Strada facendo il titolare inamovibile tornerà Fabio con gli altri due a giocarsi il posto restante. Il primo gol ce lo regala a metà novembre contro l’Olbia con un tocco di classe a scavalcare il portiere Pinna che gli era uscito incontro per anticiparlo. Il bis due settimane dopo contro il Casale a risolvere una mischia sotto la Nord. Va a segno dopo un lungo batti e ribatti anche contro il Civitavecchia quando firma un raddoppio salutare per le nostre coronarie. Il primo gol in trasferta arriva a Massa quando pareggia in diagonale prima di pennellare il cross per la testa di Mazzeo che vale il 2-1 per noi. La rete all’Asti, fanalino di coda, da posizione apparentemente impossibile è solo accademia prima dello sprint finale. Nelle giornate decisive Scienza va a segno tre volte su quattro, ma resta a secco proprio nel big match con il Derthona che ci costa la C1.

A vederle adesso le altre reti suscitano solo rimpianti: quella a Casale con tocco ad accompagnare il pallone in porta con il portiere fuori casa; quella contro la Pro Vercelli con deviazione sotto la “Nord” gremitissima eppoi quella dell’ultima illusione a Chiavari in una pozzanghera che sembra quasi una risaia. In tutto sono 8 gol come nella prima stagione in azzurro. Cinque anni dopo Fabio non ha più lo spunto di allora, ma è un giocatore più maturo, in grado di mettere qualità ed esperienza al servizio dei compagni.In estate Scienza rimane al Novara per un’altra stagione, l’ultima e la meno brillante della sua parabola in azzurro. In una squadra che ha perso l’estro di Balacich e Dolcetti e l’entusiasmo dei bei tempi. Segna solo 4 gol, 2 dei quali di prestigio sul campo della capolista Venezia (1-1) ed al “Bentegodi” contro il Chievo quando ci regala una storica vittoria contro la società con il marchio “Paluani” girando in porta su sponda dell’amico Paladin. L’ultima rete in Viale Kennedy la mette dentro contro il Legnano in una domenica grigia di fischi e sofferenze (1-1 contro i lilla che dominano per un tempo).

Con l’arrivo di Bacchin Fabio lascia spesso la maglia numero 7 per indossare un 10 che lo responsabilizza. Nel pomeriggio dell’esordio del nuovo tecnico insacca dopo un triplo tentativo su azione d’angolo per un preziosissimo 1-1 a Telgate. La salvezza di Sassuolo è un piccolo regalo d’addio ad una piazza ancora legatissima all’attaccante ossolano.Ha solo 26 anni, ma la sua carriera sembra già in parabola discendente anche per qualche problema fisico. Rimane in C2 per altre 4 stagioni (con Legnano, Juve Domo ed Alzano) ma segna con il contagocce, pur trovando il tempo di realizzare l’immancabile gol dell’ex al Novara di Nicolini nello stadio di Bergamo deserto in un sabato di pioggia.Tra i Dilettanti invece ritrova il gusto del gol e del divertimento.

Conquista una promozione con il Legnano ed addirittura due con il Borgosesia che trascina a sfidare il Novara in un match di campionato inimmaginabile solo pochi anni prima. E’ il 21 marzo 1999 e quando Fabio Scienza entra in campo in maglia granata la squadra di Marchetti arretra impaurita, preoccupata soprattutto di difendere uno 0-0 che salva almeno la faccia. L’addio al calcio professionistico per un numero 7 che ha stregato un’intera generazione di tifosi azzurri non avrebbe potuto essere più dolce…

Massimo Barbero

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