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lunedė 18 dicembre 2017 - 12:45
di Massimo Barbero

Perdere per 1-0 contro una formazione di Zeman potrebbe suonare all’apparenza come un nonsenso pallonaro. Ed invece il risultato di ieri ha una propria logica. I giocatori del Pescara alla vigilia della gara con il Novara si sono ricompattati tra loro con l’obiettivo primario e concreto di fare punti, al di là del credo calcistico del boemo.

La nostra squadra invece ha pagato, ancora una volta, un atteggiamento iniziale troppo timido. E soprattutto la propria cronica incapacità di rendersi pericolosa anche quando tiene il pallino del gioco, come in effetti è successo nella ripresa. La sconfitta dell’Adriatico è abbastanza simile, per genesi e dinamica, a quelle di Carpi e La Spezia.

Allora però eravamo alla fine dell’estate, con una rosa ancora incompleta e rinnovata nelle ultime ore di mercato e, giocoforza, tutta da assemblare. Oggi invece siamo alle porte del Natale ed in questi mesi di progressi sul piano del gioco e della personalità se ne sono visti pochini. Un anno fa di questi tempi, al di là dei risultati altalenanti, eravamo in evidente crescita. Boscaglia aveva trovato la quadra per un Novara almeno dignitoso, da parte sinistra della classifica. Certezze poi incrinate, soltanto all’apparenza, dalla quasi concomitante cessione di Faragò e Viola. Ora, al di là dei 2 punti in meno rispetto a 12 mesi or sono, siamo in palese involuzione. Nelle ultime 9 giornate abbiamo vinto 1 volta soltanto. Non può essere un caso…Ieri (l’ha sottolineato anche Corini nelle dichiarazioni post gara) era più importante del solito partire forte.
Per aggiungere pressione a squadra ed ambiente di casa, già disorientati dalle polemiche della vigilia tra Sebastiani e Zeman.

Invece nella prima mezzora la partita l’ha fatta solo il Pescara con i nostri apparenti spettatori. Quando si lascia a gente del calibro di Brugman, Benali e compagnia bella… la possibilità di fraseggiare palla a terra, sfruttando gli inserimenti di Zampano e Crescenzi ed i movimenti dei tre attaccanti davanti, è quasi inevitabile pagare dazio. Perché questo Pescara è una squadra che, da Oddo a Zeman, ha appreso una facilità di gioco che diventa devastante quando non metti ai biancoazzurri adeguata pressione.E’ bastato rialzare un po’ la testa nel finale del primo tempo per far sì che Di Mariano, a seguito di un paio di rimpalli, si trovasse a tu per tu con il portiere avversario, a conferma degli imbarazzi difensivi degli zemaniani. Col passare dei minuti però i padroni di casa hanno preso fiducia, rassicurati nel vedere che il Novara non riusciva a creare grossi pericoli ed hanno giocato anche dietro con maggiore personalità.Dopo l’1-0 della prima frazione tutti ci aspettavamo una ripresa ricca di gol, verosimilmente da una parte e dall’altra. Invece il Pescara è rimasto aggrappato alla prodezza di Brugman. Strada facendo Crescenzi e compagni hanno abiurato l’utopia zemaniana per scegliere un sano realismo. Hanno smesso di attaccarci per rintanarsi dietro la linea della palla mettendo così, per l’ennesima volta, a nudo i ben noti limiti azzurri in fase di costruzione. Soltanto nel finale gli abruzzesi sono tornati a rendersi minacciosi in contropiede quando un grande Lorenzo Montipò ha sfoderato un altro paio di interventi decisivi.E’ andata decisamente meglio per noi nella ripresa quando Sciaudone ha cominciato ad essere più efficace e propositivo e Di Mariano ha ribaltato, strada facendo, i rapporti di forza con Zampano. Dickmann ha spinto parecchio sulla destra e Maniero, con Macheda accanto, ha avuto gli spazi che prima gli erano stati negati.

E Ronaldo ci ha restituito un po’ di quella imprevedibilità (e pericolosità sulle palle inattive) che, senza il suo pur discontinuo apporto, certamente manca. Nel complesso forse, contando le occasioni da una parte e dall’altra, avremmo meritato il pari più di quanto l’avessimo meritato contro la Cremonese quando Dos Santos ci aveva risollevato di colpo il morale. Però la reazione nel secondo tempo non basta ad assolvere i nostri, nemmeno con la formula dubitativa.

Questa era una di quelle sfide che devi affrontare con l’idea di azzannare l’avversario perche sai che se non lo farai in tempo utile sarà invece l’avversario ad azzannarti, come è puntualmente avvenuto. Un match da giocare con la convinzione di poterla vincere perché la pressione era tutta sulle spalle degli avversari. 3 punti avrebbero dato una bella spallata al Pescara e restituito un senso diverso alla nostra classifica. Invece non ci abbiamo nemmeno provato. Siamo rimasti in attesa… di andare sotto e una volta andati effettivamente sotto… siamo sprofondati nelle solite difficoltà a fare gioco. Salvo solo la difesa che, a mio parere, si è ben disimpegnata, a dispetto delle assenze. Anche nei minuti iniziali era altrove che cominciavano le nostre sofferenze, ma i tre dietro il loro dovere l’hanno fatto, compreso un Golubovic dirottato a sinistra ed un Del Fabro che, per una ragione o per l’altra, gioca di rado.Intendiamoci, 23 punti in 19 giornate, secondo me, sono un bottino nel complesso in linea con le potenzialità della rosa, tenuto conto dei ripetuti infortuni di uomini cardine e della mancanza di qualche alternativa.

Quello che mi preoccupa in prospettiva però sono i limiti del nostro gioco, specialmente quando il pallino ce l’abbiamo noi. E’ un difetto che nemmeno il recupero di Maniero (alla quarta gara da titolare consecutiva) è riuscito sinora a correggere o ad attenuare. Basta mettere la museruola a Di Mariano e a Da Cruz (o sperare che non siano al top della condizione) ed il Novara è bloccato. Possiamo segnare solo a seguito di una palla inattiva o di un episodio fortuito, come è avvenuto nelle ultime due gare casalinghe.Fossi un calciatore azzurro avrei una voglia matta di tornare subito in campo. Per dimostrare coi fatti che ci stiamo sbagliando, che questo Novara può regalarci un ritorno almeno tranquillo e delle soddisfazioni. Da tifoso… non vedo l’ora di farmi convincere che sono fuori strada, che le mie preoccupazioni sono eccessive.

E’ giusto dare ancora fiducia a Corini ed alla squadra, ma ad un passo dal Natale i bonus stanno davvero per esaurirsi. Con il Perugia vogliamo vedere un Novara diverso da quello, grigio e compassato, di quasi tutte le gare casalinghe finora. Se campanello d’allarme deve proprio essere (speriamo di no) meglio che suoni per tempo, quando ci sarebbe ancora spazio per intervenire. Da inguaribile ottimista mi aspetto molto dalla notturna con i grifoni biancorossi. Ieri Corini, per la prima volta nel corso di questa stagione, non ha difeso i propri giocatori. Ha ammesso invece apertamente che l’approccio non è stato quello giusto che, una volta in campo, la squadra non ha messo in pratica ciò che era stato detto e preparato in settimana. Spero che queste parole abbiano l’effetto giusto, che servano a dare una scossa che manca da troppo tempo. Giovedì sera non ci saranno alibi né differimenti di sorta. O dimostriamo di esserci o sarà la prova provata che, ahinoi, non ci siamo.Col Perugia abbiamo un conto aperto. Da quello show di Illuzzi che nell’aprile scorso ci costò una bella fetta di play off.

Ora non c’è più il presuntuoso Bucchi in panchina (nemmeno sulla panchina del Sassuolo…), ma c’è Breda, un tecnico che in passato ci ha quasi sempre battuto. Anche alla vigilia di Natale dello scorso anno quando guidava l’Entella.Sarà una notte per Cuori Azzurri forti ed un po’ folli. Al gelo delle 20.30 di dicembre (idea geniale della Lega che si è dimenticata presto di quanto fossero pieni gli stadi giocando di pomeriggio nelle festività) e con una temperatura ambientale bassa come raramente è accaduto negli ultimi dieci anni per le delusioni casalinghe in serie. Sarà una notte riservata a grandi tifosi e soprattutto, speriamo, grandi protagonisti in campo… E’ l’ora del riscatto… Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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