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di Massimo Barbero

Che brutta giornata, che brutta partita… Novantasei minuti complessivi che purtroppo hanno confermato le sensazioni peggiori avvertite nel primo tempo a La Spezia e per quasi tutta la gara con il Cittadella.

Siamo lenti, compassati e prevedibili. Insomma, tradotto in soldoni, giochiamo proprio male. Raramente ho visto in B un Novara altrettanto incapace di tramutare la propria manovra in azioni pericolose. La consolazione del “nessuno ci ha mai messo sotto” oggi regge davvero meno del solito perché una volta in vantaggio (ci hanno segnato ancora nel primo quarto di gara!) l’Avellino si è accontentato di contenerci per poi colpire al momento opportuno. Per comprendere quanto gli avversari fossero nel pieno controllo della situazione è sufficiente andare a ripercorrere i 7 minuti successivi (recupero compreso) allo “zuccherino” dell’1-2 di Maniero. Da quel momento non ci hanno mai fatto avvicinare all’area di rigore, anzi, ad onor del vero, non abbiamo più praticamente superato neanche la metà campo. Delle 4 sconfitte finora incassate questa à certamente la più meritata e non bastano gli errori arbitrali (in particolare l’amara constatazione che il gol determinante del 2-0 sia stato segnato in fuorigioco) per sostenere il contrario.

Mi preoccupa il fatto di essere riusciti nell’impresa di trasformare persino Novellino in un fine stratega. Mi allarma la constatazione di non aver creato neanche una nitida palla gol al cospetto di un Avellino che nelle prime 2 trasferte aveva subito ben 6 reti al passivo.Francamente fatico a capire il gioco del Novara attuale. La palla passa sempre e soltanto dai piedi di Ronaldo con i compagni che salgono in attesa dell’invenzione del brasiliano. Così basta agli avversari andare a pressare ed a raddoppiare sull’ex della Salernitana per bloccare la nostra unica fonte di gioco. O addirittura per riuscire a rubare la sfera ed avventurarsi in ripartenze micidiali come quella che ci è costata l’1-0 (determinante poi il buco di Chiosa).

Il tanto vituperato 4-3-3 è un modulo che può risultare efficace e persino divertente se interpretato con convinzione, dinamismo, intensità, sovrapposizioni sulle corsie esterne. Tutte qualità che non appartengono al Novara attuale: lento, compassato, con uomini bloccati ed impegnati soltanto nel loro personale compitino.Ancora una volta siamo partiti maluccio e l’Avellino ci ha puntualmente castigato al primo affondo degno di questo nome. Sullo 0-1 davamo la sensazione di poterla raddrizzare, almeno su palla inattiva, perché la formazione campana si era rintanata troppo presto a ridosso della propria area di rigore. Invece sono stati gli ospiti a colpire ancora restituendoci la beffa di un 2-0 in fuorigioco come quello che aveva mandato in bestia Tesser (espulso) al “Piola” a febbraio due campionati fa. Allora i “lupi” erano crollati (0-4 prima dell’intervallo) stavolta una “speranziella” di raddrizzarla l’abbiamo coltivata fino alla fine. Ma solo di “speranziella” si è trattato perché il Novara, pur premendo sempre, non è mai davvero tornato in partita.

Non ricordo nitide palle gol: al massimo mischie, spizzate, batti e ribatti o punizioni dal limite. Di una vera e propria azione degna di questo nome neanche l’ombra. Soltanto un episodio avrebbe potuto riportarci in partita e l’episodio è arrivato, ma di segno contrario. Da Cruz ha commesso una vera e propria sciocchezza: proteste del genere per un fischio di non particolare rilevanza nella migliore delle ipotesi ti costano l’inimicizia arbitrale fino al novantesimo, in qualche caso ti becchi addirittura l’espulsione (non certo immeritata) che puntualmente è arrivata a rendere ancor più nero un pomeriggio già apparentemente compromesso.Nelle prime settimane di campionato la verve e la vivacità dei giovani (Di Mariano, Chajia e Da Cruz) avevano mascherato le difficoltà complessive di gioco della squadra azzurra. Adesso che anche i nostri esterni d’attacco emergenti appaiono meno brillanti rispetto alle giornate iniziali riaffiorano tutti i limiti di manovra che ci avevano già fatto allarmare sin da Ferragosto, all’indomani dell’eliminazione dalla Coppa.In più adesso però abbiamo Maniero. L’ex del Bari ci ha messo tanta buona volontà ed ha messo al servizio della squadra le proprie qualità migliori nel gioco aereo e nella capacità di tenere su la squadra facendo la sponda ai limiti dell’area. Con questi chiari di luna… non è poco… e la sua presenza può servire anche a rilanciare Macheda e Sansone.Credetemi, sono tornato dal “Piola” talmente deluso… che mi risultava insopportabile anche solo l’idea di assistere a breve ad un’altra partita di calcio. Invece prima di cena mi sono messo a sbirciare 5 minuti di Spal-Napoli… e mi pareva davvero di vedere un altro sport… D’accordo Mertens, Callejon, Insigne… sono di un altro pianeta. Ma nella Spal ho scorto anche Schiattarella, Lazzari, Viviani, Mora, Salamon, ed ovviamente il nostro Vicari, giocatori che abbiamo visto al “Piola” con una certa frequenza….

Insomma si può e si deve giocare meglio, anche dal punto di vista dell’intensità e del furore agonistico, persino contro avversari più forti, figuriamoci al cospetto (con tutto il rispetto) di Paghera, Laverone, etc.... Non occorre essere dei marziani per farlo.Nelle ultime stagioni Toscano, Baroni e Boscaglia hanno sempre avuto bisogno di un po’ di tempo per trovare la quadra. E’ il dazio quasi inevitabile da pagare quando ogni anno si cambiano la guida tecnica e molti interpreti della rosa (con innesti al 31 agosto). E’ anche per questo che a fine stagione puntualmente, sfidando l’opinione di molti, spingo per la conferma del mister che in fondo l’obiettivo richiesto in estate l’ha appena centrato. Corini è ampiamente in tempo per ripercorrere (e se possibile migliorare) le orme dei suoi predecessori, ma onestamente il gap che ci separa da un livello adeguato di competitività mi pare adesso ben più marcato rispetto a quanto lo fosse a fine settembre di uno, due o tre anni fa. Mi illudo sia un problema di natura fisica ed in quanto tale superabile con il passare delle settimane (gli avversari arrivano quasi sempre prima sulla palla, sembrano più rapidi e brillanti nei movimenti). Se così non fosse ci sarebbe seriamente da preoccuparci alla vigilia di un ciclo di ferro che ci vedrà giocare al “Piola” una sola volta (e contro il Frosinone) in un mese caratterizzato dalle trasferte di Foggia, Brescia e Palermo. Che c’è da fare allora nell’immediato? La ricetta più naturale mi pare riproporre quel vecchio e sano 4-4-2 che è sempre la medicina migliore per le squadre in crisi d’identità.

Con Moscati ad agire nella posizione di esterno destro di centrocampo nella quale riesce a sfruttare le sue qualità in fase di spinta e di cross. Con una punta accanto a Maniero (Macheda o Sansone). Con un uomo in mezzo al campo vicino a Ronaldo (il recupero di Casarini potrebbe essere fondamentale come lo era stato il suo inserimento al fianco di Viola nell’ottobre 2015). Oppure con una soluzione diversa nel caso in cui il brasiliano avesse già esaurito tutti i bonus della fiducia accordatagli a giugno.Se c’è una cosa positiva che Corini ha portato sin dai suoi primi giorni a Novarello è la ritrovata unità d’intenti che ha contraddistinto quest’inizio di stagione. Uno spirito che aleggiava sugli spalti sin dalle amichevoli di fine luglio e che si intuiva anche in campo negli allenamenti e nelle interviste. Da questo dobbiamo ripartire per uscire dalla solita impasse di inizio autunno. Ci sarà da soffrire, forse più degli altri campionati, ma chi ha il Novara nel cuore è temprato a farlo sin dagli anni più bui e non si spaventa per così poco… Gli amici si vedono nel momento del bisogno e noi saremo dalla parte del Mister e dei suoi giocatori finchè vedremo in campo quell’impegno e quella voglia di lottare che ci ha fatti tornare a casa dopo le partite contro Carpi, Parma e Spezia arrabbiati, ma non delusi come è accaduto stavolta.

La strada è ancora lunga, non si molla di un centimetro… Forza Novara sempre!!! 

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