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sabato 08 luglio 2017 - 00:54
di Massimo Barbero

In questo periodo di silenzio quasi assoluto… permettetemi, per una volta, una divagazione extracalcistica. Più rivedo i video realizzati dal grande “Depa” (alias “Giovanni X” alias “Semprenovara”) che raccolgono le emozioni vissute al palazzetto negli anni ottanta… più non riesco a darmi pace al pensiero che tutto quel patrimonio di passione e tifo cittadino sia finito in un colpevole ed amarissimo oblio.

Sono ormai 8 anni che il “vero” Hockey Novara è sparito dalla scena e le speranze di rivivere, almeno in parte, certi trionfi e la stessa esaltazione popolare si affievoliscono mammano che lo scorrere delle lancette del tempo ci allontana dai giorni più belli.

Molti concittadini provano a lavarsi la coscienza dicendo: “in fondo l’hockey non mi è mai piaciuto… E’ uno sport che pochi conoscono lontano da Novara”. Frasi che nella loro banalità rinnegano un pezzo della nostra storia locale. Una tradizione che ha legato generazioni diverse tramandando l’abitudine dei sabati sera a tifare o semplicemente a divertirsi in compagnia. Dapprima in Viale Buonarroti. Poi al Palazzetto coperto.

Perché allora l’hockey aveva già perso gran parte del proprio appeal prima ancora che Novara smettesse di vincere scudetti in serie? Innanzitutto perché l’hockey pista ha sempre avuto una base di praticanti molto ridotta. Ed il boom degli anni ottanta, anziché ampliarla, ha contribuito a ridurla ulteriormente. Le grandi squadre hanno saccheggiato gli storici vivai accaparrandosi a suon di milioni le ultime giovani promesse. Con il risultato di mortificare, dal 1987 in poi, le varie Trissino, Giovinazzo, Breganze e Castiglione a suon di goleade amplificate dalle porte allargate e dai tempi di gioco prolungati. A lungo andare sono finiti i giocatori… in quanto le big pensavano solo ad investire per vincere subito (salvo sparire di colpo quando se ne andava il finanziatore di turno) senza preoccuparsi di trasformare la passione popolare in un settore giovanile in grado di rappresentare una certezza negli anni di vacche magre. E, come detto, i tradizionali serbatoi di paese apparivano sfiancati e demotivati da un confronto sempre più impari.

Così a partire dalla metà degli anni novanta… l’hockey italiano era circoscritto ad una quindicina-ventina di giocatori di vertice, non di più, a cui aggiungere qualche straniero competitivo. Chi aveva quegli uomini poteva sperare di vincere, gli altri dovevano accontentarsi di partecipare. Il pubblico però si ovviamente era disamorato di uno spettacolo recitato sempre dagli stessi protagonisti, di anno in anno giocoforza meno giovani e brillanti e di volta in volta con indosso casacche diverse.

Per fortuna l’hockey italiano dopo decenni di buio ha intrapreso strade differenti. Si è finalmente compreso che puntare sui giovani non vuol dire per forza rinunciare in partenza ad essere competitivi. Anzi! Ne ha beneficiato la Nazionale che nell’estate scorsa ha sfiorato il secondo titolo europeo consecutivo con un roster ricco di ragazzi che rappresentano una bella base per il futuro. Forse non raggiungeranno mai il livello dei Crudeli, dei Mariotti o del miglior Marzella, ma a livello internazionale possono già adesso dire la loro.

Dunque l’hockey italiano sta tornando su livelli almeno accettabili, ma nel mentre, ahinoi, ha perso per strada il grande Novara. Purtroppo negli anni d’oro del compianto Ubezio si pensava a vincere, soltanto a vincere. Senza curare il vivaio, allargare la base dirigenziale, recuperare un feeling con un pubblico che non vedeva l’ora di buttarsi nelle braccia di altri sport nonappena se ne fosse presentata l’occasione. Vincere era una priorità assoluta. Anche a costo di indebitarsi con erario e amministrazioni locali… finchè purtroppo tutti i nodi sono venuti al pettine.

Attorno al 2004 ho cominciato a seguire l’hockey pure come giornalista. Erano i tempi delle tre squadre cittadine che in A1 si facevano la guerra con (più o meno) un seguito di 50 paganti ciascuna. Ero visto con un po’ di diffidenza da un ambiente chiuso, autoreferenziale, abituato a non mettere mai la testa fuori dal proprio guscio fattosi nel frattempo sempre più angusto. In questi anni voi calciofili azzurri avete imparato a conoscere il mio stile misurato, mai gratuitamente denigratorio nell’analizzare le vicende sportive (qualcuno  direbbe semplicemente un leccac…). Eppure un allenatore dell’Hockey Novara mi definiva “il giornalista cattivo, quello che scrive male di tutti” tanto da quelle parti non erano abituati a ricevere critiche di alcun genere.

Chiunque venisse da fuori era guardato quantomeno con sospetto. “Dov’era costui quando noi vincevamo scudetti in serie?”. Magari semplicemente in curva come il sottoscritto negli anni novanta. Basti pensare che nel 2004 tra i componenti di un Consiglio Direttivo dell’Hockey Novara il nome di Massimo De Salvo era stato infilato all’ultimo posto, nascosto tra segretari, tuttofare, uomini di fatica, etc. Ma vi rendete conto di quello che avrebbe potuto dare a questo sport un MDS nemmeno trentenne se pungolato a dovere? Da tifosissimo del Novara Calcio (in fondo nell’hockey abbiamo comunque vinto tantissimo prima di toglierci finalmente delle impagabili soddisfazioni pallonare) mi vien da dire… buon per noi che se lo siano fatto scappare…

Da giornalista mi sgolavo nel ripetere che occorresse unire le forze (sportive e cittadine) e farle confluire nell’Hockey Novara per non disperdere un patrimonio sportivo di valore inestimabile. I dirigenti delle altre società ovviamente si arrabbiavano… Molti di loro avevano in testa soltanto il loro orticello da difendere e la conseguente fetta di popolarità da conservare. Il precipizio era dietro l’angolo e ci siamo puntualmente scivolati in maniera irrimediabile nell’inverno 2009 quando il club più scudettato d’Italia è stato retrocesso (a tavolino) per la assenza praticamente totale di formazioni giovanili.

Oggi a rappresentare la nostra città in A2 è rimasta l’Azzurra. Una società seria, ben strutturata, che in meno di quattro anni è riuscita ad allargare sensibilmente la base del proprio vivaio facendo appassionare a questo sport anche giovanissimi nati ben dopo l’ultimo scudetto dell’Hockey Novara. Mi sono divertito a seguire un campionato di A2 affrontato con tanti ragazzi (e qualche prezioso veterano) e chiuso con un onorevole sesto posto, ad un passo dai play off. Peccato per quel derby con Vercelli negato agli sportivi da assurde limitazioni di agibilità e/o ordine pubblico che fatico davvero a comprendere.

All’Azzurra mancano due cose. Innanzitutto uno o più sponsor di un certo rilievo che le permettano un salto di qualità, al di là della buona volontà di tutti. Novara rimane la Juventus dell’hockey e come tale in A2 può essere solo di passaggio. Il posto che le spetta è nella massima categoria e basterebbe un po’ di serie A per rivedere, mammano, la gente al palazzetto. Come nella parentesi felice (ma ahinoi brevissima) del 2012-13 quando purtroppo il progetto si reggeva sulle basi d’argilla di uno sponsor insolvente.

Eppoi, soprattutto, all’Azzurra manca la possibilità di far rivivere il nome Hockey Novara e soprattutto la storia, il blasone ed i titoli del club che tutti quanti abbiamo amato. Una normativa assurda ed autolesionistica glielo impedisce. Se arrivasse un Abramovich determinato a riprendersi l’Hockey Novara degli scudetti a costo di accollarsi risalenti debiti pubblici e privati (con relativi interessi) non potrebbe farlo perché le carte federali (sigh) non lo permettono. Ma ve lo immaginate il calcio che rinuncia, per un mero cavillo, alla storia ed ai titoli di Juve, Milan, Inter o Real Madrid? Roba da pazzi!!! Perché De Laurentiis ha potuto ricomprare il Napoli dal fallimento ed invece nessuno potrà mai riprendersi lo storico Hockey Novara, peraltro dichiarato non fallibile dal Tribunale? Fossi il Presidente della Federazione non esiterei ad assegnare delle “wild card” ad imprenditori seri in grado di rilanciare le società storiche (Novara. Monza, Trieste, Modena, etc) Fossi stato al posto del Sindaco di Novara (di quale colore non importa) avrei vincolato l’organizzazione dei Mondiali di Pattinaggio nella nostra città ad una sorta di norma “salva Hockey Novara” da applicare ovviamente per analogia anche agli altri nobili club spariti. Fossi un imprenditore novarese investirei dei soldi nell’hockey per togliermi delle soddisfazioni in uno sport fortunatamente distante dalle pressioni (e dai costi esagerati) che caratterizzano le discipline di squadra che oggi vanno per la maggiore.

Come dicevo, non riesco a rassegnarmi che un tale patrimonio di passione sia svanito nel nulla. Dov’erano i 4-5 mila che affollavano il palazzetto negli anni ottanta quando la Lega relegava in A2 l’Hockey Novara con un freddo comunicato diramato a campionato in corso a fine gennaio 2009? Io ricordo solo il “Lungasc” ed il “Vladi” presenti al solito posto ad urlare la loro rabbia. E gli altri?  Questi pensieri mi frullavano per la testa a maggio quando la tribuna d’onore del “Piola” era piena di gente festante per il meritato trionfo della Igor.

Nella nostra città certi amori (sportivi) collettivi possono finire di colpo così, nel disinteresse della quasi totalità di coloro che prima esultavano nei giorni delle vittorie? Vedere il proprio club fallire è una cosa terribile per i tifosi di una squadra a qualsiasi sport essa appartenga. Ma non è nemmeno la condanna peggiore. E’ molto più brutto accorgersi che un patrimonio di passione che pareva sconfinato ed inesauribile sia andato perduto nel corso degli anni senza un vero perché.

Questa considerazione si lega ad una domanda che ci facevamo io e Paolo Molina (e qui torno all’amato pallone) viaggiando verso Cesena un paio di mesi fa: ma il calcio di provincia potrà resistere ancora tra 20-30 anni a fronte di un seguito sempre meno diffuso nel passaggio di generazioni sempre meno legate alla tradizione?  Vi risparmio il nostro consueto pessimismo…. e rimando questo discorso ulteriore ad un’analisi più approfondita…

Nel dubbio provate a convincere vostro figlio (nipote) ad abbonarsi subito al Novara Calcio… per contribuire a tramandare una grande passione… Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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