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lunedė 26 giugno 2017 - 08:36
6° puntata: 17 settembre 2011 Cagliari-Novara 2-1

Obiettivo 40 punti…. Il pareggio di Verona è stato salutato favorevolmente. Non abbiano ancora preso del tutto coscienza su cosa significhi giocare in serie A e ci illudiamo di poter arrivare alla quota salvezza senza eccessivi patemi. La breve settimana che intercorre tra la domenica al “Bentegodi” ed il sabato al “Sant’Elia” scorre via così relativamente serena.

Da Cagliari giunge l’eco dell’appello lanciato da Cellino ai tifosi di casa. L’invito è quello di presentarsi allo stadio con addosso una maglietta viola. Siccome si gioca il giorno 17 (che solitamente porta sfiga) il Presidente ritiene che si possa annullare questo fattore munendosi di un altro elemento tradizionalmente portasfiga (il colore viola appunto). Nella sua banalità è un piccolo segnale di quanto Cellino tenga alla partita: non sopporterebbe di venir battuto in casa da Tesser, un tecnico che lui aveva esonerato dopo la prima giornata, senza nemmeno dargli il tempo di debuttare nello stadio amico dove può tornare soltanto adesso, ma da avversario.

Al giovedì comincia “Aperitivo Azzurro” una trasmissione radio imperniata sulla simpatica e dotta ironia calcistica di Jean Paul Bonomi che sentenzia: “il Novara perderà a Cagliari, ma poi batterà l’Inter…”.

Si parte di sabato mattina con Barbero senior che accompagna a Malpensa il figlio e gli inseparabili Paolo Molina e Danny Faranna. Jean Paul ci raggiunge con i mezzi propri. In attesa di decollare… io e Danny “deliriamo” prevedendo addirittura una vittoria azzurra per 2-1. Eppure il Cagliari ha cominciato il campionato battendo all’Olimpico la Roma di Luis Enrique. A guardarla adesso è una sfida impari con Marianini costretto ad agire nella zona di campo dove si troverà di fronte un certo… Nainggolan… ma al momento la fede non conosce ragioni.

Ci sistemiamo in hotel (anzi in due alberghi differenti perché Danny dorme per conto proprio) nel primo pomeriggio… quando io e Paolo cominciamo a lamentare un certo languorino. Attendere la cena fissata attorno alle 22 sembra davvero troppo… ed allora ci facciamo coraggio… ordinando un piatto di pasta tratto dal menù che il ristorante dell’hotel ci cucina anche fuori orario. 

Con ampio anticipo ci dirigiamo verso lo stadio; il tassista che ci fa passare davanti all’Amiscora magnificando i trionfi dell’era di Gigi Riva: “Abbiamo vinto uno scudetto, ma potevamo vincerne altri se non fosse stato per i soliti favoritismi agli squadroni….”. Paolo, memore di trascorsi adolescenziali da tifoso nerazzurro, commenta: “La solita Juve…”. Il tassista finge di compiacerlo, poi cambia tono… “La solita Juve? E dell’Inter non ne vogliamo parlare??? Mica è sempre colpa della Juve…”. Evidentemente abbiamo toccato un nervo scoperto. 

Il Novara manca al Sant’Elia dal 1989 quando, a pochi giorni da Capodanno, abbiamo affrontato tale La Palma in uno stadio ovviamente deserto. Quel giorno al seguito degli azzurri c’era soltanto il “socio” Rizzotti. Stavolta abbiamo un buon numero di supporters, malgrado qualcuno avesse incautamente prenotato il volo della domenica senza attendere che la Lega comunicasse anticipi e posticipi delle prime giornate. Appena dopo aver posteggiato notiamo un po’ di tensione tra le due fazioni. In Sardegna queste sono cose che accadono di frequente un po’ su tutti i campi (Olbia a parte ovviamente). 

Salendo gli scalini di un impianto rifatto e fatiscente Paolo ricorda a molte persone i suoi trascorsi (molto più numerosi dei miei nello specifico) a Sassari, Olbia e persino Tempio Pausania. Sono segnali, forse, di un inconscio quanto pericoloso appagamento da parte nostra dopo la sbornia delle due promozioni che ha cancellato di colpo un ventennio di C2. Ci raggiunge anche Marco Foti, appena atterrato a Cagliari, che completerà un autentico blitz con rientro in serata ad Orio al Serio.

Cellino ha già cambiato allenatore… Donadoni, subentrato nel campionato precedente a Bisoli, è durato meno di Tesser. Il 12 agosto è stato sostituito da Ficcadenti, reduce da una sofferta salvezza in A al timone del Cesena l’anno prima. In Romagna non l’hanno mai amato e la sera in cui è stato eliminato dalla Coppa dal Novara c’era contestazione forte nei suoi confronti.

Sta di fatto che abbiamo di fronte un Cagliari che ha probabilmente svolto una preparazione spezzettata ed approssimativa e che proprio per questo è destinato a partire forte. Anche perché se non lo facesse… Cellino imbarcherebbe presto anche il sostituto di Donadoni. I sardi schierano diversi elementi di categoria all’apice della loro carriera come Agazzi, Pisano, Agostini, Biondini, Daniele Conti… un giovane già affermato quale Astori (che a me ricorda la coppia centrale Astori-Perticone della Cremonese di Mondonico) e Cossu un fantasista nel giro della Nazionale di Lippi prima dei fallimentari Mondiali in Sudafrica. Davanti c’è il poco conosciuto Thiago Ribeiro ed il più esperto Nenè che l’hanno prima verso Natale in A ha segnato una tripletta che mi è costata gli sfottò in diretta radio di Danny e Marco perché non l’avevo schierato al Fantacalcio.

Tesser ripropone il solito 4-3-1-2 con il rientrante Lisuzzo al posto di Paci nell’insolita posizione di centrale sinistro. Dopo la squalifica si rivede Rigoni che fa il suo “vero” debutto in serie A dopo le apparizioni juventine d’inizio carriera. Davanti si comincia con Jeda e Morimoto, la coppia che aveva terminato a Verona. Anche il Cagliari presenta un 4-3-1-2, ma Cossu fa il Thereau della situazione svariando spesso sulla sinistra per mettere in difficoltà gli azzurri nel versante dove sembriamo più fragili. Costacurta a Sky spiega che allargando il gioco si può mettere benissimo in difficoltà la difesa a quattro di Tesser.

Sta di fatto che nel primo tempo c’è una sola squadra in campo, non certamente la nostra. E’ Ujkani a salvare per due volte la porta azzurra sulle deviazioni di Biondini e Pisano. Poco dopo la mezzora Cossu si fa largo centralmente, ma calcia a lato.

L’illusione di arrivare al riposo comunque senza danni frana al 38’ quando, sugli sviluppi dell’ennesima azione dalla sinistra, Paci perde il duello aereo in piena area e la sfera termina dalle parti di Thiago Ribeiro che non lascia scampo ad Ujkani. Poco dopo  Nainggolan firma anche il 2-0, ma sul suo tiro c’è in compagno in fuorigioco attivo ed il gol viene giustamente annullato.

Dagli spogliatoi esce un Novara diverso. Comunque inferiore, ma almeno spogliato dalle proprie paure che l’avevano attanagliato sino a quel momento. In apertura nessuno approfitta di un cross pericoloso di Marianini dopo uno bello scambio con Morganella. Poi è Porcari a sparare con rabbia una punizione verso la porta di Agazzi che si salva in corner. Il nostro miglior quarto d’ora si chiude con un tiro di Rigoni, sventato senza troppi problemi dal portiere di casa.

Il primo a cambiare è Ficcadenti che toglie Thiago Ribeiro per piazzare il velocissimo Ibarbo largo a sinistra. Tesser passa al 4-2-3-1 con Radovanovic ad affiancare Porcari e Granoche punta centrale Rigoni, Pinardi (poi Giorgi) e Morimoto. Jeda uscendo dal campo riceve gli “Sant’Elia” che ben ricorda i suoi trascorsi in rossoblu. “El Diablo” non sfrutta a dovere una bella palla di Rigoni. Poi le occasioni migliori sono per il Cagliari che inserisce il fresco Larrivey al posto di Nenè. Il raddoppio è nell’aria e matura in maniera un po’ fortuita perché sul tiro di Daniele Conti la deviazione di Larrivey è tanto impercettibile quanto determinante nello spiazzare Ujkani. Sembra finita però Morimoto trova un gollonzo grazie ad una carambola su Astori. Troppo tardi per recuperare anche perché Giannoccaro limita il recupero al minimo sindacale (appena 3 minuti, giusto il tempo delle sostituzioni). Comunque giusto così.

Se il Sant’Elia è fatiscente, gli spogliatoi sono ancora più deludenti. Passa Cellino con la promessa t-shirt viola e sbotta contro le televisioni: “Tra poco ci metteranno le telecamere anche nelle mutande…”

Tesser analizza cosa non abbia funzionato: “Pinardi doveva seguire Conti che era un po’ il faro del loro gioco. Però quando recuperavamo palla avremmo dovuto proporci in avanti. E nel primo tempo non l’abbiamo fatto”.

Lisuzzo si gusta comunque il suo esordio in serie A, una categoria arrivata: “dopo aver vinto due campionati di fila. Conquistarla per la chiamata di un direttore sportivo non è la stessa cosa. Ora accendo il telefono. Il primo squillo è senz’altro per mio figlio e per mia moglie”.

Poi parla della sua prima volta in azzurro sul centrosinistra della difesa: “è una cosa nuova, ma credo di averla gestita nel migliore dei modi. D’altronde per chi fa le cose essenziali e sa sempre stare al posto giusto centrodestra o centrosinistra non fa differenza”.

Ficcadenti non è troppo tenero con il Novara. Dalle sue parole si capisce che ritiene già la nostra squadra una probabile candidata alla retrocessione.

Jean Paul si lascia andare alla sua ironia tagliente che certamente non piace a qualcuno, dirigenti azzurri compresi. Io personalmente invece non condivido appieno il suo voler apparire superiore alla sconfitta: “Perché essere tristi? – dice in diretta - Stasera mangeremo dell’ottimo pesce guardando Inter-Roma in tv…” Ognuno reagisce alla propria maniera… ma per qualche ascoltatore da casa (magari da solo ed attaccato alla radiolina) la partita del Novara può essere la cosa più importante del week end… e non è simpatico banalizzare il dispiacere per uno scivolone calcistico.

Usciamo dallo stadio tra gli sfottò di alcuni spettatori cagliaritani che con accento facilmente riconoscibile gridano: “Applaudiamo il Novara… che bella squadra!!! Stasera la cena l’avete cominciata dalla frutta…. Le pere le avete già mangiate!”

La serata scorre lenta come le portate che ci vengono servite nel ristorante di riserva (quello scelto da Jean Paul era ovviamente al completo essendo un sabato di fine estate). L’attesa accentua i cattivi pensieri. Ci manca anche la vivacità di Danny che ha scelto una combinazione molto più spartana: pizza veloce per poi mettersi a sistemare il sito “Forzanovara” appena passato sotto la sua gestione. Inter-Roma finisce senza reti. Le due squadre ci agganciano in classifica a quota 1 e Gasperini ha salvato la propria panchina (meno male!) almeno fino a Novara. Paolo ricorda un giro in centro nel dopocena, ma è un particolare che onestamente è proprio sparito dalla mia memoria.

L’indomani si riparte. Ed all’aeroporto abbozzo un “editoriale” che s’incentra su un aspetto tattico: il Novara va in campo con un atteggiamento troppo passivo per supportare tanti giocatori offensivi.

Impensabile schierare 2 punte, un rifinitore come Pinardi ed un interno come Rigoni e scendere in campo (almeno inconsciamente) con la testa rivolta all’obiettivo del nulla di fatto. Con quegli uomini, tutti assieme, devi subito pensare ad offendere, a cercare di castigare l’avversario, quantomeno a mettergli paura. Altrimenti costringi giocatori con altre caratteristiche ad un lavoro di sacrificio che si addice loro decisamente meno. Oltrettutto, senza fare nomi, non mi pare di vedere dalle punte in campo quella stessa applicazione maniacale che coglievo da alcuni loro predecessori almeno nelle gare più belle.

A prenderci a Bergamo viene un gentilissimo Andrea Mantegazza che ci carica proprio mentre si scatena il diluvio. In macchina siamo tutti un po’ giù di morale… ed allora Andrea ci fa riascoltare la radiocronaca del gol di Rigoni in Novara-Reggina col commento del bravissimo Giuseppe Bisantis. Basta quello per ritrovare pensieri positivi. Prima di arrivare a “Novara Est” ci diciamo che la storia recente dell’Inter (Campione del Mondo in carica) è fatta anche di sconfitte incredibili in posti impensabili. Perché il Novara non potrebbe ripetere l’impresa riuscita, per fare due esempi a caso, a Lugano e Turun Palloseura?

Massimo Barbero

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