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lunedė 19 giugno 2017 - 16:17
5° puntata: 11 settembre 2011 Chievo-Novara 2-2

L’attesa della serie A si era trascinata troppo a lungo. E non mi riferisco certo ai famigerati 55 anni… bensì a quel maledetto rinvio della prima giornata per uno strano “sciopero” dei calciatori. Avremmo dovuto cominciare in casa contro un Palermo già nella bufera per l’eliminazione in Europa League e con Pioli prossimo all’esonero. Invece tutto era saltato… e qualcuno in città, nel prendersela sui social con i calciatori che guadagnano troppo, aveva messo nel mirino anche i giocatori azzurri che ben poche responsabilità avevano nella decisione di non andare in campo. Sta di fatto un po’ di quel sano entusiasmo che avrebbe dovuto rappresentare la nostra arma in più in un campionato nel quale, sulla carta, partivamo battuti… se n’era già volato via prima di iniziare. In quei 15 giorni ulteriori di vigilia caratterizzati da una sofferta amichevole al “Piola” contro il Cesena. Era finita 2-2, nulla di drammatico ovviamente, ma la compagine di Giampaolo aveva dato la sensazione di avere qualcosa (molto) in più di noi. Ogni qualvolta decidesse di alzare il ritmo riusciva puntualmente a metterci in difficoltà…

E così per la prima “vera” partita in A dopo 55 anni non c’è il seguito che un evento del genere avrebbe meritato. Per carità sono numeri importanti, inimmaginabili oggi, ma nemmeno paragonabili a quelli della “calata” a San Siro per la Coppa o del viaggio a Torino per il derby con i granata di un anno prima. Insomma il Novara è già meno “di moda” di quanto non lo fosse sino a pochi mesi prima. C’è una fetta di città a cui interessa solo vincere che sta già mettendo in secondo piano la truppa di Tesser che probabilmente non lotterà per lo scudetto e neppure per l’ingresso in Europa League..

Anche in sala stampa i colleghi novaresi sono meno numerosi, per fare un paragone mirato, di quelli che seguiranno la gara del nostro amarissimo ritorno in Lega Pro a Monza soltanto tre anni dopo. Eppure il venerdì dell’antivigilia è tribolato come ogni inizio stagione che si rispetti. Non riusciamo a trovare la quadra tra rimborsi delle varie testate ed equipaggio da formare per partire per verso Verona. Le telefonate ed i messaggi si susseguono mentre la vista dell’anticipo Milan-Lazio mette i brividi. Come faremo a fermare Klose, Ibra, Cassano e compagnia cantante?

Il sabato pomeriggio vado al “Piola” a vedere la Primavera che travolge il Sassuolo, ma la tensione per quel che accadrà l’indomani è già alta.

Alla fine partiamo con una serie di macchine diverse, per non scontentare nessuno. Sulla mia auto c’è solo Danny. A pranzo verso il centro raggiungiamo Paolo Molina e Jean Paul Bonomi. Eppoi arriva anche Marco Foti che ci informa che nel “lunch match” delle 12.30 la Juve è già passata in vantaggio.

Si parte con largo anticipo verso il “Bentegodi” dove sinora ho assistito soltanto a delle sconfitte azzurre. Il navigatore puntualmente s’impalla… ad un certo punto Danny sembra ricordarsi la strada verso lo stadio. Ed invece sta solo facendo confusione con una delle tante altre trasferte della stagione precedente. A furia di girare però il mio TomTom improvvisamente si rianima… Ed ecco comparire la sagoma dello stadio. Il mio compagno di viaggio ha quella che si rivelerà una pessima idea. Ai vigili a cui chiediamo indicazioni dice: “siamo giornalisti di Novara”. Gli uomini in divisa percepiscono solo “Novara” e ci spediscono puntualmente nel parcheggio degli ospiti.

All’ingresso incrociamo Fabio Antonelli, barbuto fotografo di “Tribuna”. Con Attilio Barlassina mi sforzo di metterla sullo scherzo. Per il mondo non è una giornata come le altre. Ricorrono 10 anni esatti dal terribile attentato del 2001 che ha segnato un’era. La presenza nel Chievo di tale Bradley, unico americano in serie A, evoca lo spettro di possibili attentati rievocativi. Io sfotto l’amico Antonelli dicendo che lui è un terrorista infiltrato. Per anni si è finto fotografo al solo fine di colpire oggi, insospettabile ed indisturbato. Insomma… ci sono state battute più felici… ma adesso la tensione si fa sentire. E’ l’ennesimo batticuore da primo giorno di scuola che si avverte ad ogni salto di categoria.

In realtà a me il Chievo non sta proprio simpatico. E’ un avversione che dura da quella sconfitta del 1989 (doppietta di Fiorio) che segnò l’inizio della parabola discendente del Novara di Fedele. Il fatto che l’anno precedente Campedelli ci avesse negato la possibilità di trasmettere in diretta la radiocronaca della gara di Coppa (alzando in extremis il prezzo) non aveva certo contributo a far lievitare, di fronte ai miei occhi, l’appeal del club legato alla Paluani. L’unico Chievo per cui ho fatto un po’ di tifo era quello con Del Neri allenatore (e Corini regista) capolista della serie A nei primi mesi del campionato 2000-01.

In tribuna però l’accoglienza è più che buona. Il radiocronista di casa si presenta con fare simpatico. Paolo gli dice: “tranquillo che non esulteremo troppo in caso di gol…” E lui, di rimando: “E perché non dovreste esultare? Ci mancherebbe altro…”. A pochi metri da noi c’è una donna veronese (che sta per assistere alla partita in compagnia del marito) che si rivolge a noi come una nonna premurosa.

Si parte! Io prima voce e Paolo Molina da spalla. L’attrezzatura non è ben rodata e dobbiamo arrangiarci con il telefonino. Il Chievo, come da copione, non comunica il numero degli spettatori ed io azzardo un 10.000 sul tabellino del “Corriere di Novara” che è probabilmente una quantificazione molto generosa.  Il Chievo ha la tradizionale maglia gialla con risvolti blu, noi indossiamo la casacca rossa che nella stagione precedente raramente ha portato bene. Le due squadre si affrontano con un 4-3-1-2 apparentemente speculare. Nel Novara rispetto all’anno precedente c’è Paci al posto dell’infortunato Lisuzzo, Pesce in luogo dello squalificato Rigoni, Pinardi nel ruolo di Motta e davanti la coppia Meggiorini-Granoche. La fascia di capitano tocca ad un emozionatissimo “Charly” Ludi che all’epoca dei suoi esordi in azzurro forse mai avrebbe immaginato di vivere un giorno del genere.

11 anni prima, nel giorno della mia prima radiocronaca a Mestre Armando Patrucchi, a pochi chilometri dallo stadio, mi aveva chiesto: “Sai nuotare?” “Sì, perché?” “Perché fare una radiocronaca è un po’ come nuotare in alto mare… devi stare a galla da solo e non hai nulla a cui poterti aggrappare…” Oddio, non è che i ritmi di Mestre-Novara di quel pomeriggio di fine estate fossero così irresistibili da farmi girare la testa nel racconto.

La sensazione di essere sballottato dalle onde l’avevo provata invece nel quarto d’ora iniziale a Padova, all’esordio in B un anno prima, quando la voce principale era però quella di Paolo. Ora questo sentore si fa ancora più accentuato. I ritmi si sono decisamente alzati. Il Chievo va troppo forte per la mia narrazione e troppo forte in campo per un Novara che sbanda ripetutamente e che perde contrasti determinanti reclamando altrettanti falli che nessun arbitro ci fischierà mai. La differenza la fa Thereau che si muove tantissimo non dando punti di riferimento ai nostri giocatori. Sulla sinistra  Hetemaj pare imprendibile. Già al 5’ il finlandese va via a Porcari e mette in mezzo dove c’è solo Pellissier che deposita comodamente in fondo al sacco. La “nonna amorevole” si rivolge a me in maniera meno simpatica: “visto, abbiamo già segnato…”. La scena mi ricorda un episodio analogo vissuto a Padova tanti anni prima… Quella volta avevamo rimontato da 2-0 a 2-2 per la delusione dell’occasionale nonnina di turno che commentava a pochi metri da me. E se ricapitasse?

Macchè, non è giornata… poco dopo il 10’ si ferma anche Meggiorini… probabile stiramento con la curva del Chievo (i suoi attuali tifosi) che prende in giro il nostro giocatore per il dichiarato tifo per l’Hellas: “Salta con noi… Riccardo Meggiorini!” Al suo posto entra Morimoto… e la squadra di Tesser bussa con un paio di colpi di testa. Il Novara si butta in avanti per raddrizzarla subito ed incassa il raddoppio: Porcari perde un contrasto lasciando ancora spazio ad Hetemaj, stavolta Pellissier fa il velo con Thereau che firma il raddoppio quando non siamo nemmeno alla mezzora.

Altrochè Padova… qui finisce come a Lucca nel 2006! In questi momenti in diretta radio c’è il rischio di farsi travolgere dai cattivi pensieri che ti galoppano nella mente. Per fortuna il Novara rientra subito in partita: Granoche e Morimoto confezionano l’azione che permette a Marianini di siglare la rete della speranza. E poco dopo il giapponese va vicino ad un clamoroso 2-2 su sponda dell’ex Granoche.

Arriviamo all’intervallo tutto sommato un po’ rinfrancati. Pdl mi telefona per farmi coraggio: “L’abbiamo aggiustata, ce la possiamo fare…”.

Sembra così, ma nei primi venti minuti della ripresa il Novara combina poco contro un Chievo che non lesina agonismo pur di portare a casa i tre punti in quello che potrebbe essere uno scontro diretto per la salvezza. Tesser prova la carta Jeda al posto di Granoche. Di Carlo mette attaccanti freschi per colpire ancora in contropiede. Pellissier ha un’altra grande occasione. Poi il Komandante inserisce anche Mazzarani al posto di Pesce perché adesso non c’è davvero più nulla da difendere.

Sardo entra in fortissimo ritardo su Jeda e si becca il secondo cartellino giallo che gli vale la doccia anticipata. Pinardi di testa spreca l’immediato pareggio. Poi la partita si fa ancora più difficile per il Novara perché i veneti si chiudono a ridosso della propria area. Peruzzo ignora un clamoroso fallo da rigore ai danni di Mazzarani. Poi Moscardelli e Cruzado (talento peruviano reduce dalla Coppa America) ci tengono in partita sprecando clamorose occasioni a tu per tu con Ujkani.

Ed a forza di premere qualcosa accade. Dapprima su cross di Gemiti Vacek sfiora l’autogol di testa. Da lì battiamo due angoli consecutivi. Sul secondo Mazzarani dalla destra pennella per la testa di Paci che fa 2-2. Eppoi corre a festeggiare sotto la curva mentre io libero tutta la mia gioia urlando “Gooooooooolllll!!!!!”.

Il pari sarebbe oro colato per come è maturato, ma contro questo Chievo in inferiorità numerica la potremmo anche vincere. E difatti allo scadere dell’ultimo minuto di recupero... a momenti succede l’incredibile: Pinardi lancia con il contagiri Jeda che fa rimbalzare il pallone una volta di troppo prima di tentare il diagonale… trattengo il fiato… e se fosse??? Non è… la sfera termina a fil di palo con Sorrentino vanamente proteso.

Mi rilasso, è il momento di scendere negli spogliatoi. In ascensore incrociamo Marcolini che ha appena smesso di giocare. E Paolo Molina si lascia scappare quel memorabile “che culo oggi…” che genera un incidente diplomatico. Perché Jean Paul lo riferisce nella sua corrispondenza per “Tribuna” e la carismatica Francesca Giusti se la prende con il radiocronista… che si era limitato ad un commento a caldo… a tensione smaltita.

Io attacco il mio articolo per il “Corriere” ricordando che nel biennio d’oro la squadra di Tesser non aveva mai rimontato due gol in una sola partita. Le interviste sono caotiche, con tanta gente, parecchi microfoni e registratori. C’è da aspettare più del solito, ma va bene così. Il problema è che quando arriva da noi in diretta radio il buon Attilio si rivela meno disponibile di come eravamo abituati a conoscerlo. Gli faccio notare che Jeda e Morimoto hanno fatto decisamente meglio di Granoche e di quel poco che si era visto di Meggiorini e lui se ne risente un po’… “facile parlare con il senno del poi…”. Non è da lui… Evidentemente è un po’ logorato dalle troppe dirette. Nei giorni successivi scopro che a farlo arrabbiare era stato Varriale della Rai che gli aveva appena ricordato che nemmeno stavolta era riuscito a vincere la sua prima gara da allenatore in serie A…

I giocatori invece parlano volentieri. Paci loda la curva azzurra e l’entusiasmo che l’ha accolto alla presentazione in Piazza del Duomo. Pinardi è soddisfatto per aver finito in crescendo una delle sue prime partite “complete” in azzurro. Marianini si gode un gol che per lui in A mancava dalla stagione della qualificazione Uefa dell’Empoli.

Io e Danny confezioniamo la prima “gaffe” della stagione. Passa un azzurro e gli chiediamo “come stai?” pensando fosse Meggiorini uscito subito dal campo. Invece è Giorgi: “Io bene, sono a disposizione…” Rubino ha assistito alla prova dei compagni dalla Tribuna, ma torna a sorridere quando gli ricordo che questo 2-2 sembra il 2-2 al debutto in A del suo Siena che poi ha disputato tanti bei campionati nella massima serie.

Scrivo il più fretta possibile e mi accingo ad uscire quando interviene Renato Ambiel: “Dai ragazzi aspettatemi, tra poco finisco anch’io…”. Detto e fatto… il problema è che quando usciamo dal “Bentegodi”, alle 20 circa, scopriamo che il nostro parcheggio è chiuso da una sbarra. Chiamiamo i vigili che allertano presto il custode. La strada verso casa non è trafficata e così entro in casa quando non è ancora terminato il posticipo che vede l’Inter di Gasperini sorprendentemente sconfitta dal Palermo di Mangia. La possibilità di rivedere i gol del Novara usando il tasto “active” della pagina principale di Sky mi fa capire che siamo davvero in serie A.

Ed attacco a scrivere quello che è appena diventato, su indicazione del nuovo responsabile del sito “Danny” Faranna “L’Editoriale”:

“Sia benedetta la testa di Massimo Paci che ha cambiato l’epilogo di questa nostra sospirata domenica di esordio. Un punto non fa tanta classifica, ma fa parecchio morale agli inizi di un ciclo di ferro. Abbiamo cancellato subito quello “0” dalla casellina della graduatoria ed adesso ci sentiamo davvero in serie A….”.

Massimo Barbero

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