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domenica 04 giugno 2017 - 07:08
di Massimo Barbero

A circa quattro giorni dall’addio a Boscaglia non cambio idea. Continuo a pensare che il Novara attuale avrebbe bisogno di un allenatore coinvolto in pianta stabile nel progetto per almeno due-tre stagioni di fila (e lui stesso altrettanto determinato nel portarlo avanti per il medesimo lasso di tempo). Il tecnico di Gela poteva rappresentare in questo senso l’identikit ideale per il coraggio esibito anche in Piemonte nel saper lavorare con giovani ed elementi da rilanciare, per la sua capacità di adattare le proprie esigenze tecnico-tattiche a quelle della società che l’ha messo a libro paga, per l’esperienza maturata in almeno 3 campionati di B in cui ha sempre portato a casa la pelle senza particolari patemi. Ed anche per l’abilità (sfoggiata quantomeno nella stagione in azzurro) di estraniarsi dalle critiche che lo circondano per andare avanti (relativamente) tranquillo per la propria strada calcistica. Ci sono tecnici molto più quotati (e forse più bravi) di Boscaglia che sanno fare cose eccellenti quando tutto attorno a loro funziona alla perfezione, ma che vanno di frequente nel pallone alle prime difficoltà significative, sfasciando in breve squadra, spogliatoio e certezze tattiche. L’ex allenatore del Brescia (anzi, futuro allenatore del Brescia) invece è passato senza colpo ferire, in una sola settimana, dai cartellini rossi sventolatigli sotto il naso dal “rettilineo” della partita con la Spal… ad un 4-0 alla capolista sul suo campo ancora imbattuto la domenica successiva. Non è da tutti… Se Sagramola e c l’hanno ripreso subito dopo il mezzo “tradimento” di un’estate fa e le annesse polemiche dicembrine… avranno fatto considerazioni non molto distanti dalle mie…

Ho letto con attenzione in queste settimane gran parte delle critiche che venivano rivolte a Boscaglia dai numerosi detrattori “muraioli” e non… ed ho scorto davvero pochissimi rilievi di natura tecnica sul suo operato. Dal punto di vista ambientale onestamente non posso aggiungere granchè… perché trascorro almeno tutte le partite casalinghe con la cuffia addosso… e dunque non riesco a percepire bene chi contesta/insulta o chi reagisce alle contestazioni o agli insulti. L’unica cosa certa è che, partendo da una tale situazione “ambientale”, si sarebbe potuto andare avanti comunque con Boscaglia solo se tutti quanti (società ed allenatore intendo) fossero stati davvero fermamente convinti circa la bontà della scelta. Invece probabilmente, mai come questa volta, il “ribaltone” è partito dall’allenatore comprensibilmente stuzzicato dalla possibilità di tornare subito in una piazza in cui aveva raccolto ben altri consensi rispetto che a Novara.

Ed allora si ricomincia daccapo per l’ennesima volta. Avremo almeno imparato che al nuovo tecnico bisogna lasciare il tempo di scoprire le potenzialità della rosa a disposizione (e di commettere qualche errore) prima di invocare esoneri e/o… “ghigliottine” già a fine settembre-inizio ottobre come è puntualmente successo con Toscano, Baroni ed ancor più a furor di popolo con Boscaglia? Persino a Tesser (per quanto coperto dall’eccellente rosa di cui disponeva in Lega Pro) servirono un paio di mesi di campionato per capire quale fosse la posizione migliore dove schierare Rigoni e Motta e varare così la straordinaria “macchina da vittorie” che ci ha portato dritti in serie A.

Quando ripenso ad Attilio, ai suoi valori umani, al grande attaccamento che tuttoggi prova per la nostra città… non riesco ancora a smettere di rammaricarmi del fatto che la sua seconda avventura sulla panchina azzurra, dopo la parentesi Mondonico… sia durata così poco. Consumati i fasti della massima serie, il Komandante sarebbe potuto essere l’architrave di un altro ciclo, probabilmente meno glorioso del precedente, ma forse ancora più importante per consolidare stabilmente il Novara (e soprattutto la passione per la squadra azzurra nel territorio) su livelli medio-alti. Invece… da quella maledetta notte di Ascoli ottobre 2012  abbiamo cambiato praticamente un allenatore a stagione (senza contare i “traghettatori” Gattuso e Perrone), come se non riuscissimo più a trovare un protagonista altrettanto degno di sedersi su quella panchina.

Leggo da più parti che in serie B non ci potrebbe comunque essere programmazione perché le rose sono fatte in gran parti di prestiti o da giocatori (i migliori ovviamente) allettati dalla prospettiva di balzare presto in categoria superiore. Tutto vero ma, specialmente in campionati come quello appena concluso nel quale da dicembre in poi c’è stata (relativamente) poca incertezza circa la nostra categoria di destinazione per la stagione a venire… non sarebbe male avere un direttore sportivo ed un allenatore già sicuri del loro futuro che ragionano (ed agiscono) su quel giocatore avversario che andrà in scadenza di contratto…. su quel giovane che si sta mettendo in luce in Lega Pro… su quel prestito da riportare a casa con convinzione assoluta nei suoi mezzi. L’ultima volta che è accaduto questo a Novara… Sensibile e Tesser si sono potuti assicurare Marianini e Scavone con ampio anticipo… molto prima dell’inizio delle trattative ufficiali di mercato. Teti rappresenta ovviamente un’ottima base di continuità, ma anche a lui la fiducia è stata rinnovata soltanto da pochissime settimane.

Non ho idea su chi potrà essere il nuovo allenatore azzurro, ma so che nella scelta avranno il loro peso due considerazioni di segno opposto. La nota positiva (per gli aspiranti tecnici) è che Teti nelle ultime tre stagioni ha dimostrato con i fatti di essere pronto a difendere fino all’ultimo minuto di campionato l’operato di chi aveva scelto in estate. Sarebbe stato semplice (e popolare) per lui gettare in pasto agli umori della piazza, ai primi refoli autunnali di contestazione, Toscano, Baroni e soprattutto Boscaglia. Invece il ds azzurro ha condiviso con loro i momenti meno felici, senza mai lasciarli soli e soprattutto senza mai scaricare su chi sedeva in panchina responsabilità a più ampio respiro (come invece aveva fatto Giaretta con Tesser quella sera ad Ascoli). L’altra considerazione è invece che il Novara da due-tre stagioni riparte regolarmente con lo stesso preparatore dei portieri (Cataldi sin dall’era Toscano) ed il medesimo preparatore atletico (Corrain dall’era Baroni). Anche questo è un elemento di quella continuità che invocavo… ma in un certo senso riduce un po’ il campo di scelta di allenatori che pretenderebbero invece di lavorare anche a Novara assicurandosi la presenza del proprio staff al completo.

Dal lungo dibattito che ha fatto seguito al mio “editoriale” della scorsa settimana estrapolo un concetto che va tenuto ben presente: guai a smarrire il “senso del pericolo”. L’Empoli è retrocesso proprio nella stagione in cui aveva smarrito il “senso del pericolo” perché si era convinto di potercela comunque agevolmente fare dall’alto dei risultati (eccellenti) colti nelle stagioni precedenti e del valore delle avversarie dirette che sembravano obiettivamente più scarse del solito. La società ha azzardato forse più del lecito affidando la panchina al tecnico della Primavera (una bandiera come Martusciello, ma uomo senza alcuna esperienza specifica) e non mettendolo in discussione nemmeno quando sono arrivate sconfitte in serie nel ritorno. Eppoi cedendo Saponara a gennaio, senza rinforzarsi adeguatamente in attacco alla luce della partenza di Gilardino. La piazza è passata presto dall’entusiasmo dell’estate ad un’insolita contestazione che ha tolto alla squadra anche il consueto valore aggiunto di un ambiente comunque sereno anche nei momenti più complicati.

In un certo senso questa parabola mi ha ricordato l’annata della nostra retrocessione in Lega Pro. Erano stati commessi tanti errori in fase di mercato, ma soprattutto avevamo smarrito il “senso del pericolo” perché l’esperienza maturata nella stagione precedente, quella della “remuntada”, ci aveva convinto che sarebbe bastata una buona campagna di gennaio per aggiustare comunque la nostra classifica senza patemi di alcun genere. Da una serenità fuori luogo… al terrore di non farcela con gli eccessi del caso… il passo è brevissimo.

Dunque non dobbiamo mai smarrire il “senso del pericolo”. Innanzitutto non può permettersi di farlo la società. L’opera di dimagrimento tecnica (e di costi) iniziata un anno fa non potrà essere portata avanti ulteriormente all’ennesima potenza senza esporci al rischio di un altro scivolone che aprirebbe scenari problematici, anche da quel punto di vista della stabilità finanziaria che si vorrebbe (giustamente) tutelare. Da luglio 2016 ad oggi della squadra semifinalista con il Pescara abbiamo perso colonne del calibro di Gonzalez, Evacuo, Buzzegoli, Faragò e Viola. Senza dimenticare i prestiti rientrati alla casa madre ed elementi di contorno all’undici titolare comunque di un certo rilievo quali Vicari e Lanzafame. Adesso partirà Galabinov e vedremo chi altri con lui…. Serve dunque investire almeno su un asse centrale di qualità, carisma e motivazioni per valorizzare al meglio gli stessi giovani da lanciare. Altrimenti non sarà semplice cavarsela in un campionato che vedrà al via almeno una neopromossa con grandi potenzialità quale il Venezia di Tacopina.

Nel contempo però anche piazza e tifoseria non devono perdere il “senso del pericolo” considerando la salvezza in serie B il minimo sindacale, un traguardo quasi scontato, da salutare persino con qualche brontolio se non accompagnato dal brivido play off. La permanenza in B è un grande obiettivo che di anno in anno, a turno, sfugge persino a piazze importanti e di tradizione (nelle ultime tre stagioni a Brescia, Modena, Livorno e Vicenza). Dunque da raggiungere innanzitutto con l’appoggio alla squadra e totale unità d’intenti.

La nostra storia recente ci insegna che se e quando facciamo ( omeglio fanno) le cose per bene… poi nessun traguardo è precluso… ma la base di partenza imprescindibile sono quei benedetti 50 punti da racimolare quanto prima… per garantire ai colori azzurri un futuro  almeno all’altezza di questo presente comunque gratificante… Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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