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venerdė 19 maggio 2017 - 21:44
di Massimo Barbero

Non credo che il barone De Coubertin fosse un tifoso di calcio… A me l’idea di giocare i play off senza Da Costa, Galabinov, forse Cinelli e comunque Chiosa e Scognamiglio… non è poi che intrigasse più di tanto…

D’accordo, è pacifico, a play off donato non si guarda in bocca… ma onestamente una rosa ai minimi termini (come alternative intendo) credo avrebbe avuto ben poche chances di prevalere (perché alla fine quella è l’unica cosa che conta) in un torneo che prevede cinque partite senza appello da consumarsi in poco più di due settimane. E serate come quella a Pescara di un anno fa… con un collega alle spalle… che sfotte ininterrottamente… da quando ti siedi a quando ti alzi (“Mister togli Lapadulaaa… con questi basta ed avanza Cappelluzzo!”) onestamente non rappresentano il massimo della vita...In ogni caso ci ha pensato la Pro Vercelli a cancellare ogni possibile rimpianto legato alla sconfitta di Carpi…

Oggi saremmo comunque in vacanza anche se giovedì avessimo espugnato il “Cabassi”. Anche per questo mi sono preso 24 ore di attesa… prima di mettermi a scrivere il consueto “editoriale”. C’era ben poco da commentare riguardo ad una partita praticamente “segnata” già dopo nemmeno una decina di minuti a seguito della nostra dormita difensiva sull’incornata di Concas… A quel punto la formazione di Castori ha potuto attuare la tattica che più gli è congeniale per uomini e caratteristiche: stare chiusa e partire di rimessa, correndo in ogni caso pochissimi rischi di fronte ad un Novara spuntato. Ecco, confrontandomi in campo con la formazione biancorossa a cui avremmo potuto strappare (Frosinone permettendo) l’ultimo posto play off… non riesco davvero ad essere deluso per il nostro nono posto. Il campionato non mente. Al di là di errori, episodi e contingenze, probabilmente si sono piazzate davanti a noi le formazioni che nel complesso ci erano superiori.Da qui voglio partire per provare ad analizzare rendimento e potenzialità (soprattutto in prospettiva) della nostra rosa perché qualsiasi discorso di mercato passa attraverso una corretta analisi delle forse attualmente a disposizione del Novara.

In questi mesi (anni) ci siamo fossilizzati sin troppo sulle qualità (o difetti) dell’allenatore di turno senza curarci in maniera abbastanza approfondita del valore degli uomini in campo.Che il Novara 2016-17 fosse più debole di quello che nel campionato precedente aveva chiuso il girone d’andata al terzo posto mi pare di solare evidenza. Rispetto alla squadra della serie di vittorie targate Baroni abbiano perso per strada Faraoni, Dell’Orco (e Garofalo), Poli, Buzzegoli, Gonzalez, Evacuo… e cammin facendo anche Faragò e Viola. Non tutti i sostituti sono stati all’altezza dei loro predecessori.A settembre, mentre i più si preoccupavano riguardo a chi avrebbe potuto sostituire in termini realizzativi Pablo e Felicione… questa squadra ha cominciato ad evidenziare preoccupanti scricchiolii in fase difensiva. Scognamiglio non ha mai reso secondo le aspettative agostane, Troest ha accusato una flessione evidente rispetto alla passata stagione, Koch è stato un vero e proprio oggetto misterioso. Le deludenti prove (quasi tutte in precampionato) dell’ex dello Zurigo hanno indotto Boscaglia a lanciare presto in pianta stabile Dickmann accentuando così le caratteristiche propositive di una difesa a quattro che già aveva Calderoni (deludente a settembre) sul versante opposto. Un anno prima Baroni aveva costruito i propri risultati innanzitutto sulla solidità della retroguardia. Nel 2015-16 non prendevamo mai gol nei primi tempi e raramente ci facevano rimontare (immancabili suicidi nei minuti di recupero a parte).

Nello scorso autunno invece incassavano valanghe di reti, specialmente in trasferta, perdendo anche partite in cui avevamo segnato per primi. In casa ci siamo fatti raggiungere due volte in una stessa occasione da Trapani e Latina, due avversarie destinate alla retrocessione per intenderci. Boscaglia è corso ai ripari dapprima rilanciando Beye (discreto prima del grave infortunio) poi ripescando Mantovani e passando finalmente ad una difesa a cinque (o a tre) che ha permesso maggiore libertà di offendere a Dickmann e Calderoni (molto positivi a novembre e dicembre) ed ha reso più semplice il lavoro, dei possenti Troest e Scognamiglio. Le cose sono andate meglio nel ritorno quando a Mantovani si sono affiancati Chiosa e Lancini a conferma che le prospettive estive erano distorte. Probabilmente avrebbe meritato qualche chance in più Romagna, ma nel ruolo di regista arretrato Mantovani, nel momento più delicato, dava maggiori garanzie.Il centrocampo ha vissuto a lungo sull’equivoco Viola, apparso quasi sempre l’ombra dell’ispiratore delizioso dei primi mesi del passato campionato. Ovunque lo piazzasse.... Boscaglia sbagliava, sia per l’opinione pubblica che (forse) per il diretto interessato. Non sembrava particolarmente convinto di giocare mezzala, ma una volta riportato al centro ha denotato qualche evidente limite nel compito non certamente congeniale di fare diga davanti alla difesa.

Svanita presto l’illusione Selasi (molto positivo solo al debutto con il Latina ed a Frosinone a Pasquetta) ci siamo aggrappati al solito Faragò ed ad un sempre efficace Casarini che nel momento più delicato si è caricato la squadra sulle spalle. Per fortuna la partenza invernale di Paolino è stata compensata dall’azzeccato innesto di Cinelli. Le cose migliori le abbiamo fatte vedere quando abbiamo schierato due uomini capaci di farsi sentire in mediana (Casarini accanto a Faragò o Cinelli) con in mezzo a loro un tessitore di gioco (qualche volta Viola, eppoi Orlandi e nel momento migliore persino un trequartista puro). La mancanza di vere alternative nel reparto (con Selasi quasi mai all’altezza e Bolzoni troppo spesso ai box) ha rappresentato un limite evidentissimo anche in termini di continuità.Le cifre direbbero il contrario, ma l’attacco è stato davvero Galabinov-dipendente. E’ vero, abbiamo vinto diverse partite anche senza il bulgaro in campo (Ascoli, Avellino, Bari, Benevento in casa, Cesena fuori) ma guarda caso tutte per 1-0 capitalizzando al massimo, tra mille sofferenze e grande spirito di squadra, il golletto segnato in una delle nostre poche azioni davvero pericolose. Nel complesso però oggettivamente abbiamo visto un Novara con Andrey in campo ed un altro (assai meno pericoloso) senza Andrey. L’apporto del gigante bulgaro è risultato molto più spesso determinante rispetto al campionato precedente quando aveva segnato diversi gol a risultato ormai indirizzato. Sansone, soprattutto Macheda ed anche Lukanovic sono apparsi sicuramente efficaci nel ruolo di spalla di “Gala-gol” ma altrettanto limitati quando chiamati a fare reparto in assenza del capocannoniere principe.

Nel complesso Boscaglia ha svolto un grande lavoro proprio nel convincere strada facendo i propri attaccanti (sì, anche Galabinov!) a dedicarsi con sempre maggiore convinzione anche alla fase di sacrificio. Da questo punto di vista si sono riscontrati i progressi maggiori rispetto ad inizio stagione. Ricordo ad Empoli Galabinov agire isolato e lontanissimo dai due esterni (costantemente larghi) e dallo stesso Sansone piazzato alle sue spalle. Ed ancora Corazza a Cittadella dedicarsi ad un pressing sfiancante e pressochè inutile perché attuato quasi da solo. Queste scene di vero e proprio “scollamento” con il passare dei mesi non si sono più ripetute e ne hanno beneficiato gli altri reparti di cui ho appena provato a passare in rassegna pregi e difetti.L’ultimo paragrafo è dedicato ai giovani. Se ne sono visti tanti in campo nelle ultime settimane e questa è certamente una nota positiva. Però un conto è far giocare un ragazzo perché si dimostra migliore o almeno all’altezza di chi dovrebbe essere il titolare (vedi il Bruno Fernandes, oppure Manconi e Vicari nell’anno della retrocessione, Dickmann e Schiavi in Lega Pro ed ancora Chajia e Montipò in questo scorcio finale di stagione) un altro e mandare in campo delle promesse a gara segnata per fare esperienza (o, se preferite, passerella).

Sono due situazioni diverse. La prima è doppiamente da elogiare perché dimostra coraggio ed alternative di valore. L’altra può essere un bel premio a ragazzi meritevoli e di prospettiva, ma certamente, vetrina a parte, non porta riscontri concreti almeno nell’immediato.In quest’ottica di tanti ragazzi del vivaio catapultati in prima squadra, chiudo con un po’ di dispiacere per non avere (ancora) assistito al debutto in serie B di Riccardo Collodel. Ovviamente non posso dare una valutazione tecnica perché quest’anno l’ho visto giocare solo con l’Inter di Vecchi ed un po’ nella nebbia di Novarello contro il Bologna. Mi pare un ragazzo già formato fisicamente e con un notevole senso tattico, ma non è questo il punto. Ci sono dei tecnici indubbiamente ben più competenti del sottoscritto in grado di giudicarlo. Credo invece sarebbe stato giusto dare un riconoscimento anche ad un ragazzo di Novara, nato e cresciuto in una famiglia di tifosissimi azzurri, che con il Novara ha fatto tutta la trafila… sfidando il Catania al “Piola” per lo scudetto Giovanissimi nel 2013 eppoi indossando i gradi di capitano nella formazione Allievi Campione d’Italia. E comunque resistendo con grandi motivazioni nell’anno di sofferenze in Lega Pro che, a medio termine, poteva avere conseguenze anche sulla competitività del nostro vivaio…Penso che la gente per innamorarsi di questa squadra abbia bisogno anche di identificarsi in altri Paolo Morganti ed altri Paolo Faragò… ragazzi della porta accanto capaci di coronare quello che sarebbe certamente il sogno più bello per tutti noi… Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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